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Autore: jessica80    14/01/2012    4 recensioni
Fragile e trasparente come cristallo, questa è la vita di Sarah a 15 anni di distanza dal suo "sogno" di Labyrinth. Ma è stato davvero un sogno?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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- Jack!- 
L’uomo alzò la testa cercando di sorridere, ma qualunque movimento facesse si trasformava in una smorfia di dolore.
- Sarah…-  Non riuscì a dire altro, la bocca piena di sangue.
La donna gli si avvicinò lentamente con gli occhi sbarrati e appoggiò una mano sulla guancia di suo marito. Il tocco era delicato e Sarah lo sentì fragile e indifeso sotto le sue dita fredde. 
La pelle di Jack era calda e lui chiuse gli occhi alla tenera carezza di sua moglie.
- Cosa ti hanno fatto?-
Chiese Sarah in un sussurro tremante mentre si inginocchiava davanti a lui, non riuscendo a trattenere le lacrime che cominciavano a rigarle il viso.
Jack era inginocchiato sul pavimento di pietra, e qualche millimetro di acqua gelida e sporca gli penetrava nelle ferite aperte e sanguinanti delle gambe.
Era stato legato al muro con catene d’acciaio che gli bloccavano mani e piedi; scalzo, i capelli in disordine e sporchi di sangue raffermo, un labbro spaccato e ancora sanguinante.
Era stato frustato e la camicia era ridotta a brandelli, i graffi e le ferite della schiena e del petto esposti. 
L’aria era viziata e quasi irrespirabile ma Sarah era troppo concentrata sull’uomo davanti a lei per rendersene conto.
Affondò delicatamente le mani nei capelli biondi di Jack, appoggiandogli piano la testa sul suo seno per stringerlo a sé mentre le lacrime continuavano a solcarle il volto.
- Sarah…- 
L’odore di lei, le sue dolci carezze tra i capelli, il delicato profumo della sua pelle.
Jack chiuse gli occhi per immagazzinare dentro di sé ogni minimo particolare della donna che forse non avrebbe più rivisto.
Avrebbe voluto stringerla, baciarla, ricambiare le sue effusioni... se solo non fosse stato legato in quel modo.
- Hai notizie di Rose? Sai dove possa essere?-
Jack aprì gli occhi incrociando lo sguardo preoccupato e stanco di sua moglie, gli occhi ormai arrossati dalle troppe lacrime versate.
- Non l’ho più vista da quando sono piombato qui dentro ma credo stia bene, almeno spero…-
Di quello che diceva non ne era convinto nemmeno lui, ma cosa avrebbe dovuto risponderle?
Non aveva più rivisto Rose, ed era la verità.
- La troverò e ti prometto che vi porterò via di qui Jack, non so ancora come ma ce la farò!-
Decisa e tenace come sempre, non mollava mai.
Jack provò a sorridere ma il labbro inferiore gli faceva male e continuava a sanguinare.
Si strattonò con forza cercando di liberare le mani ma ottenne solamente che gli anelli stringessero ancora di più polsi e caviglie, annebbiandogli la vista.
- Dannate catene…-
Sarah non fece in tempo a replicare che una forza sovrannaturale la scaraventò contro la parete, dall’altra parte della stanza rispetto a dove si trovava Jack.
La schiena era tenuta contro la parete da una forza calamitosa e spesse catene di ferro uscirono dai muri e dal pavimento legandola stretta.
Non riusciva né a muoversi né a parlare, malgrado la sua volontà di chiamare Jack.
Trascorsero solo pochi istanti e una fitta nebbia grigiastra iniziò ad entrare dalla porta di ingresso. Jack cominciò ad agonizzare, gli mancava il fiato e il suono dei suoi rantoli riecheggiava nelle orecchie di Sarah.   
- Jack, JACK…- 
Si sforzava di urlare quel nome che per anni aveva invocato e pronunciato anche nei momenti più intimi, ma ne uscì solo un suono sordo, smorzato dalla tensione e dal panico.
Lo stava perdendo, e non avrebbe mai più dimenticato quel momento, ne era certa.
Una spessa coltre di nebbia invase ben presto tutta la stanza nascondendo, a poco a poco, l’immagine di suo marito.
Sarah sgranò gli occhi, incredula e impotente, senza più nemmeno la forza di piangere.
Che fine aveva fatto Rose?
Suo marito era morto davanti ai suoi occhi e la piccola sembrava sparita nel nulla.
- Come hai detto, Sarah? Credo di non aver capito bene…-
Una voce suadente e maledetta la raggiunse e sapeva perfettamente di chi si trattava anche se non riusciva a vederlo tra la densa foschia.
Sarah non rispose.
Strattonò le mani sperando di poter slegarsi dalle catene che le cingevano i polsi, ma ne ottenne solamente dolore.
Gli anelli si strinsero di più ai suoi polsi e alle sue caviglie, non sentiva nemmeno più il sangue circolare nelle vene.
Dalla nebbia affiorò un volto magico, era il re di Goblin.
Era completamente vestito di grigio come un demone fatato uscito dalla cenere...
Sarah deglutì a fatica e continuò a mantenere il suo sguardo fisso su quello del fae.
Jareth le si avvicinò lentamente e silenziosamente, come una tigre in procinto di attaccare la sua preda.
Si era avvicinato così tanto che poteva sentirne l’odore speziato di magia, di polvere di stelle, di notti selvagge.
Jack”.
Il re aveva lo stesso profumo di suo marito, della sua casa a Wakefield, di Rose.
Perché la stava torturando in quel modo?
Voleva vendicarsi per averlo sconfitto quindici anni prima? Dove aveva sbagliato?
Aveva voluto solo riprendersi Toby, nient’altro…
Abbassò lo sguardo prima che il fae potesse vedere gli occhi verdi della ragazza inumidirsi di lacrime per l’ennesima volta.
Mettersi a piangere non era una soluzione e lui ne avrebbe certamente approfittato per deriderla.
Il re si chinò su di lei e le alzò il mento con le dita guantate, costringendola a guardarlo.
Sorrise, cercando di mettere nella sua espressione beffarda tutta la convinzione di cui era capace.
La verità però era che quello sguardo così triste e rassegnato l’aveva destabilizzato.
Le accarezzò dolcemente le labbra con il pollice facendo sgorgare dai suoi occhi le lacrime che fino a quel momento erano state dolorosamente trattenute.
Jareth avvicinò il volto a quello di Sarah, le labbra a un soffio dalle sue.
- Non ho alcun potere su di te, non è così mia preziosa? Non era Jack che vedevi mentre facevi l’amore con lui. Oseresti negarlo?-
La voce bassa e roca del fae le provocò un’ennesima scossa di terrore lungo la spina dorsale.
Sarah dischiuse le labbra.
- T… ti p… prego…-
Non riuscì a dire altro, la voce rotta dal pianto, dal panico e dall’orrore per tutto ciò che stava accadendo.
Il re le lasciò il volto ed indietreggiò, quasi disgustato dalle sue parole.
Le voltò le spalle e Sarah poté osservare che il mantello del sidhe era damascato, raffigurante strani disegni che rappresentavano draghi, riti magici e altri personaggi o avvenimenti a lei sconosciuti.
- Ti prego cosa, Sarah? Di lasciarti andare? Di continuare a far trascorrere la tua stupida vita nell’Aboveground? Oppure…-
Si voltò nuovamente verso di lei e in quel momento le catene che fino a quel momento la tenevano legata alla parete furono risucchiate dal muro, liberandola.
Gli anelli di ferro erano stati così stretti da aver lasciato il segno sulla pelle degli stivali.
Sarah rimase in piedi quasi senza equilibrio, le gambe le tremavano vistosamente e sarebbe bastato un semplice soffio di vento per farla cadere.
Il re si stringeva il mento con una mano intento a pensare, o meglio, fingendo di pensare.
Sarah sapeva che lui aveva bene in mente cosa farne di lei.
- Ah, sì!-
Con un semplice gesto aggraziato evocò una sfera sorreggendola sulla punta delle dita e gliela porse.
- Tu vuoi questo mia preziosa, non è forse così? I tuoi sogni! Forse vuoi di nuovo la proposta che ti avevo fatto a suo tempo, te la ricordi? Non hai che da temermi, amarmi eccetera, eccetera… Mia cara, è trascorso così tanto tempo che quasi non la ricordo più. Ma questo non è un dono per una ragazza comune, lo vuoi?-
Sarah sentì la voce del re come se provenisse da distante, ovattata e dalle parole incomprensibili. Vide la sfera deformarsi, tutto intorno a lei si stava trasformando, prendendo una leggera colorazione rossastra. Sentì le gambe cedere e, improvvisamente, il buio.
Jareth la vide chiudere gli occhi, perdere l’equilibrio e svenire.
Lasciò cadere la sfera e la sorresse prima che potesse toccare il suolo e farsi davvero male.
Sarah ora giaceva inerme tra le sue braccia.
Le scostò con delicatezza una ciocca di capelli dal viso e la accarezzò piano, quasi per paura di poterla svegliare.
Le passò le dita guantate lungo la tempia e gli occhi chiusi, sfiorandole dolcemente il naso e le labbra leggermente dischiuse. Era morbida contro di lui, indifesa, la pelle bianca come alabastro; sembrava una statua di cera, fragile e bellissima.  
Il re si chinò e appoggiò le labbra su quelle di Sarah prima di sparire nella nebbia.
 
*** *** ***
 
Aeron guardava la spada che brandiva con orgoglio, ammaliato dalla lucentezza della lama così affilata e pronta per colpire.
Avrebbe staccato la testa di quel dannato seelie che aveva osato sfidare le leggi e la gravità dell’Underground. Si sarebbe vendicato della sua arroganza e della sua presunzione nell’avergli strappato di mano il trono di Goblin che spettava a lui.
Lanciò con forza la spada davanti a sé che si schiantò contro il portale di legno, squarciandolo come si fa con un animale selvatico durante una battuta di caccia.
Non riuscì a trattenere una risata sonora e sguaiata che gli deformava le labbra sottili.
Stava già assaporando la sua vittoria.
 
*** *** ***
 
Mi scuso enormemente con voi per il ritardo ma purtroppo vi avevo avvisate che questa storia sarebbe andata a rilento. Spero vivamente di non doverla piantare a metà…
Grazie come sempre a Fede e Paola; un dolce saluto invece a Carlotta ;)
J.

  
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