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Autore: evenstar    29/08/2006    18 recensioni
C'è una festa per il compleanno di Remus in programma, che sia la volta buona per la giovane e rampante Tonks per conquistare il cuore del suo lupacchiotto?
Genere: Romantico, Commedia, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fleur Delacour, Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La vita secondo Tonks'
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Bene, bene finalmente ci siamo. Lo scopo di questo ciclo di storie è quello di mostrarvi il mondo con gli occhi di Ninfadora Tonks (o almeno come io credo che lei veda il mondo) anche se  nelle sue avventure di tutti i giorni si infilano sempre anche piccoli grandi problemi di cuore. Per questa e la prossima avventura i problemi di cuore non saranno il contorno, ma la storia in sè. Dopo riprenderemo ad analizzare le sfide quotidiane ma per adesso godetevi questa storia che dedico a tutti voi che avete letto e commentato le altre storie della vita secondo Tonks. Grazie per il sostegno!

 

 

Quando meno te lo aspetti.

 

Ninfadora Tonks era depressa.

La giovane e stravagante strega aveva, da ormai più di un anno, un’infatuazione che rasentava l’ossessione per un suo collega nonché amico che invece, da quello che le sembrava, non provava per lei altro che un tenue e platonico affetto fraterno. La sua personalissima ossessione l’aveva portata a cercare, in ogni modo possibile e in qualcuno anche abbastanza improbabile e piuttosto pericoloso per la sua integrità fisica e mentale, di attirare l’attenzione del suo amato.

La sua stravagante missione non poteva, tra l’altro, essere definita un completo disastro in quanto, sebbene Ninfadora troppo presa dalla sua pericolosa vita di tutti i giorni non se ne rendesse bene conto, il suo amato Remus John Lupin passava gran parte del suo tempo libero con lei, comparendo sempre quando la strega ne aveva più bisogno e molte volte anche quando non ne aveva per niente. Ma questo lei, troppo impegnata a non lasciarci la pelle alla giovane età di 25 anni per i continui, in realtà piccoli ma potenzialmente letali, incidenti in cui incappava giornalmente, non lo aveva notato.

Aveva notato invece che il mago dei suoi sogni aveva spesso misteriosissimi appuntamenti serali con qualcuno, qualcuno che lei non conosceva e di cui lui non faceva mai parola, come se tenere gli affari suoi per sè e non comunicarli a tutti fosse un comportamento normale per un mago moderno.

Questa attitudine di Remus a vivere una propria vita sociale che non comprendesse la sua indispensabile compagnia 24 ore su 24 la rendeva gelosa, maledettamente, inequivocabilmente e, dal suo originalissimo punto di vista, più che giustamente gelosa.

E anche depressa, molto depressa, talmente depressa da dimenticarsi, tra tutti gli eventi dell’anno, proprio quello che avrebbe dovuto aspettare con ansia e trepidazione come possibile momento per decidersi, una volta per tutte, a dichiarare al suo perfetto lupacchiotto il suo amore eterno e incondizionato per lui…ossia il giorno del compleanno di Remus.

Fortunatamente per la stravagante e sbadata Tonks c’era chi ricordava questi particolari e generosamente era pronto a ricordarli a tutto coloro che, come lei, osavano dimenticarsene; peccato però che lo facesse quando mancavano esattamente 24 misere ore alla festa a sorpresa organizzata per l’occasione.

- Allora Tonks, sci sarai domani, vero? – chiese una splendente Fleur a Ninfadora, mentre questa stava disperatamente cercando di pulirsi i pantaloni bianchi, appena indossati, dalla cioccolata colata dalla sua fetta di torta.

- Domani? – chiese distrattamente la strega, strofinando vigorosamente con il risultato di spalmare la cioccolata per una notevole estensione di indumento.

- Oui.

- Per cosa? – chiese la giovane alzando terrorizzata gli occhi dalla macchia per fissarli in quelli cristallini della francese che la stava osservando con un’espressione a metà tra il divertito e l’annoiato.

- Ma per la festa a sorpresa per Remus, chiaro.

- Festa? Sorpresa? Quale festa, che sorpresa? – chiese la giovane sull’orlo del panico. Poi si rese conto di come la ragazza francese avesse chiamato il SUO Remus, Remus appunto e non Lupin, come in genere facevano gli altri, quando meno come avrebbe dovuto fare lei che, in teoria, non aveva nessuna confidenza con lui. E quindi prontamente si riprese dallo stato di panico in cui era caduta e aggiunse immediatamente. – Come sarebbe “ Remus ”?

Fleur fece con il suo faccino sbarazzino una meravigliosa espressione schifata per la poca concentrazione della ragazza inglese che aveva di fronte e che la stava costringendo a perdere il suo prezioso tempo parlando con lei, invece che continuare le sue impegnative, e decisamente più interessanti, lezioni di inglese con il piacente fratello maggiore dello sfigato amico di Harry Potter. – Ma oui, Remus. La festa per il suo compleanno.

- Merlino! – sbottò Tonks, ricordandosi improvvisamente perché aveva circolettato di inchiostro magico fluorescente rosa acceso quel giorno sul calendario, circondando poi il tutto con una miriade di cuoricini e coriandoli dello stesso colore. – Mi sono dimenticata che domani è il compleanno di Remus, - biascicò colpendosi la fronte con il palmo della mano, facendosi anche notevolmente male avendo dato un po’ troppa forza al gesto disperato.

- Questo vuol dire che, adesso che lo sai, sci sorai doman? – chiese l’altra con quella sua irritante parlata strascicata.

- No! Cioè sì… ma no. Fleur ma ti rendi conto? Non ho ancora preso niente per lui e… oh no, no, no, maledizione, - sbottò Tonks, pestando a terra il piede inguainato in un grazioso stivaletto rosa con un tacco a spillo dall’aria decisamente letale, sotto lo sguardo sempre più sconvolto di Fleur, Tonks non capì se per lo stivaletto in sé o per il suo comportamento leggermente bizzarro. -… Oggi è sabato!

- Oh, oui, hai ragione. I negozi hanno chiuso…- diede un’occhiata all’orologio e Tonks fu sicura di vedere nella sua espressione un ghigno malefico. – Esattamont 10 minuti fa.

- No, - biascicò la giovane, non sapendo d’altra parte cosa fare per porre rimedio al disastro più che lanciare insulti al suo destino beffardo.

- Scenti, Tonks, dovresti aiutorci con la festa.

- Che cosa? Vuoi che vi aiuti a organizzare la festa, io? – chiese la giovane, dimenticandosi per qualche attimo anche del suo destino avverso visibilmente, ma anche piacevolmente, sorpresa da tutta quella considerazione, tanto che era quasi pronta a ricredersi sull’antipatia di Fleur.

- O no, no, - rispose la francese scuotendo le mani e la testa così vigorosamente da rischiare di slogarsi qualche articolazione vitale. – No! Tu dovrosti tenere Remus lontano da Grimmauld Place per tutto il giorno. Lo puoi fare?

- Quindi dovrei stare con lui tutto il giorno per evitare che vi scopra ad organizzare la sua festa?

- Oui.

Tonks rimase un attimo interdetta, lacerata da due sensazioni opposte: da una parte una lievissima incavolatura nei confronti di Fleur, per la poca considerazione e fiducia che le aveva or ora dimostrato, dall’altra invece cominciò a sorridere vedendo delinearsi la possibilità di passare un’intera giornata da sola con il suo lupetto. Fu bruscamente riportata alla realtà dalla voce strascicata della sua compagna. – Lo forei io, ma sai… devo organizzare tutto.

Tonks era decisamente perplessa: perché la perfetta e impeccabile Fleur avrebbe dovuto voler passare tutta la sua giornata con Remus al posto suo? La giovane non ebbe però il tempo di verbalizzare questi suoi annosi dubbi. - Merci, a doman, Tonks, - concluse Fleur alzandosi con un svolazzo di seta e andandosene ancheggiando verso la porta della stanza.

 

Ninfadora Tonks, rimase a fissare perplessa la porta di legno mentre il suo neurone cominciava a vorticare furiosamente lavorando alacremente; c’era qualche particolare, qualche connessione che le stava sfuggendo, ne era assolutamente certa. La sua fremente attività venne improvvisamente premiata con una illuminazione sfavillante.

Era lei.

Lei, Fleur, era la misteriosa causa degli appuntamenti notturni di Remus, era per lei che il suo lupacchiotto aveva perso la testa, per lei passava le nottate insonni, lei insomma era quella da distruggere, fisicamente.

Fleur era bella (per forza lo era con una nonna Veela, accidenti a lei e alle sue parentele), intelligente e coraggiosa (su questo Tonks aveva qualche dubbio ma in fondo lo doveva essere per forza dato che quel maledetto bicchiere fiammeggiante l’aveva estratta come rappresentante di Beauxbatons per quello stupido torneo), giovane (più giovane di lei, anche se solo di qualche misero e insignificante anno) ma soprattutto lei non aveva quella imbarazzante tendenza a distruggere tutto quello a cui si avvicinava.

Era, in poche concise e chiare parole, imbattibile, inavvicinabile, assolutamente perfetta.

Come Remus, d’altra parte. Per forza si era innamorato di lei, erano fatti l’uno per l’altra.

Per circa venti secondi Tonks si sentì sull’orlo di un baratro oscuro di angoscia pensando che non sarebbe mai riuscita a competere con la bionda (ma poi che diavolo di colore avevano i suoi capelli? E avevano anche il coraggio di giudicare strani i suoi) francese, ma poi si riscosse ricordandosi come il suo proposito non fosse assolutamente competere con lei, su quello non c’erano dubbi avrebbe fallito… ma annientarla e quello lo poteva tranquillamente fare.

 

La mattina dopo Tonks stava beatamente dormendo, godendosi il meritato riposo della domenica, quando il fastidioso suono del campanello la riscosse da un bellissimo, e alquanto imbarazzante, sogno su Remus. Si tirò faticosamente a sedere sul letto cercando a tentoni la vestaglia e infilandola al contrario, troppo addormentata per cercare di capire quale fosse il verso giusto, si chinò per prendere le pantofole e si rese conto, con suo grande disappunto, che una delle due era finita sotto il letto, decisamente irraggiungibile alle 9 del mattino. Decise che chiunque fosse così inopportuno da suonare all’alba di un giorno festivo non meritava comunque un abbigliamento completo e si recò quindi ad aprire.

Dopo aver passato qualche minuto a cercare di togliere tutti i lucchetti, gli incantesimi e le protezioni che aveva posto sulla porta di casa l’assonnata Tonks si ritrovò davanti ad un assolutamente perfetto Remus Lupin che, sorprendentemente sveglio per quell’ora infausta, indossava pantaloni grigio chiari con un maglione girocollo nero, unica nota fuori posto i capelli chiari leggermente spettinati, ma quelli lo rendevano solo più attraente di quanto già non fosse, tanto che Tonks lo giudicò, nonostante fosse così presto, estremamente e innegabilmente sexy. 

- Che cosa ci fai qui? – chiese, dandosi immediatamente della scema, lui le compariva davanti vestito come nel suo sogno (almeno nella prima parte del sogno, nella seconda… beh in quella i vestiti non erano più così essenziali) e lei cosa faceva? Lo aggrediva come suo solito.

- Buon giorno anche a te, Ninfadora.

- Non chiamarmi così. Vieni, facciamo un caffè, è meglio, - Tonks chiuse la porta dietro a Remus, dirigendosi poi verso la cucina. Mise su il caffè colpendo la caffettiera con un leggero tocco di bacchetta poi prese due tazze che, seguendo il solito schema che si ripeteva quasi tutte le mattine, le caddero di mano frantumandosi sul pavimento, prontamente riparate da Lupin.

- Grazie, - biascicò.

- Figurati.

- Allora me lo dici perché sei qui?

- Beh, ti volevo evitare un viaggio.

- Scusa?

- Non dovevi venire da me e tenermi lontano da Grimmauld Place per tutta la giornata?

- Sì, - disse subito ma poi si riprese, ricordandosi che forse non avrebbe dovuto assentire, ma piuttosto smentire quella sua convinzione. - No!

Lupin la guardò alzando un sopracciglio in una mossa che le tolse il fiato, possibile che fosse sempre così maledettamente bello?

- Come lo sai? – chiese infine arrendendosi.

- Intuito lupesco.

- Ah.

- Beh? Allora che si fa oggi? Sono nelle tue splendide mani, mia signora, - le disse facendole un mezzo inchino.

Ninfadora cadde dalla sedia. Lupin pensò che fosse dovuto al fatto che fino a due secondi prima si stava dondolando sulle gambe posteriori, cosa veramente incosciente da parte sua conoscendo la sua sfortuna, Tonks invece sapeva che quello non c’entrava nulla, avrebbe potuto essere incollata a terra o sotto uno Stupeficium e non sarebbe cambiato nulla, sarebbe caduta lo stesso.

Per lo “splendide”.

Per il “mia signora”.

Ma soprattutto perché le era ritornato in mente il sogno da cui era stata strappata e che vedeva effettivamente Remus nelle sue mani.

Tonks fu veramente molto brava a non far trapelare le sue attuali emozioni, peccato che l’effetto di questo suo self control fosse stato in qualche modo alterato dal fatto che i suoi capelli avessero iniziato a vorticare, cambiando colore come un arcobaleno impazzito. 

- Tutto bene?

- Come no, tutto bene, - in quel preciso istante la giovane si rese conto che ancora non aveva alcun regalo da dare a Remus, quella sera. Doveva trovare un modo per prendergli qualcosa, qualcosa che lo colpisse, che fosse giusto e adatto per lui, era essenziale. - Secondo te a Diagon Alley ci sarà qualche negozio aperto? – chiese infine, pensierosa.

- Non so, perché?

- Niente, per fare un giretto, così.

- Vuoi andare a Diagon Alley?

- Non ti va?

- Te l’ho detto, sei tu il capo oggi, io ti seguo.

- Merlino, Remus, - Tonks sentendo le sue parole si era resa conto di una cosa terribile. - Mi sono scordata, - disse coprendosi la bocca con le mani, non era possibile che lo avesse fatto due volte in due giorni. - Buon compleanno! – disse abbracciandolo di slancio, senza pensare a quello che stava facendo.

Remus rimase un attimo rigido, ma poi rispose all’abbraccio della giovane, facendo lentamente scivolare indietro la testa fino ad appoggiare le labbra sul suo orecchio. – Grazie, - mormorò. - Allora, andiamo?

- Certo, dammi due secondi per vestirmi, - rispose lei contenta di poter fuggire da lui per un po’ ma al contempo dandosi della codarda per non aver approfittato della situazione.

Dieci minuti e innumerevoli incidenti dopo, i due stavano per Smaterilizzarsi al Paiolo Magico, destinazione Diagon Alley; Tonks non aveva idea di come, anche avendo a disposizione dei negozi aperti, potesse acquistare un regalo per Remus senza che lui se ne accorgesse. Per sua fortuna non ebbe questo problema, la via magica più famosa d’Inghilterra era totalmente e inesorabilmente deserta così, dopo una desolante e imbarazzante passeggiata nel nulla, i due decisero di cambiare paesaggio, dirigendosi verso le vie Babbane della città.

Con grande disappunto della giovane non si vedeva un negozio aperto, di nessun tipo, ma almeno la giornata stava trascorrendo stranamente tranquilla. Ninfadora non aveva inciampato neanche una volta, va bene va bene, si era inciampata solo poche volte, non si era rovesciata niente addosso, anche perché non aveva mangiato né bevuto nulla, e non aveva fatto più brutte figure con Remus, il quale anzi sembrava contento di essere lì con lei. Passeggiavano tranquilli talmente vicini che qualche volta le loro mani si sfioravano scatenando un’ondata di calore nei calore nei loro corpi che  provocava, in Tonks, repentini cambi di colore nei capelli.

Ninfadora decise di approfittare di quella vicinanza per indagare sulla vita sentimentale dell’agognato mago. – Fleur starà organizzando la tua festa adesso. Volevo aiutare ma…

- Non ha voluto, immagino.

- No.

- E così ti è toccato l’ingrato compito di farmi da baby sitter.

- Sì, cioè non mi dispiace stare con te… oggi… cioè, non mi dispiace in generale stare con te… ehm insomma, - balbettò la giovane avvampando e inciampando sul cordolo del marciapiede. – Anche Fleur avrebbe voluto stare con te, oggi…- bene Tonks, si disse, così con nonchalance.

- Ah sì? – chiese con educato interesse Remus, mentre si fermava a guardare una vetrina in cui c’era un modellino del sistema solare con i pianeti che fluttuavano pigramente sospesi in una bolla di vetro.

Tonks si rabbuiò, mai una volta che riuscisse a capire quello che passava per la mente del suo amato: cosa diavolo voleva dire quel “ Ah sì “.

Che lo sapeva perché era ovvio che la sua ragazza volesse stare con lui? Che tanto avrebbero passato una notte di sesso sfrenato dopo che la festa fosse finita? Che non gli importava nulla di Fleur e lei si stava facendo un sacco di inutili problemi per niente, facendo fare al suo povero neurone gli straordinari?

- Hai l’aria stanca, dormi di notte? – Ninfadora provò a sferrare un secondo attacco, sorridendo per la sua sagacia.

- Non molto.

Stroncata. Magari la sua sagacia poteva anche aspettare a farsi sentire. Non andava bene, Lupin avrebbe dovuto rispondere che dormiva benissimo, tranquillo e soprattutto solo. Chi teneva sveglio il SUO Remus, facendogli venire quelle occhiaie, che tra parentesi gli davano un’aria estremamente sensuale se unite alla barba appena accennata?

Tonks immaginava bene chi fosse: una vamp francese, ecco chi!

- Ninfadora ti va di mangiare qualcosa? Sono affamato.

Ecco, lo distruggeva di notte e lo teneva a stecchetto di giorno, il suo tesoro. Andava decisamente eliminata, per il bene di Remus. – Ma certo, - rispose quindi sfoderando un sorriso smagliante, compiacendosi di come lei invece fosse sempre attenta ai bisogni del suo lupacchiotto.

Entrarono in un bar, misteriosamente aperto nonostante fosse domenica, e si sedettero ad un tavolo in attesa che la cameriera Babbana portasse loro il pranzo, Lupin in particolare non mostrò particolari scompensi legati al fatto di festeggiare il suo compleanno in un piccolo bar Babbano.

- Vuoi del caffè? – chiese Tonks urtando la caraffa e rovesciando il caffè bollente sul tavolo e in parte sulla sedia di Remus, che fortunatamente per lui si era già scostato, evitando così una bollitura fuori programma di una zona decisamente sensibile della sua notevole persona.

- Scusami, - mormorò Tonks, risedendosi e non provando neanche a mettere in ordine, per paura di fare altri danni.

- Non fa niente, capita a tutti.

- Non a te, e neanche a Fleur, - Tonks si morse le labbra, ma ormai era fatta.

Lupin la guardò curiosamente, per un attimo a Ninfadora parve di vedere un lampo di comprensione negli occhi ambrati che la fissavano ma durò troppo poco perché ne fosse certa. – Non so dirti di Fleur ma capita anche a me di essere sbadato, ogni tanto.

- Non è vero.

- Vedila così, tu sei bravissima a fare disastri, io sono un asso nel “ Gratta e Netta “ e nel “ Reparo ”, insieme siamo una squadra imbattibile, - rispose lui sorridendo, lasciando giustamente la giovane a bocca aperta, incapace di pronunciare un qualunque suono. Si tolse dal problema fonetico alzandosi e, dopo aver pagato il conto,  trascinando il suo accompagnatore in giro per Londra per il resto per pomeriggio in un’affannosa e infruttuosa ricerca di un regalo sentendosi, nonostante la stupenda compagnia, sempre più angosciata e depressa mano a mano che il tempo passava. Fortunatamente la giornata era bella e Remus accettò di buon grado di farsi guidare in giro per il resto del pomeriggio, con la scusa di prendere una boccata d’aria e un po’ di sole.

Infine, quando mancavano solo due ore alla festa Tonks, che non aveva ancora trovato nessun regalo per Remus, si decise: dopo la terza volta che inciampava, più per la stanchezza che per la sua attitudine a cadere per terra un passo sì e uno anche, si arrese. - Torniamo a casa mia, ti va? – propose esausta ad un Lupin quasi altrettanto stanco ma che non si era mai lamentato.

- Sì, decisamente sì, - rispose l’uomo, segretamente sollevato che la passeggiata fosse finita.

- Mi dispiace averti fatto girare tutto il giorno, - gli disse quando furono entrambi stravaccati sul divano e Tonks si rese conto di avere forse un tantino esagerato.

- Mi sono divertito a stare con te. Adesso però tocca a me: ti invito ufficialmente alla festa a sorpresa per il mio compleanno.

- Ehm, sì certo. Grazie, - biascicò lei, per niente convinta.

- Non ti va di venire? – chiese Lupin guardandola un po’ giù di morale, come se realmente tenesse alla sua presenza per quella sera.

- No, ci vengo volentieri, - mentì spudoratamente Tonks. Non vedeva l’ora di vedere Fleur girellare attorno a Remus e di fare una figuraccia quando lui si fosse reso conto che non gli aveva neanche fatto un regalo, ma questo ovviamente non lo poteva dire, a meno di non voler anticipare la brutta figura di qualche ora.

- Andiamo allora, - rispose il mago, alzandosi e tendendole la mano per aiutarla ad alzarsi. Tonks la prese ma tirò con troppo entusiasmo con il risultato, decisamente gradevole ad essere sinceri, di trovarsi con il mago sdraiato addosso, il volto a pochi centimetri dal suo.

- Scusa, - mormorò la strega dopo qualche secondo in cui aveva disperatamente cercato di controllare il proprio battito del cuore, per evitare un infarto in così giovane età.

- E di cosa? – chiese Remus con un sorriso, rialzandosi lentamente, molto più lentamente di quanto Tonks non si sarebbe aspettata, ma forse era stremato dalla passeggiatina e non più così reattivo come al solito.

- Mi raccomando devi mostrarti decisamente sorpreso dalla festa, - chiarì lei.

- Vedrai, sarò l’icona della sorpresa.

 

La festa a sorpresa, nonostante non fosse propriamente una sorpresa, fu comunque un successo. Remus mantenne fede alla sua promessa e si mostrò molto sorpreso. Erano presenti tutti gli amici, i membri dell’Ordine della Fenice, qualche Auror e qualche insegnate di Hogwarts, la zia Bessy era stata contattata ma aveva poco educatamente rifiutato di muoversi dalla sua comoda casa per un dettaglio insignificante come un compleanno, aveva altresì fatto sapere comunque che era disponibile per un eventuale matrimonio o un funerale.

Tonks aveva passato la sera ad occhieggiare Fleur non riuscendo a capire come mai, essendo così palesemente innamorata di Remus, passasse tutto il suo tempo e volteggiare e fare le fusa a Bill Weasley, sotto lo sguardo omicida di Molly e di Ginny. D’altronde anche il comportamento stranamente poco interessato nei suoi confronti di Remus stesso l’aveva fatta in qualche modo insospettire che i due stessero mantenendo segreta la cosa, forse per timore di qualche commento da parte di amici.

Infine dopo aver mangiato una stupenda torta triplo cioccolato (bianco finito sui pantaloni di Tonks, al latte colato sulla sua maglietta e fondente riservato al tappeto della sala) venne il fatidico e imbarazzante momento dell’apertura pubblica dei regali. La giovane Ninfadora aveva sempre ammirato coloro che, di fronte ad uno stuolo di persone che ti fissano in attesa di una tua reazione, scrutandoti per cercare di capire da un battito di ciglia o da una lieve piega delle labbra se il regalo ti sia veramente piaciuto e non sia piuttosto solo un ringraziamento di circostanza quello appena ricevuto, riescono a mantenere un comportamento imperscrutabile, facendo sorrisi e ringraziando in modo uguale per tutti i doni ricevuti, siano essi graditi o orrendi.

Remus era ovviamente parte integrante di questa categoria di persone, al contrario della giovane Tonks che, se qualcosa non le piaceva, seppur cercasse di non farlo capire ringraziando sentitamente  per il pensiero, proprio non ce la faceva a dimostrarsi entusiasta. La ragazza cercò di svicolare sul balcone in modo da non essere presente e non attirare l’attenzione su di sé, riuscì persino ad uscire senza abbattere nulla e nessuno, in modo quasi del tutto anonimo, sperando che l’assenza del suo regalo non si notasse troppo.

Qualche minuto dopo, quando dall’interno della sala non provenivano più battimani e urla di gioia dei gemelli Weasley, Tonks credette per qualche misero secondo di essere in salvo, la sua mancanza non era stata scoperta. Si girò verso la porta giusto in tempo per vedere la sagoma inconfondibile di Remus che stava uscendo sul balcone per raggiungerla.

- Ehi, che cosa ci fai qui fuori da sola? Non hai visto i regali.

- Remus, mi dispiace, - crollò lei, incapace di trattenersi. - Io volevo prenderti un regalo, lo volevo davvero, ma mi sono dimenticata…

- Tonks… - disse Remus fissandola con un sorriso.

- In ufficio abbiamo avuto problemi…

- Tonks! – riprovò dato che la prima volta non aveva funzionato.

- E ieri quando Fleur mi ha detto della festa i negozi erano già chiusi…

- Ninfadora, - provò il mago come ultima risorsa per cercare di fermare quel fiume di parole.

- E oggi non sapevo come fare…

Remus decise che la situazione gli stava decisamente sfuggendo di mano per cui decise di riprendere il controllo con una mossa decisa e inequivocabile che forse avrebbe finalmente zittito la ragazza. Si chinò verso di lei rapidamente e le chiuse la bocca con la propria.

Il neurone di Tonks si trovò in difficoltà: da una parte voleva continuare a parlare, cercando scuse plausibili per non aver comprato quel dannatissimo regalo di compleanno e quindi si affannava a mandare impulsi nervosi a tutti i muscoli della giovane per stimolarla a finire la sua inconcludente frase, dall’altra parte sentiva che c’era qualche cosa che non quadrava, dalla regione delle labbra arrivavano strani impulsi come di un corpo estraneo, ma al contempo dolce, caldo e rassicurante che combatteva perché le parole non le uscissero più di bocca. Solo dopo qualche attimo di smarrimento, in cui Ninfadora fu letteralmente nella mani di Remus per la gioia del mago, la ragazza si rese conto di quello che era successo, e stava continuando a succedere da ormai un tempo non indifferente e si decise quindi ad agire a sua volta lanciando le braccia al collo di Lupin e  attirandolo a sé con una certa forza, tanto che lui perse l’equilibrio cadendo indietro finché lei non si appoggiò al muro della casa. Entrambi si resero conto che la nuova posizione era decisamente più comoda della precedente e quindi continuarono nella loro attività indisturbati, solo quando il neurone sentì la pericolosa carenza di ossigeno nella sua zona lanciò un segnale di allarme che infine costrinse Tonks ad allontanarsi mal volentieri da Remus.

- Wow, - fu l’unica cosa in grado di produrre il neurone, ma poverino stava diventando cianotico non lo si può biasimare in questo caso per la mancanza di fantasia e comunque, guardando l’espressione felice del mago, i suoi occhi ambrati luccicanti, i capelli che ricadevano scompostamente sulla fronte ci si rendeva conto di come quello fosse effettivamente il commento migliore.

- Sì, wow, - concordò infatti anche Remus.

- Ma, ma… Fleur? – chiese Tonks.

- Che c’entra Fleur adesso? – chiese Remus, accarezzando i capelli della giovane facendoli virare da un blu elettrico a un rosa acceso.

- Ma tu… lei…voi…

- Noi? Lei e Bill fanno un “ noi “.

- Lei e Bill? – chiese sconvolta. - Davvero? – aggiunse poi sinceramente interessata.

- Eh, credo di sì, o Molly non sarebbe così irascibile. E…

- E…

- E noi?

- Noi?

- Sì… tu e io… facciamo un noi? – chiese guardandola con occhioni da cucciolo sperduto.

- Facciamo un noi?  Mi stai chiedendo di stare con te? Ufficialmente? Realmente?

- Sì beh, non ti chiedo di sposarmi domani, ma sì…un appuntamento ufficiale mi sarebbe gradito.

Tonks fu contrariata da quelle parole, ormai che era fatta che senso aveva aspettare? Un pastore si sarebbe ben trovato da qualche parte, no? Ma poi decise che era meglio non forzare troppo la mano e accontentarsi del bacio, per il momento.

- Ma non ti ancora fatto il regalo, - biascicò lei.

Lupin sospirò pazientemente. – Va bene, facciamo così… dimmi di sì e lo considero il regalo.

- Di sì a che?

- Dillo e basta.

Ninfadora lo guardò come se fosse definitivamente impazzito sentendosi anche in colpa pensando che fosse in parte colpa sua, prima di baciarla era una persona così…normale. Poi decise di fidarsi del suo stravagante lupacchiotto. – Sì.

- Bene, ti passo a prendere domani alle 8. Hai appena accettato di venire a cena con me. Ah, tra l’altro, non mi interessava molto del regalo, non ti ho bloccato oggi pomeriggio nella tua maratona solo per il piacere della tua compagnia.

Detto questo Remus rientrò nella sala per godersi la fine della sua festa, lasciando una perplessa, ma anche decisamente felice, Ninfadora Tonks a rovesciare liberamente sul suo completo il bicchiere di Burrobirra che teneva in mano.

  
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