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Autore: Minari OppaRi    15/01/2012    2 recensioni
“Se morire significa porre fine a tutto questo allora voglio morire”
Un desiderio che non potevo soddisfare.
Ero condannato.
Condannato a quella vita.
Condannato a quella solitudine.
Condannato a quel dolore.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sabaku no Gaara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie
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Io uccidevo solo perché volevo uccidere.
Era questa la mia motivazione.
Era solo un gioco sanguinario che rendeva me il vincitore.
Chiunque mi ostacolava finiva ammazzato.
La mia educazione faceva schifo.
Ero nato rubando la vita a mia madre.
L’incarnazione della sabbia mi aveva posseduto grazie alle tecniche magiche di mio padre, il Kazekage.
Ero un mostro fin da quando ero venuto al mondo.
Con la mia famiglia avevo solo un legame legato dall’odio e dall’assassinio.
Ma perché avevo quel legame?
Perché mio padre aveva ripetutamente cercato di uccidermi.
Uccidermi perché ero un pericolo.
Perché ero un mostro instabile.
Era ovvio che sarebbe andata a finire in quel modo.
Un essere troppo forte diventa un essere temibile.
Per loro io ero solo una reliquia del passato da cancellare.
Per quale motivo allora io esistevo e vivevo?
Non avevo mai trovato una risposta.
Ma poi capì.
Esistevo per uccidere chiunque tranne me.
Dovevo vivere per me stesso e uccidere chiunque m’intralciasse.
Ero un mostro anche nell’anima.
Odiavo tutti e tutto.
Persino me stesso.
Ma non era sempre stato cosi.
L’unica persona di qui mi fidavo….era il fratello della mia defunta madre. Yashamaru.
Ma anche lui…era come tutti gli altri.
Anche lui cercò di uccidermi.
Non solo per un ordine di mio padre.
Ma anche perché lui…come tutti quelli del mio villaggio…aveva rancore verso di me.
Soffrivo immensamente.
Non potevo uccidermi.
La sabbia mi proteggeva.
Ero condannato ad una vita di odio alla quale non potevo porre fine.
Che cos’era l’affetto?
Era quello che mi domandavo.
Un bambino costretto alla sofferenza e alla solitudine.
Quale cuore umano sarebbe riuscito a sopportare quel peso?
Di certo non il mio.
“Muori, mostro!”
Era tutto quello che mi dicevano.
“Se solo potessi lo farei….”
Lo pensavo ogni volta.
Nessuno poteva ferirmi.
Nessuno poteva uccidermi.
Nemmeno io potevo farlo.
Era una vita da schifo.
Volevo farla finita.
Volevo solo la morte per porre fine a tutto quel dolore.
Amici?
Affetto?
Amore?
Cose che non potevo ricevere.
E non sentivo il bisogno di averle.
“Se morire significa porre fine a tutto questo allora voglio morire”
Un desiderio che non potevo soddisfare.
Ero condannato.
Condannato a quella vita.
Condannato a quella solitudine.
Condannato a quel dolore. 

  
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