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Autore: Flami Destrangis    12/01/2012    10 recensioni
Ai ha finalmente completato l'antidoto contro l'APTX. Ma, come tutti i farmaci, quella piccola pillola, all'apparenza innocua, potrebbe rivelarsi una medicina o un veleno. Che fare, dunque? Provarla significa due cose: morire o tornare ad essere Shiho. E' davvero ciò che vuole?
Ma ben presto, quando gli Uomini in Nero torneranno a farsi vivi, non ci sarà più tempo per riflettere, e i dubbi lasceranno spazio ad un'unica certezza: non c'è vita senza libertà. Ed è per essa che bisogna lottare, ad ogni costo.
Genere: Azione, Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Un po' tutti | Coppie: Shiho Miyano/Ai Haibara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gocce di Sherry

 

IMBARAZZO

Quello fu il giorno più lungo della loro vita. Le ore sembravano  non passare mai, si perdevano nella consapevolezza di non poter muovere un solo dito. Shinichi non poteva uscire, non poteva farsi vedere. Shiho avrebbe potuto farlo, ma sapeva che sarebbe stata pedinata. Che senso aveva, dunque, muoversi di casa? Il dottor Agasa aveva telefonato a scuola da un cabina telefonica per avvertire della loro prolungata assenza. Causa: problemi di famiglia. In un certo senso la scusa era in parte vera: i problemi c’erano davvero, anche se erano leggermente più complicati di quelli di famiglia.

Nessuno dei due aveva dormito quella notte. O meglio, Shiho aveva finto di farlo. Shinichi non si era nemmeno sforzato. Aveva continuato a guardare il soffitto e ad aspettare che lo schermo del cellulare si illuminasse. E poi, finalmente, dopo ore di attesa, quel maledetto schermo si era acceso. Ran gli aveva mandato un’e-mail. L’aveva letta tutta d’un fiato. Poi, aveva richiuso il cellulare. Ma non aveva potuto smettere di pensare a lei.

Passarono la mattina intera senza scambiarsi una sola parola. Conan e Ai, seduti uno di fronte all’altro, avrebbero avuto molte cose da dirsi. Shinichi e Shiho, invece, erano in grado di fissarsi e basta, senza dire una sola parola.

Shinichi e Shiho. I loro nomi erano molto simili. Era impossibile pronunciarli uno di seguito all’altro. Ognuno di loro aveva i propri pensieri per la testa. Lui pensava a un piano, lei pensava a come sarebbe stato ritrovarsi davanti Gin, faccia a faccia, come ai vecchi tempi.

Mangiarono qualcosa di malavoglia, nessuno dei due aveva fame.

“Chissà cosa stanno facendo ora gli altri.”

Ore dodici e mezza. Shiho aveva pronunciato la prima parola della giornata.

“Che giorno è oggi?” le chiese Shinichi.

“Martedì.”

“Allora stanno facendo matematica.” Le disse sorridendo.

Ci fu un altro attimo di silenzio. Poi, Shiho riprese a parlare.

“Chissà cosa penseranno di noi.”

“Il dottor Agasa ha detto che abbiamo avuto dei problemi in famiglia.”

“Noi non siamo più Ai e Conan.” Disse Shiho, torturando un chicco di riso con le sua bacchette. Sembrava non ascoltare le risposte di Shihichi. Diceva frasi sconnesse, come se la bocca buttasse fuori tutti i suoi pensieri, uno dopo l’altro, e lei non potesse controllarla.

“Non abbiamo mai voluto esserlo.”

Shiho sorrise malinconica e questa volta tacque. Rimasero in silenzio finché il riso non scomparve dalla loro scodelle. Poi, fu sempre lei a prendere la parola:

“Mi spiace molto per Ayumi. Avrei voluto salutarla.”

“Potrai farlo come Shiho.”

La ragazza si limitò a fissarlo con uno sguardo scettico. Lasciarono le scodelle nel lavandino e scesero in laboratorio. Il silenzio stava diventando imbarazzante. Cos’era quell’improvvisa barriera che si era creata tra di loro? Sembravano due persone diverse.

Fu Shinichi il primo a tradurre questi pensieri in parole:

“Ehi, Ai, non ti sembra un po’ assurda questa situazione? Sembriamo due estranei e ci conosciamo da mesi!”

“Hai ragione. Ma mi sembra così strano.. insomma, essere qui con Shinichi. Ti ho conosciuto come un bambino e tu mi hai conosciuta come una bambina. Ora è diverso.. mi sento.. come dire..”

“In imbarazzo?” completò lui. Aveva azzeccato in pieno. Shiho arrossì e annuì.

“Anche per me è lo stesso.” Continuò Shinichi, “però, alla fin fine siamo sempre noi. Non è cambiato nulla.”

“Questa affermazione è un po’ azzardata!” esclamò Shiho ridendo.

Shinichi si fermò a guardarla. Era prima volta che Ai rideva così. Normalmente, senza sorrisi enigmatici o sicuri, rideva e basta. Rideva come quando ti vuoi sfogare da un peso che hai dentro, come quando capisci di aver preso un colossale granchio, rideva come una normalissima ragazza della sua età che parla con un suo amico.

“Amici come prima, direi.”

“Amici come prima.” Assicurò lei.

Era bastato parlarne perché l’imbarazzo sparisse. Ora, conversavano tranquillamente, senza più occhi rivolti a terra o frasi dette a metà.

Erano seduti uno vicino all’altra, sul divano.

“Senti, posso chiederti una cosa?” iniziò Shinichi, un po’ titubante. Quella domanda gli frullava in testa da un bel po’ di tempo.

“Dimmi.”

“Hai mai avuto un fidanzato?”

Lo disse tutto d’un fiato, maledicendosi un secondo dopo. Era imbranato per quanto riguardava certi argomenti. Ma non c’era niente di male, in fondo. Lui era un suo amico e voleva saperlo.

Shiho lo guardò sorridendo: “No, nessuno.”

“Ma ci sarà stato qualcuno che ti piaceva.”

“I miei compagni di adolescenza sono stati Gin e Vodka.”

Pronunciò quei nomi tranquillamente, con il sorriso sulle labbra. Incredibile, riusciva anche a scherzarci su. Quante cose erano cambiate da ieri sera! Shinichi la faceva sentire al sicuro.

“Beh, io con Vodka ci avrei fatto un pensierino..” la prese in giro il ragazzo.

“Scemo!”

Shiho non si riconosceva più. Stava scherzando e ridendo, come non aveva mai fatto in vita sua.

“Comunque guarda che Mitsuhiko era interessato a te.”

“Se è per questo, anche tu piacevi ad Ayumi.”

Scoppiarono a ridere, rendendosi conto che la loro situazione era davvero assurda. Nessuno avrebbe mai potuto credere alla loro storia!

“E tu, invece? Con Ran come sei messo?”

“Andava tutto liscio finché qualcuno non mi ha rimpicciolito..” le disse, tirandole una gomitata.

“E va bene, scusami per la centesima volta.”

“Non è colpa tua.”

Shiho non rispose. Lasciò andare la testa indietro, e si ritrovò a guardare il soffitto. Lo stesso fece Shinichi. Erano talmente vicini che i loro capelli si sfioravano. Ma loro non potevano sentirlo.

“C’è un'altra cosa che vorrei chiederti.”

Questa volta il tono del ragazzo era serio.

“Dimmi.”

“Ho avuto un’impressione ieri, mentre Gin ti scriveva. E’ come se.. se quell’uomo fosse ossessionato da te.”

Si era voltato a guardarla, mentre Shiho rimaneva immobile a fissare il soffitto. Sorrise piano, un sorriso appena percettibile.

“L’ho sempre avuta anche io, quest’impressione. Me lo diceva sempre anche mia sorella. Mi raccomandava di stare attenta, ma anche di non preoccuparmi, perché tutto sarebbe presto finito. Ma poi, lui l’ha uccisa, ed è tutto finito davvero.”

Sentì gli occhi diventare lucidi. Shinichi non rispondeva, si limitava a guardarla. Forse, non trovava le parole adatte.

“Sai, è come se mia sorella fosse morta due volte. Prima l’ha uccisa l’uomo che amava. Poi, Gin le ha dato il colpo di grazia.”

Shinichi si mise a sedere di botto. Sentì come un pugno allo stomaco. Che guaio. Aveva dimenticato un piccolo particolare, preso com’era dall’elaborazione di un piano. Aveva dimenticato che Ai conosceva probabilmente il volto di Akai. E che, cosa ancora più probabile, non serbava certo un buon ricordo di lui. Per lei Akai era l’uomo che aveva corteggiato sua sorella solo per poter ottenere più informazioni possibili sull’Organizzazione. Era l’agente dell’FBI senza scrupoli. Era Rye, l’uomo che, a tutti gli effetti, aveva condotto Akemi Miyano al patibolo.

 

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“Allora io aspetto in fondo alla strada, capo. Korn è in posizione. Lo stesso vale per Chianti.”

Gin scese dalla macchina, guardandosi intorno. Erano le sette di sera, ma il cielo era già diventato scuro. La via era poco illuminata. Non c’era anima viva, a parte qualche gatto randagio in cerca di cibo.

“Dove si è cacciata Vermouth?” chiese, senza nemmeno poi tanto interesse.

“Ha preso il posto di Chianti e controlla la casa di Sherry.”

L’uomo dai capelli biondi restò fermo. A quanto pareva, la risposta non lo aveva convinto.

“E come mai la nostra attrice protagonista si è abbassata ad un ruolo da comparsa?”

Vodka non rispose subito, non cogliendo il senso della domanda. Non che fosse una novità: non capiva molte delle cose che Gin gli chiedeva o che Gin gli ordinava. Ma, siccome ogni domanda del suo capo si rivelava sempre azzeccata e  ogni ordine portava sempre ad un successo, non se ne curò poi molto.

“Sembrava contenta del ruolo.”

“Ma davvero?”

Qualcosa non gli quadrava. Vermouth aveva sempre odiato agire dietro le quinte. Così come aveva sempre odiato Sherry. Doveva esserci dell’altro. Quella donna faceva sempre di testa sua: meglio accertarsi che non commettesse qualche sciocchezza.

“Fammi parlare con lei.”

Non era un richiesta, era un ordine. Vodka attivò la ricetrasmittente. La voce dell’altra parte era senza dubbio quella di Vermouth.

“Mi disturbate già così presto?” chiese lei, un po’ scocciata.

Gin strinse i pugni. Il tono di quella donna gli dava sui nervi. Se non fosse stata una delle preferite del capo, le avrebbe piantato una pallottola in testa già da tempo.

“Non sei nella condizione di lamentarti.”  Dal tono traspariva il suo nervosismo.

“Come al solito, con voi non si può scherzare. Tranquillo Gin, il tuo gattino è ancora rintanato nella sua tana.”

“Non si è fatto vivo nessuno?” chiese Vodka.

“No, fino ad ora.. toh, che tempismo, mio caro Vodka.”

“Cos’è successo?” chiese Gin, impaziente.

“E’ arrivata una macchina.” Rispose lei, distrattamente.

Gin avrebbe voluto ucciderla. Lo stava facendo apposta, per farlo innervosire. Rispondeva con quel dono distratto e maledettamente odioso. La poteva immaginare mentre si massaggiava i capelli, con il suo sorrisetto diabolico stampato in faccia.

“Che macchina è?”

“E’ molto vecchia e scassata, a dir la verità.”

“Chi la guida?”

Vermouth tentennò un attimo.

“Sembrano due signori anziani. Sono un uomo e una donna. Lui guida, lei gli è seduta accanto. Ecco, è uscito il nostro dottore.”

“Cosa fa?”

“Quante domande, Gin. Fammi prendere fiato.”

“Cosa fa?” chiese di nuovo lui, ignorandola.

“Il vecchietto sta aprendo il garage. Ora li saluta. Hanno posteggiato la macchina in garage e sono scesi. Il dottorino ha appena richiuso la serranda.”

“Dov’è parcheggiata la macchina del vecchio?”

“Non la vedo. Credo sia nell’altro garage.”

“Che aspetto hanno i due signori?”

“L’uomo sembra conoscere bene il dottore.  Lo sta abbracciando e salutando. Ha i baffi. E’ gobbo, cammina con il bastone. Avrà una settantina d’anni.”

“Porta gli occhiali?”

“No.”

Gin strinse gli occhi fino a farli diventare due fessure.

“Mandami le immagini con la telecamera.”

“Come vuoi.”

Nel giro di pochi secondi, sul monitor del computer portatile apparvero delle immagini. Ora né Vermouth né Gin parlavano più. L’uomo era concentrato, teneva lo sguardo fisso sullo schermo.

I due visitatori sembravano una normalissima coppia. Si tenevano a braccetto, la donna aiutava l’uomo a camminare. Entrambi erano anziani. Il dottore, dopo averli salutati calorosamente, li fece entrare e richiuse la porta dietro di sé.

Ormai era buio, le tapparelle delle camere erano tutte abbassate. Filtrava un po’ di luce da quella della sala da pranzo ma, nel complesso, era impossibile capire cosa succedesse all’interno.

Gin spense il computer.

“Tienimi informato, qualsiasi cosa succeda. Dimmi quando Sherry esce. E dopo, fai quello che devi fare.”

“Come vuoi, Gin. Una sola domanda.” Rispose la donna.

“Che c’è?”

“Dov’è Kir?”

“Perché me lo chiedi? Kir non c’entra con questa operazione.”

“Semplice curiosità. Sai che non mi fido di lei. Beh, buon divertimento, Gin.”

E chiuse la conversazione.

Era vero, Vermouth odiava il ruolo da comparsa: preferiva di gran lunga essere al centro della scena. Ma quella volta era diverso, perché agire dietro le quinte le permetteva forse di intravedere qualcuno a cui lei era molto interessata.

La mattina, celandosi sotto i panni di una vigilessa, aveva aiutato tre bambini ad attraversare la strada. Tre ragazzini che erano solitamente accompagnati da una bambina castana e seria e da un bambino con gli occhiali. Ai Haibara e Conan Edogawa non erano andati a scuola quella mattina. O meglio, Shiho Miyano e Shinichi Kudo. Ciò voleva dire solo una cosa: Shinichi era con Sherry, forse proprio in quella casa. Si sarebbe divertita a vedere il seguito di quella storia: altro che comparsa, avrebbe fatto da spettatrice. E poi, al momento giusto, si sarebbe ripresa il suo ruolo da protagonista.

Strinse gli occhi cercando di intravedere qualcosa nel buio. Ma la penombra era troppa anche per le lenti del suo binocolo.

 

 

 

Capitolo otto rivisto e pubblicato!! Spero vi sia piaciuto e vi abbia aiutato a staccare per un attimo il cervello dalla quotidianità! =)

Passo subito a ringraziare chi, con le sue magnifiche recensioni, mi sostiene ogni capitolo di più, e cioè Yume98  floravik  shinichi e ran amore Ran Mouri Kishra izumi_  _Neutron star collision_ Aya_Brea! Un gradissimo ringraziamento ancora ad Aya_Brea che ha letto la storia tutta d’un fiato, ha recensito tre capitoli e della cui fantastica fan fiction “Mia cara Sherry” io mi sono totalmente innamorata! La  consiglio a tutti coloro a cui piace il personaggio di Ai =)

Passo poi a ringraziare di nuovo Aya_Brea e Lilla95 che hanno la storia tra le ricordate, floravik (spero sia andato tutto bene con il tema! Considerato che scrivi benissimo ,non credo che ci siano stati problemi XD!)  Kuroshiro sinichi e ran amore _Neutron star collision_ che hanno la storia tra le preferite e infine coloro che l’hanno tra le seguite, cioè Aya_Brea  ciachan  infernapenergy  kurap  Kuroshiro  Leak_kaeL  Lilla95 Sweet96 YukariKudo2000 izumi_  Alexia_chan e Yume98!

Grazie anche solo a chi legge e, con la sua visita, mi rende felice!!

Ultima cosa! Per chiarire ogni dubbio, la storia è ambientata in un universo un po’ a sé, in cui Akai è ancora vivo, ma in cui l’FBI sa già di Kyr.. non mi ricordo più se l’ho già specificato o meno, quindi lo dico per sicurezza =)

Ok, dovrei aver detto tutto!!! Alla prossima!

Un bacione,

_Flami_

  
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