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Autore: Ria-chan    15/01/2012    6 recensioni
Rubino è innamorata di quell’albero da quando ha memoria. Unica, nella sua vita, è stata quella pianta sua amica, sua famiglia e suo sostegno. Unica è stata ad averla accolta alle sue radici, ascoltando i racconti e le antiche favole che il grande libro, stretto tra le sue braccia, contiene e che Rubino legge con voce dolce. Unica, infine, è stata ad averla accettata nonostante i capelli di fiamma e gli occhi smeraldo incantatrici di uomini.
Genere: Angst, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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• Nick dell’autore Ria-chan
• Titolo La Strega Rubino
• Tipologia One-shot
• Lunghezza (numero delle parole) 1.202
• Genere Sovrannaturale, drammatico
• Avvertimenti
• Rating Arancione
• Credits (in caso di citazioni o introduzione di materiale o personaggi che non vi appartengono) 
• Note dell'autore la storia nasce per il contest: "Il Medioevo e....l'Albero" indetto da OriginalConcorsi
• Introduzione alla storia “Ti amo” sussurra allora Rubino ed è davvero grata di quello che è stato fatto per lei perché, se per tutta la vita ha vissuto da sola, almeno nella morte sa che non lo è più.
 
 

La Strega Rubino

 
Rubino corre a perdifiato nel bosco; gli stracci che le cingono i fianchi danzano nel vento, i piedi nudi vengono trafitti dai ciottoli presenti sul terreno duro e la pelle chiara viene ferita dai rami sporgenti che, nella foga della corsa, non riesce a scansare.

Ansima e corre. Potrebbe fermarsi, potrebbe farlo e cedere ai suoi inseguitori tanto, via di scampo, non ne ha mai avuta; potrebbe fermarsi e per un solo istante, sopraffatta dal dolore e dalla stanchezza, è vicina al farlo ma il pesante libro che stringe al petto, tra le braccia, la fa desistere.

“Inseguite la strega!” “Non lasciatela scappare!” “Deve morire!”

Le urla indemoniate che echeggiano alle sue spalle, le ombre crudeli che la inseguono, accompagnate da streghe danzanti di fiamma e legno, sono sempre più vicine. Attraversano il bosco e la inseguono come fossero gli adirati signori della “caccia selvaggia”, la braccano, la incalzano, la tallonano con occhi di fuoco e ghigni diabolici mentre, i fumi che dalle torce s’innalzano, accompagnano la caccia con sembianze di funebri cortei.

Quelli osano definirsi uomini! Osano definirsi sostenitori degli dei, osano perfino definire Lei una strega, lei che, alle streghe, non ha mai creduto. L’accusano di essere la figlia del demonio, di lavorare per lui e di lodare il suo nome eppure, vogliosi del suo sangue impuro, sono loro ad ospitare demoni maligni nelle loro anime.

Rubino è stanca. Ha corso quanto più veloce le gambe le hanno permesso ed ora rallenta.

La sua corsa è giunta quasi al termine quando, davanti a lei, una piccola radura si apre accogliendola: un luogo meraviglioso in cui il prato verde solletica i piedi, il sole accarezza benevolo i fiori che ivi riposano ed un albero, grande, maestoso, vi risiede al centro. Si avvicina piano, avanza in punta di piedi come non volesse svegliare i teneri boccioli dormienti ed una volta giunta innanzi al massiccio tronco lo accarezza sorridendo dolce.

Rubino è innamorata di quell’albero da quando ha memoria. Unica, nella sua vita, è stata quella pianta sua amica, sua famiglia e suo sostegno. Unica è stata ad averla accolta alle sue radici, ascoltando i racconti e le antiche favole che il grande libro, stretto tra le sue braccia, contiene e che Rubino legge con voce dolce. Unica, infine, è stata ad averla accettata nonostante i capelli di fiamma e gli occhi smeraldo incantatrici di uomini.

Ogni giorno, per quasi tutta la vita, Rubino è scappata dal piccolo villaggio che l’ha vista crescere, che l’ha isolata per via dei suoi fiammeggiati capelli e che la sta ora accusando di essere una strega. E’ scappata rifugiandosi nel folto bosco che delimita i confini del villaggio stesso ed è lì, in quella foresta di tronchi e chiome gialle, verdi e rosse che ha conosciuto lui: l’albero del suo cuore.

L’ha visto per la prima volta quando ha trovato magicamente la radura in cui adesso, attendendo la morte, riposa e legge l’ultimo racconto del libro; l’ha visto illuminato da un raggio solare, le sue foglie brillanti come pietre preziose e il suo tronco largo, sicuro, protettivo. L’ha visto e se n’è innamorata perché, se le piante non possono parlare, Rubino non ha dubbio alcuno che possano invece ascoltare e capire più di quanto gli uomini non siano disposti a fare.

In quel luogo, insomma, è iniziato tutto e in quel luogo, Rubino trova giusto, che tutto finisca.

Attende a testa bassa seduta alle radici del grande albero continuando a leggere mentre, con gli occhi appannati, lacrime di pioggia bagnano le pagine lucide. Si alza solo quando, terminato il racconto e udendo le voci a pochi passi di distanza, si rende conto che il suo compito, su questa terra, si è concluso. Vede le torce avvicinarci, danzare erotiche e maligne e volare verso di lei.

“Lanciatele le torce!!” “Bruciatela!” “Anche l’albero! Anche l’albero!!”

Ad urlare è un ragazzo e Rubino lo scorge bene in viso: quel ragazzo le ha detto di amarla; giusto qualche giorno prima si è dichiarato a lei. Le ha detto che non crede alle dicerie della gente e che è innamorato di lei, del suo spirito e dei suo occhi smeraldo. Poi l’ha vista parlare con un albero sorprendendola nella foresta ed allora l’amore non è più bastato. L’ha tradita. L’ha accusata di essere una strega e l’ha condannata, ma Rubino non ne è sorpresa: gli uomini tradiscono, mentono e ingannano, gli alberi no.

Si stringe al tronco mentre le fiamme si sollevano intorno: inghiottiscono il verde del prato, i colori arcobaleno dei fiori, i tronchi spogli poco distanti e come un muro vivo ed affamato cercano di ghermire anche lei e l’albero. Ardono innalzate dal vento e prendono forza dalle urla degli uomini al di là di esse. Sono come i suoi capelli, quelle fiamme e Rubino sorride per un attimo perché forse, sue sorelle, quelle lingue di fuoco saranno magnanime con lei. Ma il fuoco non si arresta, avanza sicuro, divoratore e le scalda il corpo fino a rubarle il respiro.

Rubino prega. Non sa chi pregare, ma prega ugualmente. Prega il dio della foresta di perdonarla per avergli rubato e condotto alla morte uno dei suoi figli, prega per i fiori che si sono spenti ai suoi piedi e prega per il suo amore che sta bruciando con lei. Chiude gli occhi e prega, incapace di fare altro, oltre che stringere ancora di più il tronco tra le sue braccia.

“Grazie” sussurra appena ed in quell’attimo avviene il miracolo: il tronco si apre, come fosse una caverna, come fosse un accogliente grembo materno; si apre e la lascia entrare al suo interno. Vuole proteggerla, questo è evidente, ma entrambi sanno che non ne usciranno vivi.

“Ti amo” sussurra allora Rubino ed è davvero grata di quello che è stato fatto per lei perché, se per tutta la vita ha vissuto da sola, almeno nella morte sa che non lo è più.

Le fiamme avvolgono e divorano rapidamente il tronco che, richiusosi, cela al suo interno la donna dai rossi capelli; si cibano delle radici, del tronco, dei rami e infine della chioma di smeraldo, lasciando nient’altro che cenere e lacrime. Nulla rimane. Nulla, nessun fiore, nessun filo d’erba, nessuna speranza e nessun uomo che, dopo aver compiuto il suo “dovere” torna al villaggio soddisfatto. Solo l’amore rimane, l’amore che, dalle ceneri, è sempre pronto a rinascere, come una fenice, come una favola meravigliosa che non poteva non essere donata alla splendida strega Rubino.

Gli uomini dimenticano il male che hanno compiuto in nome di credenze ritenute giuste, in nome di dei che hanno comandato loro massacri orribili; dimenticano le vittime che hanno condannato e gli amori che hanno distrutto ma, per fortuna, la foresta non dimentica gli amori che ha ospitato e protetto: al centro delle radura morta sorgono piano nuovi fili d’erba, nuovi boccioli colorati e un nuovo arbusto. Il sole accarezza benevolo quelle tenere e fragili nascite e le accompagna finché i fiori non si schiudono in mille arcobaleni di colori e l’arbusto non cresce, diventando un albero maestoso, immenso, forte e fiero. Un albero dalla chioma di smerando e dai fiori di rubino. Un albero che nasce dall’amore e che, dell’amore, ne ha i colori e l’anima.





 
Grammatica, sintassi, ortografia e lessico: 9 / 10 
Sviluppo della trama: 6 / 10 
Caratterizzazione dei personaggi: 5 / 10 
Espressività: 6 / 10 
Originalità: 7 / 10 
Attinenza al tema e ai parametri posti: 10 / 10 
 
Valutazione finale: 7.17 + 0.25 / 10 
 
La storia è molto carina, ma a mio avviso avrebbe potuto esser sviluppata in modo più approfondito. Accade tutto un po' troppo in fretta, si fa giusto in tempo a capire cosa sta succedendo che la storia si conclude. 
Nonostante questo, i parametri sono stati ben rispettati e ho trovato molto dolce l'idea di un albero "innamorato".


Angolino Autrice:

Beh, lo ammetto, speravo in meglio XD ma va bene così che dite? *w*
In fin dei conti sono felice di aver partecipato e mi è piaciuto molto scrivere questa storia.
A mia unica difesa posso dire che il ritmo veloce è voluto XD perchè serve a dare alla storia e al lettore l'idea che tutto sia veloce e inevitabile ma evidentemente non è stata una scelta buona. Che dire, ringrazio la giudice e OriginalConcorsi che indice sempre splendidi contest :)
   
 
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