Sentivo
a mala pena il sangue che mi scorreva nella gola, saziando il mio
primordiale
bisogno, la mia mente e il corpo volevano essere da un'altra parte in
quel
momento.
Volevano
essere in quel letto vicino a qual cuore che a stento batteva, per
dargli forza,
per dargli il coraggio di battere ancora per lui e per tutti.
Ma
doveva cacciare per stare vicino a lei, che tanto amava.
Dopo
aver finito il pasto, mi sentivo meglio, ma solo nel fisico, da un mese
l'ansia
mi divorava, il dolore? Insopportabile.
L’immane
paura di perdere la persona che contava più della mia stessa
vita, se quell'esistenza
si poteva chiamare vita, divorava la mia anima. Ogni. Giorno.
Abbandono
distrattamente il corpo del cervo, per tornare a velocità
super sonica dalla
mia Bella.
Entro
in casa come una furia silenziosa e mi dirigo nella mia camera dove lei
vuole
stare, dice che le ricorda la prima volta che è venuta a
casa mia, la prima
volta che aveva conosciuto la mia imprevedibile e meravigliosa
famiglia, e i
tanti bei momenti passati assieme.
La
trovo che dorme beatamente sotto le calde coperte, seguo il tubicino
che va
dalla macchina fino al suo naso aiutandola a respirare, sento il
delizioso
profumo di sangue e noto i due bicchieri colmi del liquido rosso
appoggiati sul
tavolino, pronti per essere bevuti da Bella appena dopo il suo
risveglio.
La
osservo. La pelle pallida e fredda, oramai mostra la sua ossa e si
tende sul
bacino arrotondato, come se si volesse strappare da un minuto
all'altro, i
capelli oramai spenti, poggiano sulle spalle rassegnati ad un destino
che
sembra inevitabile e crudele.
Noto
un lieve spostamento delle lenzuola su e giù, su
è giù, e me ne godo, ogni
singolo momento come se fosse l'ultima goccia di sangue rimasta al
mondo. Si
perché se io non vedessi quel debole movimento si direbbe
quasi che la mia
dolce Bella fosse... non riesco neanche a pensarlo figuriamoci dirlo ad
alta
voce.
Molto
lentamente, senza fare il minimo rumore, mi avvicino al letto dorato e
con
delicatezza, mi stendo accanto a lei. Nonostante il suo sonno pesante,
sente la
mia presenza e si avvicina a me, come attirata dalla forza di
gravità. Ha un
viso così sereno… è la prima volta da
giorni che dorme così beatamente, sembra
quasi la calma prima della tempesta, ma adesso non voglio pensarci,
voglio solo
ammirare il suo pallido, ma sempre bello, viso.
Non
so per quanto tempo rimango a guardare il suo volto, mi accorgo che si
sta
facendo sera e la mia Bella non si è ancora svegliata, il
suo battito è regolare
dopo questa lunga dormita sembra avere il viso più disteso,
impaziente di
vedere di nuovo i suoi occhi mi accingo a svegliarla, ma lei mi
precede,
aprendoli lentamente.
I suoi
occhi. L’unica cosa immutata del suo corpo stanco, ancora
pieni di vita,
parlano al posto di Bella, comunicando tutto il loro per me. Mi
crogiolo in
questa splendida visione finché i suoi occhi non si posano,
famelici, sui
bicchieri di sangue.
Senza
dire una parola capisco. Le porgo un bicchiere colmo del liquido rosso,
e lei quasi
con frenesia lo porta alla bocca, beve con evidente piacere, infine
anche il
secondo bicchiere rimane vuoto. Mi guarda. Le rivolgo un sorriso,
quello che le
piace tanto, da quando è incinta adora il silenzio, non
parla quasi mai, se non
con me. Noi non abbiamo bisogno di parole, ci capiamo, con uno sguardo,
con
gesto, con una carezza.
Una
volta mi ha detto che parla volentieri anche con il bambino, la sento
certe
volte sussurragli dolci parole e io non posso che sorridere nonostante
il peso
che ho sul cuore.
Lei
continua a guardarmi e avvicinandosi a me, mi accarezza il viso. Quando
le
nostre labbra si incontrano, sembrano danzare, restie a staccarsi si
fermano, Bella
ha ancora bisogno di ossigeno. Mi circonda con le sua piccole braccia,
e io con
le mie, si accuccia con la testa sul mio petto, si rilassa e con
delicatezza porta
una mano sul ventre, lentamente comincia ad accarezzarlo.
Passa
qualche ora, e Bella si è assopita di nuovo. Lentamente
porto una mano sui
capelli e comincio ad accarezzarli, dopo qualche minuto sento uno
schiocco,
come quando qualcosa si spezza, Bella apre gli occhi di scatto, pieni
di
dolore, e incomincia ad urlare. Il feto le ha rotto una costola, come
una furia
mi alzo la prendo in braccio e la porto nella piccola sala operatoria
adibita apposta
per lei, le dico di resistere di non mollare, nel mentre accorrono mio
padre,
Rose e Jacob, Bella comincia a vomitare sangue.
La
distendo sul lettino, Carlisle le fa una flebo di morfina, ma non
c’è tempo,
Bella ha già perso conoscenza, Rose capisce, con un bisturi
fa un taglio in
fondo alla pancia per estrarre il bambino, ma alla fine cede,
c’è troppo
sangue. Si china per iniziare a succhiare, ma Jacob la scaraventa fuori
dalla
stanza, tutto questo nell’arco di pochi secondi. Bella
è ricoperta di sangue e
con orrore mi accorgo che non sento più il suo cuore, prendo
in mano la
situazione, con freddezza e velocità riesco ad estrarre il
bambino dal corpo di
Bella e lo do a mio padre senza degnarlo di uno sguardo, stranamente
non
piange, ma so che è vivo. Mi concentro su mia moglie che
ormai non respira più,
le affondo una siringa con il mio veleno direttamente nel cuore e dico
a Jacob
di farle il massaggio cardiaco più veloce che
può, ignorando i suoi pensieri
idioti, non mi arrendo e comincio a sanare ogni sua ferita, con la mia
salita e
con i miei morsi.
Ma
Bella non reagisce, passano i secondi, passano i minuti e non riesco a
sentire
la trasformazione in corso nel suo corpo. Non ci voglio credere, non mi
voglio
arrendere. Semplicemente non posso, non posso arrendermi, non posso
perderla.
E
allora grido, grido il suo nome, grido così tanto che gli
uccelli sugli alberi
vicino alla casa scappano spaventati.
La
porta sbatte, entra mia sorella e comincia a scrollarmi, io apro gli
occhi di
scatto, lei affannata mi urla: “Edward! Era solo un incubo!
Stai tranquillo ora
sei sveglio!”, ma io non le
credo, corro da Bella al piano superiore. La trovo distesa sul letto
che sonnecchia
con una mano sul ventre gonfio, respira bene e regolare, il sangue
funziona
bene.
Il
sollievo mi sommerge, è ancora viva, era solo un incubo.