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Autore: ArtemisiaSando    14/01/2012    2 recensioni
Credo sia la prima fanfiction ispirata alla serie videoludica Uncharted :) La storia che voglio presentare parla del fortuito incontro tra un giovane Victor Sullivan e la cantante di un bar in una città appena devastata dalla guerra.
Nascerà immediatamente qualcosa tra i due personaggi, che pure si vedranno costretti ad affrontare ciascuno i propri demoni personali per poter costruire una relazione. Il passato della ragazza ed il "lavoro" di Sully riusciranno forse a minare la loro amicizia...
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 4

Camminarono fianco a fianco per un po’ chiacchierando piacevolmente, la presenza di lui la rasserenava in maniera curiosa nonostante l’avesse conosciuto solo la sera prima. Sentire i passi di Sully accanto ai suoi, il respiro ritmico e calmo, il calore del corpo alto e piazzato le avevano acceso nel cuore un sentimento che non provava da troppo tempo. Era un uomo divertente, arguto e brillante nonostante non perdesse occasione per flirtare con lei, ma non si sentiva affatto infastidita, anzi le sue leggere avances la scaldavano piacevolmente restituendole una sensazione che temeva di aver dimenticato anni prima.

Quando arrivarono nella stradina di periferia dove abitava la sua affittuaria, Estel bussò pazientemente alla porta non aspettandosi subito una risposta. Bussò di nuovo, questa volta provando a farsi riconoscere:

- Signora Jennings, sono Estel! È permesso?- esclamò gettando un’occhiata attraverso la finestra aperta.

La donna si alzò lentamente dalla poltrona del salotto:- Oh, Estel, tesoro entra. È aperto.- rispose una voce squillante dall’altra parte della porta.

June sorrise spingendo la maniglia e involontariamente afferrò la mano di Sully in piedi dietro di sé:- Vieni.- sussurrò, col cuore che batteva un po’ più forte quando l’uomo rispose rafforzando la stretta.

- Come sta, signora? Ha dormito bene?- le chiese accorata, abbracciandola di slancio con il braccio non impegnato nella stretta di Sully, stranamente non voleva lasciarlo andare.

- Così, così … sai, la schiena.- rispose lei in tono confidenziale:- Ma non dovevi disturbarti a passare, fai già tanto per me.- la rimproverò dolcemente, ma Estel non poté frenare un largo sorriso.

- Per me è un piacere. Se non le dispiace, oggi ho portato una persona.- rise appena mostrando la mano stretta in quella di Sullivan, lo guardò fugacemente e la dolcezza negli occhi azzurri di lui la fece arrossire.

- Cielo, no che non mi dispiace! Che bel ragazzo! Era ora, piccola mia … - esclamò mettendola in improvviso imbarazzo:- NO, ma che ha capito signora … - rispose accaldata, la voce leggermente più forte di quanto avrebbe voluto.

Accanto a lei il respiro di Sully cambiò, come se stesse sorridendo:- Ci sto lavorando.- sussurrò l’uomo con fare confidenziale, sporgendosi leggermente verso la donna. Estel si schermì appena, sperando che le dita coprissero il rossore sul viso:- Sa, vorrei tanto vederla sistemata con un bel giovanotto come lei, signor … - cominciò la signora Jennings indicando il petto di Victor.

- Sullivan.- finì per lei, forse divertito dalla situazione, ma non accennava a volerle lasciare la mano.

- Oh, signor Sullivan lei mi ricorda tanto mio marito alla sua età! L’ho conosciuto in un periodo di licenza dalla marina, buon anima … anche lei ha tutta l’aria di esserci stato.- sospirò strizzando gli occhi per vederlo meglio ed anche Estel si voltò a guardarlo, mentre, ad un gesto della signora, si accomodavano tutti e tre intorno al tavolo della cucina.

Non aveva notato prima quanto brillassero le iridi azzurre di lui, quanto fossero belle e piene di sentimenti. Voleva sapere ogni cosa sull’uomo che, d’improvviso, era piombato nella sua vita, voleva rimanergli accanto, con tutto il cuore.

- Si, mi hanno congedato cinque anni fa. Lei la sa lunga.- ghignò con un mezzo sorriso dei suoi ed anche la signora Jennings si trovò accattivata dalla voce di lui rauca e profonda, scoppiando in una risatina adulatrice.

Passarono un’ora estremamente piacevole, vista la straordinaria capacità di Sully di intrattenere sempre conversazioni divertenti ed interessanti. Estel non ricordava di aver riso in quel modo da molti, troppi anni e la sensazione di contare di nuovo qualcosa per qualcuno le scaldò il cuore quando pensava ormai non fosse più possibile.

Lo sguardo dell’uomo sembrava di sincero interesse per lei, quando le riservava dolci e fugaci occhiate tra un argomento e l’altro. Senza accorgersene accostarsi a lui, toccargli gentilmente il braccio, sfiorarne la mano erano diventati gesti spontanei e sinceri.

Quando salutarono la signora Jennings, con la promessa di tornare al più presto in compagnia di Sullivan, era già mattina inoltrata. Si fermarono un istante davanti alla porticina a volta e June sentì di dover, almeno in parte, esprimere quei sentimenti che aveva provato durante quella loro passeggiata.

- Grazie … - sussurrò senza riuscire a guardarlo negli occhi, aveva paura di leggervi qualcosa di più della semplice gratitudine.

 

- Di cosa?- le chiese Sully, colto di sorpresa, era la creatura più dolce e gentile che avesse mai conosciuto in vita sua.

- Per avermi accompagnata, per tutto … sei stato … grazie … - sorrise poi, rossa in viso rialzando lo sguardo per sostenere il suo. Era andato, perso, ormai si sentiva un caso irrecuperabile, ora che l’aveva conosciuta Sully sapeva di non poter più tornare indietro. C’era qualcosa in lei che riusciva a portare alla luce la parte migliore di lui e l’unica cosa che poteva fare era rispondere al sorriso, questa volta sperando che la ragazza vi cogliesse i sentimenti che stavano nascendo nel suo cuore.

- Grazie a te, per avermi concesso il tuo tempo.- scherzò distogliendo lo sguardo, non sapeva quanto ancora avrebbe resistito dal posare le labbra su quelle di lei.

- Senti … conosco un posto bellissimo qua vicino, possiamo andare se ti va. – propose cautamente la ragazza torturandosi una ciocca di capelli ramati, Sully sollevò un sopracciglio, stupito che si fosse improvvisamente sciolta.

- Ora?- rise appena, senza volerlo, non desiderava prenderla in giro, ma solo dissimulare il proprio entusiasmo.

- Se non hai da fare ovviamente … bada che non si può fumare però!- lo rimbeccò alla fine, con un cipiglio adorabile:- Sul mio onore.- sorrise Sullivan posandosi una mano sul petto, Estel scosse le spalle facendo ondeggiare la chioma color mogano.

Raggiunsero un piccolo parco di periferia proliferato accanto alla sponda di un fiumiciattolo, il primo verde che vedeva nella città ancora coperta di macerie. Non smisero un secondo di punzecchiarsi, di giocare con le parole e gli sguardi almeno finché Estel non scelse una tranquilla panchina adagiata, in apparente precario equilibrio, sotto uno dei maestosi ciliegi in fioritura. Si sedettero in silenzio l’uno accanto all’altra godendo del panorama, coperto qua e là del rosa dei petali di ciliegio strappati dal vento.

Sully la sentì sospirare lasciandosi andare allo schienale della panchina:- Hai fatto colpo. Sembra che la signora Jennings si sia innamorata di te.- ridacchiò, cominciando ad intrecciare i folti capelli lisci in una morbida treccia.

- Peccato che il mio cuore stia già battendo per qualcun altro.- fiottò Victor senza riuscire a trattenersi, ma distolse lo sguardo da lei, fissandolo invece in un punto imprecisato in lontananza. Non era una menzogna, il cuore batteva davvero veloce sotto la canottiera bianca tesa sui pettorali.

- Sully … stai flirtando con me?- lo canzonò la ragazza, smettendo di toccare i capelli e voltandosi a guardarlo, poteva sentire le iridi d’oro di lei scrutargli dolcemente il viso. L’uomo accennò una rauca risata, sperando di buttarla sullo scherzo:- Hai ragione. Perdono.- sospirò alzando le mani, sconfitto.

Lei lo seguì, accennando una risata ma di nuovo i loro sguardi si allacciarono e Sully non poté fare a meno di notare quanto grandi e profondi fossero gli occhi della ragazza: erano animati da qualcosa che non si sentiva di riconoscere in nessuna delle donne con cui aveva avuto una relazione.

La cosa lo rassicurava e spaventava allo stesso tempo. Sapere di aver trovato in lei qualcosa che nella sua vita non aveva precedenti faceva oscillare i suoi pensieri dove non avrebbero dovuto, ma l’idea che June avesse potuto scoprire chi fosse in realtà Victor Sullivan lo terrorizzava. Se avesse saputo che razza di criminale aveva di fronte, quanti uomini aveva ucciso per il semplice piacere del denaro e della sua carriera di donnaiolo incallito l’avrebbe sicuramente perduta.

Eppure non poteva ignorare il tiepido sorriso che le illuminava il volto guardandolo, l’istinto comandava il suo corpo e i suoi sentimenti, ma sapeva che l’avrebbe ferita … prima o poi sarebbe accaduto.

 

Estel sentiva il proprio cuore attanagliato da quello sguardo limpido e sincero, le dolci avances dell’uomo stavano lasciando un impronta sul suo corpo, un segno che non avrebbe potuto ignorare per sempre.

Più trascorreva del tempo con lui, più Sully le sembrava l’uomo più bello che avesse mai visto e per un intenso istante dovette lottare contro l’impulso di toccarlo, sentire se era caldo come immaginava, se le orecchie non la stavano tradendo trasmettendole il battito accelerato che proveniva dal petto di lui. Di nuovo il suo corpo reagì di conseguenza, il sangue fluido e caldo che le viaggiava veloce fino al viso.

- Che c’è?- chiese sulle sue, distogliendo lo sguardo al sorriso divertito del ragazzo.

Il gesto inaspettato di Sully le bloccò il respiro a metà dei polmoni: la mano di lui slittò lentamente verso i suoi capelli, districandone gentilmente un fiore caduto dall’albero sopra di loro. Il cuore le mancò una contrazione, riprendendo subito a battere velocemente:- Oh … - riuscì solamente a sospirare sperando che lui non si accorgesse di quel momento di debolezza.

Si rimproverò per aver sperato in un abbraccio, in una carezza e prontamente riacquistò un sorriso apparentemente tranquillo nonostante Sullivan la guardasse ancora con estrema dolcezza, forse combattuto quanto lei.

- Merda!- imprecò poi, quando lo sguardo gli cadde inavvertitamente sull’orologio:- Devo andare, avevo dimenticato di avere un impegno per pranzo.- le spiegò irritato con quella sua voce profonda.

- Mi spiace, è colpa mia. Ti ho chiesto io di venire.- sospirò Estel, delusa, ma il sentimento non le impedì di sfiorare gentilmente la mano di Victor con la sua.

- Quando posso rivederti?- le chiese suadente, confondendola:- A parte il bar? Qui … vengo qui ogni giorno prima di pranzo. Ti aspetterò.- sorrise di cuore e per la prima volta lo vide in seria difficoltà. Neppure lei si sarebbe mai sognata di poter pronunciare quelle parole, ma si fidava di Sully, voleva averlo vicino finché fosse stato possibile. Forse se ne stava persino innamorando.

- O-Ok … a presto allora.- ghignò l’uomo, con voce più rauca del solito, ma il sorriso non abbandonò nessuno dei due neppure quando Sully si fu alzato e allontanato di qualche passo. Le voltò le spalle solamente quando June l’ebbe salutato appena con la mano esile e tiepida, lasciandola sola col proprio cuore.

Cos’era quella strana sensazione di vuoto nel petto? Si sentiva talmente ingenua che dovette lottare contro l’impulso di allontanarlo, non permettere a se stessa di rivederlo, di provare qualcosa di più profondo del timido sentimento che cresceva in un angolo della sua anima che fino a quel momento aveva creduto freddo e perduto.

- Che stai facendo, Estel?- si rimproverò con un sorriso, le dita strette intorno alla collana che portava sul petto.

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Questa volta il capitolo è un pò più lungo, mi scuso, ma non vorrei dovermi trovare ad aggiungerne troppi :)  (Anche se premetto di essere una gran logorroica e la storia è lunga, nonostante la gran parte sia già pronta al sicuro nel mio pc ^-^ )

   
 
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