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Autore: Burning    12/01/2012    1 recensioni
A lei, che c'è sempre.
A me, che ho dimostrato al mondo di essere cretina come sembra.
A noi, che siamo, siamo state e saremo.
Perdonami.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Due bambine strillavano in giardino, mentre Allison, affacciata alla finestra, le osservava.
Avevano almeno dieci anni, e giocavano a ricorrersi, mentre i loro schiamazzi giungevano fino alle orecchie della donna strappandole un sorrisetto stanco e divertito assieme.
Erano grandi uguali, ma molto diverse: la prima era castana, occhi scuri, indifesi, ciglia lunghe, e il sorriso innocente di chi può diventare, volendo, una belva, la seconda era bionda, gli occhi chiari pieni di fierezza e un sorriso furbo e monello.
Quando vide la biondina schizzare verso la porta come una pallina da flipper, Allison sospirò e si preparò ad ascoltarla.
La porta venne spalancata di colpo, e come un tornado la bimba si catapultò di fronte a lei, luminosa, raggiante.
<< Mamma! >> urlò, anche se non c’era bisogno di urlare << Possiamo invitare Freya e gli zii a mangiare qua, stasera? >>
Dietro di lei, agitata ma molto più educata, comparve anche l’altra bimba.
Allison le sorrise e si chinò verso la figlia, pronta a dirle di sì. Poi, un pensiero la bloccò.
Alys, tesoro >> esordì, e vide che la ragazzina alzava gli occhi al cielo  << Mi dispiace, oggi proprio no. >>
<< Ma perchèèèèè? Se non oggi quando? >> domandò, petulante com’era.
<< Un’altra volta, piccola. Va bene, Freya? >> Allison si rivolse a sua nipote, ma lei non fece nemmeno in tempo a parlare, interrotta da una chioma bionda che svolazzava come in balia del vento.
<< No che non va bene! Io voglio che sia oggi! >>
<< Smettila di fare i capricci, signorina. Ho detto di no, e no rimane. >>
<< Ma perché? >>
<< Perché di no. >>
<< ‘Perché di no’ non è una risposta! >>
<< Ah no? E chi lo dice? >>
<< Tutti! >>
<< Farò finta di crederci >>  a volte, Allison si chiedeva chi fosse più bambina tra lei e sua figlia, ma non aveva mai il coraggio di rispondersi. Così preferiva spostare la conversazione su elementi più seri, tecnica che funzionava sempre, e che funzionò anche quella volta << Perché vuoi che Freya rimanga qui oggi? >>
<< Ci sono le stelle cadenti, voglio vederle con lei! >>
<< Questo non cambia comunque la mia risposta. Alys, stasera no. >>
<< Ma perché? >> vedendo che sua madre non dava segni di cedimento, Alys tirò fuori la sua arma segreta: il labbrino tremulo. E la donna capitolò.
<< Perché io e la zia abbiamo litigato >> sbuffò allora Allison, corrucciandosi e mettendo il broncio.
<< Tutto qua? >> mormorò Freya, stupita. << Tu e mamma avete litigato? >>
<< E fate pace allora! >> esclamò Alys.
Allison sospirò, rassegnata alla semplicità in cui i bambini ponevano le cose più complicate, e alla difficoltà in cui ponevano quelle più facili. Ma forse erano solo punti di vista.
<< Non è così immediato, ragazze. >>
<< Perché? >>
Odiava i perché. Ti costringono a dare una risposta articolata, quando l’unica cosa che vuoi è rispondere con un monosillabo. E lei in quel momento non sapeva cosa dire. Perciò optò per la verità.
<< Non so come fare >> disse piano.
<< Ah, mamma, mamma. Che codarda che sei! >>
<< Alys! >> la rimproverò Freya << Non devi parlare così alla zia. E’ normale che abbia paura, gli adulti sono tutti così! >>
<< Grazie Freya >> rispose Allison, scuotendo la testa.
<< Sia come sia, la zia e la mamma non dovrebbero litigare >> Alys ribadì il concetto appena espresso con una forte mossa del capo, e le code sobbalzarono assieme a lei. Poi continuò, squadrando con rimprovero Allison << E scommetto quello che vuoi Effe, che è tutta colpa di mia mamma. >>
Allison guardò altrove, colpevole.
<< Oddio, ma’, che hai fatto? >>
<< Nulla che vi riguardi. >> rispose la donna, piccata.
<< Qualsiasi cosa sia, sbrigati a chiederle scusa. Non è che c’è un modo >> la interruppe prima che potesse protestare << devi solo andare da lei e scusarti sinceramente. >>
<< Non è così immediato. >>
<< Uffa >> sbuffò Alys << Sei ripetitiva, mamma, e poi… >>
<< Zia >> si intromise Freya, prima che sua cugina dicesse qualcosa di cui avrebbe potuto pentirsi << Secondo me l’unica cosa che puoi fare è trovarti con lei e chiarire. >>
<< Non saprei cosa dirle. Ho paura che tutto quello che uscirà dalla mia bocca le sembrerà una… bugia. Credo di aver sbagliato troppo questa volta. >>
<< Le vuoi bene, no? Su questo non puoi mentire, non con lei. E’ tua sorella, ti conosce da sempre: sa quando dici bugie e quando non lo fai. >>
Gli occhi di Allison cercarono quelli della figlia, poi tornò a guardare la nipote.
E se Meredith non avesse capito?
E se veramente non avesse creduto a nulla?
E se fosse stato troppo tardi?
Se poi non si fosse fidata più?
Se le cose che le avrebbe detto non fossero state quelle giuste?
E non le aveva chiesto ancora scusa non per orgoglio, ma proprio perché non sapeva come fare per farle capire che mai, mai più avrebbe dovuto preoccuparsi che lei la ferisse, perché non l’avrebbe più fatto. Voleva capisse che mai aveva avuto intenzione di ferirla, ma che l’aveva fatto e si sentiva la più stupida tra i cretini.
Eppure, la sua amicizia valeva non un tentativo, ma mille.
E così, annuì.
 
Meredith ed Allison erano in terrazza, a guardare intenerite le figlie che, stese sul prato dietro casa, lanciavano strilli nel buio ogni volta che una scia luminosa percorreva il cielo. I loro borbottii raggiungevano le donne, che non potevano fare a meno di sorridere e riconoscersi nella scena.
<< Ah! Guardaaa! >>
<< Dove, dove?! >>
<< Uff, è passata… >>
<< Non è giusto, tu ne becchi più di me! >>
<< Sei tu che sei impedita! >>
Non avevano scambiato una sola parola.
Allison sentiva il disprezzo nei propri confronti crescere man mano che i minuti passavano: come faceva ad essere così stupida? E Meredith non migliorava la situazione. Semplicemente, la ignorava, ma aveva, malgrado l’assenza di emozioni sul viso improvvisamente inespressivo, un fondo di dolore così chiaro – per chi che la conosceva da sempre – da essere più mortificante degli insulti che, Allison ne era sicura, si meritava ma che lei non le aveva rivolto.
Erano quelle parole non dette, quegli insulti taciuti ma forse pensati – lo sperava, con tutta se stessa – a farla sentire dannatamente in debito, senza speranza di redenzione.
Rinunciò al discorso che tentava di prepararsi dal pomeriggio, da quando quel diavolo di sua figlia e quel demonio di sua nipote l’avevano convinta ad invitarla, e decise di fare l’unica cosa che, pensava, potesse trasmetterle sincerità, in modo che il dubbio che stesse mentendo nemmeno la sfiorasse.
Respirò un’ultima volta l’aria fresca di quella notte d’agosto, chiudendo gli occhi, e immagazzinò l’ossigeno nei polmoni.
Vai. Ora.
Si voltò verso Meredith, e prima che potesse dire qualcosa, le gettò le braccia al collo. La strinse, con forza, immergendo le guance nei suoi capelli corti e morbidi, sentendo quasi le lacrime agli occhi.
<< Perdonami >> sussurrò, cercando, senza riuscirci di non far tremare la voce.
Poi attese, sapendo che, qualsiasi cosa Meredith avesse risposto, avrebbe pianto. Di dolore, o di gioia.
Per minuti rimasero immobili. Minuti che trascorsero come mille eternità.
Poi, con un flebile sussurro, Meredith diede la sua risposta.
 
 
 
 
 
 
 
KappaBi’s Corner
So che nessuno capirà. Tranne lei. E lei lo leggerà, perché è la persona migliore che conosco, l’unica che riesce a capirmi. E probabilmente apprezzerà i riferimenti ad Alys e Freya, che conosciamo entrambe per davvero.
Che altro posso dire?
Ti voglio bene.
E.. ah sì.
Perdonami.
Ancora.

Anna.
  
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