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Autore: LuluXI    14/01/2012    4 recensioni
Disclaimer: personaggi di Masami Kurumada (con delle eccezioni)
Il Saint del Cancro si è sempre portato appresso dolore e distruzione, tanto da meritarsi il nome di Death Mask, la maschera della morte. In lui di buono, forse, non c'è niente. Potrebbe dunque, diventare padre?
Un'idea talmente illogica da poter apparire addirittura plausibile.
Come si sarebbe comportato Death Mak se avesse avuto un erede?
E, soprattutto, cosa sarebbe cambiato nella sua storia?
(OOC per sicurezza, non si sa mai. Rating Arancione, per lo stesso motivo)
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cancer DeathMask, Nuovo Personaggio
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Una figlia per la morte'
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 Ho guardato, ho aspettato
Nell' ombra per il mio tempo
Ho cercato, ho vissuto
Per il domani, tutta la mia vita
(
The Rasmus – In The Shadows)

 
 
Non seguirono altri  attentati alla vita di Aletto, da parte del Sacerdote: lei e Death Mask vennero lasciati in pace, grazie anche al fatto che il Gold Saint iniziò ad essere un po’ più rispettoso delle regole.
Conscio di aver tirato un po’ troppo la corda con Arles, cercò di combinare meno danni nei mesi seguenti: si limitò ad eseguire le missioni e a prendersi cura di Aletto.
Ogni tanto infrangeva qualche regola, ma Arles non si accanì più contro di lui.
 
Quella mattina Death Mask era intento a guardare l’arena dall’alto, mentre sua figlia si allenava con le Sacerdotesse: ormai l’autunno era alle porte e il giorno dopo avrebbero festeggiato il Compleanno di Aletto o meglio, il giorno del suo arrivo al Santuario.
“Che cosa guardi Death Mask?” domandò Aphrodite, che lo aveva raggiunto, affiancandolo. Il Saint del Cancro non ebbe bisogno di dargli una risposta: Aphrodite seguì il suo sguardo e riuscì ad intravedere la bambina.
“Si fa ogni giorno più bella…”
“…e pericolosa”.
“Umpf…” sbuffò il Saint dei Pesci “Non riesci proprio a pensare ad altro eh?”
“Non mi serve pensare ad altro.” Replicò Death Mask, senza staccare gli occhi dalla figlia. “Che me ne frega se è bella: non finirà mai nel mio letto. Non mi servirebbe a niente se fosse bella.” Disse, guardando il compagno d’arme. “Invece è determinata, ed è anche sveglia: questo la rende forte Aphrodite.”
 
“E rende te fiero di lei…” disse Shura, affiancandosi ai due.
“Cos’è questa storia? Non mi pare di aver organizzato una riunione” rispose infastidito Death Mask, vedendo che anche il Saint del Capricorno li aveva raggiunti.
“Suvvia Death, tu te la prendi troppo” replicò Shura, posandogli una mano sulla spalla, che con un gesto di stizza Death Mask si scrollò di dosso.
“Dimmi che cosa vuoi Shura, altrimenti levati dalle palle…” disse, voltandosi verso Aphrodite “E lo stesso vale per te.”
“Domani facciamo una festa” rispose quest’ultimo, con determinazione e non appena Death Mask afferrò il concetto si voltò a guardarlo un’altra volta: sul suo viso si potevano leggere non solo stupore, ma anche indignazione.
“Non se ne parla Aphrodite. Io non faccio queste cose, sono inutili. Aletto non festeggerà il suo compleanno,”
“La bambina è già stata avvisata del fatto che domani sera dovrà venire al dodicesimo tempio. E’ già tutto organizzato Death Mask.”
“Non me ne frega niente Aphrodite: mia figlia non festeggerà il suo compleanno. Cosa di questa affermazione non ti è chiaro?”
Il Saint dei Pesci, sorrise, dandogli poi le spalle, avviandosi verso la sua casa. “Io prendo ordini solo da Arles, non certo da te. Aletto compie otto anni e dal bocciolo che era sta diventando una bellissima rosa: io intendo festeggiare e tu non puoi impedirmelo.”
 
“Le impedirò di venire.” Minacciò Death Mask, senza tuttavia seguirlo.
“Ti consiglio di non farlo!” replicò il Saint dei Pesci, sparendo.
Shura, che fino a quel momento era rimasto in silenzio, prese la parola.
“Pensaci Death Mask. In fondo non le farebbe male, e non lo farebbe nemmeno a te.”
“So io cosa è meglio per me Shura” replicò nervoso Death Mask.
“Forse… il mio è solo un consiglio: pensaci. Inoltre…” si guardò alle spalle, come a volersi assicurare che Aphrodite se ne fosse davvero andato. “Non penso che Aphrodite permetterà a qualcuno di mandare a monte il suo piano: era da molto tempo che non aveva modo di fare una cosa così…”
“…Frivola?” domandò Death Mask, con un ghigno.
“Non volevo dire quello, ma penso tu abbia capito.” Concluse Shura, avviandosi verso la sua casa. “Ci vediamo domani sera Death”.
Il Saint del Cancro non rispose: non aveva voglia di festeggiare quello stupido giorno. Il suo declino da Saint forte e impassibile a Saint rammollito era iniziato il giorno dell’arrivo di Aletto al tempio e l’ultima cosa che gli serviva era ricordarsi del suo cambiamento.
Ma alla fine non poté opporsi alla determinazione di Aphrodite.
 
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Aletto aveva passato la giornata nell’arena, come sempre, ma era rientrata prima e, dopo una doccia veloce, era corsa subito verso il dodicesimo tempio.
“Aletto!” urlò una voce dietro di lei, che la costrinse a fermarsi mentre stava per salire i gradini che portavano al nono tempio.
“Dove vai così di fretta?” le domandò Milo, salendo quei pochi gradini che la separavano da lui.
“Alla dodicesima casa… mi stanno aspettando”.
“Allora non ti tratterrò troppo a lungo” disse lui, porgendole un libro “Volevo darti questo”.
La ragazzina lo guardò stupita, non capendo e Milo accennò un sorriso.
“Lo cercavo, e l’ho trovato qualche giorno fa nello stanzino dove dormivi quando stavi qui…” disse lui, lasciandoglielo in mano “Immagino ti sia piaciuto, così ho deciso di lasciartelo…” disse, sporgendosi in avanti, andando a sussurrarle, poi, nell’orecchio “Consideralo un regalo di compleanno da parte mia.” Concluse, per poi fare due passi indietro, senza smettere di sorridere, divertito dall’espressione sempre più stupita della bambina.
“Co…come fai a sapere…”
“Segreto” disse Milo, facendole un occhiolino “E ora vai, ti stanno aspettando no?” e, detto questo, sparì, lasciandola lì sulla scala, con in mano una copia de “I racconti del Terrore”* di Edgar Allan Poe.
 
“Posso passare?”
Domandò Aletto a Camus che era fermo davanti all’ingresso della sua casa.
“Si, puoi passare… Solo se mi dici chi ti ha dato quel libro.”
“Me lo ha dato Milo…”
Il Saint dell’Acquario, impassibile, si avvicinò a lei, chinandosi fino ad avere il viso all’altezza del suo. “Sai da dove viene quel libro?”
Lei, in risposta, scosse il capo.
“Viene dalla mia biblioteca.” Rispose freddo il Gold Saint, senza muoversi “Lo avevo prestato a Milo. Ma se ne sarà dimenticato, come sempre.”
Senza avere il coraggio di replicare Aletto, lo allungò verso di lui “S-scusa…” balbettò, abbassando lo sguardo, intimorita dal fare di Camus che, in tutta risposta le prese i polsi, e la costrinse ad abbassare le braccia.
“Non importa. Tienilo.” Concluse,  dandole poi le spalle, sparendo nel buio dell’undicesima casa. Aletto rimase nell’ingresso parecchi minuti, prima di trovare la determinazione necessaria per proseguire.
 
Quando finalmente raggiunse il dodicesimo tempio Aphrodite, Shura e suo padre la stavano aspettando. Subito le consegnarono un pacchetto e lei lo aprì: all’interno vi era uno strano bracciale in ferro, cosparso di pietre nere, che si chiudeva con la testa di un serpente.
Non si era aspettata un regalo da suo padre, ma comunque ci rimase male quando scoprì che, effettivamente, non si era sbagliata: infatti quel bracciale era un regalo di Shura e Aphrodite.
Suo padre, inoltre, rimase tutta la sera in disparte, nascosto nell’ombra, limitandosi ad osservare la scena: solo quando la stanchezza della bambina venne fuori lasciò le ombre per ricongiungersi agli altri Saint e portare la figlia alla quarta casa.
La tenne in spalla, e non parlarono per tutto il tragitto; una volta giunti a destinazione, la lasciò a terra e lei si avviò, mezza addormentata verso la sua stanza.
“Aletto?” la richiamò lui e lei si voltò.
“Si papà?”
“Hai mangiato?” **
“Si papà…” rispose lei, non capendo il perché di quella domanda, mentre lui annuiva tra se e se.
 
“Aletto ti ricordi quando ti chiesi se volevi conoscere tua madre per fargliela pagare?”
“Si…”
“Hai cambiato idea?”
Lei scosse il capo e lui si avvicinò a lei, con una luce tutt’altro che rassicurante negli occhi.
“Sono fiero di te Aletto.”
Lei, un po’ intontita per il sonno, e molto stupita abbassò il capo e lui le passo una mano tra i capelli e, con l’altra, le tolse il libro dalle mani, aprendolo.
“Siediti” le disse, e lei non se lo fece ripetere due volte. Quando anche lui ebbe fatto lo stesso, le prese una mano e le posò un dito sul bordo di una pagina e, con un rapido movimento glie ne fece percorrere l’intera lunghezza.
Sul dito della bambina comparve una striscia di sangue.
Il taglio bruciava ma Aletto non emise un lamento: era abituata a ferite ben più gravi e dolorose.
 
Dopo aver estratto una boccetta dalla tasca dei pantaloni, Death Mask lasciò cadere diverse gocce all’interno. Ripeté l’operazione con ogni dito della figlia, finché non ottenne tutto il sangue che gli serviva: non era molto ma lui sembrava soddisfatto.
Per tutto il tempo che richiese l’esecuzione di quel gesto, nessuno dei due fiatò.
“Puoi andare” le disse, infine, rendendole il libro.
“Grazie papà” rispose lei. Non aveva capito il perché del suo gesto ma non se ne preoccupò: era troppo stanca. Inoltre suo padre non lasciava mai nulla al caso: quell’operazione nascondeva sicuramente un fine.
Non appena Aletto si fu allontanata, Death Mask, con la boccetta in mano, si avviò verso la sua stanza. Qui aprì l’armadio, dove conservava diverse fiale contenenti il sangue della figlia: lo aveva raccolto un po’ alla volta, un po’ ogni giorno, a volte tagliandole i polsi, a volte spaccandole addirittura il naso.
Con un ghigno soddisfatto tornò a letto.
“Manca poco ormai…” Pensò soddisfatto. Di lì a qualche giorno avrebbe scoperto chi era la donna che lo aveva incastrato.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
NOTE:
* E’ un libro che io trovo bellissimo…. È un insieme di racconti del terrore ma, se vi piace il genere, dovete leggerlo! Volevo far si che lei si ritrovasse con un libro tra le mani, ma non sapevo cosa potevo scegliere per lei, così ho optato per questo. Un libro che non si legge ad otto anni, ma che penso renda l’idea della passione che Aletto ha per il macabro, come Death Mask… Si, insomma, la vediamo ancora bambina che appende gli animali alle pareti: penso che dopo aver vissuto 8 anni con Death Mask niente possa davvero farti venire i brividi! xD
** Death Mask chiede ad Aletto se ha mangiato. Stando ad uno studio fatto di recente è la domanda che sottolinea di più il legame tra due persone. Non è la domanda “stai bene?” o “come stai?” quella che sottolinea che siamo veramente preoccupati per la salute di qualcuno… quella domanda è “Hai mangiato?” Ho voluto utilizzarla per mettere in evidenza come Death Mask, che cerca di apparire come uno a cui importa poco della figlia, in realtà ci tenga molto.
 
Bene, siamo arrivati ad una svolta! Death Mask vuole trovare la madre di Aletto e fargliela pagare… quale modo migliore delle analisi del DNA? Lui, il sangue, lo ha già raccolto, poco alla volta, questa piccola “operazione” è stata solo una fase finale… Riuscirà a scoprire chi è la madre di Aletto? (visto che lui nemmeno si ricorda la sua faccia? xD)
Mi scuso per eventuali ORRORI di morfo-sintassi e grammatica ma ammetto  di non aver riletto questo capitolo tante volte quanto faccio generalmente. (perciò mi assumo la responsabilità di eventuali errori non corretti pronta a ricevere le bacchettate)

   
 
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