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Autore: bittersweet Mel    15/01/2012    2 recensioni
«‘fanculo, ora mai non esiste più quella cosa chiamata privacy, eh? » rincalzò Roxas, sbattendo ritmicamente il piede sinistro per terra a causa del nervosismo. Al suo fianco il gemello sorrise, appoggiandogli una mano sulla spalla con fare complice.
« Se ti fai Axel no, direi che non esiste nessuna privacy che tenga »
[Sequel- Like a Superstar]
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Axel, Roxas, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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[No. III ]

 

Erano ben cinque minuti che trascorrevano nel più totale silenzio.
Ma non era uno di quei bei silenzi tranquilli, che ti fanno sentire al caldo e protetto come se fossi tra le braccia di tua madre. No, quello era carico di tensione e veniva spezzato solo da qualche colpo di tosse e il ticchettio della pioggia di Marzo che cadeva sopra il vecchio tetto della villa.
Axel se ne stava seduto sopra al bracciolo del divano, la schiena ricurva verso il basso e la testa sorretta dal palmo della mano destra aperto.
Osservava leggermente preoccupato Roxas, che continuava a guardarsi intorno come se quella fosse la casa di uno sconosciuto.
Il più piccolo rimaneva in piedi, irrigidito e con lo sguardo leggermente intimorito. Si torturava entrambe le mani e qualche volta si portava un dito o due alla bocca per masticarsi le unghie oppure le pellicine.
Un altro colpo di tosse da parte di Axel, seguito da un tuono in lontananza.
«Roxas … » cominciò il fulvo, rizzando la schiena e osservando l’altro ragazzo dritto negli occhi. «Avanti, dimmi che succede. E non dirmi che non è niente perché si vede che non è così.»
Meglio arrivare subito al sodo, soprattutto quando quel silenzio minacciava di spezzarlo in due dall'ansia.
Roxas si mordicchiò per l’ennesima volta il labbro inferiore, scuotendo la testa.
Si sentiva stupido, tremendamente, ma il discorso non poteva non tornare a galla.
Durante il breve viaggio dal centro di Twilight Town a casa di Axel avevano parlato nuovamente dei paparazzi e adesso dentro la testa di Roxas sfrecciavano nuovamente le immagini della sua vita privata spiattellata sulla bocca di tutti.
Lui non era quel tipo di persona, a Roxas andava bene una vita tranquilla.
Non voleva essere l’eroe della sua storia – quella parte poteva pure lasciarla a Sora e alle sue manie di eroismo-, gli bastava solamente scriverne una parte e gustarsi le piccole cose, forse le più belle.
Che gusto c’era nell’essere travolti in piena dall’amore quando poi la fama te lo porta via a furia di scatti fotografici e notizie false?
Perché non potevano semplicemente essere Roxas e Axel di Twilight Town, senza nessun altro aggettivo affibbiatoci vicino?
Forse il suo era un pensiero un po’ egoista, ma come poteva anche solo non desiderare di trascorrere del tempo tranquillo insieme al suo ragazzo?
Roxas sospirò nuovamente, passandosi una mano sopra la fronte e scostando la frangia bionda che gli solleticava le palpebre. Prese fiato e parlò, sempre giocherellando con le dita.
«Pensavo a tutta questa storia del gossip … Tutto qui.»
Axel incrociò per un attimo il suo sguardo azzurro, che però sgusciò via, e sorrise lievemente.
Si portò  una mano tra i capelli e li spettinò, ridacchiando.
«Ci farai l’abitudine, tranquillo.» disse il rosso, con un sorriso a trentadue denti e un’alzata di spalle.
Roxas digrignò un attimo i denti, sollevando di scatto il volto e osservando Axel malamente.
«Magari io non mi ci voglio abituare, però. Non mi piacciono, lo sai! »
Il rosso ridacchiò ancora, roteando gli occhi al cielo e sorridendo leggermente beffardo.
«Te lo ripeto: dopo un po’ non ci farai nemmeno caso.»
Roxas abbassò ancora il capo, lievemente ferito dalle parole dell’altro.
Proprio non capiva, eh? Non era facile vedere la propria vita, la propria storia, presa di mira da persone sconosciute che ti giudicavano male solamente per un tuo gesto.
Roxas andava a scuola e non passava la mattina a casa con Axel? Cattivo fidanzato.
Roxas prendeva un brutto voto? Non meritava affatto di stare con Axel.
Roxas era basso? Axel si meritava una persona più alta e bella.
No, il rosso non riusciva a capire cosa si provava a vedere la propria privacy buttata al vento e questo Roxas poteva anche capirlo.
Non gliene faceva  affatto una colpa, figurarsi. Probabilmente per Axel era così naturale ritrovarsi sotto i riflettori che nemmeno faceva più caso ai flash e a quanto tutte quelle luci potessero spaventare e intontire.
«Axel, ascoltami un attimo. » sospirò, sollevando lo sguardo e osservando la faccia sorridente del suo ragazzo. «Io non ci riesco. Non posso continuare a guardarmi le spalle per vedere se sono seguito o stare attento a quando faccio qualcosa di male perché poi tutti lo vengono a sapere!»
Prese un respiro, grattandosi velocemente il naso che iniziava a pizzicare.
«Axel, secondo me dovremmo …»

«Aspetta.» lo interruppe il maggiore, saltando con un movimento veloce giù dal bracciolo del divano e raggiungendolo. «Ho un’idea per sistemare tutto.»
Roxas sbatté le palpebre un  paio di volte, assumendo poi un atteggiamento scettico. Possibile che avesse capito che cosa provasse?
«Avanti, spara.»
Axel sorrise e sollevò la mano destra, facendo il segno della pistola. Poco prima che potesse davvero “ sparare” Roxas lo interruppe, afferrandogli di colpo la mano e stringendola tra le sue dita.
«Fallo e sei morto.»
«Ma sei tu che mi hai det-»
«Era un modo di dire Axel, solo un modo di dire.» sbuffò Roxas, non riuscendo però a trattenere un piccolo sorriso. Ancora non sapeva se davvero Axel fingeva di essere così sempliciotto oppure lo era davvero. Beh, che fosse l’uno o l’altro a Roxas non importava, non quando riusciva a strapparli un sorriso anche nei momenti tristi come quello.
«Sii più preciso la prossima volta, però.»
«Va bene,  va bene.» acconsentì il biondo, annuendo come se l’altro fosse un bambino piccolo. «Allora? Questa idea?»
«Semplice: ignorali.» rispose Axel, allungando entrambe le mani e posandole sopra le spalle del più piccolo, accarazzandolo.
Roxas scosse la testa, allontanandosi di qualche passo dal rosso. Come non detto: proprio non riusciva a capire o ... O forse voleva solamente ignorare il problema?
«Questa non è un’idea … E’ solo quello che vuoi te, perché a te sta bene così.» mormorò il biondo, abbassando lo sguardo e deglutendo leggermente.
Il ticchettio della pioggia era aumentato e adesso copriva perfino quello dell’orologio a pendolo in cima alle scale che portavano al piano superiore.
Axel assottigliò lievemente gli occhi, facendo qualche passo in avanti e rimettendosi di fronte all’altro.
«E allora che cosa vuoi fare? Che cosa posso farci se sono famoso? Cos’è, devo smettere di fare il mio lavoro per te?» domandò, una nota di cattiveria e di accusa nella voce.
Roxas sobbalzò lievemente, stringendo le mani a pugno e scoccando un’occhiata terribilmente arrabbiata verso il maggiore.
«Non ti chiederò mai una cosa del genere,  lo sai!»
«E allora che cosa mi stai chiedendo, dannazione! Dimmelo, perché io da solo non ci arrivo.» sbottò Axel esasperato, alzando entrambe le mani al cielo e poi sbattendosele sopra le cosce.
Roxas socchiuse un attimo gli occhi, prendendo il coraggio per dire quello a cui pensava da un paio di giorni.
Era una delle idee che più gli girava nella testa quando pensava a come risolvere la situazione, ma l’aveva sempre scartata perché sapeva bene che Axel non l’avrebbe presa bene.
Però ora come ora era l’unica cosa che poteva fare, anche se non era certamente la cosa giusta.
Infondo … Era solo per un periodo, solo finché la notizia non sarebbe stata accantonata da qualche parte. Poi sarebbe tornato tutto come prima, esattamente così com'era.
Quindi sospirò ancora e prese il coraggio a due mani, ignorando il sudore alle mani e la gola secca.
«Dovremmo lasciarci.»

Ecco, quella sembrava proprio una scena di un film drammatico, pensava Axel.
Subito dopo le parole di Roxas un tuono aveva squarciato il cielo e il silenzio aveva avvolto la casa.

Proprio come in un film.
Però questa volta Axel non interpretava nessuna parte e Roxas nemmeno.
Quindi quella frase pesò come un macigno sopra il cuore del rosso,  quasi come a schiacciarlo.
Scosse la testa e sollevò lo sguardo verso Roxas, continuando imperterrito a negare con il capo.
«Smettila di dire cazzate, nanerottolo. Che razza di idea sarebbe?»
Roxas continuava a tenere lo sguardo basso e non rispondeva,  si limitava a spostare il capo da destra a sinistra.
Axel strinse forte le mani a pugno, digrignando i denti e sentendosi sempre più impotente.
Che cavolo di idea era quella? Perché, che stava succedendo?

Non avrebbe mai voluto che a causa di stupide foto o altro tutto quello che avevano creato si distruggesse.
Non voleva rinunciare alle serate con Roxas, alle loro uscite in incognito oppure alla colazione al bar dietro la chiesetta con il cappuccino e la brioches.
Entrambi si definivano a vicenda come “ventata d’aria fresca”, visto che quando stavano insieme lasciavano perdere tutti gli altri problemi e si rilassavano.
E per loro era sempre stato così, il loro rapporto. Semplice, facile, come respirare.
E proprio per quello Axel non riusciva a credere alle sue orecchie. Fece un passo avanti, esitante, e afferrò una mano di Roxas.
«Dimmi solo una cosa, solo questa .» il rosso deglutì,  non del tutto sicuro di voler sapere la risposta del biondo. «Sei innamorato di me?»
Roxas sollevò lo sguardo di colpo, mentre il cuore perse un battito. O forse non era il termine giusto, visto che il suo cuore continuò a battere come al solito, solo che sembrò fremere dentro la gabbia toracica.
Certo, certo che lo sono.

Aprì la bocca e la richiuse un paio di volte, boccheggiando. Sulle gote intanto il rossore si espandeva come una macchia d’olio.
Eppure, nonostante la risposta a quella domanda continuava a rimbombarli nel cervello e sentiva il cuore gridarla, dalla sua bocca non uscì nulla.
Axel aspettò, aspettò e aspettò, ma dopo un po’ abbassò lo sguardo, ferito.
Lasciò scivolare la mano via da quella di Roxas e la lasciò ciondolare contro il suo fianco.
Sempre senza alzare lo sguardo da terra si girò, dando le spalle a Roxas, e scosse la testa.
«Se nemmeno sai rispondere a questa domanda forse sì, è meglio lasciarci per davvero.»
E prima che Roxas potesse anche solo dire qualcosa, se ne andò via.
Afferrò la prima giacca che si ritrovò sottomano e uscì di casa, sbattendo la porta.
Roxas rimase fermo in mezzo al salotto con le lacrime agli occhi finché non sentì le ruote della macchina di Axel sgommare e partire, finché non rimase solamente il rumore dei tuoni e dei singhiozzi.

 

 

 

 

La testa di Axel si addossò sopra al bancone del bar, sbattendo ritmicamente un paio di volte fino a fermarsi.
Rimane con la fronte schiacciata contro al legno scuro per qualche minuto, finché non voltò il volto verso destra e pressò la guancia contro la superficie tiepida.
Si passò una mano sugli occhi, mentre un lungo sospiro gli scivolava fuori dalle labbra dischiuse.
«Barista, dammi un altro bicchiere di whiskey» biascicò senza nemmeno tentare di alzare lo sguardo verso l’uomo dietro al bancone. Ma forse era meglio così, altrimenti avrebbe visto la sua espressione esasperata e lievemente irritata.
«Axel … » iniziò a parlare l’uomo, portandosi una mano sul fianco e chinandosi verso il rosso. «Hai intenzione di ubriacarti qui per molto?»
L’attore inizialmente non rispose, pensandoci su. Poi annuì e allungò una mano, roteandola.
«Dammi da bere e non rompere, Xigbar.»
Il barista sospirò, slegandosi i capelli per poi rifarsi la coda, questa volta più in alto.
«Come ti pare, ma sappi che non ti accompagnerò a casa quando collasserai qua sopra.»
Axel ridacchiò lievemente, strusciando la guancia sul bancone e trattenendo un gemito.
«Tanto non ho intenzione di tornare a casa.»
Xigbar, che era intento a versare il liquido ambrato nell’ennesimo bicchiere, si voltò stranito verso l’attore e sollevò un sopracciglio. Poi scosse la testa e ridacchiò raucamente, portando il bicchiere verso Axel e curvandosi vicino a lui, i gomiti appoggiato contro al bancone.
«Hai ancora litigato con il tuo orsetto-pucci?» domandò con voce in falsetto, sperando di prendere un po’ in giro il suo cliente abituale e lanciando anche dei finti baci in direzione dei vari clienti. «Ah, Axel, Axel … Quante volte ti ho detto di non affogare i dolori nell’alcool? Anche se ora che ci penso tu non ti sei mai ubriacato, uhm?»
Il fulvo chiuse gli occhi, che già minacciavano di inumidirsi, e si schiarì la voce.
«Non abbiamo litigato, diciamo.»
«E allora che ci fai qui? Come mai non sei tra le sue braccina rachitiche?»
«Perché mi ha lasciato, ecco perché!» sbottò Axel, sollevando finalmente la testa dal bancone e sbattendoci una mano sopra. 
Subito dopo abbassò il volto e scosse la testa, appoggiando entrambi i gomiti sopra il bancone e prendendosi la testa tra le mani.
«Lo ammazzo quello stupido, lo ammazzo. »
Xigbar tentennò per un attimo, sollevò una mano e allungò il braccio verso la schiena di Axel per consolarlo. Eppure si fermò a pochi centimetri dalla spalla tremolante dell’attore, non sapendo con certezza se l’altro volesse essere consolato o meno.
L’uomo sospirò e si passò una mano sulla fronte, osservando due giovani che cercavano di richiamare la sua attenzione per essere serviti.
«Vado a sentire che vogliono quei pischelli e poi torno qui, per questa sera sei ospite del Bar Shoot!» esclamò, lanciando uno sguardo alla testa di Axel che annuiva mestamente.
«Grazie … »
Il giovane attore aprì uno spiraglio dalle mani che teneva sul volto e osservò il barista allontanarsi, permettendosi di far scendere una lacrima dai suoi occhi verdi.
« Mi piacerebbe che fosse solo un film e che Roxas fosse bravo a recitare.»
Peccato che Axel sapeva fin troppo bene che il biondo non era in grado nemmeno di nascondere una malefatta, figurarsi a recitare.
Già, era tutto vero alla fine.

.

.

Speakers' corner

Bene, è arrivato anche questo capitolo qui. Non è lungo come gli altri, ma seriviva per creare uno stacco; prendetelo come un punto svolta. Poi si sa, no? Senza un capitolo drammatico non c'è divertimento!
Quindi ecco qui Axel e Roxas che litigano, questa volta non per qualche cavolato ma per un motivo serio. Penso che chiunque dopo un po' si sentirebbe soffocare in una situazione del genere, quindi io comprendo Roxas e poi sono di parte -W-
Anyway, spero che il capitolo vi piaccia. Commentate, voglio i vosti insulti gente.
E ascoltate questa canzone, che mi ha fatto da sottofondo alla stesura del capitolo <3
http://www.youtube.com/watch?v=lPApO5yCsVQ&feature=related

   
 
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