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Autore: tartufo    13/01/2012    1 recensioni
La storia prende spunto dal protagonista di The dead zone di stephen king.
Voleva richiamare l'attenzione di quella donna, ma la voce non ne voleva sapere di uscire, nessun suono riuscì a trovare una via di fuga dalle sue labbra.
L'unica cosa che poteva fare, era sperare che la donna alzasse gli occhi e incontrasse i suoi, che lo sapeva, erano pieni di domande e paura.
Attese un tempo che gli parve infinito, quando quell'estranea si spostò ancora più vicina ed iniziò a dedicarsi al suo braccio, iniziava davvero a spazientirsi,
possibile che non si accorgesse che era sveglio.
Genere: Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaine Anderson, Dave Karofsky, Kurt Hummel, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Erano riuniti a tavola, una famiglia come altre dall'esterno, ma dentro, ognuno a modo suo era distrutto dal
dolore.
Il telefono iniziò a squillare, infrangendo quel silenzio imbarazzante che ormai, era diventata un abitudine
tra quelle mura.
Carole si alzò dalla sedia, dimostrava più anni di quanti in reltà avesse, pur non avendo legami di sangue,
da quel lontano giorno, il suo cuore si era spezzato, come se avesse perso un figlio, e il resto
della famiglia, non era in condizioni migliori, Burt rigettava il suo dolore sul cibo incurante del fatto che così
facendo avrebbe provocato altro dolore alla sua famiglia e Finn, lui si era fatto divorare dal senso di colpa,
non era più il ragazzo sciocco e ingenuo di un tempo, non c'era più spazio per quello.
"Pronto?" rispose mestamente.
"Pronto, famiglia Hummel? Sono il Dottor walsh, chiamo dal Lima Hosphital, in merito alle condizioni del signor
Kurt Hummel...".
Il telefono le sfuggi di mano, cadendo ai suoi piedi, il momento che temevano era arrivato, era la fine, non
sarebberò sopravvissuti a quella notizia.
Il rumore del telefono che toccava il pavimento, attirò l'attenzione dei due uomini seduti a tavola, e sentendosi
osservata, Carole lo raccolse svelta, impaurita da quello che stava per sentire.
"Pronto? C'è ancora qualcuno al telefono? Signora?"
"E'... é morto?" chiese con le lacrime agli occhi.
Quella frase fece scattare Burt e Finn, che si ritrovarono in piedi davanti alla donna.
"Signora mi scusi ma... potrei parlare con il signor Hummel?".
Carole passò il telefono a Burt con mano tremante, e lui lo porto immediatamente all'orecchio.
"Pronto, sono... Burt Hummel...".
"Signor Hummel sono il medico di Kurt, la chiamo per chiederle di recarsi immediatamente all'ospedale...".
"Mio figlio è... morto?".
"Signor Hummel, non potrei proprio darle informazioni al telefono, mah... suo figlio sta bene... potrebbe recarsi
qui? Il prima possibile?".
"Io...si...arriviamo...".
"Cos'è successo?" chiesero all'unisono Carole e Finn.
"Non lo so, non ha potuto dirmi nulla, solo di recarmi all'ospedale...".

Mentre guidava con affianco quello che rimaneva della sua famiglia, la strada per l'ospedale non gli era mai
parsa tanto lunga, era da tanto che non metteva più piede li dentro, se ne vergognava, ma dopo quattro anni di
speranze infrante, non aveva più avuto la forza di vedere suo figlio in quelle condizioni, inerme in quel letto,
e in quella camera che lui avrebbe odiato, perchè il colore alle pareti era un insulto al buon gusto.
Aveva mollato, non era più riuscito ad andare a trovarlo, e anche se tutti lo capivano, e non gliene facevano una colpa,
lui si sentiva sporco dentro.

Vennero ricevuti immediatamente da un dottore dall'aria molto gentile e amichevole che li fece accomodare in
uno studio completamente anonimo, se non fosse stato per le varie foto appese alle pareti, che ritraevano molto
probabilmente la sua famiglia.
"Signori Hummel, vi ho fatto recare qui, per il semplice fatto che quello che devo dirvi non poteva essere riferito per
telefono, il fatto ha dello straordinario, nella mia carriera non ho mai assistito a nulla del genere, ovviamente,
dobbiamo ancora eseguire tutti gli accertamenti del caso, in ogni modo, vostro figlio Kurt, è uscito dal coma poche ore fà..."
A quelle parole Burt scatto in piedi incredulo.
"Sveglio? Mio figlio è sveglio? Voglio vederlo...".
"Signor Hummel, un attimo solo epoi potrà vederlo, deve capire delle cose, Kurt non ricorda nulla di quello che gli
è successo, i ricordi si fermano a qualche minuto prima all'aggressione, è all'oscuro del fatto che sono trascorsi dieci
anni da quel giorno, noi pensiamo che la notizia possa essere meglio assimilata se fosse un suo famigliare a dargliela,
quindi se se la sente, dovrebbe spiegargli tutto".
"Io..." Burt non sapeva che fare, avrebbe voluto chiedere consiglio a Carole, ma non nè aveva diritto, dopotutto
era lì solo per Finn, ancora non glielo avevano detto. Era tutta una falsa.
"va bene, io...ci proverò..." disse debolmente.
"Potrei fare una telefonata prima?" chiese, ma forse sarebbero state due.

Kurt era ancora nella camera dove si era svegliato poche ore prima, aveva dormito ancora, stremato da quelle strane visioni,
l'infermiera che aveva visto per la prima volta, era li con lui, non aveva smesso di ringraziarlo, perchè quando era tornata a casa,
aveva trovato il figlio svenuto sul pavimento, un odore di gas impregnava l'aria, sarebbe bastata una scintilla e tutta
la casa sarebbe stata circondata dal fuoco.
"Come ha fatto Signor Hummel".
"Io...non lo sò, per favore non lo dica a nessuno...".
"...Il dottore lo sà...ma stia tranquillo, è la persona più gentile e onesta che conosco, il suo segreto è al sicuro".
La porta della camera in quel momento si aprì rivelando un volto che Kurt non vedeva da dieci anni, anche se per la sua mente,
era massata solo una mattinata.
"Papà..." disse con le lacrime già pronte a rigargli le guance.
Burt si avvicinò al letto, e senza dire nulla circondò con un abbraccio il suo bambino, perchè poteva anche avere
ventisette anni, ma era comunque il suo bambino, sopratutto dopo quello che era successo.
Kurt sollevo con difficoltà le braccia per ricambiare, appoggiando le mani sulle spalle forti di suo padre.
Come la prima volta, accadde tutto in fretta, il dolore alla testa e poi le immagini.
Kurt era davanti ad un letto, suo padre disteso, dopo l'infarto, si ricordava quel giorno, era stato il più
brutto della sua vita, insieme al funerale della madre, gli parlava, esortandolo a reagire, a combattere per lui,
ora le parti invertite, suo padre davanti ad un letto, e quello disteso era lui, il volto irriconoscibile, tumefatto,
gonfio, era collegato a varie macchine, non se la passava bene, non si aspettava di vedersi così.
E poi ancora suo padre, che ignorava Carole e Finn, che trascurava il lavoro, che si faceva venire un alto infarto trangugiando
schifezze.
"Papà, cos'hai combinato? Ti è venuto un altro infarto?" si era talmente accalorato che sembrava essere tornato
il solito Kurt.
"Ma come?".
"Ah...lascia perdere e dimmi immediatamente che diavolo mi è successo".
 

  
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