Any moment,
everything can change…
CAPITOLO
2: Cambiamenti
«Vieni,
te lo faccio vedere! »
Sango e Kagome si
precipitarono, ridendo, lungo il corridoio principale, dalla sala
mensa, ancora
pina di rumoreggianti studenti affamati, verso gli armadietti. Kagome
aprì
velocemente il quarto in alto a sinistra, il numero 112, estraendone
una cartellina
colorata. «Che te ne pare? » Chiese mostrando alla
sua amica un disegno. Questo
ritraeva una ragazza bruna con indosso un bellissimo abito rosa pesca,
attillatissimo,
aveva la gonna tagliata trasversalmente sul ginocchio e una scollatura
vertiginosa sul seno. In vita una cintura di strass verde acqua.
«Kagome,
è bellissimo! » Esclamò Sango
riferendosi al modello che sarebbe presto
diventato un bellissimo abito da sera, ideato e realizzato da Kagome
stessa per
il ballo dei ciliegi che si sarebbe tenuto di lì a un mese
circa per inaugurare
l’arrivo della primavera e, insieme, l’inizio degli
ultimi mesi di liceo per
quelli del terzo anno. Aspirante stilista, la ragazza non si era mai
azzardata
a creare qualcosa di così impegnativo; ma, poiché
i suoi studi sarebbero
proseguiti, l’anno successivo, all’accademia di
moda, contro il volere di suo
nonno, proprietario di un tempio scintoista, aveva pensato che fosse
ora! «Davvero
Kagome per essere un primo esperimento
è…perfetto! »
«Grazie!
» Fece Kagome di rimando «E per ringraziarti di
essere mia amica, inizierò
presto a disegnare il tuo! »
«Cosa!?
» Esclamò Sango sorpresa. Non avrebbe mai sperato
in tanto. «Kagome sei
gentile, davvero ma io non so se ci vado… »
«Ma
dai! Devi venirci assolutamente, è l’ultimo anno!
all’università non ci sono
feste scolastiche! » Ribatté testarda
l’altra.
«Ma
nessuno mi inviterà e tu e InuYasha… »
«Sango
io non lo so, non lo so davvero se quel cocciuto mi chiederà
di andare al ballo
con lui…non è il mio ragazzo, dopotutto.
» ammise Kagome con gli occhi bassi.
«Già…tipico
di InuYasha…un eterno indeciso, capriccioso e permaloso!
»
«Ehi,
calma, non scaldarti, a me va bene così, sai…per
tutto quello che ha dovuto
affrontare a causa della sua famiglia va più che
bene…la sua vita non è stata
tutta rosa e fiori, è normale che non abbia fiducia nel suo
prossimo, no? »
Sango
sorrise, aveva una santa pazienza quella ragazza che era qualcosa di
sovrannaturale,
per quanto fosse una ragazza calma, lei lo avrebbe già
fucilato!
«E
poi chi te l’ha detto che non ti invita nessuno? »
Riprese Kagome con la sua
solita allegria.
« C’è sempre Kinomya!
Chissà che tu non riesca a scroccargli un invito! »
«Kacchan,
io… »
«Non
accetto obiezioni; oggi pomeriggio vieni a casa mia a farti prendere le
misure.
Chiuso il discorso! »
«Ma
tu vuoi avere sempre l’ultima parola? » chiese
Sango esasperata seguendola
verso la sala mensa.
«Chi
è che vuole sempre l’ultima parola? »
Fece ironico il ragazzo contro cui il
naso di Kagome si trovo spiaccicato.
«Oooh!
Finalmente abbiamo ritrovato il disperso!
» disse Kagome con falso stupore.
«Dove cavolo sei stato per tutto il
pranzo? »
«Non
lo immagini? » Disse ammiccando ad una ragazza bellissima che
entrava proprio
in quel momento in mensa. Kagome lanciò uno sguardo
eloquente a Sango, che lei
non restituì, gli occhi profondamente tristi. « E
Voi, che ci facevate
qui? »
«Stavamo…»
«Stavamo
cercando gli appunti per la prossima lezione. » la interruppe
Sango mostrando
un plico bianco «…e ora io me ne andrei in bagno,
eh? ci vediamo dopo Kacchan! »
e scappò verso il bagno che era esattamente due corridoi
dopo.
Kagome
la guardò dubbiosa mentre tornava in mensa con Miroku,
chissà perché non aveva
voluto che il ragazzo sapesse cosa si dicevano. Era un po’ di
tempo, a
proposito, che la sua migliore amica era un tantino strana.
«Kinomya…»
«Ti
prego Higurashi, » La interruppe lui. «Non
chiedermi che cos’ha Sango…non
saprei cosa dirti…»
«Avete
litigato? » Azzardò la ragazza mentre entravano in
mensa e rispondeva al saluto
di InuYasha.
«Magari…»
Sospirò l’altro «Almeno avrebbe un
motivo per evitarmi… »
Lasciò
correre l’acqua dal rubinetto aspettando, con le dita sotto
il getto, che
diventasse fresca, sciacquandosi poi il volto, leggermente arrossato.
«Perché
deve essere tutto così maledettamente complicato?!
» Gridò scagliando un pugno
contro il muro accanto allo specchio, il che non fu esattamente una
buona idea.
Quando due o tre lacrime ribelli minacciarono di caderle dagli occhi
castani,
scosse la testa, cercando di calmarsi. Tutto quel parlare di sentimenti
con
Kagome, aveva ricordato a Sango i suoi; così confusi e
ignoti in quel momento.
E dire che tutto era iniziato in un attimo, un momento prima era certa
di
conoscerli come il suo palmo, un attimo dopo una confusione totale.
Aveva
sempre navigato in acque tranquille e calme, poi,
all’improvviso, una tempesta
aveva sballottato la sua nave tra venti contrapposti.
Il
trillo del campanello risuonò
allegramente in casa Kinomiya, quel pomeriggio; Miroku
scattò giù dal letto su
cui stava seduto e precipitò ad aprire la porta.
«Ciao
Sangochan! » salutò con un grande
abbraccio colei che si ritrovò davanti. «
È tutto pronto di là, mancavi solo
tu! »
«
Il mio nome è Sango! » sibilò la
ragazza. Non le piaceva essere considerata una bambina da Miroku, quel
suffisso
denotava la loro grande intesa, certo, ma significava che lui era
rimasto a
dieci anni prima, quando erano solo due bambini. Poi tirò un
gran sospiro ed
entrò; quel pomeriggio la aspettava una vera e propria
battaglia, aiutare
Miroku a preparare l’esame supplementare di matematica. Dopo
tante ramanzine il
ragazzo aveva imboccato la retta via ed era riuscito ad ottenere la
sufficienza
in tutte le materie, tranne in matematica; l’unica materia
che non gli entrava
proprio in zucca, figuriamoci poi la geometria analitica! Disperato,
quando i
prof gli avevano proposto l’esame supplementare, si era
rivolto per aiuto a
Sango, decisamente predisposta alla materia.
«Veramente,
dato che non ci sono i tuoi
e dovremo necessariamente passare la notte in bianco, vorrei che ci
trasferissimo dalla tua stanza al salotto, vicino al
camino…come quando eravamo
piccoli…» Disse Sango con un’aria da
bambina che fece sorridere Miroku. E poi
si lamentava del soprannome che Miroku gli dava! «Anche
perché fa un freddo!
»
«Ok!
»
Rispose il ragazzo convinto tentando una pronuncia alla
“ inglese d.o.c”
«Prendo coperte e cuscini e torno! » E si
fiondò in camera sua.
Come
aveva promesso, Miroku fu ben
presto di ritorno con in mano un paio di lunghe e pesanti coperte e tre
o
quattro cuscini che tratteneva a fatica. Mentre il camino si
riscaldava,
sistemò le coperte sull’enorme tappeto persiano,
ai piedi del divano. Tornò
ancora una volta in camera sua per prendere alcuni libri, un quaderno e
il
dizionario; poi si sedette a terra insieme a Sango, finalmente pronto
per
studiare.
«Cos’è
che ti dà maggiori problemi? »
Chiese subito Sango. Ma il suo entusiasmo si spense quando lesse la
perplessità
sul volto di Miroku. «Forse è meglio una terapia
d’urto! »
Miroku
annuì decisamente.
E
così andarono avanti a studiare per
delle ore; Sango era contentissima di poter essere utile al suo
migliore amico,
e poi lui era così intelligente, quando voleva apprendeva
subito, senza troppo
sforzo, tanto che più che una seduta intensiva di
matematica, sembrava una
serata di divertimento. Tuttavia, nel bel mezzo della ricapitolazione
teorica,
entrambi si lasciarono un po’ troppo andare e, in pochissimo
tempo, si
trovarono stretti fra le braccia di Morfeo.
Una
sensazione di tranquilla serenità le
pervase nello stesso attimo in cui il dormiveglia cessò e
Sango realizzò di
essere sveglia. Era distesa su un lato e una mano, una mano grande e
forte, le
accarezzava dolcemente i capelli e le guance; aprì gli occhi
e si trovò a
specchiarsi in quelli grandi e profondi di Miroku.
«Ti
ho svegliata? » Chiese dolcemente il
ragazzo che la fissava facendo scivolare i capelli di lei fra le dita.
«Ho
pensato che sul pavimento stavi scomoda, così ti ho poggiata
qui…»
Subito Sango si
alzò a sedere, sconvolta da
uno strano scalpitare che andava fra il suo stomaco e il cuore che non
seppe
decifrare. Le guance
le si imporporarono
e lei desiderò essere in qualsiasi altro luogo, tranne
lì.
Li per lì non ci
aveva fatto troppo caso. Ma
la cosa si era ripetuta altre volte nel giro di una settimana, non
riusciva a
capire cosa fosse quella strana sensazione, le impediva anche solo di
parlare
con Miroku, ormai. Ed era palese che ne soffrissero entrambi.
Probabilmente
non era nulla di grave,
una cosa stupida, ma lei ci stava male da morire, desiderava che tutto
tornasse
come prima e che non le facesse più male al cuore che Miroku
scavasse nella sua
anima con quei grandi occhi
azzurri, che
la stringesse forte a se, o che la chiamasse sangochan…
CONTINUA…
Se amate inuyasha, non perdetevi le altre mie fiction su questo manga!
Al mio tesoro più grande (Sango pensa a Miroku e ai sentimenti che prova per lui)
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=213000&i=1
If I Die tomorrow (Quali sono le paure di Miroku?)
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=166414&i=1
Alla calda luce di un falò (Sesshomaru x Rin ---> l'ho scritta e si è avverata in parte l'estate successiva, quindi ci sono molto affezionata)
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=42472&i=1
L'ultima lacrima (Naraku è stato sconfitto, ma perchè le guance di Sango sono rigate dalle lacrime? ---> ad oggi la mia fic del cuore.)
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=18302&i=1
Alla prossima! mi raccomando, commentate!