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Autore: merediana    12/01/2012    3 recensioni
Era stata educata a scegliere sempre la cosa giusta; il problema era che il concetto di ‘giusto’ inculcatole dai Greengrass era piuttosto contorto e coincideva spesso e volentieri con l’obbedire al capofamiglia, evitando discussioni e sacrificandosi per il bene della famiglia.
Terza classificata al "Flashback Contest" indetto da Polvere di stelle e corretto da Hayley Black sul forum di efp.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Draco Malfoy | Coppie: Draco/Astoria
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Nickname: merediana (su efp, fanworld e WAR), _merediana_ (sul forum di efp)
Titolo della storia: Ciò che è giusto
Pairing/Personaggio: Draco/Astoria [pacchetto Topoghiacci]
Prompt: dolci; profumo; mal di testa; mani [pacchetto Mielandia]
Citazione utilizzata: Quando e se per voi dovesse venire il momento di scegliere tra ciò che è giusto e ciò che è facile… (Albus Silente) [pacchetto Swiftstick]
Genere: Introspettivo, Malinconico
Avvertimenti: One-shot, Rating Arancione
Introduzione/Presentazione/Trama della storia: Era stata educata a scegliere sempre la cosa giusta; il problema era che il concetto di ‘giusto’ inculcatole dai Greengrass era piuttosto contorto e coincideva spesso e volentieri con l’obbedire al capofamiglia, evitando discussioni e sacrificandosi per il bene della famiglia.
Note dell'autore: Non so bene come mi sia venuta questa idea e il risultato mi perplime molto ^^… Il titolo è orribile, lo so. Disclaimer: Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà della cara Rowling. La storia non è stata scritta a scopo di lucro, purtroppo ^^.
Terza classificata al "Flashback Contest" indetto da Polvere di stelle e corretto da Hayley Black.




Ciò che è giusto


«Gratta e netta»
«Tergeo»
Uno sciame di camerieri in veste nera si agitava freneticamente nel salotto di Villa Malfoy, sventolando le bacchette nell’aria e lanciando incantesimi di pulizia e riordino a destra e a manca, mentre il quartetto d’archi smontava con cura i propri strumenti sul palco allestito in fondo alla sala.
La serata si era conclusa ed Astoria Greengrass in Malfoy poté finalmente rinfoderare la maschera di cortesia indossata durante quelle ore e godersi il consueto mal di testa; era la terza volta che la Villa ospitava un party quella settimana e, oltre ad essere molto seccante, la situazione iniziava a farsi anche dispendiosa per lei che, ogni volta, finiva coll’allungare qualche galeone all’anonimo cameriere di turno affinché si assicurasse che nel suo drink non mancasse mai del Whisky Incendiario.
Si fece portare da un ragazzo dalla faccia paffuta un altro dei suoi aperitivi “speciali” e si sedette a quello che, durante la festa, era stato il tavolo dei dolci e che ora era desolatamente vuoto.
Preceduto dal forte profumo muschiato scelto appositamente per quell’occasione, Draco Malfoy le si affiancò silenziosamente. Come al solito, aveva lasciato ai suoi genitori ed alle loro doti diplomatiche gli ultimi saluti agli ospiti.
«Astoria» pronunciò con voce piatta. «Domani sera andremo a cena con Blaise Zabini e sua moglie a La Fata Morgana».
«Non credo» sospirò lei, gli occhi fissi sul bicchiere.
«Neanche a me piace quel posto» commentò Draco con noncuranza. «I gusti di Zabini sono sempre stati pacchiani, come dimostra la donna che si è sposato, ma il suo è ancora un cognome importante ed abbiamo bisogno di frequentare queste persone se vogliamo che i Malfoy ritornino ad occupare il posto che compete loro».
Astoria si chiese se quello fosse un pensiero suo o se, invece, fosse Narcissa Malfoy a parlare attraverso la bocca di suo figlio, come spesso accadeva nella gestione della loro vita sociale. Essere sposata con un uomo come Draco era complesso, ma esserlo con l’intera famiglia Malfoy era oltremodo sfibrante.
«Allora?».



«Non ho alcuna intenzione di uscire con i coniugi Zabini domani» affermò Astoria tutto d’un fiato, stupendosi di se stessa.
«Come?» chiese Draco, sorpreso.
L’idea che sua moglie potesse rifiutarsi di fare qualcosa imposto da lui era così sconcertante che non riuscì nemmeno a provare rabbia. Non ancora.
«Non uscirò con gli Zabini» ripetè la donna con una forza insolita che, probabilmente, le derivava dall’alcool.
Draco rise; una risata gutturale, cattiva, senza la minima allegria.
«Credevo che avessi corretto i tuoi drink con del whisky, non con coraggio ed impudenza».
Colpita sul vivo, Astoria si strinse le mani nervosamente cercando di mantenere la calma.
«Oh Draco, scendi dal piedistallo per piacere» sibilò.
«Oh Astoria, ricorda qual è il tuo posto».
«Tu ricorda qual è il tuo» ribattè lei, voltandosi a guardarlo per la prima volta da quando era arrivato. «Non ti hanno nemmeno dato la primogenita».

«Noi Greengrass non daremo la primogenita ad un Malfoy».
C’era qualcosa di definitivo nel tono di voce di suo padre che la fece rabbrividire. Nascosta dietro la porta socchiusa, Astoria non riusciva a vederlo in volto ma era sicura che dovesse apparire spaventoso.
«I Malfoy sono una delle migliori famiglie Purosangue –»
«Erano, Lucius» lo interruppe il signor Greengrass. «Dopo il tradimento nei confronti del Signore Oscuro e ciò che ha comportato, dubito che lo siate ancora».
«Tradimento?» chiese l’altro con voce nervosa. «Il Signore Oscuro non era che l’ombra di se stesso ed era già chiaramente destinato alla sconfitta. Ci biasimi perché ci siamo comportati in modo da evitare la morte o Azkaban?».
Astoria intravide il profilo sottile ed altero di Lucius Malfoy venire attraversato da un’ombra d’inquietudine.
«Biasimo il modo in cui riuscite sempre ad uscirne fuori puliti».
Il disgusto con cui il genitore pronunciò quel ‘
puliti’ la sorprese.
Malfoy rise; una risata gutturale, cattiva, senza la minima allegria.
«È un’abilità utile in un genero» suggerì.
Seguì qualche minuto di silenzio, in cui Astoria pregò con tutta se stessa di non essere scoperta, prima che tornassero a parlare.
«Va bene, Malfoy» sentenziò suo padre. «Ma non la primogenita».

Il volto di Draco si contorse, facendosi ancora più appuntito del solito, mentre le si avvicinava con fare minaccioso.
«I Malfoy sono una delle più antiche ed illustri famiglie di Purosangue e tu dovresti sentirti onorata di farne parte» proclamò con orgoglio.
«Perché?».

«Perché?».
Si sentiva una sciocca, in piedi di fronte a suo padre, a pronunciare quella domanda, ma nel momento in cui le aveva comunicato che avrebbe sposato Draco Malfoy non era riuscita ad impedirsi di farla. Quando, origliando la conversazione tra suo padre e Lucius Malfoy, l’aveva sentito dichiarare ‘
ma non la primogenita’, avrebbe dovuto capire che sarebbe stata lei quella a venire sacrificata, ma aveva sperato che le volessero sufficientemente bene da risparmiarle il matrimonio con un uomo che non solo non amava, ma con cui non aveva mai nemmeno parlato.
«Perché ho deciso così» rispose il signor Greengrass con aria annoiata.
«Perché?» ripeté lei con una vocina sottile.
«Perché è la cosa giusta, Astoria» le disse sua madre poggiandole le mani sulle spalle.
«Sono stata una brava studentessa e sono una brava figlia» continuò lei, le lacrime che iniziavano a rigarle il volto «Forse non come Daphne, ma sono brava anch’io.»
«Certo che sei brava!» la consolò sua madre, abbracciandola.
«Astoria, per favore» la ammonì suo padre, alzando gli occhi al cielo ed incamminandosi fuori dalla stanza. «Sarebbe stato per facile per me rinunciare a questo matrimonio, ma l’alleanza con i Malfoy è strategica. Devi comportarti da adulta, smettere di piangere e fare la cosa giusta».
Obbedire, sacrificando se stessa agli interessi dalla sua famiglia: era questa la cosa giusta che le stavano chiedendo di fare?
«Quando e se per te dovesse venire il momento di scegliere tra ciò che è giusto e ciò che è facile…» sospirò la signora Greengrass, accarezzandole dolcemente i capelli. «Potrai capire quanto doloroso è stato prendere questa decisione per tuo padre».

Astoria si alzò di scatto, facendo cadere la sedia. Il frastuono attirò l’attenzione di tutti coloro che si trovavano nella stanza, irritando ulteriormente Draco.
«Al lavoro!» urlò imperioso ai camerieri.
«Mia madre ritiene che sia opportuno andare» sibilò rivolto ad Astoria «E noi andremo».
«Non puoi darmi ordini!».
La donna si voltò per andarsene, ma lui le afferrò il polso e l’attirò violentemente a sé.
«No?» le soffiò in faccia. «E da quando?».
Draco Malfoy era una persona fredda e composta, misurata nel manifestare le varie espressioni del suo animo ad eccezione dell’arroganza e del senso di superiorità, ma c’erano situazioni in cui il suo autocontrollo s’incrinava, lasciando che le sue emozioni fuoriuscissero irruente ed istintive. In quei momenti, pensò impaurita Astoria, diventava un uomo passionale, quasi animalesco.

Astoria non avrebbe mai pensato che Draco potesse essere un uomo passionale, quasi animalesco, in quei momenti. Lo sentiva muoversi, famelico e rabbioso, sopra e dentro di sé. Spaventata dalla sua foga, cercò di rilassarsi e di prendere confidenza con quel corpo con cui avrebbe dovuto convivere fino alla fine dei suoi giorni; ne sfiorò le braccia magre e la schiena in tensione, ne accarezzò i capelli talmente biondi da sembrare argentei, si compiacque dei baci e dei morsi che le lasciava sul collo e finì col sospirare il suo piacere.
«Pansy…».
Il sussurro di Draco fu come un pugno nello stomaco; rimase senza fiato, le lacrime agli occhi e il corpo rigido ed indolenzito.


Rimase senza fiato, le lacrime agli occhi e il corpo rigido ed indolenzito.
«Non sono Pansy Parkinson» sputò rabbiosa. «Non sono il tuo cagnolino, Draco».



«Allora?».
La voce di Draco, quello vero e non la proiezione nella sua mente, la scosse.
«Cosa?».
«La cena a La Fata Morgana domani sera» le parlava lentamente, come si fa con i bambini piccoli.
La donna prese tempo, valutando se avesse o meno senso iniziare il litigio col marito che aveva già vissuto nella sua testa.
Era stata educata a scegliere sempre la cosa giusta; il problema era che il concetto di ‘giusto’ inculcatole dai Greengrass era piuttosto contorto e coincideva spesso e volentieri con l’obbedire al capofamiglia, evitando discussioni e sacrificandosi per il bene della famiglia.
Bevve una lunga sorsata del suo aperitivo al whisky e, ancora una volta, scelse la via più semplice.
«Va bene, Draco» sussurrò, alzandosi ed evitando di incrociare lo sguardo del marito. «Come sempre».



Giudizio dettagliatissimo della giudice sostitutiva Hayley Black(a cui chiedo ancora scusa per tutti gli orrori di punteggiatura nei dialoghi):
Terza classificata merediana con "Ciò che è giusto"

Grammatica e Punteggiatura: 5,44/10
Stile e Forma: 8,50/10
Originalità: 8/10
Caratterizzazione personaggi: 9/10
Uso del flashback: 2,50/3
Uso della citazione: 2,50/3
Gradimento personale: 13/15
Totale: 48,94/61


Grammatica e punteggiatura: 5,44/10 - 4,05 per punti mancanti, 0,40 punteggiatura errata, -0,10 errori di battitura (é sbagliata per ribatté, Pansy scritto con la c)
Ah, dannazione a quei punti mancanti! Ne sono addirittura 27, merediana, ti rendi conto? È un peccato, davvero un peccato, perché tranne questo particolare e qualche virgola di troppo la grammatica e la punteggiatura sarebbero perfetti.
Mi sto mangiando le mani per quei punti omessi, dato che anche io ne tolsi tanti, a un concorso – erano diciotto, lo ricordo ancora XD -, che ti hanno tolto una buona fetta di punteggio.
Ma, chiederai tu, quali punti hai omesso? Quelli dei dialoghi. È un errore in cui si cade spesso, quando non ci si fa l’abitudine, ma poi viene tutto naturale; dopo i dialoghi ci va il punto. Ora ti faccio un esempio, giusto per farti capire meglio.
Es. 1. “«Allora?».
La voce di Draco, quello vero e non la proiezione nella sua mente, la scosse.
«Cosa?».”
Come hai notato, dopo la virgoletta di chiusura di dialogo di “Allora?” ci va il punto; idem per “Cosa?”.
Es.2. “«Astoria» pronunciò con voce piatta. «Domani sera andremo a cena con Blaise Zabini e sua moglie a La Fata Morgana».”
Stessa cosa, alla fine della virgoletta di chiusura ci va il punto. Fuori, e non dentro ;)
Tralasciando la spina nel fianco di molti scrittori, passiamo alla parte più “leggera”, ovvero le virgole. La punteggiatura era quasi perfetta (sempre tralasciando i punti “fantasma”), se non fosse stato anche per delle virgole di troppo che rallentavano la lettura.
• “Si sentiva una sciocca, in piedi di fronte a suo padre, a pronunciare quella domanda, ma, nel momento in cui le aveva comunicato che avrebbe sposato Draco Malfoy, non era riuscita ad impedirsi di farla.” Senza le virgole dopo “ma” e “Draco Malfoy” il periodo sarebbe più veloce e incalzante, mentre hai creato troppe pause.
• “[…] ma il suo è sempre stato un cognome importante ed abbiamo” E’ corretto utilizzare la “d” eufonica solo quando le due vocali sono uguali, es. Ed Europa, Ad andare, Od obiettare, e così via. “[…] ed alle loro doti diplomatiche” stesso discorso. Sebbene non sia da considerarsi un errore vero e proprio perché, a quanto ne so io, è tutto a discrezione dell’autore, è solo un appunto che ti ho fatto. ^^
• “La donna prese tempo, valutando se avesse, o meno, senso iniziare il litigio col marito che aveva già vissuto nella sua testa.” Le virgole che chiudono “o meno” sono di troppo, se si eliminano la frase è più scorrevole e fluida.
Oltre questi piccoli errori nient’altro, ho ritenuto la grammatica e la punteggiatura usate in modo corretto, brava!
Stile e forma: 8,50/10
Hai uno stile lineare, caratterizzato da dialoghi non particolarmente dinamici – li ho notati un po’ forzati, a dirla tutta – e periodi piuttosto lunghi, ma nel complesso è stata una lettura piacevole. Proprio per quei periodi strutturati in modo complicato a volte il tuo stile risulta mal bilanciato, con frasi concise da una parte e frasi chilometriche dall’altra; magari spezzettando quelle più lunghe potresti riuscire a creare una struttura più omogenea, e contemporaneamente una forma più chiara. Lo dico perché spesso i periodi lunghi tendono a disperdere l’attenzione del lettore, e quindi adoperare frasi più brevi e schiette – che arrivano dritto al punto, insomma – delinea situazioni specifiche nella mente di chi legge. Ma, nonostante ciò, ho ritenuto il tuo uno stile buono e senza troppe pretese.
Riguardo la forma, invece, hai utilizzato poche subordinate e tante coordinate che appesantiscono la lettura. Il lessico non è molto vario ma coerente con il testo senza pretese; la tua fanfiction è semplice, dall’inizio alla fine, con una trama quasi inesistente. Ma dopotutto la fanfiction è basata principalmente sull’introspezione e sul dialogo, e non necessita di un filo logico eccessivamente elaborato.
Una cosa che non mi è particolarmente piaciuta è l’abuso del dialogo: per come hai impostato la storia, i pensieri di Astoria dovevano essere il fulcro del racconto e, invece, vengono sommersi dalle parole che scambia con Draco. Limitando le battute che si scambiano i due e aumentando l’introspezione avresti ottenuto una fanfiction dallo spessore maggiore, più toccante.
Originalità: 8/10
Lo ammetto, non sono esperta di Draco/Astoria perché mi incentro su tutti altri pairing ma, a mio avviso, la tua storia presenta un’originalità mediocre. Insomma, non è quell’idea che ti fa pensare come diavolo sia venuta in mente all’autore, ma è un’idea che ti fa sorridere.
Tra le storie che ho letto che trattano questo pairing non è nuova la discussione riguardo il matrimonio o la supremazia di Draco, e neanche l’inserimento di Pansy è nuovo, perché in molte fanfiction viene inserita come la sfasciafamiglie di turno.
Certo, non ho mai letto della famiglia di Astoria o delle feste a Villa Malfoy, e questo ha alzato il punteggio – anche se di poco.
Caratterizzazione dei personaggi: 9/10
Trovo che tu abbia caratterizzato i personaggi molto bene, da Draco alla famiglia Greengrass: per questi ultimi hai delineato perfettamente una famiglia conservatrice che, per prestigio e fama, da in sposa la propria figlia a un cognome ormai di poco valore.
Ho ritrovato nel signor Greengrass l’indifferenza e la freddezza tipica del “padre padrone”, mentre in sua moglie una donna non del tutto discostante dal suo parere ma nemmeno totalmente d’accordo. Cosa dire di Lucius che, seppur pronunci poche battute, ci viene mostrato molto bene. Per Draco ho qualche tentennamento, a causa di un paio di battute un po’ fuori dal personaggio, ma per il resto mi è sembrato simile a quello della Rowling.
Riguardo Astoria, vorrei concentrarmi qualche riga in più su di lei: è un personaggio che viene solo nominato nella saga e, quindi, un autore può modellarla a proprio piacere. La caratterizzazione che le hai dato mi è piaciuta, una donna succube della propria famiglia, del proprio marito; quel tipo di donna che abbassa la testa e annuisce, sebbene abbia provato a inserirsi nella lotta. E’ quel tipo di donna che io odio nel profondo – sono femminista nel profondo e dico no alle donne passive XD – ma che, purtroppo, rappresenta una verità del nostro tempo.
Uso del flashback: 2,50/3
Dunque, credo che i flashback siano usati bene; mi è piaciuta la ripetizione delle parole prima nel presente e poi nel passato, hai creato un effetto davvero interessante. Purtroppo sono un po’ corti, avrei preferito una maggiore articolazione o approfondimento (soprattutto nell’ultimo, più introspezione e sarebbe stato fantastico). Ma, nonostante ciò, hai fatto un lavoro molto buono; non ti do il punteggio pieno perché, come ho detto, se li avessi incentrati di più sulla mente del personaggio sarebbero stati bellissimi.
Uso della citazione: 2,50/3
Anche qui sei stata molto brava: la citazione è usata bene, in linea con il contesto del flashback e anche alla mentalità particolare che hai dato ai signori Greengrass. Purtroppo non l’hai utilizzata come fulcro del racconto: magari avresti potuto inserirla anche nel resto della storia, non esplicitamente ma in modo velato; che so, un ricordo di Astoria, un continuo ripensare alle parole della madre, magari proprio quando deve scegliere se andare alla cena con Zabini o dire di no. La tua storia è un sottile e successivo riferimento alla scelta personale, e credo che la frase sia davvero azzeccata. Se l’avessi però inserita in modo costante avresti fatto un lavoro eccellente.
Gradimento personale: 13/15
Ed eccoci, finalmente, al gradimento personale. Nel complesso ho trovato la tua storia gradevole, ma mi ritrovo a pensare che con un po’ d’impegno avresti potuto scrivere qualcosa di meglio – molto meglio.
Abbiamo un Draco e un’Astoria sposati che, per riportare le rispettive famiglie agli antichi splendori, organizzano feste private nella propria villa; e abbiamo tre momenti che riportano alla mente della signora Malfoy altrettanti momenti della propria vita. Ci sono quelli prima del matrimonio e l’ultimo, forse quello più doloroso per Astoria, che viene in successione; credo tu abbia dimostrato molto bene lo stato dei matrimoni programmati, dei matrimoni coercitivi e dell’imposizione di un qualcosa. Loro due non si amano, almeno non nel profondo, la situazione in cui versano è una semplice condivisione di cose: la casa, il letto, la vita. E l’amore è un qualcosa che va relativamente oltre, come ci hai mostrato nell’immagine di Draco che sussurra il nome di Pansy.
Ovviamente quella per cui provo compassione è lei, Astoria: succube di Draco, dei Malfoy, succube anche di se stessa - ha provato a risollevare la propria posizione, a rivalutare la propria importanza, e non ce l’ha fatta. Sicuramente la tua storia è molto interessante, una lettura piacevole che lascia anche delle riflessioni e che non scivola via come se fosse di poco valore. Mi sarebbe piaciuto, però, leggere qualcosa di più: una maggiore introspezione dei pensieri di Astoria, un approfondimento, un qualcosa che ti fa scattare la scintilla nel cervello e pensare: “Questa storia è davvero fantastica.”
Nel complesso, come ho detto prima, è una bella storia; mi è piaciuta, sebbene qualche sbavatura, e spero che ritratterai questa coppia – che ti riesce davvero bene.

   
 
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