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Autore: Melanto    12/01/2012    9 recensioni
Aria. Acqua. Terra. Fuoco. Alla disperata ricerca del Principe scomparso, mentre nel cielo rosseggia un'alba che odora di guerra. Una lotta contro il tempo per ritrovare la Chiave Elementale, prima che finisca nelle mani del Nero, e salvare il pianeta.
Siete pronti a partire?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alan Croker/Yuzo Morisaki, Hajime Taki/Ted Carter, Mamoru Izawa/Paul Diamond, Teppei Kisugi/Johnny Mason
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Elementia Esalogy'
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ELEMENTIA
- The War -





CAPITOLO 11: I segreti di Mamoru (parte V)

Dhyla – Regno degli Ozora, Terre del Sud Nord-occidentali

Mentre accorreva per andare ad aprire la porta, Rhadan pensò che era strano che cercassero così spesso il padrone nel suo giorno di riposo. Da un lato, però, queste visite avevano portato delle notizie inaspettate e buone, secondo il suo punto di vista.
Era stato davvero felice di scoprire che il signorino Mamoru aveva degli amici, il suo cuore irrequieto ne aveva talmente bisogno. E quando aveva incrociato il Doge, dopo che il ragazzo era andato via, gli era sembrato sereno come solo in rare occasioni gli era capitato di vederlo da che la signora Sakura era morta.
Poteva quindi sperare che le cose stessero davvero cambiando? Che la frase che il Principe Tsubasa gli aveva rivolto durante la sua visita fosse vera?

“Molto presto il passato verrà dimenticato. Non temere, il Vento lo spazzerà via e il Fuoco potrà cicatrizzare la ferite.”

Lì per lì, quando Sua Altezza lo aveva fermato, dopo avergli portato il tè, e gli aveva detto quelle parole era rimasto fermo, spiazzato. Ma guardando il sorriso del Principe e la sicurezza nei suoi occhi gli era sembrato che il giovane sapesse ogni cosa e anche quanto lui desiderasse che la famiglia del suo padrone fosse finalmente riunita.
Poi si era dato dello stupido e non ci aveva pensato più.
Almeno fino a che il signorino Mamoru non era tornato in città. Addirittura per conto del Re. E poi era comparso quell’altro giovane, e il signore aveva assunto quell’aria quieta.
Davvero… davvero poteva sperare?
La risposta la ebbe nel momento in cui aprì la porta e trovò il signorino Mamoru.
Aveva l’aria di chi si sentiva a disagio e lui sapeva perché: il figlio del padrone non metteva piede in quella casa da quando era morta la signora Sakura. L’unica ala dell’edificio in cui entrava era quella che conduceva agli uffici.
Distese un caloroso e affettuoso sorriso e se qualcuno gli avesse detto che il Principe sapeva fare i miracoli gli avrebbe creduto, perché per lui era proprio quello che stava avvenendo: un miracolo.
“Signorino…”
“C'è mio padre, Rhadan?” Mamoru cambiò piede d’appoggio, mantenendo un atteggiamento di difficoltà.
“Ma certo, signorino. Venite, non restate sulla porta." Si fece da parte, indicandogli l’interno. "Bentornato a casa.”
La Fiamma spostò velocemente lo sguardo dal servitore all’ingresso, e quella frase, quella parola rimbombava nelle orecchie. Casa.
Gli parve tal quale a quando l’aveva vista l’ultima volta all’età di sei anni. Un vento di familiarità e ricordi lo investì in quei colori rossi. Quante volte aveva attraversato quell’atrio per correre fuori, fino alla distesa dei ciliegi, dove sua madre l’avrebbe aspettato per una nuova lezione sul Fuoco?
Inspirò a fondo ed entrò con un gesto deciso. Alle sue spalle, Rhadan chiuse la porta.
In un primo momento gli parve di essere in trappola, ma fu una sensazione fugace e dopo ricordò dove si trovava ogni stanza, quasi non avesse mai lasciato quel posto.
“E’ nel salone, signorino” spiegò il domestico e lui annuì.
“Bene, posso proseguire da solo, Rhadan. Grazie.”
L’uomo fece un inchino e se ne andò, sparendo in altri corridoi.
Mamoru si avventurò per quei terreni conosciuti, avanzando adagio. Lo sguardo si spostava lungo gli oggetti e le pareti dove, tra i quadri a lui noti, scopriva cose nuove. Vita che passava e mutava tra quelle mura, vita che credeva non far più parte della sua, ormai. Troppo denigrata e distante, piena di piccoli particolari che lui aveva sempre lasciato fuori.
Superò l’atrio e le porte che lo costeggiavano, per raggiungere l’antisalotto che affacciava sul grande ingresso a vetri che dava nel giardino.
Un tempo c’era stato un mare infinito di petali rosa che cadevano dalla distesa di ciliegi, ma di quella distesa non c’era più nemmeno il ricordo. Quando sua madre l’aveva rasa al suolo per la seconda volta, col suicidio, suo padre aveva deciso che non sarebbero più stati ripiantati. Ora, infatti, il panorama aveva un colore verde smeraldo, intenso.
Appoggiò una mano sul vetro rivedendo le fronde rosa tingersi di un rosso vivo e bruciante. Il suo Fuoco e quello di sua madre. Erano sempre stati loro la rovina del dogato. Poi, una risata infantile richiamò la sua attenzione. La porta del salone era aperta abbastanza da permettere di poter osservare l’interno anche dalla soglia pur rimanendo una presenza indiscreta.
Mamoru avanzò. Il permesso, ancora nella mano, era ormai stropicciato dalle volte in cui l’aveva stretto e poi letto, richiuso, riaperto e riletto. Appoggiò una mano allo stipite e lì stette.
Sdraiati sul grande tappeto, Bairei e Seika leggevano un libro di storie. O meglio: Bairei tentava di leggere, mentre Seika lo ascoltava con le manine che reggevano il viso e i piedi che dondolavano in aria.
Sei anni il primo, cinque il secondo.
Diavolo se erano cresciuti dall’ultima volta che li aveva visti.
Nonostante fosse scostante e non domandasse praticamente mai, si ricordava tutto dei suoi fratelli. Conservava ancora le lettere che suo padre gli aveva mandato per informarlo della nascita di ciascuno di loro.
Con lo sguardo cercò Nahila e la vide in braccio a suo padre, seduto in una grande poltrona. Lei aveva due anni e gli stessi capelli degli Izawa: nero corvino.
Giocava con delle sagome di legno a forma di cavallini e le faceva correre sulle gambe dell’uomo che sorrideva felice, divertendosi quasi più di lei. Non ricordava di aver mai visto quell’espressione rilassata sul volto di suo padre, nemmeno da bambino.
“…e… tut-ti… insieme… i… Re… vis-sero… in… pace… e… ar-… ar-… armònia!” lesse Bairei con convinzione.
Armonìa, giovanotto.” Nasir lo corresse, rivolgendogli un’occhiata di finto rimprovero mentre il bambino si girava a guardarlo. “Dobbiamo studiare un po’ di più, vero?”
“Sì, padre. Che vuol dire ‘in armonia’?”
“Che non c’è nessuno che vuole dominare sull’altro.”
“Allora Rei non è in armonia!” esclamò Seika. “Lui vuole sempre avere ragione!”
“Non è vero!” si difese l’accusato.
“Invece sì!”
“Invece no!”
A Mamoru venne da ridere: quei due cominciavano proprio bene.
“Bambini, smettetela” intervenne pacatamente Sheral, seduta nella poltrona opposta a quella di Nasir; portava avanti un ricamo, ma con un occhio controllava i piccoli contendenti. “Non si vive in armonia se si litiga. E se si litiga, niente torta dopo cena.”
I piccoli si dimenticarono completamente del diverbio ed esclamarono un estatico e corale: “Tooooorta?! Evvivaaaaa!”
Mamoru pensò che fossero davvero una bella famiglia, una famiglia in cui lui era una ingombrante nota stonata. Se n’era sempre sentito tagliato fuori, fin dalla prima volta in cui suo padre gli disse che si sarebbe risposato. Aveva avuto dodici anni. E ora, che di anni ne avrebbe dovuti compiere diciannove, sentiva che il divario era ormai divenuto incolmabile. Forse sarebbe stato meglio lasciare a Rhadan un messaggio da riferire e dileguarsi, prima che qualcuno…
“Mamoru-fratello?!”
Troppo tardi.
Seika lo stava guardando fisso con la bocca aperta, pieno di sorpresa.
“C’è Mamoru-fratello!” Balzò in piedi, felicissimo, e Bairei lo imitò subito.
“Dove?!”
Mamoru si trovò accerchiato dai suoi fratelli minori che lo guardavano da sotto in su con delle espressioni entusiaste. Entrambi si profusero in un perfetto saluto elementale(1), tanto che egli stesso ne rimase sinceramente colpito, persino dalla pronuncia.
As-salaam ‘alaykum.(2)
“Mamoru…” Suo padre lo chiamò e si poteva dire che fosse il più incredulo tra i presenti.
Lui tentennò. Osservò prima i fratelli, poi il Doge e Sheral, che aveva smesso di cucire.
“Perdonate l’intrusione.” Si giustificò, guardando suo padre. “Hai un momento?”
“Ma certo, certo ce l’ho.” Nasir si alzò, lasciando Nahila in braccio alla moglie. In rapide falcate raggiunse la soglia. Nessuna frecciata, nessuna parola o frase fuori luogo. “Andiamo nello studiolo.”
Mamoru annuì e lasciò che l’uomo uscisse dalla stanza, poi si rivolse a Bairei e Seika ancora lì, in attesa.
Wa ‘alaykum as-salaam” rispose al loro saluto e i bambini si illuminarono di felicità strappandogli una smorfia sorridente che non sfuggì agli occhi di Sheral, prima che lui volgesse le spalle al salotto per seguire Nasir.
“Mamma, ma ora papà e fratello andranno a litigare?” domandò il maggiore dei tre. Ogni volta che Mamoru tornava, era quella la sequenza cui Bairei si era abituato, ma Sheral scosse il capo, serena.
“No, questa volta no.”

Tornarono indietro attraversando l’antisalotto e avviandosi per uno dei corridoi.
Nasir non se l’era aspettato di vederlo arrivare quello stesso giorno. A dire il vero, era stato convinto che non si sarebbe mai più fatto vedere, ma forse il giovanotto di Tadashi aveva capito di suo figlio molto di più di quanto avesse sempre cercato di comprendere egli stesso. Mamoru era sempre stato ostile, fin da piccolo, e forse lui non aveva insistito troppo per paura di essere respinto ancora di più. Quel giovane, invece, aveva un modo di fare molto diverso sia dal suo che da quello di Mamoru.
“Mi spiace averti disturbato nel tuo giorno libero” esordì la Fiamma. Camminava dietro di lui di un passo.
“Sei mio figlio e i figli non disturbano mai.”
“Beh, ma eri con la tua famiglia…”
Nasir si fermò per poterlo guardare negli occhi. Da fuori proveniva ancora un po’ di tramonto e le cere dei candelabri alle pareti erano già state accese. Nelle sue iridi, la Fiamma non lesse né severità né l’ironia pungente che dominava sempre i loro incontri.
“Quella è anche la tua famiglia, Mamoru. I tuoi fratelli ti vogliono bene e anche Sheral. Non sei mai stato un estraneo per loro.”
Il giovane distolse lo sguardo e per la prima volta a Nasir sembrò che fossero finalmente tornati a essere padre e figlio dopo anni passati a essere nemici.
“Non ci farebbero un grande affare con me.”
“Lascia che siano loro a decidere.”
Mamoru rimase a guardare l’esterno ancora per un momento, pur senza vederlo, prima di riprendere a camminare e fingere di cambiare discorso.
“Nahila è cresciuta.”
“Oh, sì.” Suo padre sorrise. “Ha i capelli degli Izawa.”
“L’ho visto.” Accennò anche lui un sorriso. “E Seika da chi ha preso le fossette?”
“Da zio Moriyo.”
“Ma chi? Il pescatore?” Allora qualcosa della sua famiglia ancora se la ricordava, dopotutto.
“Proprio lui. Mentre Bairei è un Hasser purosangue, come sua madre.”
“Sì, ma a caratteraccio…”
Il Doge ridacchiò tra perfidia e divertimento. “Te ne sei accorto, eh? Se continua così, crescerà proprio bene.”
Quei tre avevano tutti qualcosa che li legasse alla famiglia Izawa, quindi a lui, e non solo perché figli dello stesso padre.
Si fermarono davanti alla porta dello studiolo. Nasir l’aprì, entrando per primo e dirigendosi alla finestra. Scostò le tende per far entrare il filo di luce rimasta; da quella posizione vi era una visuale perfetta del vecchio ciliegeto ormai scomparso.
Mamoru lo seguì, richiudendo l’uscio alle spalle. Diversamente dal padre, si avvicinò al candelabro posto sulla piccola scrivania. Toccò lo stoppino delle candele consunte a metà e queste s’accesero in un attimo, dopodiché lanciò, con uno schiocco di dita, delle scintille che attecchirono anche ai candelieri alle pareti.
Quella era la prima volta che Nasir gli vedeva usare la magia e gli fece uno strano effetto. Non era più il bambino inesperto che aveva mandato a fuoco il ciliegeto, ora era padrone delle fiamme. Lo si capiva dai movimenti sicuri e naturali.
“Utile” affermò, dopo che nell’ambiente fu fatta luce.
Mamoru si strinse nelle spalle. “Non serve solo a fare danni.”
“Sì, questo lo so. L’ultima volta che ho visto eseguire un incantesimo da così vicino è stato per mano di tua madre.”
La Fiamma non rispose subito e il silenzio cadde per alcuni momenti assieme ai ricordi che aveva portato con sé.
“Te l’ho detto, non serve solo a fare danni.”
Il Doge si portò adagio davanti alla scrivania, appoggiandosi contro di essa. Guardò suo figlio.
“C’è qualcosa di cui volevi parlarmi?”
Mamoru sollevò il foglio stropicciato, lasciandoglielo accanto.
Nasir annuì. “Capisco. Così quel ragazzo te lo ha dato.”
“Sì. L’ho letto.” La Fiamma incrociò le braccia. “Perché non me lo hai mai detto? La data riportata sul documento è quella del giorno dopo la morte della mamma. Ancora prima dei funerali. Perché non mi hai detto che anche tu avresti sempre voluto che ritornasse a Vestalys?”
Il Doge inspirò a fondo, intrecciando le mani davanti a sé. I baffi celavano appena la piega delle labbra.
“Anche Sakura era una vittima delle circostanze. Come me e te. Lei era stata costretta a lasciare il Tempio e a sposarsi, io ad amare una donna che non mi amava e tu… tu a non avere una madre. Eravamo tutti e tre bloccati in una specie di circolo.” La mano tracciò un cerchio. “Quando morì, sapevo che la cosa più giusta da fare era quella di farla tornare a Vestalys però… però vedevo una sottile ingiustizia in tutto quello. Lei aveva portato avanti la sua parte in quella recita con una freddezza che io non sarei mai riuscito ad avere. E ora era libera mentre noi… eravamo rimasti qui a patire da soli le conseguenze.” Accennò un sorriso sbilenco. “Mi volevo vendicare, tenendola bloccata in questo posto ancora per un po’ ma poi ha finito col diventare l’unica scusa che avevo per farti tornare a casa, almeno una volta all’anno.” Si strinse nelle spalle e sospirò di nuovo. Non aveva mai smesso di guardarlo negli occhi mentre gli parlava ed era strano, per Mamoru, stare lì ad ascoltarlo senza che nessuno dei due si adirasse. “Ho davvero provato a farle cambiare idea, nel tempo in cui siamo stati insieme. Ma lei mi ha chiuso fuori, anzi, non mi ha mai permesso di entrare nel suo mondo.”
Mamoru annuì in un gesto lento e ripetitivo. “La mamma era un’egoista. Esisteva solo il Fuoco, per lei, e nient’altro. E io questo lo sapevo, l’avevo sempre saputo. Così come sapevo che non c’era spazio né per me né per te. Anche della sua morte sapevo che era solo colpa sua, ma lei non c’era più e io avevo bisogno di prendermela con qualcuno: mi eri rimasto solo tu. Per tutti questi anni ti ho usato come un capro espiatorio, lo ammetto, anche se sapevo che eri nella mia stessa situazione.” Si passò una mano nei capelli, scuotendo il capo. “Ero proprio un bambino testardo.”
“Da qualcuno dovevi pur prendere” scherzò Nasir. “Per fortuna hai preso da me.”
Mamoru sorrise, tornando a guardarlo. “Penso proprio di sì, forse per questo ho deciso che visto che ha aspettato per tutti questi anni… beh, può aspettare ancora un po’.” La smorfia ironica piegò le labbra con divertimento e la solita baldanza. “In questo momento ho una missione più importante da portare a termine, quindi vorrei che custodissi ancora tu quel documento, fino al mio ritorno. E se non dovessi tornare-”
Nasir lo prese saldamente per una spalla, gli occhi neri brillavano sotto la luce delle candele di un riflesso rovente e le sopracciglia erano aggrottate su un’espressione terribilmente seria.
“Tu tornerai, Mamoru. Tornerai.”
Sembrava quasi un ordine cui non poteva permettersi di rifiutare. Era una strana sensazione rendersi conto che suo padre si preoccupava per lui. Strana, ma piacevole.
“Sì, tornerò.”
Nasir sorrise, allentando la presa. “Anche tu sei cresciuto.”
“E tu sei invecchiato.”
Sorrisero entrambi e Nasir lo abbracciò; la stretta era sicura, paterna, e Mamoru si rese conto di quanto davvero gli fosse mancata solo in quel momento. La ricambiò, affamato del suo affetto.
“Mi dispiace, papà.”
“Anche a me, ragazzo mio. Anche a me.” Il Doge gli carezzò la nuca dove i capelli neri erano simili ai suoi. “Mi raccomando, sta’ attento. E non lanciarti allo sbaraglio. Chissà perché, penso che ne saresti capace.”
Mamoru arrossì, separandosi da lui. “Naaa! Non è vero!”
“Come no.”
“Ah, piantala! Sono troppo vecchio perché tu possa farmi la predica!” La Fiamma arretrò di un passo, prendendo congedo. “Allora, io vado… siamo in partenza.”
Nasir annuì, serioso. “Non dimenticare che questa casa è anche la tua. Qualsiasi cosa succeda, potrai sempre tornare tutte le volte che vorrai.”
“Non lo dimenticherò.”
“Salutami il trovatello dalla lingua lunga” aggiunse l'uomo con un mezzo sorriso, quando gli vide raggiungere la porta.
“Il trovatello ha un nome, papà, si chiama Yuzo.” La Fiamma si fermò a cavallo dell’uscio. “Ed è l’amico migliore che potessi incontrare.”
Con quella frase, in cui per la prima volta sentiva Mamoru difendere qualcuno che non fosse sua madre, il Doge si rese conto che suo figlio, sì, era davvero cresciuto.
Solo allora, dopo che la porta venne chiusa, si concesse di commuoversi un po’, seppur col sorriso.

Mamoru sospirò, poggiandosi con le spalle al legno.
Con gli occhi chiusi e il viso sollevato, stava sorridendo. Dopo anni passati a lottare senza sosta, a darsi contro in tutti i modi possibili finalmente avevano smesso di fare gli stupidi per ammettere la verità: che non c'era alcun motivo per farsi la guerra. La colpevole della loro infelicità, che era poi anche vittima, ormai non c’era più e loro dovevano andare avanti. Magari imparando a chinare la testa, qualche volta.
Con una spinta, la Fiamma si mosse, allontanandosi lungo il breve corridoio per raggiungere la porta di ingresso. Pensò che, forse, avrebbe dovuto fermarsi a salutare i suoi fratelli, anche se si sentiva ancora in difficoltà all’idea di rapportarsi come loro parente e non come un estraneo.

“Quella è anche la tua famiglia, Mamoru.”

Anche la sua.
Era una seconda possibilità di avere quella famiglia unita che aveva sempre desiderato fin da bambino.
Nonostante avesse sempre dimostrato una certa freddezza nei riguardi dei legami affettivi, soprattutto quelli familiari, dentro di sé non aveva fatto altro che guardarli con nostalgia e rammarico. Ma ora che aveva l’opportunità, si sentiva ugualmente frenato. Troppo tempo passato a odiare, aveva un po’ arrugginito la capacità di amare che aveva dentro di sé. Aveva iniziato a tirarla fuori solo da pochissimo, grazie a un dannato volante impiccione.
Sorrise abbassando per un attimo lo sguardo al suolo. Quando lo rialzò, trovò Sheral ad attenderlo nell’atrio assieme ai suoi figli.
Bairei e Seika gli si fecero subito vicini, pieni di curiosità, e lui si irrigidì un po’.
Il primo lo guardò con titubanza. “Non avete litigato… vero?”
Quella domanda lo spiazzò, sul momento. Non pensava che i bambini sapessero delle violente dinamiche che avevano sempre caratterizzato il rapporto con suo padre, ma forse si era solo illuso che le sue azioni non avessero ripercussioni su nessun altro.
Sospirò, stemperando l’aria severa.
“No, non abbiamo litigato.”
Bairei sorrise, girandosi verso Sheral. “Avevi ragione, mamma!”
La donna lanciò una fugace occhiata a Mamoru aspettandosi qualche improvviso scatto d’ira, ma il giovane la guardò con un’espressione un po’ perplessa e senza ostilità. Allora tentò un sorriso, cui l’altro rispose con un cenno del capo.
“E quanto resterai, fratello?” Seika si attirò l’attenzione di Mamoru cui dispiacque dover spegnere le sue aspettative.
“Veramente, sono in partenza.”
Il piccolo afflosciò le spalle e il sorriso si piegò verso il basso, facendo scomparire le graziose fossette.
Anche Bairei assunse un’espressione delusa, ma cercò di trovare subito il lato positivo. “Quando tornerai a trovarci?” chiese, con piglio sicuro.
Mh… presto” concesse Mamoru, pur senza sbilanciarsi troppo. Ma per i bambini quello fu più che sufficiente per mandarli su di giri. Lui sospirò, poggiando una mano sulla testa di Bairei. “Vedi di obbedire a quello che dice nostro padre, intesi? Un giorno sarai tu il nuovo Doge.”
Il bambino gonfiò il petto con orgoglio nel sentirsi prendere così in considerazione. Annuì con vigore.
Al suo fianco, Seika saltellò, alzando la mano. “Io! Io!” si agitò per attirarsi la sua attenzione; le fossette di nuovo sulle guance, accentuate dal sorriso, e gli occhi verde scuro che brillavano. “Io voglio diventare un Elemento come Mamoru-fratello!”
La Fiamma impallidì e alzò le mani. “No, per carità! Non farti sentire da papà o questa è la volta buona che gli prende un colpo!” Gli diede un paio di colpetti sul capo e stentò un sorriso terribile. “Ne basta uno, in famiglia, a combinare guai, va bene?”
In cerca di appoggio, lanciò un’occhiata a Sheral che rideva, tenendo in braccio Nahila. Quest’ultima allungò una manina verso di lui. Gli occhi vispissimi e neri, i capelli corvini. Una Izawa in miniatura.
“Mamo! Mamo!” Lo chiamò con la sua vocina sottile. Al volante sarebbe piaciuta oltre ogni dire, poco ma sicuro.
“Tu vedi di non crescere troppo in fretta o ci toccherà combattere con una fila di pretendenti.”
“Cosa sono i ‘pretendenti’?” domandò Bairei.
Mamoru ghignò. “Lo capirai quando sarai più grande e, credimi, non ti piacerà.”
“Bambini, ora salutate vostro fratello e poi correte da Rhadan; dovete ancora prepararvi per la cena” intervenne Sheral, lasciando la piccola Nahila in braccio a Bairei.
Seika si aggrappò alla vita della Fiamma, cingendola in un abbraccio. L’altro, invece, mantenne un certo contegno.
“Ciao, fratello!” salutò infatti e Nahila lo imitò, agitando la manina paffuta.
Tao, Mamo!”
Lui carezzò il capo a entrambi e poi osservò la testa castana del piccolo polipo che ancora gli restava attaccato. Sospirò, spettinandogli i capelli già mossi.
Seika rise e sollevò il viso per poterlo guardare.
“Torna presto, fratellone!”
“Certo, ma se non mi lasci non esco nemmeno fuori dalla porta.”
Il bambino ridacchiò più forte e si decise a mollare la presa. Insieme a Bairei e Nahila si avviò lungo il corridoio per andare a cercare Rhadan che, di sicuro, doveva essere nelle cucine.
Rimasti soli, Sheral gli sorrise con sincera gratitudine. “Grazie per essere venuto e per aver salutato i bambini. So già che ne parleranno per giorni.”
Lui si sentì in difficoltà, sia per l’estrema ammirazione che le tre pesti nutrivano nei suoi confronti, sia per il modo sempre cortese con cui la moglie di suo padre gli si rivolgeva, nonostante tutto. Si mantenne un po’ sulle sue quando rispose: “Di nulla.” Infine tossicchiò, consapevole che nemmeno da quella situazione sarebbe potuto venire fuori senza affrontarla una volta per tutte. “So di essere stato veramente terribile e ingiusto nei tuoi confronti, me ne rendo conto, e mi dispiace. Grazie per esserti presa cura di mio padre. Lui è felice, adesso.”
“E tu? Tu sei felice?”
Lo spiazzò con quella domanda che sapeva essere animata da un sincero interesse per il suo bene. Lo era sempre stata, ogni volta che aveva cercato di intavolare un discorso e lui non aveva fatto altro che aggredirla.
Si strinse nelle spalle e, finalmente, le mostrò un sorriso e non la solita espressione guercia e inferocita. “Al momento, non ho di che lamentarmi.”
Sheral sembrò comprendere quel suo non dire e rispose al sorriso con calore. “Immagino che tuo padre ti avrà già fatto mille raccomandazioni, ma sii prudente.”
Mamoru si limitò ad accennare col capo prima di varcare finalmente la soglia e lasciare dietro di sé il palazzo dogale.
Le sue spalle non erano mai state così leggere.

Camminò senza andare di fretta.
Non proseguì per la solita strada più breve con lo sguardo dritto in un unico punto che sembrava passare attraverso le cose e le case senza vedere nulla se non la meta, ma avanzò con passo piuttosto lento, quasi stesse passeggiando. E si guardò attorno. Guardò Dhyla, i suoi colori, le bandiere che oscillavano e le insegne dei negozi. Guardò la gente che gli passava accanto e le carrozze che procedevano perdendosi negli incroci infiniti.
Guardò anche gli alberi e quella pioggia di petali che sembrava non stancarsi mai di ricoprire ogni cosa, come una benedizione divina. Dhyla era protetta da Maki e quei fiori, forse, erano il suo modo per dire che sarebbe sempre rimasta con loro.
Ma non era il solo a guardare: anche i passanti guardavano lui. Qualcuno lo riconosceva e si intimoriva. Per anni, doveva aver davvero fatto paura a chiunque avesse incrociato il suo cammino, se ora era accerchiato da un’aura di diffidenza. Col tempo, pensò, magari anche quella sarebbe scomparsa e lui sarebbe potuto tornare a passeggiare inosservato. Cittadino tra i tanti.
Arrivò alla locanda che il cielo era ormai indaco e viola, carico di sfumature.
Entrò e accennò all’oste un saluto. Quest’ultimo rispose, profondendosi in un inchino cordiale.
Lui passò oltre, affacciandosi alla sala da pranzo. Vide Hajime e Teppei seduti presso uno dei tavoli a parlare. Quando lo notarono, il Tritone alzò una mano per salutarlo e lui, che comunque si sentiva in difetto anche verso di loro, avanzò mostrando un passo sicuro.
“Ti stavamo aspettando. Yuzo ha detto che ripartiremo oggi stesso.”
La Fiamma annuì, appoggiandosi col fianco al tavolo, le braccia conserte e un sopracciglio inarcato. “Sì. Era già chiaro fin da ieri che non avremmo trovato altro. Il Principe non è scomparso qui. Voi, novità?”
Acqua e Terra scossero il capo. Hajime sospirò, poggiando il viso in una mano. “Abbiamo girato in lungo e in largo. Nessuna traccia, nemmeno minima, di Magia Nera o qualunque cosa abbia potuto indicare la presenza di Stregoni.”
“Io, poi, ho una fame da lupo!” brontolò il tyrano, massaggiandosi lo stomaco vuoto.
“E dove starebbe la novità, Teppei?!” Lo pungolò Mamoru, assottigliando poi lo sguardo e puntandogli contro il suo indice inquisitore. “Piuttosto. Sicuro di aver cercato come si deve e non esserti invece perso tra i meandri del mercato a gozzovigliare?!”
“Chi?! Io?!” arrossì il giovane, esibendo un sorriso larghissimo. “Nooooo!”
Mh. E quelli che sono?” domandò, indicando dei piccoli pacchettini lasciati incautamente sul tavolo.
Vedendosi scoperto, il tyrano cercò prima aiuto in Hajime, che restava a braccia conserte a godersi lo spettacolo, e poi capitolò.
“Una sola bancarella, giuro!”
“Ah, Teppei! Sei incredibile! E figurati se ci credo che ne hai girata una sola!” Mamoru scosse il capo, ma stava ridendo ed era chiaro che non fosse realmente arrabbiato. “Piuttosto, manca l’uccellino chiacchierone all’appello.”
“E’ in camera, sta finendo di preparare il bagaglio” spiegò Hajime.
“Allora vado anch’io, così dopo possiamo ordinare la cena.”
“Fate preeeesto! Prima che il mio stomaco si auto-fagociti!” supplicò Teppei e, a dargli manforte, arrivò un suono cupissimo e grufolante che si attirò le attenzioni sia della Fiamma che del Tritone. “Sentito?!”
Hajime affondò la fronte in una mano, mentre Mamoru si mosse per raggiungere le scale che portavano ai piani superiori. Prima di lasciare la sala, però, si fermò e si volse ancora una volta.
“Io… so di essere stato intrattabile in questi ultimi giorni” esordì, un po’ in imbarazzo. Ma quanti ‘scusa’ e quanti ‘grazie’ aveva detto in una sola giornata?! Adesso poteva considerarsi a posto per anni interi. “Mi dispiace.”
“Non importa, Mamoru” rispose il Tritone anche a nome di Teppei. “Quello che davvero conta è andare avanti. Tutto scorre.”
“E tutto brucia” sorrise la Fiamma, raggiungendo le scale.
Le salì piano, facendo scivolare le dita sul passamano. Percorse il corridoio ed entrò nella stanza.
Yuzo era presso il letto e stava infilando, ordinatamente, le ultime cose nella borsa. Si volse nel sentire il rumore della porta.
“Bentornato” salutò con un sorriso prima di annodare i lacci per chiudere la sacca. “Tutto a posto?”
“Sì.” Mamoru afferrò la sua abbandonata accanto alla sedia dello scrittoio e la lanciò sul letto, poi aprì l’armadio. “Mio padre ti manda i suoi saluti.”
“Avevo immaginato fossi andato da lui.”
La Fiamma non lo stava guardando, ma dal tono capì subito che il sorriso si era fatto più ampio. Poteva dire di conoscerlo bene, almeno fino a un certo punto; prima di arrivare alla lastra di vetro.
“Sono felice che tu l’abbia fatto. Avresti finito col pentirtene. E poi tuo padre non stava aspettando altro, l’ho capito anch’io.”
Lui sbuffò un ghignetto ironico. “Ficcanaso fino alla fine, eh?”
Mmmmh… sì!”
Stavolta gli concesse un’occhiata, ridendo. Yuzo aveva poi afferrato la sacca e si era diretto alla porta.
“Ti aspetto di sotto, per la cena. Teppei era in procinto di mangiarsi il tavolo.”
Seee, lo so” ironizzò, ripiegando alla rinfusa gli abiti. Ma se ne disinteressò quasi subito, guardando solo lui. Avrebbe voluto dirgli di più, molto di più, ma doveva ancora prendere confidenza con quel sentimento che per anni aveva tenuto rinchiuso. Doveva capire fin dove poteva spingersi e, soprattutto, se voleva farlo. Non poteva dimenticare le priorità di quella missione e le priorità erano trovare il Principe e la Chiave; distrarsi non era contemplato. Avrebbe dovuto lavorare molto su sé stesso, mentre Yuzo… Yuzo era come uno specchio. Rifletteva solo l’immagine di superficie, ma sotto ormai si era reso conto che nascondeva ombre. Restavano intrappolate, ingabbiate dietro la lastra di vetro.
Lui avrebbe voluto conoscerle?
Molto di più.
In quel momento, si rese conto che avrebbe voluto addirittura dissiparle.
“Grazie, volante, ma vedi di non abituartici troppo.”
“Oh, non mi abituo, non temere. So che i ringraziamenti bisogna sudarseli con te, però… se riflettiamo bene, adesso mi sei in debito.”
Il sopracciglio di Mamoru saettò verso l’alto. “Cos’è che sarei, io?”
“Sì, per l’aiuto che ti ho dato. Quindi potremmo annullare la promessa di obbedienza che ti ho fatto a Sendai e saremmo pari.”
“Sìììì, ceeeerto. E poi?”
“Ah, vuoi anche altro? Allora, vediamo…”
La Fiamma fissò il sorriso candido con il quale lo stava bellamente prendendo per il culo. Non c’era più freddo dentro e attorno a sé, ma solo il calore di chi sapeva di aver ritrovato qualcosa e scoperto qualcos’altro.
Ridendo con lui, afferrò una pantofola e gliela tirò dietro.
“Sparisci dalla mia vista, impiastro di un volante!”

 

Il Fuoco guarisce le cicatrici,
che feriscono il cuore e le sue radici.
E qualcosa rinasce dal vecchio dolore:
una fenice in volo, chiamata Amore.




[1]: Saluto Elementale e Preghiere Elementali sono cose diverse. Il saluto elementale è unico per tutte le scuole, mentre il modo di pregare varia da scuola a scuola:
- Fyar: le mani sono giunte con la punta delle dita rivolta verso l’alto (perché il Fuoco tende al cielo e non subisce la gravità e perché prende la forma triangolare di una fiamma). Vengono portate al petto, alle labbra e alla fronte: cuore, verbo e intelletto considerati la genesi della Forza dell’uomo (gestualità ispirata al saluto hindi più noto, ovvero ‘Namastè’).
- Alastra: le mani, dalle dita aperte, sono incrociate e appoggiate al petto. A fine preghiera vengono ‘sciolte’ imitando il gesto delle ali che si ‘spiegano’. Il petto è il luogo in cui è custodito il cuore, simbolo dell’amore, e i polmoni, simbolo di respiro e vita. Le ali spiegate simboleggiano l’apertura agli altri, benevolenza, carità.
- Agadir: le mani sono giunte e le dita intrecciate. Ci si appoggia con la fronte alle mani, in modo che coprano gli occhi. Le dita intrecciate simboleggiano l’unione e la fusione proprie dell’Acqua, quindi l’unità tra le genti. Gli occhi chiusi simboleggiano la capacità di guardare ‘oltre’ le apparenze, inoltre sono i luoghi da cui nascono le lacrime, simbolo delle emozioni.
- Tyran: si prega in ginocchio, con il viso e le mani premute nella terra. Vi è quindi un contatto diretto con l’Elemento di appartenenza attraverso il quale si cerca di stabilire un legame più profondo con la divinità. Simboleggiano l'umiltà e il rispetto.
Il Saluto Elementale, invece, è il saluto arabo: “As-salaam ‘alaykum[2]” (‘la pace sia su di voi’), cui si risponde con “Wa ‘alaykum as-salaam” (‘e con voi la pace’). Si china il capo e la mano viene portata al viso con le dita all’altezza del naso.
Perché il saluto arabo?
O_O perché è bellissimo.



 

…Il Giardino Elementale…



*-* la famiglia di Mamoru!
Ammetto di essere stata fortemente tentata, all’inizio, di affibbiare a lui i fratelli di Kojiro, poi però ho pensato che volevo proprio crearli dal nulla.
Adoro il nome Bairei *-* (che mi ricorda Baiko, altro nome che adoro!) e ho cercato di differenziarli un po’ tutti, i piccini, pur cercando di mantenere delle caratteristiche che li accumunassero a Mamoru: ora i capelli, ora il carattere ecc. Mi piacciono come son venuti. *_* Gli Izawa sono davvero una bella famigliola!
Finisce così il lungo capitolo dedicato a Mamoru, alla sua famiglia e ai suoi segreti, che ormai sono stati svelati del tutto. *_* gioisco nel comunicarvi che... \O/ IL CAPITOLO 12 QUASI TERMINATO!! Manca davvero un pezzettino piccolinissimo *s'odono campane scampanare a festa* Quindi non ci saranno ritardi in queste sei settimane in cui ci farà compagnia (XD). Nel mentre, conto di riuscire a finire (stigheizz, lo devo ancora cominciare *facepalm*) il capitolo 13 che, in teoria, dovrebbe essere di più facile stesura. Diciamolo piano piano, che non si sa mai ç_ç. *_* però il capitolo 14 ha già un pezzetto scritto! *w* (io vado sempre a macchie di leopardo XD).
Allora, io ve lo dico già: preparatevi pissicologggicamente, perché il capitolo 12 sarà Angst dalla prima all'ultima parola. Voi ormai dovreste essere abituati con me. XD

Come sempre, ringrazio tutti coloro che continuano a seguire i nostri eroi in questa lunga e complicata avventura! :*******


Galleria di Fanart (nessuna aggiunta)

- Elementia: Fanart

Enciclopedia Elementale (nessuna aggiunta):

1) Enciclopedia Elementale – Volume Primo: Le Scuole Elementali e l’AlfaOmega

  • Capitolo 1: La Scuola di Tyran
  • Capitolo 2: La Scuola di Alastra
  • Capitolo 3: La Scuola di Fyar
  • Capitolo 4: La Scuola di Agadir
  • Capitolo 5: Gli Stregoni dell’AlfaOmega


  • 2) Enciclopedia Elementale – Volume Secondo: Elementia: storia e caratteristiche

  • Capitolo 1: La Storia
  • Capitolo 2: La Magia in Elementia
  • Capitolo 3: Le Divinità di Elementia


  • 3) Enciclopedia Elementale - Volume Terzo: Cicli di Studio e Titoli

  • Capitolo 1: Cicli di Studio
  • Capitolo 2: Titoli


  • 4) Enciclopedia Elementale - Volume Quarto: Gli Ozora ed i Gamo

  • Capitolo 1: La faida tra gli Ozora ed i Gamo
  • Capitolo 2: L'Armata Reale della famiglia Ozora
  • Capitolo 3: Le Legioni della famiglia Gamo


  • 5) Enciclopedia Elementale - Volume Quinto: Classi Magiche e Professioni

  • Capitolo 1: Elementi e Sacerdotesse Elementali
  • Capitolo 2: Erboristi e Stregoni
  • Capitolo 3: Naturalisti e Alchimisti


  • 6) Enciclopedia Elementale - Volume Sesto: Il Calendario Elementale

  • Capitolo 1: Generalità
  • Capitolo 2: Mesi
  • Capitolo 3: Festività (pagg 1 e 2)


  • 7) Enciclopedia Elementale - Volume Settimo: Le Terre dell'Oltre

  • Capitolo 1: Generalità
  • Capitolo 2: Paràdeisos
  • Capitolo 3: Gefüra
  • Capitolo 4: Infero
  • Capitolo 5: Creature: Salamandre
  • Capitolo 6: Creature: Silfidi, Ondine, Gnomi
  • Capitolo 7: Creature: Driadi, Diavoli
  • Capitolo 8: Creature: Maustaki
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