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Autore: alida    13/01/2012    3 recensioni
Questa raccolta di drabble ripercorre alcuni momenti di vita di Amos Diggory, momenti in cui il colore viola ha avuto maggiore influenza. I personaggi appartengono a J.K.Rowling. La ff non ha scopo di lucro.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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NdA: questa raccolta ha partecipato al contest “Vite colorate” indetto da So, arrivando 3^ su cinque storie.

 

 

 

 

 

Fu mia madre a dirmi: “Lo sai, Amos? Il viola è il colore dei sogni”.

Io ero piccolo e sapevo che sarebbe passato un bel po’ di tempo prima di avere una scopa volante tutta mia. Immaginavo sempre una miriade di farfalle, naturalmente viola, che si libravano nell’aria, mentre io correvo con in mano un retino nella speranza di acchiapparne qualcuna.

Sapevo, infatti, che una volta catturate si sarebbero trasformate in scope che avrei potuto cavalcare.

Ma non siamo noi a decidere quando la farfalla si poserà sulle nostre spalle portandoci fortuna.

 Eppure sorprendentemente, un giorno, il retino si riempì.

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Non vedevo l’ora di andare a Hogwarts. Quando mi arrivò la lettera, cominciai a correre come un matto per tutta la casa. La mia magia, ancora fuori controllo, fece volare sopramobili, giornali e qualche quadro.

Mio padre rideva, mentre riempiva la pipa di tabacco.

Quando giunsi alla scuola, rimasi sconcertato nel notare che il viola non era il colore di nessuna delle quattro Case e, da bimbo ingenuo quale ero, domandai al Cappello Parlante: “Perché nessuna Casa è rappresentata dal viola?”.

Il Cappello, interdetto, arricciò la punta e, con naturalezza, rispose: “Perché Hogwarts non è un sogno, è la realtà!”.

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Sulla Gazzetta del Profeta si potevano leggere notizie raccapriccianti. Il male stava tornando più forte di prima: i maghi che non avevano il sangue “pulito” si trovavano in serio pericolo.

Per fronteggiare questa situazione, quasi senza rendermene conto, cominciai a dipingere tutto di viola: la staccionata, gli infissi, infine spettò ai muri esterni.

Quando mio figlio tornò a casa per le vacanze di Natale, sollevò le sopracciglia al cielo e sospirò.

“Papà, non devi essere così pessimista!”.

Poi mi sorrise e, con uno sguardo supplichevole, mi disse: “Va bene, se ti fa star meglio … ma la mia camera no!”.

 

 

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Non volevo crederci. Certamente non lo auguravo a nessuno, ma continuavo a ripetermi: “Non lui!”.

Attorno a me i colori di Hogwarts giravano senza sosta. I gradini non erano tanti, eppure mi sembrò di impiegarci un’eternità a scenderli tutti.

Quando  vidi lo studente che giaceva senza vita, e lo riconobbi come il mio ragazzo, per un attimo ebbi come l’impressione che attorno a me non ci fosse più niente.

Mi domandai se stessi sognando, ma non c’era alcuna traccia di viola nella mia mente: il sogno era finito, e non restava altro che il vuoto incolore della mia anima persa.

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Colui-che-non-doveva-essere-nominato è morto per sempre.

Sono seduto nella sedia a dondolo in vimini vicino alla finestra che dà sul cortile, e mi chiedo perché un mago così malvagio sia riuscito a vivere tanto a lungo mentre gli innocenti morivano come formiche.

Il glicine viola e le more che piantai l’anno in cui mi sposai, stanno crescendo fuori stagione e ricoprono allegramente tutta la ringhiera del cancello.

Una lacrima scende sul mio viso, quando lo sguardo si sposta sulla credenzina dove in una foto il piccolo Cedric sorridente mostra le braccia piene di sogni, di frutti, di glicine e di viola.

 

 

Terzo posto: “Il colore dei sogni.” di Alida

Grammatica: 10/10
Stile: 9.7/10
Originalità: 7/10
Caratterizzazione dei personaggi: 10/10
Utilizzo del colore: 3/5
Punto bonus: no

Totale: 39.7/46

La scelta di scrivere in prima persona è interessante, pericolosa, ma qui riesci a convincermi che è Amos a parlare. La caratterizzazione del personaggio è ottima, il colore invece non mi convince. Il viola è presente, questo non posso negarlo, ma il modo in cui lo tratti mi sembra un po’ forzato. Poco da dire per quanto riguarda lo stile: semplice ma senza essere banale, preciso ma senza essere pomposo. L’unico appunto doveroso è nella frase “Il Cappello, interdetto, arricciò la punta e, con naturalezza, rispose: […]” Tutte quelle virgole rendono lenta la frase, anche se, pensandoci, non saprei come trasformarla. Infine, la grammatica mi pare vada bene, non ho trovato errori.

  
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