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Autore: _ j u l i e t t e    12/01/2012    3 recensioni
Titolo precedente: We're living in the SMTown!
[ Estratto dal primo capitolo ]
" Il beat potente di Ready or Not inizia a diffondersi nella sala d’incisione, mentre i ragazzi si preparano a cantare. La prima battuta è di Minho*, ed immancabilmente arriva lo scuotere di capelli di Onew come fa sempre nei concerti. Il MIO Onew, che se solo sapesse probabilmente la sua voce avrebbe un crack cosmico. "
Buona lettura!
Spero vi piaccia! *-*
Genere: Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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TRACK 5 :: Step by step

( Chapter’s Song : Step by step – f(x) )

Onew’s PoV

Passarono le settimane, con esse i mesi e Madison sotto i nostri occhi cresceva e diventava sempre più bella.
Iniziava a ridere, a dire le prime parole, a chiamarci “mamma” e “papà”, a muovere i primi passi e fare i primi disastri e piccole emergenze, come quella volta in cui si era messa una mia felpa sulla testa, aveva giocato a moscacieca ed era andata a sbattere contro il pianoforte di Taemin.
«Maddie! Ah, sei proprio figlia di tuo padre. Rassegnati amore, non esiste più la Onew sangtae ma la Maddie sangtae!», era accorsa subito Luna togliendole la maglia dagli occhi ed “attaccando” me che, per inciso, ero appena entrato in casa.
«Ma che ho fatto?», mi domandai andando a salutarle entrambe.
La cosa strana di nostra figlia era che non piangeva. Qualsiasi cosa si facesse non piangeva. Certo si lamentava come tutti i bambini, ma non urlava né strepitava facendo scene da opera tragica.
Compiuti tre anni assomigliava già in tutto e per tutto a Luna anche se, come lei stessa aveva desiderato ancor prima che Maddie nascesse, aveva il mio sorriso.
Davanti ai nostri occhi vedevamo il fiore del nostro amore crescere sempre di più, diventare un bocciolo ed aprirsi in una meravigliosa rosa.
Quando compì quindic’anni ormai la somiglianza con sua madre era ovvia ed evidente.
Sin da bambina l’avevamo portata alla SM, tanto per farle conoscere l’ambiente e tutti i suoi svariati zii e zie acquisiti.
Tutti l’avevano amata da subito ed avevo la mia bella convinzione di essere l’unico ad aver avuto una figlia alla SM, tra gli artisti quantomeno.
Ed ora che era quindicenne era praticamente diventata di famiglia.
Essendo entrambi cantanti non ci stupimmo più di tanto quando scoprimmo anche la sua, di voce.
Raggiungeva e superava facilmente le ottave che riusciva a toccare Luna, ma aveva la mia stessa morbidezza.
Era un connubio pressochè perfetto e quando la sentii cantare The name I loved mi commossi come mai mi era capitato di fare.
Nonostante fosse una canzone triste, quando era piccola gliela cantavo spesso per farla addormentare.
E poi, oltre a ciò, era pur sempre mia figlia e sentirla cantare era un’emozione grandissima, non per modo di dire.
«Papà non piangere!», aveva esclamato sorridendo del mio stesso sorriso, prendendomi un po’ in giro assieme ai miei adorati colleghi ed all’amore della mia vita quando le risposi: «E chi piange?».
Sì, effettivamente con gli occhi lucidi me la sarei anche potuta risparmiare, ma ormai era grande, era nell’ambiente della SM praticamente dalla culla, quindi era inevitabile che a sua volta fosse interessata a quel mondo essendovi cresciuta dentro.
Non mancava mai di partecipare a qualsiasi spettacolo scolastico, per dirne una. Evidentemente aveva ereditato il gene artistico da noi.
Oltre a ciò aveva un ottimo rapporto con tutti, anche con i suoi zii e zie che ormai si reputavano tali di natura.
Con Key andava a fare shopping e con Krystal parlava di ragazzi come se fossero state amiche da una vita, Tae le insegnava a suonare il piano e Amber si occupava dell’inglese.
Ed il bello era che tutto ciò succedeva tutti i giorni come una routine ma non erano lezioni, era… era una cosa naturale che succedeva e basta.
E finchè Madison era felice mi sarebbe andato bene tutto.

 

Taemin’s PoV

Successe un giorno mentre le suonavo qualcosa al piano per aiutarla a concentrarsi sui compiti che le avevano dato a scuola.
«Zio Tae?», chiese alzando lo sguardo.
Io continuai a suonare rispondendole con un: «Sì, Maddie?».
«Tu quando… quando hai debuttato con papà e gli zii?».
Quella domanda mi spiazzò un po’, tuttavia sorrisi, le rivolsi uno sguardo e poi risposi.
«Nel Duemilaotto, te l’abbiamo detto tante volte»
«Sì, lo so, ma intendo… quanti anni avevi?», mi chiese un po’ titubante. E forse stavo anche capendo dove stava per andare a finire.
La melodia divenne più lenta, meno energica, più quasi da ninna nanna. Sospirai.
«Avevo quindic’anni, Madison. Come te», sorrisi di nuovo. L’anno del debutto era stato strano per me. Avevo quindic’anni, ero il più piccolo ed ero quello che aveva più anni di scuola davanti.
Dall’uscita di Replay, ormai distante anni luce, anche le ragazze della mia classe erano diventate mie fan ed era… strano. Parecchio strano. Un ragazzino che prima era tutto timido nel giro di un anno si era ritrovato ad avere centinaia di migliaia di fan, come già detto, anche a scuola.
Tuttavia nonostante avessi attorno decine di ragazze nessuna mi interessava particolarmente, a meno fino a quando non mi diplomai, poi mi laureai e durante il primo concerto in Italia, a Venezia, incontrai Elisabetta, dieci anni fa, una giovane studentessa di lingue orientali che per pagarsi gli studi faceva la cameriera nel locale  accanto al nostro hotel. Il bello era che lei neanche sapeva chi fossi quando le andai a chiedere un caffè macchiato. In realtà prima rimasi un po’ scioccato quando la salutai con un “salve” decisamente strascicato e lei con un fluentissimo “annyeong haseyo” come se nulla fosse.
«Oh niente, si capisce dall’accento», mi aveva risposto facendo spallucce quando le avevo chiesto come avesse capito che ero coreano.
«Paolo, un macchiato per favore! Anzi, fanne due va!», aveva esclamato in italiano verso qualcuno che io non avevo potuto vedere ma del quale sentii la risposta.
«Sì Eli! A ‘sto punto ne faccio pure cinquanta!»
«Eh, buona idea!», aveva riso di una risata cristallina tornando ad occuparsi delle sue faccende.
«Mi chiamo Elisabetta, comunque»
«Io sono Taemin». E le avevo stretto la mano.
Una volta tornato in hotel mi ero lasciato letteralmente cadere sul letto e avevo guardato il soffitto.
«Elisabetta…», avevo detto appena.
Jonghyun si era fermato esattamente di fronte a me e mi aveva fissato.
«Che accidenti hai detto?», aveva chiesto strabuzzando gli occhi. Io mi ero semplicemente messo a ridere, scuotendo la testa come a dire: “non puoi capire”.
E invece poteva, ma dettagli.


Dopo aver viaggiato per un po’ nei ricordi del primo incontro con quella che adesso era la mia fidanzata a tutti gli effetti mi allontanai dal piano per avvicinarmi a mia nipote.
«Zio Tae io… voglio entrare alla SM», sparò.
Un bel proiettile che mi colpì dritto in mezzo al petto ma che non sentii più di tanto. Dopotutto me l’aspettavo. Aveva vissuto tra casa sua, l’asilo, il parco e la casa discografica, quindi era praticamente impossibile che decidesse di rimanere il più lontana possibile da quel mondo.
Nessuno l’aveva forzata, semplicemente Jinki e Luna avevano trovato in un certo qual modo giusto far conoscere anche a lei l’ambiente semmai un giorno avesse voluto entrare a farne parte anche lei.
E a quanto pareva quel giorno era arrivato.
«Okay. Come mai lo dici a me? Non fraintendere, non è che non sia felice del fatto che ti vuoi confidare con me ma… l’hai detto a tuo padre?», domandai e vedendola scuotere la testa non capii perché, difatti fu quello che le chiesi.
«Perché penso che lui non sarà d’accordo»
«No, non dire così. Ascolta Maddie…», dissi posandole una mano sulla spalla.
«Conosco tuo padre da tantissimi anni. Siamo quasi come fratelli ormai, tu lo sai, e credimi se ti dico che lui vuole solo il tuo bene, così come lo vuole tua madre. Vogliono solo che tu sia felice. E se questo ti renderà felice stai certa che ti lasceranno perseguire il tuo sogno. Non vedo perché non dovrebbero farlo quando d’altronde è stato anche il loro, prima del tuo!», sorrisi.
Era stato il loro come il nostro e per fortuna tutti avevamo avuto l’appoggio delle nostre famiglie.
Figuriamoci che il padre di Minho l’aveva addirittura fatto desistere dalla volontà di perseguire la carriera di calciatore. E per fortuna, direi oggi.
«Dici?»
«Dico. Dai nipotina, non ti preoccupare! Guarda, se ti va gliene parliamo assieme, eh?», domandai sorridendole nuovamente.
«Va bene zio. Grazie»
«Ma figurati», sorrisi baciandole la fronte.
«Per la mia nipotina questo ed altro».

 
Come previsto Jinki la prese… in modo strano.
Rimase zitto per parecchio tempo quando gli parlai della decisione di Madison.
«Non lo so Taemin… insomma, avevo messo in conto che essendo figlia nostra prima o poi sarebbe successo, però…», esitò passandosi stancamente una mano sugli occhi.
«Sai bene quanto me com’è la nostra vita e…»
«Ascolta, ti posso dire una cosa?», domandai.
Il suo sguardo fu più che eloquente.
«Se non volevi che entrasse a far parte di questo mondo forse non dovevi portarla agli studi a due anni di vita»
«Non è questo Tae, lo sai bene»
«E allora qual è il problema?», esclamai spazientito.
«Tua figlia è piena di talento. È bella, ha una bellissima voce, sa ballare… lo so che vorresti preservarla dalla fatica, dallo stress che questo lavoro comporta, lo farei anch’io se io ed Elisabetta avessimo una figlia! Ma ciononostante ricordati che questo è stato il nostro sogno, lo è ancora. E probabilmente ora è anche il suo», dissi semplicemente.
Sarei sempre rimasto il maknae degli SHINee, tuttavia ero cresciuto e anche se Jinki sarebbe sempre rimasto il mio hyung ora ci parlavamo come pari. Non che una volta non lo facessimo, ma era un’altra cosa. Ora mi sentivo di potergli dire determinate cose, di potergli parlare da uomo a uomo perché era quello che eravamo ormai, e da parecchio.  
Sospirò pesantemente. Potevo capire che fosse una decisione difficile, ma era ciò che lei voleva. Madison era intelligente e poteva ormai decidere da sola per la sua vita, per ciò che avrebbe voluto fare. D’altronde non avevamo fatto lo stesso anche noi? E molto prima di quindic’anni? Quindi perché lei non avrebbe dovuto essere in grado di decidere?
«Avanti Jinki…»
«Oh, d’accordo!», concluse infine con un mezzo sorriso che comunque era pur sempre un sorriso. Il che voleva dire che l’idea non dispiaceva nemmeno a lui. Non del tutto.
«Allora posso dirglielo?», domandai.
«No», disse scuotendo la testa, ficcando le mani nelle tasche dei jeans.
«No, glielo dico io», sorrise nuovamente.
Annuii e sorrisi, facendo qualche passo indietro e sentendo appena la porta che si apriva dietro di me.
«Okay hyung»
«Ah sei qui!», esclamò una voce che conoscevo e nella quale sentii un sorriso.
Voltandomi incontrai lo sguardo azzurro e caldo di Elisabetta.
«Puoi uscire un secondo? C’è mia madre al telefono, vuole farti gli auguri», sorrise tenendo una mano sul ricevitore e facendo spallucce.
Mi voltai un secondo verso Jinki ed alzai una mano per salutarlo.
«Jinki, diglielo tu allora, ok?»
«Certo!».
E mentre uscii assieme ad Elisabetta lo sentii chiaramente canticchiare “saengil chuka hamnida”.
Sorrisi prendendo il ricevitore dalle mani della mia fidanzata.
«Annyeong haseyo Marta!»
«Annyeong Taemin! Saengil chuka hamnida!».
E da là, dal mio italiano ancora un po’ strascicato e dal suo coreano altrettanto strascicato – eravamo sulla stessa barca sostanzialmente – iniziò una telefonata eterna, degna della più fantastica suocera italiana.
«Va bene! Sì, sicuramente, non mancheremo! D’accordo Marta! Annyeong! Ciao!», sorrisi chiudendo la comunicazione intercontinentale e restituendo il cellulare ad Elisabetta, passandole nel frattempo le braccia attorno alla vita.
«Tua madre vuole che la andiamo a trovare. Il più presto possibile»
«Sì, lo so. Ha fatto una testa così anche a me. Ma per il momento non progetto di spostarmi da qui»
«Nemmeno io, sai», sorrisi baciandola.
«Tanto meglio», disse allontanandosi appena e sorridendomi a sua volta di quel suo sorriso italiano che mi aveva fatto innamorare.

 

 

Libretto
Annyo!
In questo capitolo abbiamo visto il secondo flashforward della ff, un salto in avanti di diversi anni. So che così facendo ho accelerato le cose, ma capirete che non potevo perdere capitoli su capitoli a raccontare della crescita di Madison, altrimenti sarebbe diventata una cosa eterna e soprattutto noiosa.
Cooomunque, abbiamo visto la sua decisione. Un po’ scontata, lo ammetto, ma è necessaria per il proseguimento della storia per come l’ho impostata (sennò andava per cavoli suoi e veniva fuori un casino xD).
E sì, sì l’ho fatto.
L’ho fatto.
Ho fatto venire gli SHINee da noi!
E ho messo Taemin con un’italiana! xD Ho voluto togliermi uno sfizio, tutto qui ^^ Comunque non avrà mai una posizione così importante nella ff ^^Ma non si sa mai...  

Al prossimo capitolo! ;)

Hwaiting!
J u l

 

Special Thanks

Per le preziosissime recensioni ringrazio:
- Asuka Black e x_cyanide, con le quali oltretutto mi scuso per il brusco cambiamento di pairing ^^” I’m so sorry…

 

 

 

- Disclaimer
Ogni riferimento a cose, persone o fatti realmente accaduti è puramente casuale.
Nessun profitto è ricavato dall’opera.
La SM Entertainment e le sue produzioni non mi appartengono.

© 2007 – Step by Step – DBSK – SM Entertainment

 

  
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