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Autore: Kelley    13/01/2012    1 recensioni
Eve è una ragazza come tante altre, fino a quando non incontra Irial ex Re del Buio, che le aprirà le porte di un nuovo mondo.
Genere: Dark, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Irial si rese invisibile nello stesso istante in cui Eve si voltò verso la macchina.

Rimase ancora ad osservarla fino a quando non sparì.

Mio sire, siete ancora dietro quella ragazza? una banshee apparve alle sue spalle, lui non si girò.

Non sono più il tuo sire.

Per me lo rimarrete sempre.

Ti ringrazio Aibhill.”

“Niall inizia a sospettare. Crede che prima o poi infrangerete la promessa che gli avete fatto.”

Era passato molto tempo da quando Irial aveva rinunciato al suo trono per il bene del suo popolo. L’esperienza avuta con Leslie lo aveva indebolito rendendolo più umano. Aveva rinunciato a tutto. Le persone che amava lo avevano abbandonato.

“Non l’ho fatto.” disse

“Non ancora.” ribadì lei.

“Non devo nulla a Niall. Quello che faccio sono affari miei.” Irial si voltò verso di lei e le prese il viso tra le mani.

“Non volevo mancarle di rispetto.”

“Nessuno si metterebbe contro di me. Di questo non ti puoi preoccupare.” le sue labbra sfioravano quelle della banshee.

“Ora non parliamo più di questa storia.”

“Se non sono inopportuna, potrei sapere perché lei?”

“Non è come le altre. Dietro a quel visino d’angelo nasconde un diavolo.”

“Lei non riempirà il vuoto che sentite.”

“Ora sei inopportuna.”

“Non volevo, mio sire.”

“Chiamami Irial. Aibhill avrei un incarico da darti.”

“Farei qualsiasi cosa per te Irial” la banshee attese guardandolo nei occhi come ipnotizzata.

“Segui la ragazza e voglio che tu mi riferisca tutto quello che le succede.”

“Ai suoi ordini.” la banshee sparì.

La notte era fredda e buia. Irial iniziò a vagare senza meta immerso nei suoi pensieri. Aveva iniziato a nevicare, ma non ci badò.

I suoi pensieri turbinavano come la neve intorno. Gli esseri fatati giocavano per le vie facendo scherzi agli esseri umani ignari. Quando incrociavano il suo cammino, quest’ultimi, si dileguavano intimoriti. Lui non ci badava, era abituato a tali atteggiamenti. A volte ne era compiaciuto, ma ora aveva altro per la mente.

Senza accorgesi si ritrovò di fronte al loft della Corte del Buio. Nonostante non fosse più il loro Re, considerava ancora quel luogo come la sua casa.

Entrò e trovò Niall, il nuovo Re del Buio, ad accoglierlo. La stanza era semi illuminata dalla luce del fuoco che ardeva. La carta da parati bianca, con sottili disegni in argento, oro e rame, produceva un effetto vagamente orientale, nella penombra sembrava aver preso vita. La moquette era nera. Contro la parete opposta c’era un divano cosparso da cuscini color rosso sangue. Un angolo del divano era occupato da Niall, con jeans neri e una maglietta dello stesso colore.

“Non mi aspettavo questo tipo di accoglienza. Sono molto onorato.” disse in modo sarcastico.

“Non è per una visita di cortesia il perché sono qui.”

“Se non è per vedermi, per quale motivo?”

“Dove sei stato in questi giorni?”
“In giro. Hai sentito la mia mancanza?”

“No. Sono qui per accertarmi che tu non compia azioni di cui potresti pentirti.”

“Non so di cosa parli.”

“Lo sai perfettamente. Non fare finta di non saperlo.”

“Non sto fingendo. Non so di cosa parli davvero.” Irial si era seduto sul lato opposto del divano. Guardava Niall negli occhi.

Niall sbuffò passandosi una mano tra i capelli. Non amava quei tipi di giochi.

“Arrivo subito al sodo. Mi sono arrivate voci, si dice in giro che tu sia interessato ad un’umana.”

“E con questo? Sei geloso per caso?”

“Sono venuto a darti un avvertimento. Lascia stare quella ragazza.”

“Se no cosa mi fai? Sei passato alle minacce?” disse Irial in tono beffardo.
“Non voglio che la storia si ripeta. Hanno sofferto fin troppe persone per i tuoi giochi.” Niall si riferiva a lui e Leslie.

Niall si avvicinò alla porta e prima di uscire disse “Non ti avvertirò una seconda volta.” e lasciò Irial da solo.

Eve si sentiva strana da quando era ritornata dalla scuola di danza. Sentiva una presenza al suo fianco, una figura inquietante.

L’incontro con Irial l’aveva turbata, ma non era per quella ragione il perché si sentiva così. Si sentiva spiata.

“È solo la stanchezza.” si ripeteva, ma sapeva che non era così.

Era nel salone ad esercitarsi con il piano. Suonare aveva avuto un effetto calmante e le aveva schiarito le idee.

Si sentiva attratta da quel misterioso ragazzo, ma allo stesso tempo ne era intimorita.

Mentre le sue dita scorrevano sulla tastiera del piano con occhi chiusi vide il viso di Irial, il suo fisico. Immaginava scorrere le sue dita sul suo petto, sentire le labbra sulle sue, assaporarne il sapore e andare oltre.

Suonò una nota stonata e si fermò ansimando. Si accorse che il viso le bruciava. Non le era mai capitato di fare quel tipo di pensieri. Aveva perso il controllo e la cosa non le piacque affatto.

Si impose di calmarsi, attraverso la respirazione, e riprese il controllo.

Il salone aveva ampie vetrate e Eve riusciva a vedere il giardino della casa.

Quella stanza era stata voluta e idealizzata da sua nonna. Aveva un ampio divano con poltrone in stile liberty, un ampio caminetto e il pavimento era ricoperto da tappeti orientali. Conteneva diversi tipi di strumenti, dall’ ampio pianoforte a coda all’arpa, e una vasta collezione di violini. Aveva passato la sua infanzia in quel salone e con il tempo lo aveva imparato ad amare. Era la stanza più ampia e luminosa della casa.

Eve era rimasta incantata a fissare le fronde del salice piangente agitarsi al vento. Fuori si stava scatenando una tempesta di neve. Era felice di trovarsi dentro casa al caldo invece di stare lì fuori come quell’ albero.

Vicino al tronco gli parve di intravedere qualcosa di rosso.

Si avvicinò alla finestra per osservare con più attenzione. Vide il contorno confuso di una figura. “Forse è un vestito portato dal vento.” pensò. A mano a mano che la figura si faceva più vivida si accorse che non era affatto un vestito.

Di fronte a lei c’era una figura di una donna con un vestito rosso che fluttuava a mezz’aria con i capelli scompigliati dal vento.

Eve si portò una mano alla bocca per non urlare.

“Và tutto bene?” chiese la madre.

Eve sussultò e si girò.

“Ho bussato per non disturbarti e visto che non ho avuto nessuna risposta sono entrata.”

“Scusa, mamma. Non ho sentito bussare perché stavo suonando il piano.”

“Tesoro, stai poco bene? Hai un viso stravolto. È successo qualcosa?” chiese sua madre preoccupata.

“No, non è successo nulla. Ho avuto un piccolo capo giro. Oggi le prove per il saggio sono state più faticose del solito.” rispose per tranquillizzarla.

“Come stanno andando le prove?”

“Molto bene. La Smitt ci tiene che sia tutto perfetto.”

“È un insegnante di danza molto severa. Ho sentito dire che quest’anno ci saranno molte persone importanti.”

“L’ho sentito anche io. Sua madre cercava di aprire un dialogo, ma senza ottenere risultati. Quello che voleva Eve in quel momento era rinchiudersi in camera lontano da tutto e non parlare con sua madre delle cose accadute durante la giornata. “Se mi puoi scusare, mamma, vorrei andare in camera. Mi sento molto stanca.”

“Non ti preoccupare. Parleremo la prossima volta. Buonanotte.”

“Che non avverrà mai.” pensò e le rispose “Buonanotte.” e corse in camera evitando di sfiorarla.

Arrivata nella sua stanza richiuse la porta alle spalle in modo violento. Si accovacciò per terra con la schiena verso la porta e le mani sulla testa. Aveva il fiatone, ma non era per colpa della corsa fatta fino in camera sua.

Non sopportava sua madre quando faceva la gentile in quel modo e fingeva di preoccuparsi per lei. Le faceva venire i nervi.

L’anno prima le aveva confessato che Erick e lei non erano figli dello stesso padre.

Il padre aveva divorziato con la madre prima che lei nascesse.

Quando chiedeva perché il padre non era più con loro le rispondevano perché era morto, ma lei ora sapeva che i fatti erano diversi.

Un giorno era ritornata da scuola prima, trovando sua madre che parlava con un uomo che non aveva ma visto prima di allora, stavano discutendo nella sala con il piano forte e li aveva intravisti dalla finestra.

Eve era entrata e si stava avvicinando alla sala per salutare la madre e per sapere chi fosse lo sconosciuto. Lei era sempre troppo curiosa e non riusciva a trattenersi nel scoprire nuove cose. Sua nonna le aveva detto che la sua curiosità un giorno l’avrebbe messa nei guai, ma lei non le dava peso.

Era vicina alla porta con la mano sulla maniglia quando sentì l’uomo urlare.

“Sono più di tredici anni che non vedo mio figlio. Sono suo padre, ho il diritto di vederlo e me lo avete negato da fin troppo tempo.”

Eve si bloccò di colpo.

“Avevamo un accordo, ti ricordi? Se avessi fatto finta che Eve fosse tua figlia e saresti rimasto al mio fianco lo avresti avuto sempre vicino a te. Lo hai rifiutato e allo stesso tempo ti sei negato la possibilità di crescere Erick. Se devi dare la colpa a qualcuno è solo te stesso.”

“Se tu non mi avessi tradito noi saremo ancora una famiglia.”

Silenzio. Eve sentì un groppo alla gola.

Si ritrovò a fissare la madre senza rendersene conto.

“Tesoro, cosa ci fai qui?” disse la madre sorpresa.

Lei non le rispose. Si sentiva stordita e confusa.

La madre si avvicinò parlando, ma lei non sentiva niente. Quando le sfiorò la guancia si riprese, la guardò con disprezzo e scappò via. Si rinchiuse in camera sua fino al giorno seguente.

Si alzò da terra e andò in bagno.

Si lavò il viso e si appoggiò sul lavandino. Lo specchio le rimandava il viso di una ragazza stravolta e pallida.

Sospirò e andò a sdraiarsi sul letto. La morbidezza delle coperte la calmò subito.

Nel suo letto si sentiva protetta e al sicuro.


Sono tornata con un nuovo capitolo, ho avuto problemi perchè la storia su questo sito si era cancellata, l'ho ripubblicata, spero che vi piaccia! 
Baci Kelley 

  
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