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Autore: Elenie Estel    30/08/2006    0 recensioni
il seguito di "Vacanza da ricordare". Kate e i malandrini sono tornati ad Hogwarts, e mentre i quattro cercano di aiutare Remus diventando animagi Kate cerca di sopravvivere da sola...
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Ehi, bella addormentata, lo sai che ore sono?”
No, non lo so. E non mi interessa. Voglio dormire. Solo un altro po’…
“Kate! È mezzogiorno, se continua così salti anche il pranzo!” stavolta il tono è un po’ ansioso. Probabilmente qualcuno teme uno show tipo quello dell’altra volta… e se Silente mi vede saltare due pasti di fila… Sarà meglio che cominci a aprire gli occhi.
Mi tiro su a fatica. La luce mi ferisce. È una bellissima giornata.
Emmeline Vance mi saluta allegra.
“Buongiorno, dormigliona! Vestiti, che c’è un sole fantastico. È strano che a ottobre ci sia ancora questo caldo. Godiamocelo!”
Mi alzo e mi vesto abbastanza in fretta. L’anno scorso ero abbastanza in confidenza con Emmie, ma ultimamente… non ci siamo parlate molto. In generale non ho parlato con nessuno… a parte Ray… ma quello è un problema a parte.
“Ah…dimenticavo! È arrivato un gufo per te stamattina. Eccolo lì!”
L’allocco dei nonni. Chissà cosa vogliono.

Cara Katleen,
come stai? James ci ha scritto che hai avuto una crisi. Cara, se c’è qualche cosa che non va siamo sempre a tua disposizione, basta che tu chieda alla professoressa McGrannit e lei ti dirà come comunicare con noi. Le ho scritto, e mi ha assicurato tutto il suo appoggio. A presto,
Nonna e Nonno

Jim. Ha scritto ai nonni. Che caro. Ma non ho voglia di parlare con loro. Ho fame, e poi potrei andare al campo di Quidditch… mi guardo intorno per cercare un paio di calzini, che sembrano spariti nel nulla.
Emmie è ancora qui. Mi aspetta.
“Un attimo e ci sono… se ti vuoi avviare…” le dico. Alza le spalle. “Ormai ti aspetto.”
Finisco di vestirmi il più in fretta possibile. Mi sento osservata. In effetti, Emmie non mi ha staccato gli occhi di dosso per un attimo. Però è strano che mi dia fastidio.
Sono anni che gioco a Quidditch con i Grifi, e ho avuto più di una volta gli occhi di tutta la scuola addosso. E ora, quella che è (era? È?) la mia migliore (non che unica…) amica mi imbarazza.
“Eccomi!” esclamo mentre mi alzo.
In silenzio scendiamo le scale. Non c’è nessuno nella sala comune. Il tempo è così bello che sono tutti fuori. Chi ancora non è a tavola.
“Fuori o a mangiare?” chiede Emmeline. Ho una fame terribile, potrei mangiarmi un bue intero.
“A tavola! Sto morendo!”
“In effetti speravo che lo dicessi…” sorride Emmeline. Cerco di sorriderle di rimando. E ci riesco in modo quasi naturale.
“È la prima volta che ti vedo sorridere dall’inizio dell’anno..” scappa detto a Emmie, che subito sembra pentirsi di quello che ha detto.
Mi fermo sulla scala. Il sorriso scompare. Però ha ragione lei. Forse sto sbagliando tutto. Forse ho sempre sbagliato tutto. Forse ho sempre sbagliato. Forese aveva ragione mamma…
“S-s-scusa… Io…” Emmeline è mortificata.
“Non importa, davvero… hai solo detto… la verità.” Ma non ho più voglia di andare a mangiare.
“Non sei arrabbiata?” chiede Emmeline, un po’ sollevata.
“No. Non arrabbiata. Non con te.”
Continuiamo a scendere in assoluto silenzio. Per mia somma fortuna non incontriamo nessuno. Almeno fino al primo piano.
Dove, sciagura delle sciagure, sembra si sia data appuntamento la squadra di Quidditch di Serpeverde. Freschi della sconfitta, l’ultima cosa possibile è che mi lascino fare. Dopo che ho segnato tre goal…
“Ehi, Potter! Com’è che riesci a andare in giro senza la scorta? Ti ho visto con i pivellini del terzo!” sghignazza Montgomery. Coro di risatine alle spalle.
Tiro dritto, mi manca il fiato per rispondergli, rischia di finire come i primi giorni…
“Dove vai così di fretta? Ti sta bruciando la casa? Ah… già, ma tu non ce l’hai più una casa!” Altro coro di risate.
MI blocco e mi giro in un sol movimento.
“Come, scusa?” sibilo.
“Kate, ti prego, andiamo…” mormora Emmeline.
La faccio tacere con un gesto.
“Non ho capito, ripeti quello che hai detto.” Sibilo ancora contro Montgomery.
“Ho detto che tu non ce l’hai più una casa tua.” Ripete, freddamente.
“È meglio che tu ritiri immediatamente quello che hai detto.” Ribatto, abbassando la voce. Con una mano stringo l’impugnatura della bacchetta.
“E perché, perché me lo chiedi tu?” risponde, sarcastico.
Tutta la sua squadra ride sotto i baffi. Aspettano la mia mossa.
Prima che possano rendersi conto di quello che sta succedendo ho estratto la bacchetta, e Montgomery si ritrova a fluttuare a mezz’aria, appeso per una caviglia.
“RITIRA-IMMEDIATAMENTE-TUTTO!” urlo.
Ma faccio, o, meglio, ho gia fatto due errori. Uno grave. Uno gravissimo.
Uno. Mai concentrasi su un singolo avversario quando intorno ce ne hai sette.
Due. Mai mettersi a urlare in mezzo al corridoio. Soprattutto non mentre tutta la scuola sta andando a tavola. Professori compresi.
Riesco a buttarmi a terra prima che gli altri Serpeverde riescano a incantarmi, ma è inutile.
“POTTER!”
La McGrannit sta salendo a precipizio le scale. Ora sì che sono nei guai, credo…
“COSA CREDEVI DI FARE? MA SEI IMPAZZITA? SANTO CIELO!”
Mi rialzo da terra. Non dico niente. Al momento sarebbe del tutto inutile.
“VOIALTRI A TAVOLA! SUBITO!” urla alla mezza folla radunatasi sul pianerottolo. Poi si volta verso di me. “POTTER! NEL MIO UFFICIO! SUBITO!”
  
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