Ciao! Ecco qui, appena uscita dal forno (la mia
testolina pazza), la mia seconda FF.
L'altra notte ho fatto un sogno strano, dal quale ho pensato di
costruirci una storia...infatti ieri pomeriggio ne ho pensato, a grandi
linee, il procedimento ed il titolo.
Per chi mi conosce per l'altra mia storia (The Reason): mi auguro che
vi piaccia anche questa ;)
Spero con tutto il cuore che questo piccolo prologo vi piaccia ^_^
Buona lettura,
Jar
Of Hearts
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Prologo
Il mio nome era Leotie, che
in lingua nativa americana significava “fiore di
prateria”, avevo sedici anni ed abitavo nella piccola riserva
di La Push, al confine con Forks nello stato di Washington, da quando
ero nata.
Il mio aspetto fisico era simile a quello di una qualsiasi ragazza
nativa americana, tranne che per un particolare importante: avevo gli
occhi blu.
I miei genitori, erano entrambi di origini native americane e tutti i
miei antenati si erano sposati solamente con altri Quileute o, al
massimo, con qualcuno proveniente dalla tribù dei Makah.
Eppure, nonostante tutto, avevo gli occhi di quello strano blu,
talmente acceso, da sembrare elettrico.
Sin da bambina avevo odiato il colore dei miei occhi e gli altri
bambini non facevano altro che farmi notare che ero diversa, per
così dire, da loro.
Col passare del tempo la situazione, invece di migliorare,
degenerò. I miei compagni di scuola, così come le
loro madri pettegole, insinuavano che mia madre avesse tradito mio
padre con qualcuno al di fuori della tribù.
Io sapevo che non era vero. I miei genitori si amavano in un modo
indescrivibile. Non riuscivano a stare lontani l'uno dall'altra per
più di un giorno.
Eppure la cosa mi pesava e non poco.
Le prime volte reagii, a volte anche con la violenza, ma presto capii,
grazie all'aiuto dei miei genitori, che la violenza era inutile.
Ogni volta che avevo la tentazione di picchiare qualcuno pensavo ad una
famosa frase di Martin Luther King: “Restituire violenza alla
violenza moltiplica la violenza, aggiungendo una più
profonda oscurità a una notte ch’è
già priva di stelle. L’oscurità non
può allontanare l’odio; solo l’amore
può farlo.”
Per cui comincia a far buon viso a cattivo gioco, ignorando le voci che
giravano sul conto della mia famiglia.
Ma ero solamente una bambina. Non riuscivo a reggere tutta quella
tensione, così, anche se con qualche remore, chiesi ai miei
amati genitori di poter studiare a casa.
I miei acconsentirono ed, essendo noi una famiglia benestante,
assunsero un'insegnante privata.
Le cose cominciarono a migliorare.
Anche se non avevo amici, mi bastava l'amore dei miei genitori e di mia
sorella.
Avevo una sorella. Il suo nome era Hope, lo stesso di sua madre.
In realtà eravamo sorellastre, avendo solo lo stesso padre,
ma io non ci avevo mai dato importanza, al contrario suo che non avevo
mai considerato mia madre come la sua, nonostante non avesse mai
conosciuto la sua.
Sua madre, Hope, e mio padre erano stati fidanzati per tutto il tempo
del liceo ed ebbero mia sorella Hope alla fine dell'ultimo anno
scolastico.
Purtroppo la giovane donna morì subito dopo il parto,
essendo sempre stata assai cagionevole di salute.
Per i suoi primi cinque anni di vita, la piccina abitò
insieme a mia nonna.
Due anni dopo la morte della sua fidanzata, mio padre
incontrò mia madre al college e come in un film: si
innamorarono a prima vista.
Un anno dopo si sposarono e andarono a convivere in un piccolo
appartamento vicino al college che frequentavano.
Conseguirono gli studi, uscendo con il massimo dei voti, mio padre
laureandosi in medicina e mia madre in psichiatria.
Comprarono casa nel loro paese di origine, La Push, portandosi dietro
la piccola Hope.
Lo stesso anno nacqui io.
Mia madre e Hope ebbero da subito un rapporto burrascoso.
Mia sorella non l'aveva
mai considerata sue madre, rinfacciandole continuamente di essere solo
il ripiego del vero amore di nostro padre: sua madre Hope.
Il giorno del mio dodicesimo successe la disgrazia.
Mentre stavo aspettando il ritorno di mio padre, insieme a mia madre e
mia sorella, ricevemmo una chiamata.
Mia madre dopo qualche minuto di chiamata, si lasciò cadere
a terra devastata, cominciando a piangere disperatamente, urlano in
continuazione “perché a noi?”.
Io e Hope inizialmente non riuscimmo a capire cosa stava succedendo, ma
passata più di un'ora nostro padre non tornava ed infine
riuscimmo a capirlo...nostro padre, a trentotto anni di vita,
morì in un terribile incidente stradale.
Da allora tutto cambiò.
Mia sorella un anno dopo, non appena compiuti diciotto anni, se ne
andò di casa lasciando un semplice biglietto con su scritto
“Me ne vado. Non cercatemi”.
A sedici anni ricominciai a frequentare la scuola, non potendoci
permettere di continuare a pagare l'insegnante privata,
poiché mia madre perse il suo lavoro all'ospedale, come
consulente psichiatrica.
Quello era il mio primo giorno di scuola dopo otto anni.
Avevo paura di essere ancora il soggetto dei pettegolezzi, ma negli
anni avevo sviluppato un carattere molto forte, ereditato da mio padre.
Non avrei mai abbassato la testa davanti alle loro dicerie.
Dopotutto ero Leotie Nuna Smith, nipote di un membro del consiglio di
La Push...
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Allora, allora...Te ha
gustado este prólogo?
Se vi piace, lasciate una recensione, anche se piccina
picciò *___*
Presto pubblicherò il prossimo capitolo ;)
PS L'altra mia storia: The Reason