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Autore: Jazz Hyaenidae    12/01/2012    1 recensioni
Salve a tutti, questo è il mio primo esperimento fantascientifico chiamato Venera.
La trama si sviluppa intorno ad un progetto spaziale chiamato Venus Express 10, il quale si prepone l'obiettivo di rendere totalmente agibile il pianeta Venere. Dal momento che, da alcuni miei lettori, è stato definito come un racconto destinato ad apparire la cosiddetta "solita solfa" fantascientifica,ci tengo a chiarire che quello che troverete dopo è più inerente all'introspezione dei miei personaggi piuttosto che allo sviluppo ostentato di una tramata alla Stephen King. Il futuro per ora può essere visto solo con un'allucinazione, come tale vado a descriverla motivandovela con il cyberspazio, con intromissioni cerebrali, abbattimenti di firewell, bambole vudù, pirati interattivi. La vita su Venere è assai difficile sia dal punto di vista economico che fisiologico. Strane creature vi regnano, personaggi eccentrici e scienziati corrotti, il tutto surrogato ad un'alienazione totale da parte dei miei protagonisti.
I personaggi principali che posso anticipare sono :
-il dottor Kevin Russel, atipico scienziato inventore della tecno-biosfera
-Virginia Collen psicologa esperta in criminologia e sensibilità emotiva degli androidi
-l'agente Andrew Carter investigatore segreto
-Elizabeth Wesley un'androide molto sofisticata alla quale è stata riconosciuta una "anima"
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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CAPITOLO I 

La Partenza


Quando il dottore Russel arrivò nella stanza, ove era stata programmata la riunione preparatoria alla partenza su Venere, erano presenti tutti meno che la dottoressa Virginia  Collen.  Nervosamente, Andrew Carter girava i pollici della mano aspettando che quell'insormontabile  lasso di tempo si concludesse. Molti si erano già dimenticati di lui e sull'elenco non era stato aggiunto, sarebbe diventato parte di una delle pareti bianche  tant'è  che non diceva una parola. Era una stanza non più grande di una normale aula studentesca, con sedie, tavoli d'appoggio ed una cattedra con fascicoli ancora  da firmare: autorizzazioni per il  trattamento dei dati personali e le adesioni al contratto di un'agenzia assicurativa che garantiva al viaggiatore il risarcimento per qualsiasi tipo  di danno alla propria persona  avvenuto a bordo della Growth Freezer SB90.  C'era anche un modernissimo monitor che solitamente veniva usato per trasmettere  radar o immagini inviate dai satelliti spaziali. Non era attivato  nulla di quei macchinari tecnologici,  se non un piccolo registratore che non faceva parte dell'attrezzatura fornita dalla compagnia Blissett, ma bensì apparteneva al capitano Fisher.  Il registratore era stato azionato affinché un domani fosse reso noto  il piano di azione che andava a svolgere il Venus Express 10.
Mark Kewell finì di firmare i suoi ultimi fogli, dopo aver constatato che tutto avveniva come i suoi precedenti viaggi sulla Luna e su Marte. Tutto era conforme alle leggi giuridiche che vigevano nello spazio in seguito al trattato di Oslo-Mosca-Londra, trattavasi di una serie di articoli per la  convivenza nello spazio da parte dell'Unione degli Stati Federali d'Inghilterra, della Russia e dell'  Europa (*Negli anni precedenti al 2245 l'Inghilterra aveva perso l'istituzione monarchica diventando poi un insieme di piccoli stati federali come gli U.S.A, mentre l'Europa era riuscita ad unirsi diventando una sola nazione.)
Kewell, dopo  aver consegnato all'ufficiale Wesley i moduli della sua partecipazione, si sedette ad un banco qualsiasi e stette lì a brontolare come era noto che facesse nei tempi d'attesa, questa volta però era incentivato, dal suo assistente  Brayan Oberdan, a parlare male dell'unica assente: la dottoressa Collen.
-Questa qui ci sta già facendo perdere tempo... non siamo neanche  partiti e già stiamo perdendo tempo. Non è forse tempo perso questo? - Sbuffò Kewell.
-Certo che sì- Rispondeva Oberdan.
 In realtà, gli altri membri dell' equipaggio non stavano perdendo tempo,  anzi, erano occupati tutti in qualcosa. Chi come Wesley rileggeva i moduli di pilotaggio, chi come il professor Jarchesson elaborava gli ultimi dati ricevuti da Venere, dati riguardanti l'oceano artificiale Geon, nato da delle piccole quantità d'acqua ritrovate negli ultimi secoli nella crosta venusiana, chi come Russel  si accorgeva di non aver portato con se il  dentifricio e lo spazzolino da denti e cercava disperatamente un filo interdentale tra qualche tasca secondaria della sua giacca.  Gli unici  ad aspettare oziando erano solo i due tecnici Kewell e Oberdan ,operatori  di un modello di astronave che conoscevano come le loro tasche e che quindi non sentivano di dover preparare proprio nulla. In viaggio  c'erano stati poche volte, ma da terra avevano fatto operazioni di ogni genere. 
-In accademia ti rompono così tanto il culo,con le esercitazioni di volo, che una volta nello spazio non ti accorgi neanche di essere lontano milioni di chilometri da casa.- Ripeteva continuamente Kewell.
Si diceva su Kewell che fosse così convinto delle proprie capacità tanto da credersi in grado di affrontare un viaggio spaziale anche da solo, specificando che tutti, teoricamente, avrebbero potuto sostenere un viaggio su una Growth Freezer SB90,  date  le sofisticate modalità di comando automatico e il computer di bordo, ma certamente nessuno avrebbe potuto risolversi qualsiasi  problema ,tecnico o non, contando solo sulle proprie abilità.
Il suo assistente Oberdan non era da meno in quanto a presunzione ed arroganza, infatti se ne stava seduto con le gambe distese su di un tavolino, gonfiava palloni di gomma dalla bocca e masticava rumorosamente. Scapestrato, con una  barba castana e grossomodo folta che andava a coprire un volto efebico del quale forse un po' si vergognava. Provava piacere  nel  fare il duro nonostante fosse poco più che un adulto. I suoi genitori lo avevano sempre portato troppo in alto montandogli la testa e facendogli credere di essere chissà cosa.  Vanno riconosciuti certi meriti a  Brayan Oberdan: era il classico genio, anche definibile  come  saputello, intellettualoidesecchionenerd, geek , dork, dweeb... e devo aggiungere altro?   A ventuno anni  era già riuscito ad ottenere il titolo di   ingegnere aerospaziale guadagnandosi la stima di molti suoi superiori.  Gli esperti del settore aerospaziale facevano  molto affidamento su di lui, anche se non era assicurata la piena affidabilità del ragazzo una volta trovatosi a tu per tu con un vero problema, ma d'altronde  scegliere un assistente tecnico più anziano costava quasi quanto un altro capo tecnico come Kewell, e la Blissett Corporation  da certe spese doveva guardarsi bene data l'ingente  spesa che andava incrementandosi su  Venere, pari ad un quarto dell'intera produzione di risorse primarie del  pianeta Terra.
Il capitano Fisher non aveva mai viaggiato con del personale  così giovane, inclusa la Wesley che però da parte sua era un  superuomo, un ufficiale per metà robotico, un androide o se vogliamo  essere più precisi un cyborg , un essere ibrido.  Per quella e per una serie di ragioni, il capitano Fisher  era preoccupato dentro di se, ma non lo avrebbe dato a vedere nonostante fosse stanco e   troppo vissuto dalla sua lunga carriera di viaggi aeronavali. Forse quello sarebbe stato anche il suo ultimo viaggio poiché la vista e gli altri sensi percettivi  non lo accompagnavano più tanto bene. Nelle sue ultime spedizioni lo avevano visto sbiellare facilmente e prendersela con il primo che gli passasse vicino.    
L'ufficiale  ad un certo punto alzò lo sguardo e guardò il capitano.
-È arrivata.- Disse  e il capitano si mise difronte alla cattedra quasi volesse farsi trovare pronto alla sua entrata.  La dottoressa entrò porgendo subito la mano alla Wesley che era in piedi  a leggere il suo manuale di controllo.
-Piacere, Virginia Collen.  - Le allargò un sorriso sotto una serie di ciocche castane che le cadevano sul volto, un volto quasi imbarazzato dall'emozione.  Un labbro carnoso che scandiva piano e caldamente quelle tre parole.-VIRGINIA...PIACERE...VIRGINIA-  Le strinse calorosamente la mano come se tutto ciò fosse  normale. Stette per  più di quattro secondi che sembrarono non finire mai.
-Io sono l'ufficiale Elizabeth Wesley. La prego, si accomodi, non perda altro tempo,  siamo già in ritardo.- Ecco come la liquidava la Wesley.  In quattro secondi netti, mentre la dottoressa aveva qualcosa di strano. Sembrava incantata dall'incontro con quell'altra donna. Una donna poco più giovane di lei, molto alta, fisico tipico della nuotatrice, pelle chiara come neve e occhi che parevano punte riflesse di due  iceberg.  In quei due occhi Virginia ora stava riflettendosi, avvolta da un gelido male alle ossa.
"Dannata me..." Disse a se stessa. 
Si sarebbero scalate montagne per quei due occhi, così distanti dall'essere umano, così vicini al tempo stesso; così addentrati nell'umanità più intrinseca di amore e odio.  Ciò che stava accadendo a Virginia Collen, probabilmente, era lecito saperlo solo a Virginia Collen. Anni di ricerche e studi sul riassetto di un cervello umano, ed ora era proprio lì. Attraverso quello sguardo avrebbe voluto   penetrare quel sistema cibernetico,captare le sue sensazioni, in qualche assurdo modo possederla. 
"Chissà se anche tu stai provando il piacere che provo io in questo istante... e non sai quanto tempo ho dovuto attendere..." Pensò la dottoressa,  mentre guardava  l'ufficiale sistemare i propri appunti. Cercò disperatamente un altro sguardo, cercò perdutamente un'intesa che non arrivò, l'ufficiale era presa dai suoi appunti e sembrava già aver rimosso il volto della nuova arrivata.  Poi la Collen   andò a sedersi passando dal banco del giovane Oberdan, quello le fischiò dietro e sottovoce le disse:
-Io per una come te  mi fingerei pazzo... no no anzi... lo diventerei a tutti gli effetti...
-Come hai detto scusa?- Chiese la dottoressa.
-Ho semplicemente detto quello che lei ha sentito.- Rispose Brayan con una finta gentilezza che non era solita appartenergli.
-Chi saresti tu?
-Brayan Oberdan. Responsabile alla manutenzione dottoressa Collen.-Disse spiaccicandosi una gomma in faccia. Stando bene attento a non farsi sentire dal capitano continuò:-Per meglio dire .. quello che ti salva il culo in caso di troppa fibrillazione della Growth Freezer. Sa dottore...  succede spesso che danzando  un'astronave sbrodoli un pochetto  e poi inizi a... sculettare un po' troppo, come fai  tu, ops... come fa lei cara dottoressa... come pensa di uscirne da guai del genere? Mi verrà a chiedere una chiave inglese forse?
-Perfetto...- Disse la Collen andando a trovarsi un posto.- abbiamo un  adolescente   psicopatico nel gruppo.-
Il capitano poteva finalmente iniziare il suo discorso.
-Bene signori, avrei voluto bere un drink anche in compagnia della dottoressa, ma dato che i tempi si stringono, ne faremo anche a meno.
Dovrei nuovamente illustrarvi tutto il programma Venus Express 10, ma anche questo, per motivi di tempo che ci siamo già presi, non verrà fatto.
 È importante comunque che io vi esponga almeno i punti fondamentali del programma, ai quali nessuno di noi può venir meno e tutti sono obbligati a supportare.  Come ben saprete il viaggio durerà sessantasette giorni, questo mi porta a dirvi in tutta certezza che non è un viaggio di lunga durata, se pensiamo che le prime spedizioni su Venere duravano otto o nove mesi. Come da protocollo, verrete addormentati tutti, rimarremo svegli soltanto io e  l'ufficiale Wesley.   L'articolo trentanove del codice delle space company prevede, tuttavia, che negli ultimi tre giorni  di viaggio tutto l'equipaggio debba essere sveglio poiché è necessaria una particolare  preparazione tecnica prima di atterrare su Venere.  Nei casi di cui: l'articolo quarantadue e quarantatre, ovvero un guasto tecnico, o una situazione che possa mettere in pericolo l'equipaggio, qualcuno di voi potrebbe esser svegliato anche prima. Questo era il primo punto.  Il secondo riguarda la nostra permanenza su Venere, di cui si è detto ben poco a voi ed ai media.
Probabilmente sarà più lunga del previsto, dal momento che le risorse su Venere diventano sempre più scarse e il rifornimento non può che avvenire sul pianeta che ci ospiterà.
- Cosa sta dicendo capitano?- Intervenne a quel punto Kewell.- Che non stiamo portando con noi il carburante per il ritorno?
-Esattamente Kewell, ma di questo le avevo giù scritto sei mesi  fa. Era a conoscenza che stiamo trasportando materiale chimico ed organico sull'astronave, i rischi di portarmi dietro altro carburante erano troppi e mettevano a repentaglio l'intera missione.  Si tranquillizzerà sapendo che il centro spaziale che abbiamo su Nova  produce anche del carburante, pur facendolo molto lentamente.  Per chi ancora non lo sapesse, Nova è la città sulla quale atterreremo appena arrivati su Ishtar,continente Uno di Venere. A sud della città, poco distante dalla base spaziale,  è presente anche una piccola comunità di commercianti, imprenditori, affaristi di vario genere. Dato che la permanenza su Venere sarà di otto mesi è consentito a tutti di addentrarvi nella comunità per spendere i vostri pounds. La moneta in vigore è la stessa, c'è solo una notevole differenza dei prezzi che vi farà passar la voglia di fare shopping. A nord di Nova, andando verso New Town, è situato il più grosso centro di detenzione per criminali di tutto il sistema solare. È un mio  consiglio spassionato quello di girare alla larga da New Town e il centro di detenzione, poiché quello che chiamano "centro", a mio avviso, non è altro che un posto dove avvengono le peggior torture, i peggior delitti e fustigazioni che la vostra mente possa immaginare. Non vi dico "fate attenzione", dico: "non muovetevi se non avete un'arma con voi". Da protocollo, io, Wesley e Carter andremo in giro armati... io lascio anche a voi la libertà di procuravi un'arma di difesa "da usare" solo in caso di emergenza e all'esterno della mia astronave. Questo spero che sia chiaro. Tengo alle vostre vite certo, ma prima al mio lavoro, non voglio guai.    Mi dica Oberdan...  

-E se volessimo spostarci oltre Nova? Se un giorno decidessi di entrare a New Town del tutto consapevole del rischio che corro?   È ugualmente consentito? - Chiese  il ragazzo.
- Oberdan... mi vede vestito da pilota della "Delta Air Lines" per caso? No, perché non ho un  fottuto cappello con su scritto "benvenuti a Santiago di Cuba"! E non la sto portando ai Caraibi per sorseggiarsi un mojito o  per farle mettere in faccia il culo di una ballerina di colore. Io la sto   portando su un  pianeta  il cui cielo è composto d' anidride solforosa e i cui abitanti non escono di casa se non armati di granate.  Ha presente? Se lei ha voglia di farsi una passeggiata e di sniffarsi del Super Speed come va di moda tra voi giovani, le rimangono ancora quindici minuti dopodiché...muoverà  il suo  culo e si renderà efficace e necessario alla causa del gruppo. Sono stato chiaro Oberdan? Lei sarà il primo a cui è vietato spostarsi oltre Nova, glielo garantisco! E sputi quella cazzo di gomma americana, non siamo in quei college di merda dove i suoi le hanno consentito di fare il parassita sociale! - Oberdan abbassò la testa. Gli avevano parlato male di quel Fisher, ma non avrebbe mai immaginato un capitano in grado di sviscerare tale dissenso nei suoi confronti.  Quel capitano Fisher  era stato più che uno tosto, era stato nei marines da giovane ed aveva combattuto corpo a corpo la guerra contro gli androidi, di cyborg probabilmente ne aveva uccisi a decine.   Non voleva esser dio in terra, ma chiedeva ordine e rispetto, tutto ciò che Bryan Oberdan non era. Da quel punto in poi Brayan si fece più piccolo, non aveva il coraggio di guardare nessuno e non lo avrebbe fatto per le prossime ore.  Il capitano ormai alterato non volle continuare il suo discorso. Tutto nella Growth Freezer SB90 era pronto così i membri si alzarono dalle loro sedie e presero posto sui loro letti. Iniziava un'insolita incubazione. Avrebbero dormito, sognato di essere in un'altra vita. Una nuova dimensione. I cieli infuocati di un nuovo pianeta.

   
 
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