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Autore: NoceAlVento    14/01/2012    1 recensioni
« Allora domani al Giant Chasm, va bene? A che ora ci svegliamo? ».
« Mah, mezzogiorno? » propose neanche troppo spiritosamente Hilbert.
« Vada per le dieci. Se non ti svegli mando Kyurem a prenderti » Cheren tornò a guardare fuori dalla finestra « Buffo che un muro di qualche decimetro faccia la differenza tra vita e morte ».
« Buffo » gli fece eco Hilbert « Buonanotte Cheren ».
« Buonanotte Hilbert » rispose il suo amico, poi spense la luce e serrò la finestra per buona misura « Buonanotte Lacunosa ».
Genere: Avventura, Drammatico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ciclo del Conflitto Globale'
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III: "Sfida alla leggenda"

III: “Sfida alla leggenda”


Lacunosa Town di giorno è molto più vivibile che di notte. Al contrario di altri centri come Nuvema, e con lei tutto il grande promontorio forestale del sud della regione, ma volendo anche Castelia, che dal buio guadagnano ulteriore atmosfera, essa si comporta più similmente a Undella: sotto la luce del sole – il cielo, tuttavia, quel giorno era ancora denso di nuvole grigie, e la sfera luminosa ancora non aveva fatto capolino – acquisisce un aspetto completamente rinnovato che la rende più predisposta a sfruttare il turismo. Non che vi sia molto da vedere lì: da questo punto di vista è anzi una delle città più povere di Unova. Ma proprio come il vicino Village Bridge anche Lacunosa viveva sulla sua fama di villaggio inusuale e interessante da visitare, anche se una volta arrivato poco potevi fare se non riferirsi ad essa come luogo di ritorno prima di partire alla volta di scampagnate nelle zone limitrofe.

Come preannunciato, i nostri protagonisti si svegliarono il giorno dopo di relativamente buon'ora. Per meglio dire Cheren si alzò al momento concordato, poi toccò a lui convincere Hilbert a seguirlo. Una volta usciti dall'hotel si incamminarono immediatamente verso nord-ovest dove, Bianca aveva spiegato loro, si trovava il Giant Chasm. Secondo i racconti locali tramandati alle ragazze dal proprietario del museo di Undella, esso si era creato a seguito dell'impatto con la Terra di un meteorite ghiacciato che aveva aperto una voragine nel terreno. I due giovani avevano chiesto ai vari avventori nell'albergo in cui avevano soggiornato informazioni sulla fossa prima di uscirne per la spedizione, evitando accuratamente di svelare le loro intenzioni – ricordiamo che secondo loro Lacunosa era corrotta –, tuttavia avevano ricevuto risposte vaghe e frammentarie: nessuno sapeva dire con precisione come essa fosse fatta, né se qualcuno avesse già provato a entrarci.

Cheren, mentre ancora si trovava con il suo compagno nella città, chiamò via Xtransceiver Hilda e Bianca. Squillò per un poco, poi una voce chiaramente assonnata rispose « Pronto? ».

« Ciao, Hilda ».

« Ah, sei tu Cheren » seguì uno sbadiglio « Come mai così presto? ».

« Memoria corta? Stiamo andando al Giant Chasm ».

« Ah già » ricordò Hilda « Bianca sperava aveste rinunciato. Siete sicuri di volerci andare? Kyurem è pericoloso ».

« L'abbiamo già battuto una volta, siamo preparati ».

« Beh, penso di non potervi dissuadere quindi. Buona fortuna – eh, sì Bianca, è Cheren. Ehi, che fai, molla qua! » l'altra ragazza, Cheren intuì, stava tentando di prendere l'Xtransceiver in fretta perché non riattaccasse « Pronto, mi senti? Sono Bianca ».

« Ti sento ».

« Ieri ho fatto qualche ricerca sul Giant Chasm – sì, Hilda mi chiede di precisare che per il computer acceso non ha potuto dormire – e so darti qualche dato in più su quel cratere ».

« Spara ».

« Prima ho osservato le foto satellitari. A quanto pare quella fossa è a cielo aperto ».

« A cielo aperto » ripeté Cheren riflettendo, mentre con il suo amico imboccava il Route 13 « Strano, nessuno dell'hotel sapeva dire niente su come fosse fatta. E Kyurem non lo hai visto? ».

« No » replicò Bianca « E non trovo strano che nessuno sapesse niente. La voragine ha sviluppato le condizioni ideali per la crescita di piante rampicanti e non. Quel posto adesso ha una giungla compressa al suo interno ».

« Interessante. Vai avanti ».

« Non ti sarà facile penetrare nel cratere. Dalle foto scattate non risultano esserci tunnel di alcun genere, e volarci dall'alto con tutta quella vegetazione è fuori discussione. Nemmeno un Pidove riuscirebbe a infilarsi là dentro ».

« E Kyurem come fa a entrarci? ».

« Non ne ho la minima idea. Ho passato la notte a chiedermelo, direi che è la chiave di volta. Qualsiasi passaggio ci sia, se ci entra lui dovreste essere in grado di entrarci anche voi ».

« Troveremo un metodo per scalarla e scivolarci all'interno da sopra ».

« Potrebbe esserci una via più facile. Secondo alcuni studi amatoriali là dentro ci sarebbe una caverna. Se è vero, ti basta sfondare il muro esterno ».

« E nessuno ha mai pensato di farlo prima d'ora? » domandò stranito Cheren.

« Sono studi molto recenti, di appena qualche mese fa, e non sono neanche stati comprovati. Una spedizione costa, prima vogliono accertarsi che il muro sia veramente perforabile ».

« E perché non lo fanno? ».

« Perché sta di fatto che il Giant Chasm è patrimonio di Unova, per lederlo serve un'autorizzazione che nessuno dell'amministrazione vuole accordare ».

« Stupida inefficiente burocrazia. Noi ce ne freghiamo, giusto Hilbert? » il suo amico, frattanto, era impegnato ad aprire il passaggio con il suo Carracosta. « Hai altro da dire? ».

« Un'ultima cosa » rispose Bianca « State attenti. Se Kyurem è rientrato davvero non lo vedrete mai a occhio nudo. Non sono neanche certa che il sole filtri con tutte quelle piante ».

« Ricevuto. Ci stiamo avvicinando al cratere, ti saluto. Preghiamo di risentirci vivi ».

« Buona fortuna » un rumore di chiusura risuonò nell'Xtransceiver e Cheren lo ripose.

« Cosa dice? » lo interrogò Hilbert.

« Pare che da sopra non si possa entrare per via di una giungla interna ».

« Intrigante. Non le si può dare fuoco? ».

« Penso che Bianca abbia preso in considerazione anche questo. Sarà troppo umido, secondo lei è comunque impossibile accedere da là. ». I due stavano percorrendo una strada collinare in salita: a giudicare dal sentiero appena accennato non era una via molto battuta.

« E cosa ha proposto? ».

« Di sfondare il muro. Dentro dice che c'è una caverna ».

« Sai » Hilbert arrestò il passo sulla cima « non penso sarà necessario ».

Cheren si affrettò a raggiungere il suo amico dopo essere rimasto indietro a causa della telefonata. Il panorama era inaspettatamente scenografico: il terreno appena avanti appariva come fosse stato scavato da mano umana, e oltre esso era situata la grande fossa di cui tanto si era parlato durane il viaggio. Scorgere come fosse costituita era impossibile: come descritto da Bianca essa era ricoperta da uno spesso strato di vegetazione che la riempiva quasi totalmente, riducendola a un banale bosco visto dall'alto. La voragine era circondata da alte mura rocciose e usufruendo di una di queste come base era stato costruito, senza alcuna utilità apparente, un ponte in legno che terminava poco dopo essere iniziato; Cheren ipotizzò che prima che la giungla proliferasse doveva essere servito ad antichi precursori degli attuali esploratori per addentrarsi nell'altrimenti impenetrabile Giant Chasm.

Ma la peculiarità più sorprendente era un'altra: sulla parete settentrionale dello scavo anteriore era stato aperto un grande foro alto forse due metri e mezzo e largo due che gettava nel buio della caverna.

« Bianca non aveva parlato di questo » osservò Cheren « Strano ».

Hilbert, ancora in religioso silenzio, vi si avvicinò per scrutarlo da più vicino « Quanto sarà alto, due metri? ».

« Un po' di più forse. Troppo poco per Kyurem ».

« E nessuno ne sapeva niente. È posteriore alle foto satellitari evidentemente ».

« Dici che è stato il nostro musicista? ».

« Ne sono convinto. Abbiamo trovato la base operativa, che ne dici? ».

« C'è una cosa che non capisco » pensò ad alta voce Cheren « Se questo è il nascondiglio di Kyurem lui come ci entra? ».

« Secondo me l'hanno sfrattato » suggerì il suo compagno « Sai, per farci quel che stanno facendo, qualsiasi cosa sia ».

« Sì, ma non stiamo parlando di un Tranquill. Voglio dire, è pur sempre un pokémon leggendario. Non è che puoi affrontarlo così, su due piedi ».

« Ricordi che ha fatto con noi in quel bar? ».

« Fin troppo ».

« Se può fare cose che noi riteniamo impossibili è anche in grado di cacciare un pokémon che, ti ricordo, anche noi abbiamo sconfitto ».

« Però ieri dopo la battaglia è tornato qui » fece notare Cheren « Questa deve essere ancora la sua casa ».

« Allora » sentenziò Hilbert « deve esserci un condotto alternativo ideato dal musicista e dalla sua allegra compagnia ».

« Questo è possibile. Oltre il Giant Chasm non c'è niente, potrebbero farlo uscire da là e nessuno se ne accorgerebbe » Cheren fissò un'altra volta il tunnel « Entriamo? ».

« Sono favorevole. Ah, Cheren » lo fermò Hilbert prima che potesse effettuare il primo passo nel buio « appena entrati cerchiamo l'accesso a quella fossa. Non so cosa ci sia, ma il musicista farà di tutto perché non possiamo arrivare lì ».

« Perché dici così? ».

« Una caverna non è esattamente un luogo vivibile, c'è poco ricambio d'aria e molti pokémon selvatici sono in agguato pronti a colpirti. E al nostro uomo non so quanto possano piacere gli Swoobat ».

« Ha senso ».

« Quindi vorrà stare in un posto sì nascosto ma dove sia facile stabilirsi. Pochi luoghi in Unova, forse solo la Dragonspiral Tower, rispondono a queste caratteristiche bene quanto quell'orto gigante ».

« Quindi dici che la sua base si trova lì. In effetti tutto torna, così se anche qualcuno avesse scoperto il suo nascondiglio gli sarebbe bastato non fargli superare la grotta. Va bene, stiamo attenti e subito verso la prima uscita ».

Detto ciò, Cheren si avviò verso l'oscurità, e Hilbert lo seguì a ruota.


L'interno del Giant Chasm è alquanto insolito per una caverna: solitamente infatti i pokémon e gli agenti di erosione tendono a modellarla come più loro aggrada; al contrario, quella del cratere, in mancanza di fattori esterni, è stata plasmata solamente dagli Excadrill scavatori. In origine, oltre appunto alle sopraccitate talpe e ad alcuni Boldore, anche altre creature esotiche, sopravvissute nella leggenda soltanto per merito di rari avventori che in tempi passati erano usciti vivi da quel luogo, popolavano la grotta. Tuttavia, esse sono del tutto scomparse per ragioni note solo a pochi a seguito del Conflitto Globale di più o meno vent'anni prima. Come risultato, quando Hilbert e Cheren misero piede nell'anticamera del cratere, furono sorpresi di non vedere nessun pokémon nei paraggi.

« Tieni gli occhi aperti » disse il primo mentre osservava gli strani cristalli che rischiaravano la zona « Ci stanno aspettando ».

« Lo so, ho la mano pronta per chiamare Braviary ».

A quanto vedevano i due ragazzi, non era nemmeno presente un sofisticato sistema labirintico che rendesse inaccessibile il cratere, la cui via di entrata era in vista in fondo a un solco. Per Cheren tutto ciò poteva significare solamente due cose: o avevano sopravvalutato il musicista che non li reputava una minaccia, oppure c'era un agguato pronto per loro dietro quel varco. Quando i due vi giunsero davanti esitarono visibilmente, Hilbert forse meno, temendo che, celati dalla vegetazione, potessero esservi insidiosi pericoli.

« E ora che si fa? » domandò Cheren.

« Siamo arrivati fin qua » commentò il suo amico « Non ha senso tornare indietro ».

« Ci attaccheranno non appena oltrepasseremo questa soglia. Questo lo sai, vero? ».

« Sì. Ma se non andiamo noi ci cercheranno loro. Restare a Lacunosa un'altra notte significherebbe esporci a Kyurem, e tornare a Undella metterebbe in serio pericolo tutti i vacanzieri ».

« Hai ragione. Sbrighiamocela ora » Cheren lasciò uscire Braviary dalla sua Poké Ball « Coprici ».

« Buona idea » concordò Hilbert « Esci anche tu, Chandelure ».

I due pokémon si appostarono dietro i loro padroni, pronti a intervenire in caso di un attacco. Assicurandosi di essere difesi, i ragazzi varcarono insieme la soglia.

Da lì fu l'arco temporale di un secondo. « PROTEZIONE! » gridarono all'unisono i due, e le loro creature obbedirono. Un fascio di luce investì lo spazio circostante e il cratere divenne una massa informe luminosa. Per pochi istanti fu impossibile distinguere persino le silhouettes degli alberi, tanto era abbagliante e poderosa l'unione delle due tecniche. Poi, gradualmente, ogni oggetto riprese i propri contorni definiti e il Giant Chasm centrale, la voragine originaria, tornò a essere visibile, così come gli assalitori.

Che non c'erano. Attraverso la barriera protettiva eretta da Chandelure e Braviary Hilbert e Cheren, dopo un'attenta e meticolosa osservazione, conclusero che erano completamente soli. Il cratere provocato dallo storico impatto meteorico si mostrava da lì ancora più intricato di quanto era apparso da sopra: oltre al naturale sviluppo labirintico degli alberi mancava pressoché del tutto la luce solare, filtrata pesantemente dalle verdi chiome che erano distribuite a costituire una cupola naturale che sovrastava la fossa. A rendere oltremisura inquietante l'atmosfera si era aggiunto anche un veloce vento che spirava da nord-ovest, lo stesso maestrale del giorno precedente. Per di più il fruscio delle foglie scosse dall'impeto delle folate rendeva complessa qualunque comunicazione tentata tra Cheren e Hilbert, che quindi si limitarono a poche significative direttive: dividersi al bivio che si era presentato davanti appena penetrati nel cratere, andare in cerca di qualsiasi punto di interesse, e avvisare con un flash – di maggiore potenza rispetto al normale, dal momento che la mossa era necessaria al suo livello standard per muoversi nell'ombra – se si fosse ritrovato qualcosa di rilevante. Dopodiché, Cheren con Galvantula a sinistra e Hilbert con Serperior a destra, partirono per esplorare il Giant Chasm.

Tuttavia per quanto il primo si fosse sforzato, specie nella prima fase del cammino, di mantenere dei riferimenti ben definiti, si ritrovò prima del previsto e senza margine di dubbio sperso in quella giungla in miniatura. Il suo Galvantula non dava segni di smarrimento ma Cheren sapeva che, sebbene balzasse agilmente da un tronco all'altro illuminando l'ambiente con la più assoluta noncuranza, lo faceva solamente perché il suo padrone puntava in quella direzione. Il ragazzo pensò che in questi casi quel pokémon bussola di cui tanto aveva sentito parlare dalla bocca di suo padre che era stato in terre esotiche – come si chiamava? Nosesbass? – sarebbe stato veramente utile. Aveva svoltato chi sa quante volte e, malgrado ancora non avesse incontrato Hilbert, aveva la sensazione preoccupante di aver girato in tondo.

Ciò che più gli rimase impresso nella mente fu il fatto che neanche in quella foresta selvaggia si incontravano pokémon di alcun genere. Ciononostante l'habitat era propizio perché creature quali gli Amoongus potessero proliferare traendo linfa vitale attaccandosi come parassiti a quel numero spropositato di piante, e Cheren non sapeva darsi una spiegazione sul perché così non fosse.

Fu nel pieno delle sue riflessioni che, come un fulmine a ciel sereno, lo vide. Era lì, ben fissato al suolo, non profondo e limpido come nessuno si aspetterebbe in un luogo tanto torbido quale è il Giant Chasm. Era un laghetto timido, poco appariscente, quasi stesse cercando di celarsi alla vista degli avventori che transitavano per quella voragine indomita. Cheren si avvicinò con cautela, come per assicurarsi che non fosse una mera illusione astutamente generata da qualche predatore, poi sfiorò l'acqua che produsse di rimando una serie di dolci cerchi concentrici che si dipartivano dal punto di contatto.

Il giovane si fermò a riflettere: era considerabile un punto di interesse? Dov'era il suo amico? Magari era sull'orlo di una scoperta determinante e lui l'avrebbe interrotto per un inutile lago. Valeva la pena di richiamarlo? Le risposte che si diede furono contrastanti, ma alla fine decise di seguire le direttive.

« Galvantula, aumenta il tuo flash ». Il suo pokémon iniziò a disporre una serie di fili elettrici che si disposero intorno a lui a creare la copia di un'usuale tela di ragno. Tuttavia essi erano ben più luminosi rispetto alla loro controparte naturale e Galvantula consumava energia per tenerli attivi. Di colpo la luce si intensificò fino a rischiarare la zona circostante anche a distanza di metri e compose una sfera bianca che li avvolgeva. Non vederla sarebbe stato impossibile, ma nessuno rispose all'appello.

« HILBERT! » provò a gridare Cheren « MI SENTI? ». Di nuovo non vi fu alcuna reazione da nessuno dei quattro lati del Chasm.

« Ora vediamo se Bianca se n'è solo scordata oppure se a buona ragione non ha parlato di eliminare la vegetazione per penetrare. Galvantula, taglia quella ». La creatura si diresse verso un vegetale situato verso quello che l'adolescente riteneva essere il nord, ma vista la confusione nel vento che soffiava avrebbe potuto trattarsi di uno qualsiasi dei quattro punti cardinali. Il ragno si apprestò a eseguire l'ordine, ma il suo avversario fu più svelto: una liana erbacea fuoriuscì dal terreno e paralizzò in pochi secondi Galvantula.

« Che caz–– » fece per dire Cheren, ma presto anche lui fu preso da dietro e immobilizzato a terra da quella che pensava una semplice pianta « E tu che cosa sei? HILBERT, VIENI! ». Il grido però di nuovo trovò replica soltanto nella sua flebile eco. Il giovane già si prefigurava la propria lenta morte quando di scatto sia lui che il pokémon furono rilasciati. Immediatamente si approntò a ordinare alla sua creatura di far partire l'offensiva, ma con disappunto constatò che il suo fantomatico nemico verde era già scomparso. Attendendosi un nuovo attacco riportò nella sfera l'Elettroragno e si preparò a chiamare in campo Braviary. Invece avvenne l'assurdo.

Senza preavviso né causa nota il cielo divenne bianco. Non si intenda un bianco tendente al grigio, di quelli di certi pomeriggi d'inverno che precedono le forti nevicate, in cui la cupola che ci sovrasta perde per un attimo ogni suo limite imposto dalle nubi diventando virtualmente infinita quando invece altro non è che un immenso stratocumulo che preclude l'azzurro: era invece un bianco brillante come di luce propria, in cui annegavano perfino i rami più alti degli alberi. Rapidamente anche il resto dell'ambiente si uniformò a tale aspetto e Cheren senza accorgersene fu l'unico elemento che stonava dal color latte. Un brivido percorse la schiena dell'adolescente partendo dal collo e arrivando fino al termine della colonna vertebrale, e non era un brivido ingiustificato: la temperatura era scesa di almeno una quindicina di gradi e il nostro protagonista, vestito come d'estate è normale, non vi era abituato. Arrivò un attimo in cui intorno a lui il tutto assunse una tonalità talmente chiara da inibirgli la vista e obbligarlo a serrare le palpebre.

Proprio a occhi chiusi, nel momento meno opportuno, gli parve di sentire nuovamente la melodia suonata dal musicista due giorni prima. Privo di stimoli visivi, Cheren poté analizzarla meglio di quanto aveva fatto nel Café Sonata: era un brano dolce e suadente, difficile da dimenticare come scansione di note in quanto estremamente semplice. Se da un lato la musica allietava il momento non esattamente allegro, dall'altro provava l'inconfutabile coinvolgimento del loro uomo in quel caos.

Quando percepì un calo di luminosità e riaprì gli occhi, la giungla selvaggia era del tutto sparita: aveva preso il suo posto una sterminata distesa ghiacciata interrotta unicamente dai muri della fossa.

Cheren si guardò attorno: stava persino iniziando a nevicare e attraverso i fiocchi pallidi non riusciva a scorgere alcuna apertura, nemmeno quella dalla quale erano entrati nella giungla. E, ovviamente, nessuna traccia di Hilbert: era solo, immerso nel freddo con vestiti totalmente inadatti e senza idee su come uscirne.

Un altro flash, stavolta più fioco, tornò a illuminare l'ambiente: questa volta però dall'alto, e quando il ragazzo tentò di alzare il capo trasalì. Nel cielo divenuto nuovamente niveo era stagliata una figura in controluce, dai contorni poco definiti agli occhi accecati del giovane, che malgrado ciò erano comunque in grado di affiancarla a un'altra, una che era rimasta impressa nella sua memoria meno di dodici ore prima: Kyurem.

E d'improvviso comprese. La mancanza di pokémon, il tunnel non segnalato da Bianca, la totale assenza di difese, quelle non erano coincidenze. Il Giant Chasm non era il nascondiglio del musicista. Era una trappola.

Il tempo per riflettere sulle implicazioni di questa deduzione fu minimo: il drago iniziò una discesa in picchiata in direzione di Cheren.

« Emboar! » il ragazzo scansò in anticipo l'attacco « Marchiafuoco appena arriva al suolo! ». Kyurem, comunque, non atterrò, arrestandosi a qualche metro dal suolo per volare poi sulla distesa gelida: come risultato l'offensiva andò a vuoto, dal momento che la creatura aveva modificato la sua traiettoria appena prima di collidere con il terreno. Arrivato quasi alla fine del cratere effettuò un'inversione a U e si volse gli occhi al suo avversario. L'aria iniziò a raffreddarsi esponenzialmente e Cheren fu colto da un brivido, mentre una visibile folata d'aria si dirigeva verso Emboar. « Fiammapatto, presto! ».

I tempi di reazione del suino furono encomiabili: riuscì a innalzare una colonna di fuoco abbastanza rapidamente da arrestare la corsa del Gelamondo lanciato dal drago.

« Uno contro uno non ce la faremo mai » concluse il giovane « Vai, Braviary! ». L'aquila volteggiò nella neve per qualche attimo, poi si affiancò al suo compagno di fuoco.

« Usa Ombrartigli! » il pokémon si scagliò a tutta velocità verso il suo nemico mentre le sue unghie si tingevano di un color viola « E tu, Emboar, Lanciafiamme! ».

L'effetto finale fu a dir poco scenografico: Braviary appariva avvolto da un turbinio di fiamme e lanciato direttamente verso Kyurem. L'attacco centrò pienamente il bersaglio, che esplose sotto gli occhi attenti di Cheren che si tenne a debita distanza. L'aquila emerse dopo pochi secondi lasciando dietro di sé una nuvola di fumo con un avvitamento verso l'alto, per tornare poi dal suo padrone. Quando la nube si dissipò, del drago non c''era alcuna traccia.

« Non è stato difficile » commentò il ragazzo. Il suo sollievo, comunque, fu effimero: quasi immediatamente si accorse di un'ombra che diventava gradualmente più visibile sul ghiaccio. Volse lo sguardo al cielo: Kyurem fluttuava a mezz'aria a una ventina di metri sopra di lui. D'istinto il giovane tornò a fissare il punto in cui il suo avversario era scomparso poco prima, calcolando la distanza in linea d'aria e il tempo che sarebbe stato necessario per percorrerla. Era troppo rispetto a quanto ne era effettivamente trascorso, il che conduceva a una sola motivazione.

« Un Sostituto. Non male, Kyurem » Cheren mise mano alla sua cintura « Vai, Cryogonal. Vediamo cosa possiamo fare in tre ». Un fascio di luce fuoriuscì dalla sfera insieme al Cristallo, che piroettò prima di assestarsi a qualche centimetro dalla grande lastra celestina su cui stava avendo luogo la battaglia.

Cryogonal non ebbe comunque la possibilità di agire in alcun modo: il terreno iniziò a tremare vistosamente e l'adolescente perse l'equilibrio cadendo sul ghiaccio. I quattro tornarono a osservare Kyurem che, nel frattempo, aveva iniziato a brillare di luce argentea. Al sisma si aggiunse un'eco che risuonava ai quattro angoli del cratere e scure silhouettes, dapprima sporadiche, poi sempre più numerose, apparvero sopra il drago.

« BRAVIARY, PROTEZIONE! ».

Vi fu appena il tempo di attivare lo scudo: le poco nitide figure iniziarono a precipitare a enorme velocità verso la distesa schiantandosi con clamoroso fragore su di essa, provocando sempre più voragini nel terreno. La veemenza del Dragobolide fu molto superiore rispetto a quanto Cheren si aspettava e, sebbene la barriera stesse reggendo, era chiaro a tutti che non poteva resistere ancora a lungo. « EMBOAR, CRYOGONAL, ANDATE ANCHE VOI! ». La potenza della Protezione fu triplicata, eppure questo non bastò a far desistere Kyurem, alimentato da quella che pareva un'energia sconfinata. Poi, di colpo, la pioggia meteorica si arrestò. Cheren ovviamente fu ben lungi dallo sperare che il drago fosse stanco; tuttavia, non avrebbe mai immaginato quello che stava preparando.

Anziché affievolirsi, la luce che avvolgeva il leggendario pokémon cambiò tonalità da argento a oro, diventando anche più intensa nel passaggio. Il cielo diventò, proprio come prima era cambiato in bianco, nero come la pece, senza neanche un faro che fungesse da punto di riferimento. Cheren rimase fermo a osservare quell'insolito spettacolo, poi riprese conoscenza e capì.

« VIA » gridò « VIA TUTTI SUBITO! AGLI ANGOLI E PRONTI CON LA PROTEZIONE! ». I suoi pokémon obbedirono, pur avendo rallentato notando l'immobilità del loro padrone; ad ogni modo, avendo questi fatto cenno con il capo di proseguire verso le loro direzioni, essi proseguirono. Frattanto Kyurem aveva aperto la propria bocca e al suo interno si stava formando una sfera luminosa.

Il nostro protagonista inspirò profondamente « L'Iper Raggio ». Il drago emise un verso assordante e il volume del colpo aumentò vistosamente fino ad eccedere addirittura l'intero volto del pokémon. Poi, senza preavviso, esso divenne un raggio e partì rapidamente in direzione del giovane.

« ORA! » esclamò lui di rimando, e i suoi tre compagni radunarono le energie che ancora rimanevano loro per erigere un ultimo possente scudo a difesa del ragazzo. Questi peraltro non contava di neutralizzare l'Iper Raggio di una creatura tanto potente: il piano era invece di trattenerlo il tempo necessario per mettersi in salvo. Dal momento che dopo l'offensiva è necessario un periodo di refrattarietà da parte del suo utilizzatore, ciò significava che Kyurem sarebbe stato vulnerabile.

   
 
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