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Autore: LaurieKey    12/01/2012    1 recensioni
Joe, Cherry, Lexieè e Alexandra, in poche parole le “SCHOCK”. Quattro ragazze in vetta alle classifiche di MTV da quasi un anno, concerti programmati nell’arco di pochi mesi e già piene d’impegni che gli occupano le intere giornate. Tutto ebbe inizio perché le quattro ragazze s’inscrissero a un concorso semplicemente perché erano molto annoiate.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Remember when.

(Alex pov)

 


< < Hey Alex! > > la sua voce risuonava limpida nella mia mente ogni volta ci ripensavo e quel sorriso, anche se non lo vedevo davvero ma lo immaginavo, mi faceva sempre lo stesso effetto.
< < Hey Sam! > > ogni volta che era con me sorridevo e ridevo e senza rendermene conto, stavo sempre bene.
< < Alex, ma io e te staremo sempre insieme non è vero? > > me lo chiedeva ogni volta, sapeva che ci saremo perse, sapeva che non sarebbe durato nulla ed io, ogni volta a trovare una bugia che la facesse sorridere oppure cambiavo il discorso, non mi andava di dirle la verità.
< < Certo, per sempre! > > le sorrisi con una tranquillità così falsa che anche lei se ne accorse e l’unica cosa che fece fu abbracciarmi, senza rendersi conto che stava già piangendo.
< < Alex, sono stanca delle bugie che mi dici ogni volta. Se mi dici la verità starò bene lo stesso, perché prima o poi dovrà accadere e se non oggi, se non domani chissà, ma almeno per ora siamo insieme e, Alex, io ti amo. > > tutto in quel momento si fermò, non capivo più nulla, vedevo solo i suoi occhi, quel sorriso che tanto amavo e poi il nulla. Sentivo qualcosa di morbido che premeva sulle mie labbra ed un qualcosa che si muoveva sinuosamente e facilmente nella mia bocca. Volevo aprire gli occhi ma non ci riuscivo, ero come incantata da quella magia, ero come succube di quel momento che in un modo o nell’altro, speravo arrivasse presto.
Una strana emozione nasceva dentro di me, era un misto di adrenalina e timidezza. Il mio cuore batteva, batteva sempre più forte ogni volta che le sue mani sfioravano il mio corpo, ogni volta che i suoi occhi si posavano su di me, il mio cuore accelerava e in quel momento, notando quel che mi stava succedendo, capì che era lei, colei della quale sono e sempre sarò innamorata.
 
 


Era stesa sul suo letto, con la foto di lei in mano. La guardava ed ogni volta delle lacrime solcavano il suo volto di porcellana, le mancava, le mancava tanto ma ormai era troppo tardi per poter far qualcosa. Sbuffò e si girò su un fianco, verso la finestra e come ogni mattina contemplava il cielo azzurro e le nuvole, sorrideva al pensiero che lei, era lì da qualche parte che magari come sta facendo lei, la pensava o magari, nemmeno si ricordava più, erano passati tanti anni da quando si sono viste l’ultima volta e l’unica cosa che si erano sapute dire è stato un semplice “Abbi cura di te”, Alex ancora non capiva perché le aveva detto quello, lei non voleva separarsi, lei voleva starle sempre accanto ma da quando è diventata famosa, da quando la sua vita è cambiata, da quando ha conosciuto le Schock ed è diventata una di loro, ogni cosa le appare diversa e se magari avessero continuato a stare insieme, ora non avrebbe nemmeno molto più tempo per lei. A farla rivivere dai suoi pensieri fu l’arrivo di Lexieè, che con la sua solita camminata da ballerina entrò in camera e si andò a stendere sul letto accanto a lei.
 
< < L’hai di nuovo pensata, vero? > > le chiese guardandola negli occhi, carezzandole una guancia.
< < Lo faccio ogni giorno, lo sai. > > le disse abbassando lo sguardo e contemporaneamente la voce.
< < Avevi promesso che avresti smesso, avevi promesso che saresti stata meglio. > >
< < Prometto tante di quelle cose che non riesco a mantenere tutto. > >
< < Ma l’hai promesso a me.. non sono forse la tua ragazza? > >
< < Si, lo sei ma.. > > si bloccò, non riusciva a continuare, un groppo in gola le vieto di dire quelle parole che sapeva l’avrebbero ferita.
< < Ma? > > chiese scettica.
< < Nulla, scusami. > > le diede un dolce bacio sulle labbra e con un falso sorriso si alzò dal letto e scese in cucina.
Lexieè sbuffò e la seguì, non aveva proprio voglia di litigare con lei, aveva già altri problemi e lei proprio, non doveva diventarlo.
 
 
 
Scusa, scusa se ti faccio sempre stare male, scusa se continuò a pensarla ma io l’amo ancora. Anche se  dico che ti amo, anche se faccio l’amore con te, lei.. lei è e rimarrà sempre l’unica donna che mi ha saputo far provare emozioni mai conosciute prima. Scusa Lexieè, scusa, ma lei rimarrà sempre tra i miei pensieri.
 

 
Alex arrivò in cucina sorridendo, come ogni mattina e come sempre, prese una ciotola dalla dispensa e la riempì di latte che mise a riscaldare nel forno a microonde, per poi metterci dentro i cereali e mangiare. Salutò Cher e J, le quali non sapevano quel che stava succedendo alla ragazza, l’unica cosa che notavano sempre, era il viso triste di Lexieè che, quando varcava la soglia della cucina si trasformava in un sorriso che, anche se falso, avrebbe fatto invidia a chiunque.
 
< < Buon giorno ragazze! > > sorrisero le due innamorate rivolgendosi alle loro amiche.
< < Buongiorno a voi bellezze, stanotte abbiamo sentito un po’ di rumore. > > disse J guardando Lexieè che in pochi secondi diventò del colore dei pomodori.
< < Joe, finiscila e lasciale stare! > > Cher rimproverò Joe, giusto per farla finire di parlare perché avrebbe solo messo in imbarazzo le ragazze.
< < Comunque, come state belle fanciulle? > > sorrise la cantante del gruppo bevendo la sua tisana calda.
< < Tutto bene e voi? > > rispose Alex, mentre si gustava tranquillamente il suo latte e cereali.
< < Oh, tutto bene anche noi! > >
< < Buongiorno meraviglie, oggi avete la giornata libera, quindi, fate quel che volete, io andrò a farmi un giro con le mie amiche, ci vediamo stasera! > > urlò la manager uscendo di casa.
< < Bene, io allora oggi dormirò, visto che non mi faccio una sana dormita da secoli. > > mise in chiaro Joe, come per far capire alle ragazze che quel giorno non voleva essere minimamente disturbata.
< < Io mi sa che leggerò e poi andrò a cavalcare! > > annuì Lexieè andando in camera sua a prendere il libro da leggere.
< < E tu Cher ? > > chiese J girandosi verso l’amica.
< < Io ? Ah si, scriverò qualche testo nuovo e magari boh, guarderò un po’ di tv, visto che ormai io la conosco solo come soprammobile e tu, Alex? > >
< < Mh, mi sa che andrò a farmi un giro, anzi, esco già ora , tanto sono vestita, ci vediamo più tardi. > > uscì velocemente da quella casa, non ne poteva più di mentire e fingere di stare bene, aveva un vuoto dentro e non sapeva come colmarlo, ormai nemmeno più Lexieè ci riusciva.
Camminò per molto tempo, fino a che arrivò in un parco giochi e rimase a guardarlo. Si sedette sulla panchina e cercò di capire cos’aveva quel posto, di così familiare.
 



< < Alex, dai vieni! > > mi disse mentre correva verso l’altalena. < < Spingimi, non ho voglia io! > >
< < Sei sempre la solita svogliata amore! > > risi nel vedere che su quel viso, non scompariva mai il sorriso e stavo ancora meglio, nel pensare che ero io a donarglielo.
< < Eddai, muoviti! > >
< < Arrivo, arrivo! > > corsi verso di lei e al posto di mettermi dietro a spingerla mi fermai davanti, presi le catene dell’altalena tra le mani e la guardai, non riuscivo a distogliere lo sguardo da quegli occhi scuri che ogni volta mi sentivo posare addosso.
< < Sei stupenda. > > mormorai, senza staccare lo sguardo da lei che pian piano arrossiva.
< < Tu lo sei. > > avvicinò le labbra alle mie e le premette su di esse, chiusi gli occhi nella speranza che quel momento non finisse ed invece, nell’arco di poco tempo, era già tutto finito e lei mi stava già salutando per andare via.
< < Ci vediamo domani, okay? > > mi disse mentre l’accompagnavo alla macchina dei suoi genitori che erano venuti a prenderla.
< < Qui alle quattro? > >
< < Certo, a domani. > > mi diede un bacio sulla guancia, ma quel bacio, non aveva lo stesso sapore degli altri, quel bacio era un bacio che sento ogni volta che mi sfioravo quel punto.
Il giorno dopo tornai al parco e lei non c’era, l’aspettai per ore nella speranza che aveva fatto un semplice ritardo ma niente, non arrivò. Tornai a casa, magari mi aveva lasciato un messaggio in segreteria, ma niente, anche lì non c’era traccia di lei.
Feci così per ancora molti giorni, fino a diventare una settimana intera ma di lei, continuavo a non sapere niente, fino a quando una sera tornai a casa e la vidi lì, seduta in cucina con lo sguardo basso. Alzò gli occhi e mi vide, io le sorrisi perché mi era mancata, ma lei, accennò appena un sorriso, si alzò e mi venne incontro, mi prese la mano e mi portò in camera, ci sedemmo sul letto e mi disse: < < Alex, io parto, vado via, non piangere non rendere tutto più difficile, è stato bello stare con te in questo periodo, avevo davvero bisogno delle tue attenzioni e del tuo amore ma ora, è giunta la fine. Domani andrò via, non ti dico dove perché so che mi verresti a cercare ed io non voglio Alex, da domani per te io non esisterò più. Voglio che tu ti faccia una vita e che tu la viva con qualcuno che può starti vicino sempre. > > quel suo sguardo, così serio e così triste allo stesso tempo mi fece male, molto più delle sue parole, il mio cuore pian piano si stava spezzando e le mie labbra pronunciarono solo quelle parole < < Abbi cura di te, Samantha. > > dopo di che, si alzò dal mio letto e uscì dalla mia stanza, così come uscì dalla mia vita, con tranquillità e inespressività.
 
 


Le lacrime le solcavano il volto nel ripensare a quei giorni, che non si era accorta di nulla.
Una ragazza si era seduta di fianco a lei e l’aveva abbraccia, il suo volto era contro al suo petto e le carezzava i capelli castani che le ricadevano sulla schiena.
< < Avevo detto che non mi avresti più dovuta pensare, ed invece eccoti qua che piangi. Cosa devo fare con te, Alex? > > la voce di Sam risuonava limpida ma Alex, continuava a non capire.
< < Ora basta piangere, non serve a nulla. > > le disse alzandole il volto asciugandole le lacrime, sempre con quel sorriso che non vedeva da tanto.
< < Non eri andata via? > >
< < Alex, non sono mai andata via ma i miei non volevano che io stessi con una donna, così m’inventai che traslocai. Io ti guardavo sempre, da lontano ovviamente e mi piangeva il cuore nel vedere che sul tuo volto, quel sorriso magnifico era svanito. > >
< < Hai preferito i tuoi genitori a me.. > >
< < No, ho semplicemente fatto ciò che ritenevo giusto. Non sai i pianti che mi facevo quando vedevo che altre ragazze ti sfioravano, che ti baciavano e la voglia di correre da te e prenderti e portarti via con me, non lo sai quant’era alta ma vedi Alex, o continuavo questa storia e venivo poi mandata in collegio oppure la chiudevo e potevo ancora vederti da lontano e ogni tanto, quando tu non c’eri, passavo a casa tua e guardavo la tua stanza. > > le carezzava la guancia e nei suoi occhi c’era sofferenza, erano stanchi, aveva sofferto molto anche lei.
< < Ora Alex, io devo andare, mi raccomando stammi bene. > > si alzò dalla panchina e uscì dal parco e  pian piano, svanì dalla sua vista. 
  
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