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Autore: cloe cullen    13/01/2012    25 recensioni
CONTINUO DI "QUI DOVE BATTE IL CUORE"-
“Kristen, perché Joy sta dicendo a tutti che ti sei fatta la pipì add..”
Si bloccò quando vide la grossa pozza ai miei piedi e il suo sguardo si alternò da quella a me. Mi bastò che i nostri occhi si incrociassero per sapere che aveva capito benissimo che non era pipì.
Impallidì così velocemente e così in fretta che mi sentii in dovere di fare una battuta per risollevare la situazione.
“Lo sapevo che il super sperma non avrebbe fallito”
Deglutì quasi visibilmente. “Stiamo per avere un bambino?”
E, nonostante la paura, gli sorrisi. “Stiamo per avere un bambino”
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kristen Stewart, Nuovo personaggio, Robert Pattinson
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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the damned day WE ARE BAAAAAAAAAAAAACK!!!! Vi siete dimenticate di noi??? Speriamo proprio di no eh u___u. Tanto che comunque neppure durante la pausa  natalizia vi siete liberate di noi visto che vi abbiamo intrattenute con Turning Page, quindi si può dire che siamo proprio buone, sull'orlo della santità ahahah. Si vabbè nn esageriamo u__u.
Anyway oggi è venerdì 13 per cui questo capitolo ha un titolo azzeccatissimo xD.
Vi lasciamo alla lettura, ringraziandovi sempre per le recensioni meravigliose, i preferiti e seguiti e anche per tutte voi che ci avete seguite e recensite anche in Turning Page *_____*
Siete meravigliose.
Buona lettura e...enjoy ;D


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CAPITOLO 7 (Fio)


THE DAMNED DAY 




POV Kristen


Un respiro, un gemito, un silenzio. Urla.
Così come avevo tolto le mani dal passeggino ripresi a muoverlo avanti e indietro e cullarlo.
“Alex, amore mio, ti prego…” sussurrai esasperata mentre le sue urla riempivano la stanza ancora e ancora. Notte dopo notte. Mese dopo mese… e negli ultimi due non c’era stata una notte che avessimo passato a dormire per cinque ore di fila. E dire che avevamo creduto che Joy fosse terribile quando era piccola ma lui… lui non aveva paragoni.
Piangeva per il semplice gusto di farlo, doveva avere una specie di radar o sensore o chissà cosa che lo avvertiva di quando lasciavamo la stanza perché onestamente non credevo possibile che un bambino di appena due mesi non riuscisse a dormire per qualche ora di fila.
Mangiava e piangeva. Piangeva e mangiava. Non faceva altro e, sebbene Joy fosse una delle poche che riuscisse a farlo stare zitto, non potevo certo andare a svegliare una bambina di quattro anni all’una di notte perché ero incapace di fare la madre.
Senza contare che mi avrebbe amabilmente mandato a quel paese. Aveva sviluppato nei confronti di Alex una forma d’amore decisamente strana ed intrisa, palesemente, di gelosia.
Paradossalmente preferiva stare lei con lui piuttosto che ci stessimo io e Rob e non sapevo se fosse un bene o meno. Certo era chiaro che non lo respingeva dato il tempo che passava con lui ma i capricci nei momenti in cui vedeva me o Rob soli con il piccolo erano assurdi. Pretendeva attenzione, continuamente, e nonostante facessimo di tutto per non farla sentire esclusa e rassicurarla sul fatto che il bene che provavamo per lei non fosse per nulla cambiato lei continuava a sentirsi quasi in competizione.
“Ma volete più bene a me che a lui, velo?” chiedeva fin troppo spesso. Di solito io e Rob ci scambiavamo un’occhiata esasperata e continuavamo a spiegarle che volevamo bene ad entrambi allo stesso modo e, nonostante la tentazione, avevo proibito a Rob di farle regali ingiustificati; ci mancava solo che si abituasse a riceverne per nessun motivo valido.
No. Joy doveva capire e accettare che Alex faceva parte della famiglia e non sarebbe andato da nessuna parte. Oddio, al momento lo avrei volentieri spedito sulla luna.
Lo presi dal passeggino con delicatezza mandando al diavolo ogni buon proposito di non fargli prendere anche quell’abitudine.
“Cosa vuoi, eh? Cosa vuoi? Non capisco…”
Non era sporco, aveva mangiato da poco e non poteva avere di nuovo fame.
Iniziai a camminare per il salone dondolandomi ritmicamente e canticchiando qualcosa ma nulla aveva effetto. Mezz’ora di pianti estenuanti e continui dopo mi sedetti sul divano, completamente distrutta, e lo misi al seno sperando che con un’altra poppata si calmasse ma niente. Fu allora che mi resi conto di quanto fosse arrossato in viso, decisamente più del solito.
Afferrai il cellulare e chiamai Rob.
“Pronto…” rispose con voce assonnata, lui.
“Scendi, per cortesia. Sto impazzendo.”
“Kristen…? Ma dove sei?”
“Sto in salone! Dove vuoi che sia?! Non la smette di piangere, non so più che fare! Scendi, ti prego!”
“Arrivo subito…” mormorò con voce che tradiva la sua stessa affermazione.
Apparve sulla porta del salone ben cinque minuti dopo, con la faccia del sonno e i capelli che sembravano aver appena subito un elettroshock. Strizzò gli occhi e fece una smorfia quando, finalmente, il pianto di Alex giunse anche a lui svegliandolo completamente.
“Che succede?” disse mentre veniva a sedersi sul divano accanto a noi.
“Credo che abbia le coliche…” risposi passandogli il piccolo.
Dato che a Joy erano venute alla quarta settimana e normalmente sparivano al terzo mese credevamo di averle scampate stavolta ma era evidente che avevamo sperato troppo presto.
“Oh… Che c’è, ometto? Hai le coliche?” Rob gli parlò come se lui potesse rispondergli e bè, si può dire che gli rispose a gran voce se urla disperate fossero considerate una risposta. Poi, inaspettatamente, si alzò tenendo Alex tra le braccia e andò al lettore DVD.
“Che fai…?”
Tornò a sedersi. “Sta’ a vedere…” Prese il telecomando del lettore e potevo solo immaginare l’espressione stupita e contrariata sul mio volto quando premette play e partì una canzone dei Metallica.
“Sei impazzito?!” urlai quando mi resi conto di essere l’unica a farlo. Alex si era… calmato.
“Non può essere…” mormorai a me stessa mentre lo vedevo, tra le braccia di Rob, completamente rilassato.
“Già…” sussurrò Rob.
“Okay ma…l’heavy metal?”
“L’ho scoperto l’altro giorno per caso. Stando su MTV.”
“Rob. Heavy metal.”
“Kristen, che te ne importa dell’heavy metal? Si è calmato, no?”
“Guarda, preferisco che pianga piuttosto che trovarmi un figlio metallaro.”
“Lo dici solo perché ora non sta piangendo.”
“No, no. Credimi. Lo credo davvero.”
“Oh, davvero? Allora non ti dispiacerà se faccio così…?” e nello stesso momento in cui premette il tasto pausa, Alex arricciò la boccuccia e in meno di cinque secondi scoppiò a piangere di nuovo.
Mio Dio, no.
“Okay, okay! Hai ragione. Vada per l’heavy metal. Ti prego!”
E con un ghigno soddisfatto sul viso premette play e il piccolo si calmò di nuovo. Assurdo.
“Però guarda quella boccuccia…” sussurrai poggiando il capo sul petto di Rob e chinandomi a sfiorare Alex che boccheggiava come un pesciolino. E non so se fossi improvvisamente impazzita ma prima di potermi fermare rubai a Rob il telecomando e premetti pausa, di nuovo, solo per vederlo arricciare quella boccuccia.
“Kristen!”
“Oddio, ma guardalo!” premetti subito play, un secondo prima che scoppiasse a piangere, per poi premere pausa due minuti dopo.
“Ti stai divertendo?”
“E’ più forte di me, è troppo tenero!”
Alla terza volta Rob pensò bene di sequestrarmi il telecomando.
“Vuoi farla finita? Sarà traumatizzato a vita!”
“LUI?! Io sarò traumatizzata a vita se davvero si rinchiude in camera con una chitarra elettrica e una sfilza di catene al braccio!”
Rob rise e mi diede un veloce bacio in fronte prima di tornare a concentrarsi su Alex.
“Potrà essere quello che vuole.”
“Non un metallaro.”
“Quello che vuole, Kristen.”
“Mi rifiuto di credere che a nostro figlio piaccia l’heavy metal. Seriamente.”
“Eppure è così.”
“Ma hai provato con altro?”
“Perché cercare altre soluzioni se ne hai già una?”
Lo guardai scettica. “Perché altre soluzioni possono andare meglio, Rob. Oddio, non ci credo. Magari gli piace semplicemente la musica! Non c’è bisogno di farlo affezionare a questa merda!”
“Allora prego, libera di fare esperimenti alle due di notte con la prospettiva di non chiudere più occhio fino alle sette!”
Meditai appena due secondi prima di lasciar andare l’idea.
“Possiamo provare un altro giorno in effetti…”
“Vedo che ti è rimasto ancora un po’ di materia prima in quel cervello…”
“Rob, non fare lo spiritoso con me. Non a quest’ora e non quando non ho abbastanza energie e facoltà mentali per risponderti a tono.” Mi si chiudevano gli occhi.
Lui rise mentre Alex iniziò a lamentarsi di nuovo.
“Nemmeno l’heavy metal può nulla contro le coliche…” commentai sfiorandogli il viso liscio e sperando con tutto il cuore che non iniziasse a piangere di nuovo.
“Sssh, sssh…” Rob prese a cullarlo e massaggiargli il pancino mentre io, completamente sfinita, poggiavo il capo sulla sua spalla.
“Vai a letto, piccola. Ci penso io…”
“Mmm… non ne ho la forza…” borbottai. “E poi tra poco vorrà mangiare di nuovo…” aggiunsi stanca alla sola idea.
“Gli do il biberon. Dai, vai a dormire un po’…”
“No. Sto bene qui…” continuai lasciandogli un bacio sulla spalla.
“Amore…”
“Sì... due minuti e vado…” ma prima ancora che potessi prendermi quei due minuti di sonno il disco iniziò a saltare e si interruppe improvvisamente causando un urlo di Alex che avrebbe potuto rompere i timpani anche ai sordi.
“Cazzo!” imprecò Rob accovacciato con Alex accanto al lettore DVD. “Si è inceppato!”
Il piccolo nel frattempo continuava a piangere.
“Scherzi? E mettine un altro!”
“Avevo solo quello, Kris! Quanti CD dei Metallica vuoi che abbia?!”
“Cosa?! E perché non ne hai comprati altri?”
“Perché non ce ne sarebbe mai stato bisogno se una certa persona non si fosse divertita a premere i pulsanti play e pausa duemila volte!”
Alzai gli occhi al cielo non avendo forza di fare altro.
“Metti Van! Scommetto che gli piace. Deve piacergli!”
Rob mi ascoltò e attendemmo con pazienza i primi secondi della prima canzone sperando in un qualche miracolo ma niente.
“Sta segretamente congiurando contro di noi. Come fa a non piacergli?”
“Non ne ho idea, Kristen. Perché non lo chiedi a lui?”
“Perché non la smetti di fare il simpatico?”
“Perché non smette di piangere!” urlò esasperato quanto lo ero stata io prima.
“Metti qualcosa, Rob! Qualsiasi cosa!”
“Sto cercando ma…”
“Ti è lotto?”
Chissà come riuscii a sentire la voce di Joy tra le urla di Alex.
“Amore, cosa fai sveglia?” le chiesi mentre allungavo le braccia per farle capire di venire a sedersi accanto a me.
“Non liesco a dolmile co quetto catino. Pecchè non la smette di piangele?” si lamentò lei mettendosi a cavalcioni su di me e poggiando il capo sul mio petto.
“Non sta tanto bene, tesoro.”
“Davvelo? Che cot’ha? Ta male?” mi guardò in viso con aria preoccupata.
“No, no. Ha solo un po’ di male al pancino…”
“Oh…” sussurrò lei stringendo le sopracciglia come immersa in qualche pensiero profondo. “Ma non è glave, velo? Poi ta bene?”
“No, non è grave, anche tu hai avuto il male al pancino tante volte” la rassicurai sfregando il mio naso con il suo.
“Potto plovale io?”
Strabuzzai un po’ gli occhi. Non credevo che stavolta Joy avrebbe davvero potuto fare molto ma ormai tanto valeva tentarle tutte.
Rob che ancora stava cercando qualcosa che riuscisse a calmarlo ci raggiunse il tempo necessario per posizionare con accuratezza Alex tra le braccine di Joy che iniziò a parlargli sotto voce non dandomi la possibilità di capire cosa gli dicesse.
Mi aprii in un sorriso sorpreso quando lui smise di piangere ma era solo una magra impressione. Presto ricominciò e io sospirai di depressione.
“Okay. È lotto.”
Ed ora ad essere assonnati e disperati eravamo in tre. Rob stava davvero per rinunciare quando, ad una canzone dei Paramore, Alex si zittì.
Ci guardammo tutti e tre con terrore e con speranza. Joy non osava muoversi per paura che, con un piccolo movimento, Alex, tra le sue mani, fosse distolto da quella nuova attrazione. Rob tornò a sedersi accanto a noi e lo prese da lei molto attentamente.
“Almeno stavolta ci siamo andati bene…” commentai quasi sotto voce temendo di coprire la musica. Pensata assurda ma in momenti di disperazione e con quattro ore di sonno… meglio prevenire che curare.
Joy tornò a sedersi su di me poggiando di nuovo il suo viso al mio petto mentre io chinavo il mio sulla spalla di Rob, di nuovo. Stavolta avrei davvero potuto addormentarmi mentre la musica definitivamente piacevole scorreva e cantava una specie di ninna nanna per noi ma non passò nemmeno un quarto d’ora che Alex prese a lamentarsi di nuovo. Guardai l’orologio, scioccata dal notare che erano le tre di notte ma alquanto sollevata di capire anche perché stesse piangendo e di avere la soluzione.
“Cambio!” esclamai smuovendo Joy che sbuffò quando dovette andare dal suo papà mentre io allattavo Alex.
“Sta semple in mezzo pelò…”
Io e Rob evitammo di commentare anche perché, onestamente, non ne avevamo proprio la forza ma Rob ebbe una brillante idea.
“Hey, ma oggi non è il compleanno di qualcuno?” stuzzicò Joy.
“No, papiiii. È domaniiiii”
“Ma la mezzanotte è passata quindi vuol dire che domani è già adesso!”
Spostai lo sguardo da Alex a lei che guardava Rob cercando di capire.
“Quindi domani è adetto?”
“Esatto!”
“Quindi è il mio compianno?”
Rob annuì energicamente.
“Lo vuoi aprire un regalo?”
Joy si voltò verso di me alla mia domanda. “Davvelo?”
“Sì, davvero. Prendine uno, dai.”
“Solo uno però, Joy.”
“Ti, ti, ti!” esultò lei scendendo dalle braccia di Rob e volando nell’angolo del salone, dietro la tenda.
“Te l’avevo detto che dobbiamo cambiare nascondiglio…” dissi a Rob mentre una smorfia sicuramente mi marcava il viso al dolore che provavo al seno.
“Ti fa male?”
Annuii sorridendo. “Sentissi com’è… avido. Di questo passo diventerà un porco.”
“Mio figlio non diventerà un porco.”
“Come no? Lui sarà tutto quello che vorrà essere, no?”
“Non un porco…”
Risi mentre entrambi osservavamo Alex succhiare con così tanta forza da farsi uscire il latte dalla bocca.
Joy tornò da noi trascinando un pacco.
“Aplo quetto!!!” annunciò come ad avere il nostro consenso, totalmente inutile visto che in due secondi ebbe già scartato la carta e saltava per tutta la stanza alla vista dei RollerBlade che desiderava tanto.
“Tu sei davvero sicura che sia stata una buona idea?” mi chiese Rob mentre Joy continuava ad urlare e saltare sulla poltrona.
“Ti prego. Io ho imparato a pattinare a cinque anni, nel corridoio di casa mia. Solo perché tu sei un incapace non vuol dire che lo sia anche la tua progenie.”
“Che ne sai? Magari hanno ereditato da me il gene della…”
“No!” non lo feci nemmeno finire di parlare. “Sono sicura che hanno preso le mie abilità sportive. Non metterti contro una donna che sta allattando.”
“Okay… come vuoi…” lui alzò gli occhi al cielo e tornò a concentrarsi su Joy.
“Gazzie, gazzie, gazzieeeee!” lei si lanciò letteralmente su di lui che riuscì a prenderla al volo tra le braccia.
“Tesoro però hai visto che c’è anche un casco, vero? Senza quello non li puoi usare i pattini, d’accordo?”
“Ti, d’accoddo!”
“Promesso?”
“Pometto!”
“Mano sul cuore?”
“Mano tul cuole, papà! Ola potto mettelli?”
“Ora è tardi. Domani li usi tutto il tempo che vuoi, okay?” intervenni io consapevole del fatto che se li avesse messi in quel momento non li avrebbe abbandonati e noi non avremmo più dormito.
“Okaaaay. Gazzie mami, gazzie papi!” diede un bacio ad entrambi e tornò tranquilla a sedere tra le braccia di Rob e ad accoccolarsi al suo petto.
“Di niente, tesoro…”
“Buon compleanno…”
E ci addormentammo lì.

“Posso restare, Kristen. Non c’è problema; Ma no Rob, vai pure a prenderli tu!; Sicura?; Certo, magari porta solo Joy con te; No mamma io voglio restare quiii; A patto che non fai stancare la mamma, okay?; Okay papà, non ti preoccupare; Chiama se ci sono problemi, mi raccomando; Ho tutto sotto controllo, amore, tranquillo! Tutto sotto controllo un corno!” bofonchiai tra me e me quando ebbi finito di ripetere a me stessa il dialogo di quella mattina. Come diavolo mi era saltato in mente? Non mi sembrava il caso che Lizzie e Paul prendessero un taxi dall’aeroporto fino a casa nostra quando uno di noi avrebbe benissimo potuto andare a prenderli, sarebbe stato per un’oretta massimo e avrei avuto tutto sotto controllo. Quello che non avevo previsto quando avevo costretto Rob ad andare era che Alex non dormisse le sue due solite ore mattutine e che Joy si svegliasse prima del solito eccitata all’idea di provare i nuovi pattini.
Perché? Perché glielo avevo permesso?
E ora mi trovavo sola in casa con un bambino di due mesi e mezzo che iniziava a piangere appena lo posavo nel passeggino e una bambina di quattro anni che scorrazzava nel corridoio sui rollerblade e con la possibilità di rompersi qualcosa.
Dovevo finire di preparare la torta e, con Alex perennemente in braccio, non era il massimo della semplicità; come se non bastasse il telefono prese a squillare.
“Ma sì, Dio. Manda pure uno dei tuoi diavoli a punirmi a questo punto!”
Non riuscii nemmeno ad arrivare al telefono in tempo, afferrai la cornetta e avevano già attaccato ma almeno ebbi la possibilità di vedere Joy che, reggendosi alle pareti del corridoio cercava di lasciarsi andare ondeggiando visibilmente.
“Tesoro, puoi toglierli, per favore?”
“Pecchè?”
“Perché è pericoloso e ora non posso stare a guardarti. Dai, toglili!”
La sentii sbuffare e lamentarsi sotto voce mentre tornavo in cucina e Alex iniziava a premere la manina contro il mio seno.
“Amore, hai mangiato un’ora fa…” mi lamentai imponendomi di aspettare almeno il ritorno di Rob.
Non passarono nemmeno cinque minuti che sentii Joy borbottare un ‘ahia’.
“Joy?” la chiamai dalla cucina da cui non potevo allontanarmi o la crema per i pasticcini avrebbe fatto una brutta fine. “Hai tolto i pattini, vero?”
Aspettai una risposta che non arrivò. “JOY?” la chiamai di nuovo per sentire solo un altro tonfo. Sospirai irritata e spensi sotto il fuoco per andare a controllarla.
Quando uscii dalla cucina lei stava giusto cadendo col sedere per terra dopo aver cercato invano di scendere lo scalino che dava dal corridoio all’ingresso.
“Joy! Che ti avevo detto?!” le urlai contro mentre l’afferravo per un braccio. “E perché non hai il casco?”
Lei esitò qualche secondo prima di rispondere. “L’avevo appena totto…”
“Ma ti avevo detto di toglierli o no?!” continuai ad urlare esasperata. Posai Alex nel passeggino e iniziò a piangere dopo nemmeno tre secondi mentre io mettevo Joy a sedere e le slacciavo quei dannati affari.
“NO! IELI HAI DETTO CHE OGGI POTEVO UTALLI QUANTO VOLEVO!”
“NON QUANDO NON C’E’ TUO PADRE! LO SENTI TUO FRATELLO CHE PIANGE?!”
“NON ME NE IMPOTTA CHE PIANGE! LUI PIANGE SEMPE!”
“Joy, smettile di urlare!”
“NO, PULE TU TAI ULLANDO! E NON ME NE IMPOTTA! E NON ME NE IMPOTTA DI ALEX! TENITELO ALEX! TANTO IO NON LO VOLLIO!”
Libera dai pattini era saltata giù dalla sedia e mi aveva spinto via.
“Joy, non voglio che parli così di tuo fratello!”
“LUI NON E’ MIO FLATELLO! NON LO VOLLIO! E TU SEI DIVENTATA CATTIVA E NON MI IMPOTTA NEMMENO DI TE!” urlò sull’orlo delle lacrime ma ciò che mi sconvolse fu il dito medio che mi rivolse prima di correre via. L’afferrai prima che potesse salire le scale e la strattonai così che potesse guardarmi negli occhi.
“Non azzardarti mai più a parlarmi in questo modo né a fare quel gesto” dissi tra i denti.
“Pecchè no?? TU LO FAI SEMPE!”
“A te non deve importare quello che faccio io, va bene? Io sono grande e tu sei piccola e non voglio che fai queste cose. Ci siamo capite?”
Non rispose e distolse lo sguardo mentre iniziavo a vedere il suo mento tremare.
“Joy! Ci siamo capite?!” chiesi ancora.
“Ti, ho capito! LATTAMI!” e con uno strattone si liberò dalla mia presa e corse su per le scale. “PELO’ E’ VELO CHE TEI DIVENTATA CATTIVA!” urlò per l’ultima volta prima di sbattere la porta della sua cameretta.
Io mi passai le mani tra i capelli, sconsolata e incredula prima di rendermi conto che Alex stava ancora piangendo nel suo passeggino.
Un inferno. Un vero inferno.
Non feci in tempo a prenderlo che bussarono alla porta.
“Tanti auguriii a…” Tom si troncò quando mi vide. “Hey! Che succede?”
“Lasciamo stare…” dissi semplicemente facendomi di lato per far entrare lui ed Alyson. Mi seguirono in cucina dove presi Alex, perennemente urlante, dal passeggino e iniziai a cullarlo e a passeggiare convulsamente.
“Kristen, ma che succede?” chiese Alyson.
“Oh niente. Alex ha le coliche e non la smette di piangere, ho appena litigato a morte con Joy che ora mi odia e per beccarmi il suo dito medio ho fatto attaccare la crema per i pasticcini. È tutto okay!”
Sospirai mentre Tom poggiava il suo pacco sul tavolo. “Ma Rob dov’è?” chiese con esitazione quasi temesse il peggio.
“E’ andato a prendere Lizzie e Paul all’aeroporto.”
“Non potevano prendere un taxi?”
“Gli ho detto io di andare.”
“E non poteva chiedere a me? Sarei andato io.”
“Non importa, Tom. Davvero. È tutto okay, sono solo…”
“…distrutta. Non hai dormito?”
“Poco e niente. Alex ancora di meno…” sospirai mentre Tom me lo levava da mano per lasciarmi qualche minuto libera, almeno il tempo di respirare… ma no! Ovviamente al principino non andavano bene le braccia di Tom o di Alyson. Lui voleva unicamente le mie. Lo ripresi dalle sue braccia e finalmente si calmò di nuovo ma era… assurdo. Non poteva pretendere che lo tenessi in braccio tutto il giorno.
Prima o poi si sarebbe addormentato, quantomeno per lo sforzo immane nel piangere tutto il giorno. Sarebbe stato esausto… prima o poi.
“Vedrai che passerà, Kris.” Mi rassicurò Alyson ma io lo sapevo. Lo sapevo benissimo e riuscivo a farcela finché Rob era accanto a me. Non avrei creduto che averlo lontano per appena un paio d’ore avrebbe creato tanto casino e probabilmente erano solo una serie di circostanze e situazioni avverse allineatesi nella stessa orbita ma in fondo di cosa mi meravigliavo? Era il giorno maledetto. Oltre alla nascita di Joy, il 24 Luglio non aveva mai portato nulla di buono e, per quanto stupido potesse essere, io ne avevo segretamente il terrore.
“Dov’è la festeggiata allora?”
“In camera sua…” borbottai facendo loro strada, nonostante la conoscessero benissimo. Era chiaro che in realtà cercavo una scusa per andare da Joy e controllare come stesse.
“Joy, ci sono gli zii…” dissi alla porta con tutta la calma che avrei dovuto avere prima.
Non rispose così aprii leggermente la porta e la vidi stesa sul letto, la schiena verso di noi.
“Amore… ? C’è lo zio Tom…”
“Non vieni nemmeno a darmi un bacio scricciolo?”
Si voltò di scatto saltando giù dal letto e correndo verso Tom, buttandosi letteralmente tra le sue braccia e nascondendo il viso in lacrime nel suo collo.
“Ssssh… ssssh… chi è che fa piangere la mia nipotina preferita…?”
Joy indicò me senza nemmeno alzare il viso.
Grazie, Tom. Giriamo pure il coltello nella piaga…
Li lasciai nella stanza quando sentii il mio cellulare squillare in cucina ma con Alex in braccio precipitarmi per le scale era fuori questione. Persi di nuovo la chiamata e un secondo dopo arrivò un messaggio di Rob.
-Sto tornando. Tutto okay?
Non risposi.


POV Rob


Aspettai un messaggio di risposta da Kristen ma non arrivò. Cercai con tutto il cuore di non pensare al peggio e, grazie a Dio, Lizzie e Paul riuscirono a calmarmi facendomi notare che probabilmente non aveva semplicemente avuto il tempo di prendere il cellulare in mano ma inutile dire che mi piombò il cuore in gola quando arrivammo e ad aprirci la porta fu Tom.
“Dov’è Kristen?” chiesi con il cuore che stava per uscirmi dal petto.
“In cucina” rispose lui e io tornai a respirare normalmente. Grazie a Dio.
Mi diressi subito da lei che aveva appena finito di allattare Alex.
“Hey!”
“Hey! Tutto bene?” la salutai con un bacio. “Perché non rispondevi al telefono? Mi stavo preoccupando…”
“Scusa…” scosse il capo. “E’ stata una mattinata…” sospirò. “Alex mi è stato in braccio tutto il tempo altrimenti piangeva…”
“Dallo a me” lo presi dalle sue braccia lieto di constatare che accettava anche le mie oltre quelle di Kristen. Sembrava davvero troppo stanca…
“Dovresti riposare un po’, Kristen. Seriamente.”
“Magari dopo… Non hai ancora sentito la parte migliore…”
E non riuscii a sentirla visto che Lizzie era piombata in cucina e, dopo un rapido saluto a Kristen, si era fiondata su Alex.
“Eccolooo il mio nipotino preferitoooo. Dammelo un po’ Rob!”
“Ma non hai i tuoi figli a cui badare?” scherzai passandole il piccolo.
“Le due bestie stanno già in giardino giocando con Joy.”
Io e Kristen ci scambiammo un sorriso divertito.
“Ma che cicciobelloooo. È diventato un porcelloooo!”
“Non è un porcello!” risposi subito.
“Rob, senza offesa ma è enorme. Quanto lo fate mangiare?”
“Non ne parliamo, guarda. Non mi sento più il seno…”
Lizzie rise giocando con Alex che però non perse altri cinque secondi per scoppiare a piangere.
“Oggi gli girano” commentò Kristen mentre prendeva di nuovo il piccolo dalle braccia di Lizzie che aiutò me a scartare il regalo che aveva portato anche per lui.
“Non c’era bisogno, Liz” commentò Kristen ma lei la zittì senza troppe cerimonie ed estrasse dallo scatolo un gradissimo puffo a forma di orso.
Era davvero adorabile; Kristen lo provò subito e con enorme sorpresa Alex non pianse quando lo posizionò sulla finta ma ugualmente morbida pelliccia di orso.
“Sembra che gli piaccia!” commentò estasiata e Liz prese a saltare sul posto come una bambina di due anni, esattamente come stava facendo Joy che si dirigeva come un razzo verso di noi. La vidi dal giardino passare la porta-finestra, correre per il salone, attraversare l’atrio ed entrare in cucina buttandosi a capofitto tra le mie braccia.
“Papaaaaaaaaaaaà!”
L’afferrai al volo e la feci volare in aria un paio di volte prima di stringerla normalmente.
“Amore! Hai salutato la zia?”
“Tiiii, li ho talutatili plima. Hai vitto il legalo che m’hanno fatto?”
Non l’avevo visto ma Lizzie mi aveva detto cos’era: un non so quale strano tipo di tenda con non so quale strano meccanismo che permetteva di legarla ad un albero così che scendesse fino ad essere sospesa a pochi centimetri dal suolo. Decisamente una novità.
“Io non l’ho visto. Me lo fai vedere?” chiese Kristen e nessuno fu più sorpreso di me nel sentire Joy risponderle con un no secco ed… acido.
Non ebbi il tempo di chiedere cosa stesse succedendo quando Joy mi scivolò dalle braccia.
“Cot’è quetto? Avete pottato un legalo anche ad Alex?” chiese a Liz indicando il puffo su cui Alex era beatamente steso.
Guardai Kristen che scosse il capo e si passò una mano tra i capelli.
“Lo vollio pule io!” esclamò Joy prima che chiunque di noi potesse dire qualcosa.
“Tesoro, hai già il tuo regalo” disse Kristen.
“Io vollio questo.”
“Questo è di Alex.”
“Ma pule io lo vollio!” ribatté ancora lei sull’orlo delle lacrime al che Kristen, inaspettatamente, raccolse Alex dal puffo e lo lasciò libero.
“Tieni. È tutto tuo. Prendilo!”
Joy la guardo sconcertata per qualche secondo poi scrollò le spalle. “No, non lo vollio più…” disse semplicemente per poi prendere Liz per mano e trascinarla via.
“Okay, cos’era quello?”
“Quello cosa?”
Alzai la sopracciglia incapace di trovare parole per descrivere la situazione. Non ce n’era bisogno data l’evidenza che qualcosa non andava.
“Ah giusto. La parte migliore. Tua figlia mi ha fatto il dito medio.”
Scoppiai a ridere e mi accorsi subito che era la cosa peggiore da fare. Kristen mi trafisse con lo sguardo.
“Aspetta, davvero?”
“Davvero.”
“Chissà da chi ha imparato, eh, Kris?”
“Io non faccio quel gesto quando sono davanti a lei! E comunque non è questo il punto…”
“Okay… cos’è successo?”
“E’ gelosa, Rob. È dannatamente gelosa, hai visto? E… Alex piangeva e voleva solo stare in braccio e lei stava con quei dannati pattini, si era tolta il casco… e allora le ho urlato contro e lei anche! Mi ha urlato contro, mi ha detto che sono diventata cattiva e mi ha fatto il dito medio!”
Non potei davvero trattenere un sorriso.
“Però devi ammettere che ha classe.”
“La smetti di ridere? Sono seria!”
“Lo so, Kristen. Ma dai, le passerà, lo sai…”
“Sì, lo so che le passerà! Ma non capisco perché debba prendersela sempre con me e mai con te!”
“Forse perché avete lo stesso carattere?”
“In che senso?”
“Siete entrambe testarde e orgogliose! Ora, posso capire lei che ha quattro anni ma tu, Kristen, ti comporti da bambina peggio di lei…”
“Senti, non voglio discuterne tanto era normale che succedesse qualcosa oggi.”
“Oggi?”
“Sì, oggi. È il giorno maledetto, Rob.”
“Non ti seguo.”
“Bè, oltre alla nascita di Joy questo giorno ci ha sempre portato sfortuna.”
“Davvero?”
“Il tuo incidente mentre io ero in ospedale, io che perdo… perdo il bambino…”
Mi alzai dalla sedia e mi avvicinai a lei per prenderla ai fianchi; lasciai un bacio al piccolo capo di Alex tra di noi.
“Andiamo, amore. Sono solo coincidenze.”
“Tu dici? Io non ci credo più tanto.”
“Okay, allora se succede qualcosa anche oggi ti darò ragione. Non c’è due senza tre, no?”
Lei sbarrò gli occhi e si allontanò da me. “Ma sei scemo?! Perché l’hai detto?! Se prima poteva esserci la possibilità che non succedesse niente, ora succederà di certo!”
“Kristen, dai…”
“Niente ‘Kristen, dai’. Ho dormito due ore, sono sfinita, devo finire di preparare una torta, tra poco arriverà un casino di gente e tu ti azzardi a dire ‘Non c’è due senza tre!’ E non provare a metterti contro di me.”
E non ne avevo alcuna intenzione infatti ma i miei tentativi di calmarla furono stroncati dal campanello.
“Ecco, inizia la festa.”
La fermai prima che potesse andare ad aprire. “Senti, ascoltami, okay? Ora tu mi dai Alex e a lui ci penso io per tutto il pomeriggio.” Iniziai prendendo il piccolo dal suo petto e posandolo sul mio. “Tu finisci di cucinare e tra tre ore massimo salutiamo tutti e vai a letto a farti una bella dormita, okay?”
“Ma Rob…”
“Okay?”
Sospirò. “Okay…”
“Bene.” La strinsi a me e le lasciai un bacio tra i capelli. “Andrà tutto bene, piccola. Non hai niente di cui preoccuparti” le promisi e avrei tanto desiderato tornare indietro e rimangiarmi le mie parole quando, un’ora e mezza dopo, eravamo alla disperata ricerca di qualcosa che potesse calmare Alex.
Era… impossibile. Se fino ad allora si era calmato passando tra le braccia mie e di Kristen (e con ciò ero già venuto meno ad una parte del patto), ora era impossibile calmarlo.
Anche Joy aveva avuto le coliche ma erano state niente in confronto a ciò.
Alex si dimenava letteralmente e noi eravamo in alto mare.
Kristen cercava di distrarlo, Tom cercava qualsiasi soluzione su internet, Liz era nel bagno in cerca delle gocce omeopatiche mentre io aspettavo che la pediatra mi rispondesse al telefono.
“Niente…”
“Prova di nuovo!” esclamò Kristen esasperata nello stesso momento in cui Joy entrava in cucina saltellando e reclamando attenzione.
“Tio Tom?? È finito il pallone sull’albelo!”
“Sì, tesoro. Un secondo.”
Non si avvicinò nemmeno a Kristen e riprovò con lui. “Me lo vieni a plendele pel favole?”
Ma Tom era troppo concentrato nelle sue ricerche al computer e la liquidò con una carezza veloce al viso.
Io feci il numero della pediatra per l’ennesima volta quando Joy strattonò anche i miei jeans. “Papi, mi vieni a plendele il pallone sull’albelo pel favole?”
“Tesoro, non ora. Dopo…”
E in quell’istante la dottoressa mi rispose. Grazie a Dio. Non sapevo nemmeno come riuscii a sentirla tra tutto il frastuono e le incessanti grida di Alex ma dopo una veloce spiegazione dei sintomi del bambino dedusse che le gocce probabilmente non sarebbero bastate e che se non avessero avuto effetto avremmo dovuto provare con uno sciroppo. Chiusi la telefonata e afferrai le chiavi della macchina diretto alla prima farmacia aperta quando un urlo dal giardino, così forte da superare anche il pianto di Alex, ci fece accapponare la pelle.
Io e Kristen ci guardammo terrorizzati solo un secondo prima di dire a Tom di guardare Alex e precipitarci in giardino dove, per terra, ai piedi dell’albero, c’era Joy che piangeva e urlava rannicchiata su se stessa.
“Mammaaaa, mammaaaa!” piangeva e urlava disperata e in un secondo le fummo tutti attorno.
Avevo il terrore di guardare cosa si fosse fatta per cui fui quasi sollevato dal non vedere alcuna traccia di sangue ma il braccio… Appena Kristen lo sfiorò per aiutarla ad alzarsi lei gridò di dolore e capimmo.
“E’ rotto.” La mia voce fu eco di quella di Kristen.
Tom e Jamie cercarono di spiegarci alla meglio ciò che era successo, cosa che, per due bambini di due anni e mezzo, risultò alquanto difficile nonché inutile visto che era chiaro in ogni caso: sicuramente doveva essersi arrampicata sull’albero per prendere il pallone ed era caduta. Testarda, proprio come la madre.
La presi in braccio con quanta più dolcezza possibile e cercammo di convincerla a non piangere ma giustamente non ne era capace.
Tom si rese subito disponibile ad andare in farmacia, Aly avrebbe badato ad Alex e Liz a tutto il resto mentre noi andavamo all’ospedale.
“Bè, di nuovo qui. In questo giorno. Che novità, eh?” disse Kristen mentre aspettavamo che la lastra di Joy fosse pronta.
“Kristen, non vorrai davvero pensare che…”
“Io l’avevo detto Rob. Questo giorno è maledetto ed è… è tutta colpa tua!”
“Colpa mia?”
“‘Uuuh non c’è due senza tre’. Non l’ho detto io. Sai cosa avevo detto io? Che sarebbe successo qualcosa…”
“Cosa? Ma io l’ho detto tanto per dire!”
“Bè, allora lo vuoi un consiglio? Non dire più le cose tanto per dire, non in questo giorno!”
“Sei assurda.”
“Avevo ragione.”
“Non litigate, dai…” sospirò Joy seduta sul lettino con una mano nella mia e l’altra delicatamente poggiata sul suo grembo.
“Non stiamo litigando, tesoro…” sussurrò Kristen sedendosi accanto a lei e pescando un cioccolatino dalla borsa.
“Non lo vollio. Mi fa male il blaccio…” si lamentò la piccola con nuove lacrime che scendevano silenziose sul suo piccolo visino. Mi uccideva vederla così.
Kristen asciugò una lacrima e io un’altra.
“Ma sai che la cioccolata aiuta le ossa a rimettersi apposto e a crescere bene? E poi questo è un mini-mars… tu li adori…”
Joy non sembro tanto convinta ma accettò ugualmente la cioccolata.
Non volevo immaginare il dolore che avrebbe provato quando le avrebbero rimesso il braccio in sesto ed infatti ebbi solo il coraggio di dirle di stare tranquilla, nonostante le sue urla prima e dopo la manovra si sentirono per tutto l’ospedale.
Fortunatamente una volta messo il gesso il peggio sembrò passato e sembrava quasi eccitata all’idea, probabilmente perché durante il viaggio in macchina, di ritorno verso casa, io e Kristen non avevamo fatto altro che descriverla come una cosa molto figa, soprattutto per una bambina di quattro anni.
Quando rientrammo in casa tutto era in completo ordine e silenzio e ci rendemmo conto di aver passato in ospedale più di due ore. Erano le sette e non si sentiva volare una mosca. E sicuramente in casa c’erano altri mille rumori ma tutto sembrava nullo senza le grida di Alex.
“Come… come avete fatto?” chiedemmo allibiti a Tom ed Alyson che cullavano il bambino sul divano.
“Bè, gli abbiamo dato lo sciroppo ma dopo un po’ ha ricominciato per cui ho pensato solo che avesse bisogno di fare uscire un po’ di gas in modo… diciamo… naturale. E l’ho aiutato un po’…”
Io e Kristen ridemmo immaginando la scena mentre Joy si faceva scarabocchiare il gesso dai suoi cuginetti.
Kristen cercò di convincere Lizzie a Paul a restare da noi, e sapevo che lo stava facendo per pura gentilezza dato che si leggeva sul suo viso che desiderava solo un letto e di certo avere ben quattro bambini in casa non avrebbe facilitato le cose. Ovviamente i due rifiutarono anche perché avevano l’aereo per Rio de Janeiro alquanto presto la mattina dopo.
“Ma davvero era il caso di passare le vacanze a Rio con due bambini ancora così piccoli?” dissi sulla porta prima di salutarla.
“Se non la viviamo ora, non la vivremo più.”
Kristen sorrise e quando si appoggiò a me capii quanto fosse realmente distrutta. Avrebbe dovuto dormire almeno dodici ore di seguito per recuperare parte del sonno e delle energie perdute.
Salutammo anche Tom ed Alyson ringraziandoli per tutto, io presi qualcosa da mangiare della tanta roba avanzata oggi e cenammo sul divano mentre Alex se ne stava tranquillo nel suo passeggino.
“Ancora non posso credere che non stia piangendo…” sussurrò Kristen quasi col terrore che lui potesse sentirla e capirla.
Io sogghignai. “Comunque, devo ammettere che avevi ragione tu. L’anno prossimo festeggiamo il compleanno di Joy un giorno dopo!”
Lei rise e socchiuse gli occhi proprio quando Alex iniziò a lamentarsi di nuovo… e stavolta ne aveva tutte le ragioni. Non vedeva il suo amato seno da almeno quattro ore e Kristen insistette per allattarlo piuttosto che farmi preparare un biberon di latte naturale.
“Ti piace, vero? Allattarlo…”
“Sì. Mi piace” rispose lei un po’ rossa in viso mentre slacciava il reggiseno e abbassava la maglia larga sotto le spalle.
E piaceva anche a me… Guardare Alex succhiare e spingere così avidamente era quasi magico.
Avrei potuto guardarlo per ore ma quando ebbe finito costrinsi Kristen ad andare a dormire. Mi diede un bacio e non ribatté niente. Era davvero troppo esausta per rifiutare un’offerta del genere.
Quando anche Alex fu addormentato, aiutai Joy a mettere il pigiama e le raccontai una favola per addormentare anche lei. Avrei non voluto dormire in camera per timore che il baby-phone svegliasse Kristen ma capii subito che non l’avrebbero svegliata nemmeno le cannonate quando mi stesi nel letto e lei non mosse un muscolo.
In una situazione normale si sarebbe quanto meno voltata per stringersi a me. Ma stavolta no… eppure quando sentii Alex piangere e mi alzai, lei non c’era. La cercai velocemente nel bagno della nostra camera ma non era nemmeno lì. Sperai davvero che non si fosse alzata per prendere Alex o avrei potuto considerarmi un vero disastro sia come marito che come padre; non potei fare a meno di sorridere quando, passando davanti la camera di Joy, le vidi entrambe nel suo lettino.
Kristen sul lato destro in modo da non sfiorare il braccio rotto e Joy con il viso chino nel suo collo.
Sorrisi ancora, e ancora sorridevo quando andai nell’altra camera per prendere Alex dalla sua culla. Scesi in cucina e, scaldato un biberon di latte, tornai in camera di Joy, entrai facendo quanto più silenzio possibile e allo stesso modo mi sedetti sulla sedia a dondolo.
Sistemai Alex sul mio braccio, portai il biberon alla sua boccuccia avida, e lo osservai con occhi che oscillavano da lui a Kristen a Joy.
E rimasi lì per tutta la notte, sveglio, solo per guardare le persone che amavo di più al mondo.
Solo per sentirle respirare nel sonno.
Solo per guardarle dormire.


Il giorno maledetto O____O. Se fossimo in Joy non vorremmo mai compiere gli anni O__O
Aehm...lo so che avevo promesso ieri su fb che non sarebbe successo nulla di tragico in questo capitolo ma..un braccio rotto non rientra in tale definizione, vero???
Ehm...
Ahahaha alla prossima settimana ragazze *___*
Un mega bacio,
le vostre
Cloe&Fio
   
 
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