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Autore: _Lady Cassiopeia_    14/01/2012    1 recensioni
Julian pareva addolorato da quel rifiuto quasi avesse appena ricevuto una condanna a morte.
L'amore era crudele con lui, spesso Sophia Blackmore si ritrovava a chiedergli silenziosamente perdono per tutto il male che gli procurava.
Ma il suo cuore apparteneva ad un altro, a quell'arcobaleno che lei avrebbe atteso fino al raggiungimento dell'eternità.
(SophiaxAshton)
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Finchè morte ci unisca.'
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Pioveva.
La città era completamente sparita ai suoi occhi ancora mortali.
Ma la confusione che aveva nel cuore, oh, quella non se ne andava mai.
E non sarebbe stata la pioggia a farla sfumare.
Era una Blackmore.
Da quanto?
Una vita.
Un paio di mesi, nulla più.
Le pareva ancora tutto così strano, così bizzarro.
Non si era ancora abituata ad essere l’ultima rosa di un nobilissimo casato.
Lei, orfana, figlia di nessuno, aveva trovato la propria famiglia.
Adrian e Cain erano adorabili con lei.
Erano la famiglia perfetta che non aveva mai potuto avere.
E poi c’era Ashton.
Ashton.
Scosse appena il capo, gli occhi fissi su qualcosa oltre l’orizzonte.
Sfiorò la superficie liscia e fredda del vetro dell’immensa finestra.
Le pareva di poter toccare Lui, in quel modo.
Sottile e liscissima era l’epidermide dei redivivi.
Sottile e liscia come il vetro, quello stesso vetro che stava accarezzando, e resistente come il diamante.
Un lampo illuminò il cielo grigio.
E la consapevolezza la colpì violentemente come ogni volta in cui si affacciava a vedere il mondo sparire sotto la pioggia.
Non l’avrebbe mai avuto.
Eliminò quel pensiero dalla testa.
Sentì un rumore alle sue spalle ma non si voltò minimamente.
Ashton pareva conoscere i sentimenti che le divoravano l’anima nei giorni malinconici come quello, Adrian e Cain bussavano sempre prima di farsi avanti.
-Cosa fai li, Soph?-
Già, cosa facevi li, piccola Sophia?
-Pensavo.-
Non si voltò verso Julian, verso il suo migliore amico che aveva sempre considerato come un fratello.
Non gli aveva mai detto nulla riguardo i suoi sentimenti, ma temeva lui avesse compreso.
E pareva pure soffrirne.
-Non ti starai ancora dannando l’anima per lui?-
Non servivano nomi tra loro.
Parevano quasi aver sviluppato nel corso della crescita, una specie di telepatia.
Ovviamente stava pensando a Lui, non avrebbe potuto dedicare i propri pensieri a nessun altro.
-No, Julian. Stavo solo pensando. Sai, la tranquillità non è mai abbastanza quando vivi con Cain.-
Il ragazzo sorrise ma non si lasciò abbindolare.
-Mi stai dicendo che Cain occupa troppo la tua mente per darti il tempo di pensare a colui che ti ha rubato il cuore?-
Lo sentì ridere.
Si voltò adirata.
-Cosa sei venuto qui a fare?!-
Forse si era infuriata un po’ troppo.
Perché si prendeva gioco di lei in quel modo così violento?
Era l’amore a farlo parlare con tanta foga?
Julian Lord diventò improvvisamente serio.
-Non ti scaldare, Soph. Perdonami.-
Sorrise anche lei.
Adorava la luce che illuminava le iridi di Julian.
Ma non l’amava, non avrebbe potuto mai.
-Sono venuto qui per dirti che io e Jordan pensavano di andare a festeggiare da qualche parte questa sera.-
Erano cominciate le vacanze estive, tutti festeggiavano quella notte.
Ma non lei.
-Mi dispiace, ma questa sera proprio non posso.-
Lo vide abbassare il capo sconfitto.
Pareva un condannato a morte prossimo alla ghigliottina.
-Ti prego, Julian, non volermene.-
-Come sempre, Sophia.-
-Perdonami.-
Chiedeva perdono per quell’amore tanto puro che lei non riusciva ad apprezzare, per quell’amore così giusto del suo più caro amico.
-Sai benissimo che non potrei mai portarti rancore.-
Lei sorrise.
Ne era fin troppo consapevole.
-Chiedi scusa anche a Jordan da parte mia.-
-Lui si offenderà di sicuro.-
Non era vero, Jordan era troppo buono per prendersela.
Troppo puro per provare quella stessa ossessione che stava annebbiando animo e cuore a Julian.
-Questa sera non posso.-
Quella sera aveva già un appuntamento.
Il suo appuntamento post – pioggia.
Perché dopo la pioggia c’era sempre l’arcobaleno.
E Ashton pareva essersi assunto il ruolo di suo arcobaleno personale.
-Finché ne avrai bisogno, sarò qui e ti renderò il dolore meno amaro.-
-Non mi starai dicendo che lui ha intenzione di..-
Lei tacque.
-Sei riuscita a conquistarlo.-
Lo sentì ringhiare, ne era certa.
Magari.
-Nient’affatto.-
-E allora perché..-
-Il fatto che i miei sentimenti siano diversi da quelli che lui prova nei miei confronti, non comporta  che non si possa uscire a fare quattro chiacchiere. –
Julian si passò una mano tra i capelli esasperato.
-Non capisco perché ti ostini tanto a seguire un morto che non potrà mai amarti!-
La verità faceva male.
-Portagli rispetto. Il fatto che sia una creatura della notte non ti da il permesso di offenderlo con questi termini.-
-Rispetto? Sophia, ami un morto! Un cadavere che non ti ricambierà mai, dannazione!-
Lo schiaffo che gli diede parve farlo rinsavire.
Perdonala, Julian.
-Un giorno anch’io sarò una di loro.-
Tanto valeva dirglielo.
-Che cosa intendi?-
-L’ultimo erede di ogni generazione si risveglia dal sonno eterno e cammina su questa terra grazie alle nebbie del Presidio..-
Vivrà anche senza di te, Julian.
Sempre accanto a Lui,  seppur su due lunghezze d’onda diverse.
-Ma Cain.. lui..-
-Lui è stato salvato da Adrian, io mi risveglierò da sola dopo aver dato al casato un nuovo erede.-
-Un nuovo erede.. – Le parve di vederlo ghignare - e dimmi, lui è ancora in grado di concepire un figlio?-
Rimase in silenzio.
E’ per questo che finirà col sposarti.
-Non ho alcuna intenzione di sposarmi con lui.-
Il ragazzo spalancò gli occhi sorpreso.
Non capiva.
-Sai solo confondermi, Sophia! Non ti capisco, dannazione. Non riesco a capirti! Farei di tutto,venderei anche l’anima al diavolo per te.. ma sono sempre al secondo posto. Perché? Perché sprechi tanto tempo con lui senza donare a me neppure una possibilità? Perché?!-
Perché Julian non era Ashton, non c’erano altre risposte.
-Finisci sempre col fare supposizioni del tutto errate.-
Lui sbarrò gli occhi.
Lei sorrise avvicinandosi cautamente.
Come se temesse di calpestare i cocci del suo cuore già infranto a terra.
Quando gli fu davanti posò una mano sulla guancia del ragazzo.
-Sei talmente ossessionato da Ashton che non ti sei mai chiesto perché una volta alla settimana finiamo con l’uscire a chiacchierare. Tanto ossessionato che non ti sei mai chiesto di cosa parliamo.-
Lo vide deglutire violentemente.
-Credi davvero che io stia perdendo tempo con Ashton?-
-Io sono certo del mio amore così come sono consapevole che lui non ricambia i tuoi sentimenti.-
Gli baciò dolcemente le labbra.
Fu un lieve contatto, ma le fece dannatamente male.
Aveva appena varcato le soglie del proprio inferno.
-E’ da qualche tempo che mi sono accorta di vedere in Ashton una sorta di figura paterna, ho capito di non poter vivere senza di te. Io amo te, non Ashton.-
A quelle parole Julian Lord si sentì improvvisamente il ragazzo più fortunato dell’intero pianeta.
Guardò quelle iridi blu e non vi trovò il minimo segno di menzogna.
Sophie non era mai stata brava a mentirgli.
La prese tra le braccia ridendo.
Assaporò nuovamente quelle labbra che tanto aveva desiderato e non potè far altro che ringraziare Dio per la grandissima fortuna che gli aveva donato.
-Prometto di renderti felice per l’eternità, lo giuro sulla mia vita.-
Lei sorrise.
-Ne sono consapevole, Julian.-
La ragazza si voltò verso le grandi vetrate.
La pioggia aveva smesso di cadere.
Non c’era più tempo per le sue riflessioni d’amore.
Sigillò il suo cuore guardando il cielo ormai del tutto sereno.
Presto avrebbe piovuto nuovamente.
Fu quel pensiero a farla sorridere.
 
Arrivò al solito luogo d’incontro.
In quel luogo dove le era permesso essere sé stessa.
Ripensò a  Julian.
Le lacrime premevano per uscire.
Tutti, seppur senza dirglielo, le avevano fatto capire che lei, come unica Blackmore esistente, doveva mettere al mondo un erede.
Possibilmente che portasse solo il suo, di cognome.
-Sophia, perdona il mio ritardo.-
Una domanda silenziosa le arrivò dalle iridi ametista del vampiro.
Lei sorrise mentre una lacrima veniva dolcemente spazzata via dal pollice dei redivivo.
-Si, Ashton. Presto annuncerò il mio fidanzamento con Julian.-
Lui era l’unico che le avrebbe concesso di dare ai propri eredi il cognome Blackmore.
Lo sentì sospirare.
-Perdona il mio ferirti in continuazione.-
Non osò dire una parola.
No, non avrebbe mai potuto perdonarlo per quello che la stava spingendo a fare.
-Manterrai la tua promessa?-
Lo vide sorridere amaramente.
-Sarai tu stessa a chiedermi di non trasformarti, a supplicarmi perché la tua esistenza sia mortale.-
No, non era vero.
Avrebbe preferito vivere per l’eternità anche solo per potergli parlare.
Anche solo per annegare in quelle iridi viola.
-Non credo.-
-Solo il tempo ci darà la risposta.-
E il tempo, ne era certa, sarebbe trascorso lentamente.
-Tuttavia, credo il giovane Lord non sappia della tua scelta di trasformarti in rediviva dopo aver messo al mondo un erede maschio senza attendere la morte.-
-Tu restami accanto, Ashton. Restami vicino nonostante tutto.-
Lo vide leggermente stupito, le labbra dolcemente schiuse.
-Il peso delle menzogne che porto nel mio cuore potrebbe togliermi il respiro.-
Lui la guardò.
Sorrise.
-Mi assicurerò di essere io personalmente a toglierti il respiro, per l’eternità.-
Lei sorrise.
Ora che lui le aveva assicurato che avrebbe mantenuto la propria promessa, nulla le pareva più insuperabile.
Sorrise appena, gli occhi blu brillavano come due astri del cielo.
Lui la strinse a sé, gli occhi pieno di dolore.
-Spero un giorno tu possa capire.-
Forse un giorno davvero avrebbe capito, ma in quell’istante le pareva tutto così assurdo.
-Spero i tuoi sentimenti un giorno possano essere quanto più simili ai miei.-
Lui sorrise.
-Di quelli, mia amata, non dovrai mai dubitare.-
E quando sentì le labbra di Ashton sulle sue, un solo pensiero le passò per la mente.
Dopo la pioggia, c’era sempre l’arcobaleno.
E se la sua vita mortale era la pioggia, avrebbe atteso con impazienza l’arcobaleno della sua eternità. 




Tutti i diritti vanno a Virginia de Winter e ovviamente i personaggi appartengono esclusivamente a lei.
Ho solo voluto immaginare una Sophia ricambiata da Ashton.
Una Sophia che sceglie di porre il bene del casato davanti a sé stessa nella speranza di un riscatto nell’eternità.
Spero vi piaccia.

_Lady Cassiopeia_
  
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