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Autore: Mad dy ness Zalk909192    12/01/2012    3 recensioni
Quando perdi tutto, quando non ha più nulla, quando l'unica cosa che ti tiene in vita è la vittoria. Vittoria come scelta di vita, come unica possibilità. Perché non esistono più delle scelte, esiste solo la cruda realtà dei fatti. E l'unica possibilità che hai è vincere. Perchè perdere non è che inutile.
Hiruma ha sempre vissuto la vita così.
Sena ci si ritrova in mezzo per casualità, per mero e macabro destino.
Un appartamento scialbo in riva al fiume, un torneo, le vittorie sul campo, le sconfitte nella vita.
L'ombra ossessiva di Musashi. E poi qualcosa di nuovo.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Quell' appartamento era semplicemente perfetto.
Poco distante dalla scuola, costruito all'inizio della pista ciclabile a ridosso del fiume ed era posizionato strategicamente rispetto al 24ore della zona.
Si sentiva libero, lì. Certo, tra gli allenamenti a scuola e a casa, erano più le volte in cui si ritrovava appisolato da qualche parte piuttosto che essere effettivamente libero ma andava bene così. Più era stanco meno pensava, meno pensava più si concentrava sui suoi obiettivi e più si allenava, spesso rischiando di oltrepassare i suoi limiti fisici.
Hiruma, d'altro canto, aveva accolto questa novità del suo carattere con un ghigno malvagio e un calcio d'approvazione. Aveva capito che bastava dire la parola "vittoria" per ingraziarselo, quindi anche la vita in compagnia del diavolo non era così male, quando si hanno gli stessi obiettivi.
Solo... quando non parlavano di football c'era silenzio, non sapeva cosa dire.
Oltre a quello, Hiruma cadeva nel silenzio più totale e per Sena era come minimo tedioso non avere niente da dire a tavola o in qualunque altro momento di, appunto, silenzio forzato.
Yoichi Hiruma era un enigma e Sena aveva quasi paura di svelarlo, vivendo in quella casa.
 
 
 
Da parte sua, Hiruma era perplesso e infastidito dalla semplice presenza del famoso asso del Deimon nella sua tana.
Aveva dovuto relegare le armi in una stanza sola, dormiva in uno sgabuzzino, aveva sempre vestiti puliti e dei pasti caldi, ora aveva egli orari, ora la sua totale libertà ed anarchia domestica era andata a puttane.
Non era abituato a vivere con qualcuno, lo metteva a disagio.
Era fondamentalmente un timido.
Forse nessuno lo avrebbe detto, eppure, senza un mitra carico, la sua agenda o un piano in mente non era abituato a fare nulla, quando era disorientato spesso non riusciva nemmeno a parlare o finiva a parlare a sproposito, sprando insulti su chiunque si trovasse di fronte.
La sua ostentata esuberanza, alla fine, non era che una maschera faticosa da tenere addosso, così preferiva cadere nel mutismo, almeno in casa sua.
Sul suo scomodo futon di quarta categoria sbuffò, irato con sé stesso.
Quando aveva organizzato il trasferimento di Sena si era lasciato sfuggire quel particolare.
Si grattò il naso.
Kobayakawa Sena era irritante, da quanto era veloce. Non sarebbe mai inciampato rompendosi un ginocchio o una caviglia?
Sembrava che ogni cosa facesse fosse alla velocità della luce e che non avrebbe mai sbagliato nulla in tal senso.
Avrebbe mai fallito?
Si girò su un fianco con un esclamazione colorita quando si ritrovò una costola quasi a contatto con il pavimento.
Si poneva gli stessi interrogativi che si poneva a proposito dei calci di Musashi.
Avrebbero mai fallito?
Forse quei calci e quelle corse no, lui di sicuro aveva perso su tutta la linea, con Musashi.
Con lui Yoichi Hiruma aveva perso e Yoichi Hiruma non perdeva mai, a costo di morire.
No, non ci aveva rinunciato, aveva solo perso il primo tempo, nel secondo avrebbe ribaltato il risultato come al solito.
Se mai ci sarebbe stato, un secondo tempo.
 
 
 
Qualche ora dopo, Hiruma sentì rumori di stoviglie provenienti dalla cucina accanto e capì che il tappo si era svegliato e messo all'opera con la colazione.
Era rimasto piacevolmente stupito scoprendo che al mattino avevano le stesse abitudini; tazza di caffè nero, latte e biscotti.
Si alzò dal suo futon merdoso e si vestì con la tuta da allenamento, buttata in un angolo dello sgabuzzino.
Si concesse una smorfia prima di uscire e spalancò la porta platealmente, entrando in cucina-soggiorno e facendo trasalire impercettibilmente il coinquilino che rimase comunque in silenzio.
Soddisfatto, arrancò verso il tavolo sedendocisi con i piedi sopra.
Il galateo non faceva per lui e Sena aveva capito in fretta che parlare, al mattino, gli avrebbe solamente provocato una ferita d'arma da fuoco in piena fronte.
Il ragazzo si avvicinò con le tazze fumanti al tavolo e si sedette, guardandolo storto. Sena odiava quel silenzio forzato, al mattino.
Odiava non poter dire nemmeno un "Buongiorno" innocente, odiava dover restare zitto e silenzioso aspettando che fosse l'altro a parlare per primo.
Sospirò mettendo su un po' di broncio, cosa che fece divertire Hiruma, adorava infastidire la gente con ogni mezzo possibile.
Prese la tazza senza dire una parola e sorseggiò il suo caffè attendendo il risveglio totale delle sinapsi.
 
 
Silenzio.
In casa sua non c'era mai stato quel silenzio.
La maggior parte delle volte, in realtà, si svegliava perennemente in ritardo e tutto quello che riusciva a trangugiare era un sorso di caffè e un biscotto uscendo di casa, mentre sua madre gli gridava le solite raccomandazioni del caso.
Lì, invece, la sveglia generale era verso le 5 e mezzo per colazione abbondante, allenamento, doccia e corsa verso la scuola. Aveva imparato e fatto propri quei tempi in fretta e ormai non riusciva nemmeno più a dormire oltre quell'orario.
Si distrasse bevendo il caffè seduto al tavolo, pensando al test di matematica che aveva quella mattina e per il quale non aveva minimamente studiato. Pazienza, avrebbe recuperato un altro giorno.
-Tappo di merda! Dormito male?-
Sena trasalì, risvegliandosi. Miracolosamente, il demone si era degnato di parlare.
-No, ho dormito bene. Tu Hiruma-san?-
-Divinamente, gambero. -
Mangiarono la loro colazione e mentre Sena, di nuovo nel silenzio, e non ne poteva veramente più, metteva a lavare i piatti, l'altro guardò distrattamente l'orologio, per poi dire assente qualche parola.
-Vestiti, nano, siamo in ritardo con la tabella d'allenamento.-
Erano le sei, sarebbero dovuti uscire in quel momento, in teoria. Sena si diresse velocemente in camera e prese la prima tuta che gli capitò sotto mano, constatando quando fosse sdrucita. Aveva bisogno di vestiti nuovi, anche se non aveva idea di come procurarsi dei soldi. Inoltre, tutti quegli allenamenti che stava facendo gli portavano via tempo, forse anche troppo, e se non riusciva a studiare, figuriamoci se sarebbe riuscito a trovare tempo per un lavoro part time. Non poteva certo continuare a pesare sulle spalle del suo senpai, anche se non sapeva come facesse a sopravvivere senza lavorare, non gli andava di vivere da mantenuto in quel modo.
Uscirono dal condominio e iniziarono fin da subito a correre a velocità sostenuta.
Sena pensava, ancora, a un qualsiasi lavoro da poter fare.
Poteva fare il commesso da qualche parte, magari nel supermarket poco distante facendo il turno di notte, la scuola tollerava certi tipi di lavoretti part-time e data la sua situazione non avrebbero creato problemi, forse.
D'altro canto, Hiruma stava letteralmente arrancando dietro a Sena, che, immerso nei fatti suoi, aveva aumentato esponenzialmente la sua velocità di crocera. Maledetto lui e il suo orgoglio che gli impediva di dire al compagno di rallentare.
Così ci rinunciò, distaccandosi e perdendosi anche lui nei suoi pensieri.
Gli venne in mente la notte passata pressoché insonne e digrignò i denti, pensando a Musashi per l'ennesima volta.
L'avrebbe fatto tornare volente o nolente in squadra e poi avrebbe pensato al piccolo particolare della sua non omosessualità. Prima o poi, ormai era diventata una questione di principio pura, se lo sarebbe portato a letto, come minimo.
Suo padre era troppo importante, lui era solo un amico e qualunque cosa Hiruma avrebbe fatto o detto, sapeva che quando avevano parlato quell'unica volta della cosa, nulla sarebbe riuscito a fermarlo. Neanche le sue parole c'erano riuscite, dette nella più totale disperazione, che gli avevano fatto perdere completamente una qualsivoglia dignità. Già, nemmeno dire di amarlo aveva sortito un qualche effetto, nemmeno una dichiarazione da parte dell'akuma Yoichi Hiruma era servita a qualcosa.
Si era ufficialmente rovinato la giornata. Spremersi le meningi per qualcosa che non era una strategia da attuare sul campo o per racimolare soldi a poker era una seccatura.
Si strinse nella felpa cercando di smettere di pensare.
Improvvisamente si sentì stanco ed ebbe voglia di un letto vero su cui stravaccarsi e dormire.
Si fermò quando i primi raggi del sole filtrarono oltre la coltre di nubi che occupava la linea dell'orizzonte e rimase qualche istante immobile, ad osservare quell'alba riottosa a far capolino.
Immagine di speranza, di un sole che anche se con un cielo nuvoloso sorgeva sempre allo stesso modo ogni giorno? Chi ci credeva più. E chi sperava di ingannare? Se stesso? Doveva mettere una lapide su tutta la faccenda ed accettare la realtà, dimenticarsi della cosa accettando, per una volta, di non avere possibilità di vittoria.
I sentimenti umani non erano una partita di Black Jack, non erano una strategia di football, in gualche modo prevedibili. Erano imprevedibili in modo totalizzante, un'infinità di variabili impossibile da codificare. Avere fiducia dell'essere umano era l'illusione peggiore che un uomo potesse elaborare, una stupidaggine che poteva andare bene solo per gli ingenui e lui non lo era più da tempo.
-Hiruma-san, è successo qualcosa?-
Hiruma trasalì, aveva dimenticato di non essere solo.
Guardò Sena che, sudato fradicio nonostante il freddo, l'aveva raggiunto dove era e ora lo guardava con aria preoccupata.
-No, niente che ti possa interessare. Chi ti ha detto di fermarti, nano merdoso? Ricomincia l'allenamento.-
-S-si, se c'è qualcosa di cui vuoi parlare, però...-
-Se avessi portato il mitra a quest'ora saresti già morto. Corri, nano maledetto, non ho un cazzo di niente da dire e se ce l'avessi, di certo non lo direi a te.-
Ripresero a correre.
Sena rimase al fianco del suo senpai per poterlo osservare di sottecchi.
Cosa stava succedendo ad Hiruma? Certo non era mai stato un mostro di simpatia, in particolare al mattino, ma così acido mai. Soprattutto, non l'aveva mai visto così tetro e stanco. Aveva occhiaie da paura sotto quel trucco nero.
Doveva insistere?
Avrebbe insistito a tempo debito, finito l'allenamento. Disturbare ancora quel momento sacro di Hiruma l'avrebbe portato a morte certa.

 
 
Tornarono a casa, fecero una doccia e si misero la divisa con tutta calma, come da routine.
Quando si chiusero la porta alle spalle Sena ebbe un'illuminazione sul cosa dire per smorzare quell'aria tesa che li circondava, anche se poco aveva a che fare con l'idea originale di insistere.
-Hiruma-san, io stavo pensando... E' più di una settimana che vivo qui e non posso fare il mantenuto in questo modo... Credi che il preside mi lascerebbe fare un lavoro part-time senza avere problemi da parte della scuola?-
Hiruma lo guardò come caduto dalle nuvole. 
-Nano di merda, io non ti ho mantenuto. Tuo padre mi manda la sua quota di "alimenti" ogni mese e a "mia madre" arriva tutti i mesi l'assegno di mantenimento, non ho mai avuto un reddito legale così alto in vita mia. Quando ti servono soldi dillo, non hai che da chiedere, di fatto è roba tua.-
-Ah. Ma gli assegni statali, di solito, sono bassissimi! E mi sembra strano che mio padre invii soldi in questo modo...-
-Piccolo, ignobile gambero di merda, gli esseri umani sono pieni di punti deboli... Tuo padre come tutti gli altri. Lo fa per cortesia nei miei confronti, mettiamola così...-
Sena sospirò. Hiruma sarebbe stato in grado di ricattare chiunque, era fenomenale, era un demone folle.
-Meglio così, estorcigli quanto più possibile e poi spingilo al suicidio, se ci riesci.-
Sena aveva una sguardo assente, odiava suo padre dal divorzio ma l'aveva realizzato solamente dopo quella discussione avvenuta giorni prima.
L'altro sgranò impercettibilmente gli occhi, stupito da una risposta del genere. Pensava le stesse cose dei suoi genitori, stare con lui aveva evidentemente fatto male al tappo.
Ghignò internamente. Voleva semplicemente dire che sarebbe cresciuto più in fretta e che l'anno successivo, i Deimon Devil Bats avrebbero avuto un nuovo capitano degno di nota.
Gli diede un calcio gioioso e saltellando e ghignando uscì dal condominio, sotto lo sguardo incredulo del sedicenne alle sue spalle. Come mai era tornato all'improvviso così di buon umore?
Bah, vallo a capire. Meglio così!
Lo raggiunse e parlarono di football e di Christmas Bowl fino al cancello della scuola, dove li aspettavano alcuni membri della squadra e dove Hiruma sparì, computer alla mano, per defilarsi alla sede del club prima dell'inizio delle lezioni. Quando voleva, Hiruma era una persona veramente piacevole.
 
 
 
 Chiuso nel nuovo antro del club, Hiruma iniziò a pensare che perdere, ogni tanto, era qualcosa di utile alla vita e all'animo umano. Soprattutto insegnava qualcosa, ovvero a non fidarsi nemmeno di quelli che sembrano tuoi amici o alleati.
Insegnava a non fare mai gli stessi errori due volte. Aprirsi agli altri non era più annoverata come una delle possibilità, non avrebbe mai più ripetuti gli stessi errori.
 
 
 
-Sena! Com'è stato? Tutto bene? Ti ha maltrattato? E' successo qualcosa?-
Mamori, tenera Mamori, perennemente preoccupata per lui.
-Ahah, Mamorinee, come al solito, io sto bene...-
-Ne dubito! Non deve essere facile vivere con quel mostro! Per me sarebbe insopportabile, arrogante e supponente com'è!- E gonfiò le guance.
Mamori non riusciva davvero a capacitarsi del fatto che il suo Sena vivesse in quella casa e aveva sempre paura che gli potesse succedere qualcosa! Inoltre, Hiruma non le permetteva di metterci piede e lei non sopportava il non poter vedere in che condizioni vivesse Sena o il non poterlo nemmeno accompagnare a casa, tantomeno l'andarlo a prendere il mattino!
Era triste al pensiero in realtà, era sempre stato così e ora si sentiva un po' spaesata... Beh, il pranzo glielo preparava comunque! Anche se ultimamente aveva il sospetto che mangiasse altre cose oltre alle sue o addirittura in sostituzione...
-Senaaa! Impegno MAX! Pronto per il test di matematica? Ho sentito che i fratelli eh-eh stanno meditando di non presentarsi in classe dato che non sanno niente MAX!-
Mamori fu distratta dall'arrivo di Monta.
-Come sarebbe a dire che non si vogliono nemmeno presentare? E come sarebbe che non sanno niente?-
-Mamori-nee, con tutti gli allenamenti... chiudi un occhio...-
-No che non chiudo un occhio! Faccio parte del comitato disciplinare, io!- Partì in quarta senza aggiungere altro. Guai in vista...
-Ahah... Monta, Jumonji-kun ti ucciderà, lo sai?-
Terrorizzato, Monta rispose un -Ah s-sì?- titubante per poi salutarlo di nuovo per rifugiarsi in classe, lontano dai tre fratelli e al sicuro insieme al suo noioso professore di letteratura giapponese.
Solo, Sena se ne andò svogliatamente nella sua classe, ignorando deliberatamente i fratelli e Mamori che battibeccavano nel sottoscala, dove i tre si erano nascosti quando avevano sentito l'urlo di disappunto della ragazza.
Entrò e si sedette guardando fuori dalla finestra. Era indeciso se consegnare in bianco e risparmiare tempo o per lo meno provarci.
Decise di provarci al suono della campanella. Meglio un voto scarso che uno zero totale.
 
 
 
-Che? Io questo annuncio... NO! Fallo... presidente dei miei stivali... Ah è così all... zzzzzzzzzzzz- Gli studenti fissarono inebetiti gli altoparlanti. Cosa succedeva al club delle comunicazioni?
Poi una voce maschile, appena tremante, formulò una frase che diede da pensare a tutti gli studenti:
-Hi-Hiruma Yo-Yoichi è pregato di recarsi in presidenza.-
Qualche insegnante compatì il preside e il club di football si limitò a chiedersi il perché di un richiamo ufficiale. Non era Hiruma stesso a torturare il preside con le sue assurde richieste, di solito?
Hiruma Yoichi, intanto, si alzò in piedi dal suo banco e al richiamo del professore che gli ordinava, gentilmente, sia chiaro, di restare in classe finché non avesse finito il compito, rispose che poteva già consegnare e che lui poteva mettere un 95, gli mancava una risposta.
Attonito il poveraccio non fece più una piega ed Hiruma uscì indisturbato dall'aula. Che voleva quel rammollito, ora?
 

 
-Hiruma-san, ecco, vedi...- qualche goccia di sudore gli imperlava la fronte, si fece coraggio; -Tua madre, come ben sai, non è reperibile e dato che, insomma, la custodia di Kobayakawa è intestata a lei e che tu sei anche il presidente del club di cui fa parte, insomma, diciamo che...-
-Tagli corto, signor preside, cos'ha che non va Sena Kobayakawa? Problemi nei documenti? Possiamo risolverli...- Hiruma si fece minaccioso, agendina alla mano. Non sarebbe stato certo quell’omuncolo a privarlo del suo cavallo da battaglia più forte.
-V-vedi, il fatto è che...-
 
 
 
In classe, il cellulare di Sena vibrò come impazzito e il proprietario fu bel felice di trovare uno svago dai numeri, di cui, per altro, non capiva nulla. Il testo diceva più o meno così:
NANO DI MERDA! Esci immediatamente da dove ti sei nascosto, fetido pezzo d'imbecille. Sede del club ORA.
Sena, nel bel mezzo del suo compito di matematica, rabbrividì e ci mancò poco a un attacco di panico.
Che aveva fatto?
Si alzò in piedi consegnando il compito, di cui aveva già rinunciato a capire qualcosa da mezz'ora e accusando un calo di pressione fuggì dalla classe, correndo come un lampo verso i loro spogliatoi.
Che aveva fatto? Che dannazione aveva fatto per far imbestialire Hiruma?!
Spalancò la porta per trovarsi davanti un Hiruma Yoichi come non l'aveva mai visto.
Se fino ad allora lo chiamavano akuma, non riusciva a immaginare come lo avrebbero chiamato in quel momento.
-Parliamoci chiaro.- Il ragazzo camminava intorno al tavolo rabbioso. -Io non voglio in squadra uno che si fa escludere dalle partite per i suoi voti scadenti.-
Sena rimase a bocca aperta. Non andava così male! ...forse.
-In una settimana di scuola sei riuscito a far precipitare la tua media già precaria! Io non do consigli, prendilo come ordine: Svegliati, Sena.-
Era la prima volta che lo chiamava per nome e sperava che non l'avrebbe fatto mai più se voleva dire sentirlo pronunciare come se fosse un insulto.
Era vero. Quei giorni erano stati da incubo e la sua voglia di studiare era evaporata ma non credeva che avrebbe avuto delle ripercussioni sul torneo!
-Ma, Hiruma-san, io non sapevo che...-
-Ma un cazzo! E come sarebbe a dire che non sapevi?! Non so tu, io al Christmas Bowl ci devo arrivare! E non ho nessuna intenzione di perdere al primo turno del torneo autunnale per la mancanza dell'asso della squadra! Non mi ritroverò senza runningback per colpa tua!-
Hiruma si era pericolosamente avvicinato, senza armi e senza ghigni sadici. Faceva più paura del solito e ne fece ancora di più quando lo prese per il collo con occhi iniettati di sangue e lo spinse contro il muro di forza.
-...iruma... non riesco...-
-A cosa servi se resti escluso dal torneo per i tuoi voti di merda? A cosa sono serviti tutti quei chilometri della Death March se poi ti lasci infinocchiare da dei professori boriosi? Per cosa ho buttato via il mio tempo? Per cosa la squadra intera ci sta rimettendo? Noi non abbiamo riserve alla tua altezza, bastardo!-
Sena, un po' cianotico, sentì quelle parole e rimase in silenzio, senza sapere cosa rispondere.
Aveva ragione.
-PARLA, CAZZO! Fammi capire per chi mi sto giocando la possibilità di rivedere Musashi in campo?- si rese conto troppo tardi di quello che aveva detto. Allora era così che stava messo? La sete di vittoria era diventata sete di rivederlo?
Sena era troppo spaventato dal volto del quarterback per capire le sue parole. Quella mano stringeva con una forza che non pensava appartenesse al suo capitano.
-Hiruma, non... respiro...-
Hiruma si riscosse dalla sua rabbia e lo lasciò andare di botto. Che stava facendo?
Si sedette sulla panca dietro di lui prendendosi la testa tra le mani. Non aveva mai perso il controllo a quel modo. Doveva dare un taglio a tutta la sua fissazione per Musashi, e in fretta, se non voleva fare qualche cazzata colossale.
-Ho parlato col preside e lunedì tu giocherai. Ma alla prossima insufficienza sono io che ti sbatto fuori dalla squadra. Vattene ora.-
Tenendosi il collo dolorante, Sena si alzò in piedi osservando il suo capitano. Grazie a Dio poteva giocare, fu il suo primo pensiero. Il secondo fu che non sarebbe stato facile mantenere alti i suoi voti.
-Hiruma-san, io...-
-Vattene, tappo di merda. Devo pensare. Tu dopodomani giocherai, questo è quello che conta.-
-Io volevo solo dire...-
-Quante volte devo ripeterti di toglierti dalla mia vista? Devo di nuovo appenderti al muro per farti stare zitto?!-
Sena saltò di paura quando gli occhi sottili di Hiruma si fissarono sui suoi. Era pericoloso in quel momento.
Uscì senza dire una parola. Avrebbe giocato, ma per quanto? Si sentiva un cretino. E in assoluto, non aveva idea di come affrontare Hiruma una volta finita quella giornata di scuola.
Durante gli allenamenti non si guardarono nemmeno in faccia, la squadra non sapeva nulla, eppure avevano capito perfettamente che qualcosa non andava. Sena era rigido come un a lastra di marmo e Hiruma era espressivo quanto un pezzo di ghiaccio.
Mamori, che non era certo una stupida, si rese conto che tra il fantomatico Eyeshield21 e il loro capitano ci doveva essere qualche discorso in sospeso... Allora strinse forte la cartelletta che aveva al petto e si avvicinò ad Hiruma circospetta.
-Hiruma-kun, è successo qualcosa tra te ed Eyeshield-kun?-
La bolla di gomma da masticare esplose con un flebile pop ed un'espressione falsamente interrogativa. Sapeva di non star contenendo il suo...disappunto.
-Uh? Chi? Quel cerebroleso? No, perché?-
-Ah, no, insomma... Era un'impressione. Ma sei sicuro?-
-Si ti ho detto che non ha nessun problema col cerebroleso qui presente.-
-No, perché, sai, in squadra è meglio non avere incomprensioni, tra due giorni avete una partita importante e...-
-Sì, manager del cazzo, ora vedi di tornare a fare il tuo lavoro. Oggi avete tutti il brutto vizio di parlare quando non sono dell'umore. Sparisci, secchiona di merda.- E lanciò una palla alla scimmia che, presa alla sprovvista, riuscì a prendere la palla con una mossa da contorsionista esperto.
Mamori, un po' sconvolta per il tono del capitano, se ne andò sdegnosa al suo posto mettendo il broncio. Era veramente una persona orribile.
Bene o male e dopo aver sfacchinato per ore, la squadra si ritirò in spogliatoio per cambiarsi.
Hiruma fu il primo ad entrare e il primo ad uscire dalla stanza, limitandosi a togliersi le protezioni, mettersi malamente la divisa e dire sbrigativamente a Kurita, ancora sul campo con gli altri, di dire a Sena che lo avrebbe aspettato in casa quando avesse finito. Doveva sbrigare alcune faccende. 
Sena era semplicemente desolato. Entrò nello spogliatoio, si tolse il casco e rimase per un attimo con la testa fra le mani seduto su una panca.
Monta lo vide e gli si avvicinò subdolamente al fianco.
-Sena! Che ti prende oggi? Sei un pezzo di gesso!-
Sena sollevò gli occhi per guardare il compagno.
-Monta... sai perché hanno chiamato Hiruma in presidenza oggi?-
-Eh? No, non ne ho idea! Non ci ha detto nulla! Perché questa domanda?.
-Sono al di sotto della media consentita per giocare nel torneo.-
-Eh?! Stupore MAX! Ma non facevi tanto schifo! Che è successo?-
Un attimo di silenzio. Erano ormai soli nello spogliatoio.
-Sai, da quel giorno... diciamo che erano più le volte che consegnavo in bianco di quelle che prendevo la sufficienza.-
Monta strabuzzò gli occhi e fece un salto urlando:
-Mukkya!! Come diavolo facciamo lunedì?!-
-Sta zitto, non urlare!-
La scimmia si guardò intorno come se stesse cospirando segretamente e ripeté la domanda con più calma.
-Hiruma è riuscito ad aggiustare le cose, solo che... avresti dovuto vederlo. Era davvero un demone, quando gli ho parlato questa mattina. Ho paura a tornare a casa, hehehe…- Si grattò la testa, dissimulando il terrore che aveva in realtà.
Monta, per contro, sembrò non capirlo e guardò per aria pensoso. -Bhe, se giochi non è certo un problema! Dalla prossima settimana ti metti sotto con lo studio e recuperi in un batter d'occhio, che problema c'è? IMPEGNO MAX!- E si mise a ridacchiare. -Dai, cosa vuoi che ti dica? Ti dirà quello che ti ho detto io, magari alla Hiruma ma non ti può che dire altro! Mukkya! Dai, muoviamoci! se è solo questo il tuo problema, prima metti a posto la faccenda prima te la sbrogli!-
La faceva facile, lui.
Sena sospirò e si vestì con calma.
Non era certo rilassato quando fece scattare la serratura dell'ingresso, irrompendo nell'insolito silenzio che c'era in casa. Di solito, il televisore era perennemente sintonizzato su un canale americano di football.

 -Non fiatare e vieni qui, devo parlarti. Forse non ti mordo nemmeno.-
La voce di Hiruma, seduto al tavolo della cucina mentre guardava dei fogli, gli fece fare l'ennesimo salto della giornata.
Titubante, si avvicinò al tavolo e si sedette a un cenno del padrone di casa, ancora un po' incerto.
-Questo te lo devo. Mi scuso per la reazione di questa mattina.-
Fece una pausa. Realizzando quello che aveva detto e lasciando il tempo a Sena, che sotto schok era dire poco, di riprendersi dalla sorpresa. Non si aspettava delle scuse, da Hiruma.
-Dimentico che informare gli iscritti è mio dovere, dato che sono il presidente. Ho dato per scontato che qualsiasi idiota sapesse una cazzata del genere.-
Sena deglutì, piccato. 
-A parte questo, se decidi di continuare a  fregartene in questo modo, mi procuro un altro runningback e ti spedisco a Pechino.-
Ci fu un silenzio assordante, di quelli in cui si riuscirebbe a sentire anche il rumore dei passi di una formica o il battito d'ali
di una rodine.
Sena non sapeva che dire, Hiruma aveva ragione ma... non poteva fargli questo!
-Hiruma-san, io...-
-Tu cosa, cretino?-
Gli occhi del biondo lo stavano uccidendo. Aspettava che dicesse qualcosa ma Sena aveva paura di sbagliare parole. 
-Io non volevo creare tutto questo casino. Non lo sapevo e...-
-E cosa? Informati nano di merda, non può esistere per sempre la tua Mamorinee-chan che ti tira fuori dai tuoi problemi, così non ci potrò essere sempre io a salvare il culo della mia squadra. Te l'ho detto anche questa mattina. Svegliati. Devi cavartela. Ficcati in quel cervello da mentecatto che ti ritrovi che sei solo, ora più che mai. Anche per ovvi motivi.-
Sena fissò il tavolo. Faceva male. Hiruma infierì.
-Tua madre è morta e hai rifiutato tuo padre per allenarti. Ora chi hai? Noi? Forse. Ma non siamo una famiglia, abbiamo la nostra a cui pensare. E io che come hai visto sono a lato pratico senza... non ho l'aspirazione di diventare padre di un moccioso a diciassette anni. Fai un favore al mondo e cresci.-
Faceva sempre più male, non riusciva più a trattenere le lacrime.
Hiruma era impassibile, davanti a lui, mentre lo vedeva piangere. Gli aveva fatto del male gratuitamente e non ne andava fiero ma era necessario. Se a lui non avessero fatto un discorso del genere a suo tempo quel giorno non sarebbe stato lì. In più, Sena Kobayakawa se la meritava, quella violenza verbale, di questo era certo.
Si alzò, guardandolo dall'alto in basso.
-Sei patetico.-
Sena, il volto nascosto fra le mani, interruppe il suo pianto con un singhiozzo. Cosa stava facendo?
-Cosa vuoi, tappo di merda?-
Già, cosa voleva?
Sollevò lo sguardo, ancora smarrito. -Cosa vuoi, Kobayakawa?-
Ripeté il compagno.
Si alzò in piedi con lo sguardo basso. Voleva soltanto restare? Non più. Hiruma aveva ragione. Doveva cavarsela da solo perché era solo. Non aveva una "famiglia", aveva dei compagni di squadra, su cui fare affidamento in partita. Amici? Non ne aveva mai avuti di amici veri, forse Rikku, forse Mamori ma ormai non contavano più nulla. Cosa voleva ora?
Osò guardare negli occhi Hiruma, in cui lesse attesa. Aspettava qualcosa, una risposta. Quella mattina furioso, poco prima quasi indifferente e ora aspettava solo una risposta alla sua stessa domanda.
Lui cosa voleva davvero?
-Voglio vincere.-
Lo disse lievemente, a malapena sussurrato. Fu sufficiente ad Hiruma per tirare un sospiro di sollievo e mostrare un ghigno dei suoi.
-Dimmi cosa vuoi, nano di merda, dimmi cosa vuole un bastardo senza famiglia più di ogni altra cosa?-
-Voglio vincere, fottuto akuma!-
Sta volta era stato un urlo. Non sapeva nemmeno perché aveva aggiunto quelle parole, ma l'aveva fatto e... ed era liberatorio.
-Sei uno stronzo. Sei un narcisista, mi hai costretto a giocare a football con la forza, mi hai obbligato ad essere forte per la tua fame di vittoria e sei così dannatamente subdolo che sei riuscito a farmi diventare esattamente come te! Ho abbandonato mia madre agli psicofarmaci restando in America! Io lo sapevo in che stato era! - Hiruma questo non lo sapeva, ne restò stupito e forse un po’ turbato, lì per lì; -E' colpa tua e del football se ora mi ritrovo così. Però l'ho fatto.- disse, perdendo tutta la sua sicurezza nelle ultime battute.
Hiruma si avvicinò pericolosamente al suo viso, gli storse la testa prendendolo per i capelli e lo costrinse a fissarlo.
-E perché l'hai fatto, nano di merda?!- gli abbaiò contro.
-Per vincere.-
Il ghigno si allargò: -Questa è la risposta giusta, tappo del cazzo.- sussurrò di risposta.
Fu un lampo. Hiruma si abbassò su di lui e lo baciò, mordendogli le labbra, facendogli male, ma Sena non ebbe nemmeno il tempo di realizzare quello che era successo che l'altro si  era già allontanato, lasciandolo inebetito sul posto, per poi uscire di casa.
Cosa aveva fatto?
Cosa diamine aveva fatto?!
   
 
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