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Autore: EffieSamadhi    12/01/2012    4 recensioni
[Independence Day (1996) - di Roland Emmerich; con Jeff Goldlbum, Will Smith, Bill Pullman, Margaret Colin, Vivica Fox.]
#084.72 Hours#
[Connie/David]
C’è chi sostiene che il matrimonio, in fondo, non sia che un grandioso atto di fede: sposi qualcuno, e dal momento in cui accade, rinunci a capirlo. Lo accetti per quello che è, e basta.
In fondo, è quello che hai sempre tentato di fare con David, anche prima di sposarlo: accettarlo, senza tentare di capirlo. Non che sia stato un compito facile, specialmente se sei una ragazza piena di insicurezze che ha sposato il supergenio più dotato del MIT.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Tutte le lacrime vanno baciate via.'
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Atto di fede.

#084. 72 hours.

 

 

84. 72 hours, Independence Day (1996) - David, Connie

 

 

Failure has to be an option. In art and exploration, failure has to be an option. Because it is a leap of faith.

{James Cameron}

 

Sei una donna dalla mentalità aperta. Lo sei sempre stata, con gran disappunto di tua madre.

Lo sei sempre stata, e in fondo è per questo motivo che tu e David vi siete innamorati.

C’è chi sostiene che il matrimonio, in fondo, non sia che un grandioso atto di fede: sposi qualcuno, e dal momento in cui accade, rinunci a capirlo. Lo accetti per quello che è, e basta.

In fondo, è quello che hai sempre tentato di fare con David, anche prima di sposarlo: accettarlo, senza tentare di capirlo. Non che sia stato un compito facile, specialmente se sei una ragazza piena di insicurezze che ha sposato il supergenio più dotato del MIT.

È quello che stai cercando di fare anche adesso, chiusa in uno stanzino dell’Area 51, a decine di metri sotto terra. Stai cercando di accettare che le sue labbra siano premute sulle tue, anche se i documenti dicono che non siete più sposati da trentasei mesi.

Buffo, però. Tre anni di divorzio, e improvvisamente lui ripiomba nella tua vita dicendo di aver decodificato un messaggio alieno. Ma tu lo accetti, senza cercare di capirlo, perché David è David: non è mai stato il marito perfetto, ma conosce il suo mestiere. Se lui ti guarda in faccia e ti dice che esistono altre forme di vita nell’universo, e che una di esse ha appena puntato il mirino sulla Terra e sta per fare fuoco, tu gli credi anche senza chiedere prove, perché Dave è Dave, e non mentirebbe su una cosa così importante.

È anche per la sua sincerità che ti sei innamorata di lui, in fondo: vi siete conosciuti al primo anno di università, e non avete potuto fare a meno di finire insieme. Eppure nessuno credeva in voi, all’inizio: come poteva una ex-cheerleader vicepresidente del consiglio studentesco fare coppia con un secchione ebreo trincerato dietro un paio di enormi occhiali da vista? Eppure ce l’avevate fatta, in qualche modo. Cerchi di ricordati com’è successo, cerchi di riportare alla mente l’istante preciso in cui hai iniziato ad amarlo. Non ci riesci. È come se la vostra relazione non avesse avuto un inizio. Se credessi nel destino, forse diresti che il vostro amore era parte di un disegno più grande. Ma tu, oh, tu non hai mai creduto nel destino. Sei una mente scientifica, come lui. Beh, forse un po’ meno di lui.

Ti sforzi ancora un po’, e cerchi di ricordare l’istante in cui hai smesso di amarlo. Impossibile stabilirlo. Ci dispiace, l’informazione non è disponibile. Senti le sue dita scendere nel buio, accarezzare parti di te che nemmeno ricordavi di avere. Ti lasci sfuggire un sospiro, vi guardate. Ti coglie l’illuminazione: non hai mai smesso di amarlo. Ti blocchi, immobile, con le braccia attorno al suo collo e il petto che si alza e si abbassa convulsamente per riprendere fiato.

“Va tutto bene?”

La sua voce. Quanto ti è mancata la sua voce, in questi tre anni? Adesso ricordi l’istante in cui hai iniziato ad amarlo: dev’essere stato quando ti ha rivolto la parola per la prima volta. Cercava lo studio del suo professore di informatica, e distratto come sempre era finito nel dormitorio femminile. Deve essere quello, deve essere quello l’istante in cui ti sei innamorata di lui.

Non gli rispondi, la gola secca per l’emozione. Resti lì a guardarlo, come in trance, e non riesci a evitare il ricordo di voi due insieme, di voi due sposati. Improvvisamente, ti torna alla mente com’era condividere il tavolo della colazione, mettere ordine tra i suoi calzini, guardarlo stringere la matita tra i denti ed elaborare i suoi progetti da cervellone, comprare il detersivo in confezioni industriali per risparmiare qualche dollaro, addormentarsi sui libri di marketing la sera e svegliarsi accanto a lui il mattino dopo, stringersi al suo petto durante un temporale, serrando i denti per non strillare di paura. Il cuore ti batte forte come i primi tempi della vostra relazione, e dunque cerchi di non ripensare al suo modo di fare l’amore, mai uguale eppure sempre rassicurante e soddisfacente, così diverso da come te lo eri aspettato – insomma, lui era un secchione. Non ci si aspettava tanta intraprendenza, da un secchione.

E tu hai sempre accettato ogni parte di lui, l’hai sempre accettato a scatola chiusa, così com’era, perché David è sempre stato David, in ogni momento della giornata. Sempre il solito, sempre lo stesso. E ora che ti sporgi in avanti e sei tu a baciare lui, scopri che forse nemmeno tu sei mai cambiata, nonostante tre anni di lontananza e i tailleur grigi che indossi ogni giorno. Sei sempre la sua ragazza, sempre la stessa giovane che è arrossita nel vederlo inginocchiarsi davanti a te, davanti a tutti, il giorno della laurea, chiedendoti in moglie. Sei sempre la stessa, e sei ancora sua, adesso più che mai, adesso che le sue mani scivolano lungo la tua schiena, adesso che si fermano sulle cosce, adesso che il suo bacino preme contro il tuo, facendoti sentire il suo desiderio di te – uguale a un tempo, forse ancora più di allora.

Rinunci alla logica, rinunci a capire come sia possibile amarti ancora, nonostante un divorzio e tre anni lontani. Accetti il fatto che lui ti ami ancora, sei pronta ad accettarlo senza prove, sei pronta a fidarti di lui come non ti sei mai fidata di nessuno.

Sorridi nella penombra, ricordandoti di quante volte vi siete amati così, in fretta, di nascosto, ai tempi dell’università, quando si dimenticava i vostri appuntamenti e andavi a cercarlo nel laboratorio di informatica, o come quando bussava alla tua camera, a notte fonda, insonne e stanco, arenato su un esperimento che non voleva saperne di riuscire. Hai sempre creduto in lui, anche senza prove. Perché hai creduto che il tempo avesse cambiato qualcosa? Siete cresciuti, e ti sei erroneamente convinta che le vostre strade si fossero divise. Balle. Dave è rimasto lo stesso, sì. Dave è rimasto lo stesso del giorno in cui l’hai conosciuto, e tu hai sentito il bisogno di proclamarti diversa. Ma perché, poi? Forse perché invidiavi la sua capacità di non rinnegare se stesso, la sua capacità di diventare lo scienziato che aveva sempre sognato di essere. O forse ti faceva male vederlo buttare via il proprio genio in un laboratorio di terz’ordine, sapendo che con la sua testa avrebbe potuto convincere le leggi dell’universo a cambiare.

Le sue labbra bruciano sulla tua pelle, e quando il suo corpo torna a completare il tuo, come non succedeva da troppo tempo, capisci che tutto il tempo passato senza di lui è stato semplicemente tempo sprecato. Il tuo corpo ha sempre accettato il suo, senza cambiare e senza domandare a lui di farlo. Perché la tua testa ha sentito il bisogno di complicare le cose? Perché non sei stata in grado di continuare ad accettarlo, perché non sei riuscita a continuare a fidarti di lui? Vorresti averlo fatto. Adesso che hai passato tre anni senza di lui, adesso che sai cosa vuol dire vivere senza David, non intendi separarti da lui per più di un giorno.

Consumate le vostre energie e l’ossigeno dello stanzino, finché entrambi non vi sentite di nuovo completi, vivi come un tempo. Restate a guardarvi per un tempo infinito, ancora aggrappati l’uno all’altra, incapaci di dire qualsiasi cosa. Buffo, però. Ci sono voluti tre anni per tentare di dimenticarlo, e meno di tre giorni per ricordarsi di amarlo. Ma anche questo fa parte di Dave. Non puoi fare a meno di accettare di amarlo, e basta.

L’altoparlante nel corridoio, pochi metri oltre la porta sbarrata dello stanzino, inizia a gracchiare: “Il dottor Levinson è atteso in laboratorio. Il dottor Levinson è atteso in laboratorio. Meno due ore all’inizio della missione.”

David scivola via da te, e improvvisamente ti rendi conto di quanto siano stati vuoti e freddi questi tre anni senza di lui. Ti risistemi e cerchi di farti vento con le mani, per allontanare il rossore che di certo ti imporpora le guance. Lo guardi riallacciarsi i pantaloni e girare per il verso giusto le maniche della camicia, e senti il bisogno di dire qualcosa. Qualsiasi cosa.

“Io non ho mai avuto una relazione con Whitmore.”

Solleva lo sguardo su di te, sorpreso. Riabbassa gli occhi. “Lo so. Non ho mai creduto davvero che avessi una relazione con lui.” Smetti di agitarti le mani davanti al volto, e rimani ferma a fissarlo. In questo momento vorresti non amarlo così tanto, così potresti picchiarlo e non sentirti in colpa. Si accorge del tuo sguardo, e infilandosi la camicia confessa il proprio crimine: “Avevo solo bisogno di una scusa per allontanarti, credo. Non eri felice, e io volevo che lo fossi.”

“Io ero felice, Dave.”

“A me non sembrava.”

“Lo ero, sul serio. Forse ero troppo impegnata per dimostrartelo, ma lo ero. Ti amavo, Dave.”

“Com’è possibile? Come sei riuscita a innamorati di… di uno come me?”

Ti stringi nelle spalle, come una bambina. “Non lo so. Ho rinunciato a capire il perché di tante cose. Mi limitavo ad accettare il fatto che ti amassi.”

“Un atto di fede.”

“Sì, più o meno.”

“Non è da te.”

“Lo so.”

Rimani a guardarlo, e lui resta a guardare te, di nuovo a distanza di sicurezza, come se questo breve intermezzo di passione fosse stato soltanto il frutto dell’immaginazione di entrambi. “Io… dovrei andare. Devo finire di istruire Steve su alcuni… particolari di… guida.” Deglutisce, nervoso, e vedi il pomo d’Adamo muoversi su e giù come quando era ragazzo. “Connie, io tra due ore andrò lassù.”

“Sì, lo so. Lo accetto. Davvero.”

“No, lo so, non è questo che volevo dire. Io… abbiamo buone probabilità di riuscita, ma… potremmo anche non… fallire.”

“Lo so.”

“Bene. Ok.” Si avvicina alla porta, ma prima di aprirla torna a guardarti. “C’è la possibilità che la missione riesca, ma che io e Steve non torniamo indietro. In quel caso, per favore, ti prenderesti cura di mio padre?”

Non riesci a promettergli che sarà così. Non sei così forte. Ti avvicini a passo spedito, e lo baci ancora. “Io mi fido di te, Dave. Mi fido ciecamente di te.”

 

[1714 parole.]

 

Note dell’Autrice

Stavo cercando un pairing da abbinare a questo prompt, quando mi sono ricordata che questo film si svolge essenzialmente in tre giorni (due, tre, quattro luglio),

in totale settantadue ore. Di qui, poi mi sono resa conto che Connie e David, durante questi tre giorni, imparano a conoscersi di nuovo, e ad amarsi di nuovo.

Non potevo lasciarmi sfuggire l’occasione.

[E poi, io ho una cotta incalcolabile per Jeff Goldblum.]

   
 
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