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Autore: AlexysBlack    15/01/2012    1 recensioni
Inizia tutto con una preda, e ancora non so come finirà.
Collocata in un tempo alternativo rispetto al telefilm, tempo in cui anche le vittime sono importanti, questa è la storia di una di queste.
Una preda tutta particolare che ancora non si sa a cosa porterà.
Per quanto il sangue di una preda potesse essere analgesico ed anestetizzante non faceva dimenticare davvero.
Non lo aveva fatto per centoquarantacinque anni, e continuava a non farlo.
Soprattutto da quando quella voce contuava a ricordargli quanto dimenticare fosse impossibile, soprattutto attraverso il sangue di persone innocenti. Eppure, nonostante la coscienza gli urlasse di interrompersi, il cacciatore voleva ancora sentire la sinfonia di una vita spezzata, per l'ennesima ultima volta e adesso, con i canini affondati nel collo purpureo di una ragazzina di diciassette anni, con il sangue dolce, puro, e delizioso, lui non faceva che ricordare.
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Angels Fall First Angels Fall First

Quando Elena e Damon erano tornati a casa dopo l'incidente della pistola alla verbena -che nessuno dei due si era preoccupato di cercare- si erano sentiti strani, diversi.
E non solo perché erano rimasti in quel bosco per ore, a baciarsi in silenzio, rispettando il sacrificio di una ragazza sconosciuta come una liturgia sacra.
Le loro sensazioni erano come amplificate ma avvolte da una nebbiolina leggiadra e beffarda che non permetteva loro di comprendere ciò che intorno a loro era  accaduto.
Una volta seduta sul divano di pelle di casa Salvatore, dopo essersi sfiorata le labbra gonfie ed arrossate in un gesto sonnambulo e dolce, Elena ripensò a quella ragazza.
Ripensò al sapore del suo sangue sulla lingua di Damon e al fatto che lui l'aveva lasciata andare.
"Non sono sicura di quello che ho visto stanotte", disse Elena immobilizzata dal fuoco glaciale che le ardeva sottopelle.
Il vampiro alle sue spalle armeggiava con la bottiglia di bourbon e due bicchieri di cristallo intarsiato.
"Non posso essere io a dirti ciò che hai visto, perché non ho idea di ciò che vuoi aver visto."
Elena rimase di sasso a fissare il fuoco scoppiettante e pensò che i capelli rossi di quella ragazzina erano molto simili a delle lingue brucianti che cambiavano forma a seconda del vento. "Voglio essermi sbagliata. Voglio che la tua bocca non abbia avuto uno strano sapore di sangue quando ti ho baciato. Voglio che che tu mi dica che non hai risparmiato quella ragazza per me."
Damon le arrivò di fronte, ombra stagliata alla luce, e le porse il bicchiere ricolmo di whiskey, bevendo un sorso dal proprio. "Spiacente, ma non ti sei sbagliata. Stavo per ucciderla. La mia bocca sapeva del suo sangue perché ne ho bevuto un po'. Ed è solo merito tuo se l'ho salvata, ma non perché sei arrivata." Elena alzò lo sguardo, sperando di incontrare gli occhi per cui aveva messo a repentaglio la vita del vampiro. "L'ho fatto per le tue parole, per quello che mi chiedi, per colui che potrei diventare. Quello che hai visto era un cacciatore che liberava la sua preda." La ragazza svuotò il bicchiere in pochi secondi, senza smettere di guardare il volto di Damon, e mentre lui continuava a parlare lei si alzava andandogli incontro. "Ma sempre di un cacciatore si tratta, e questo non posso cambiarlo."
Fra un peccatore ed un santo fa sicuramente più scalpore quando è il santo a peccare, piuttosto che quando è il peccatore a comportarsi da beato.
Perché è quando sono gli angeli a cadere, che tutto il mondo si ferma a guardarli.
E quella sera, davanti alle fiamme dei capelli di un agnello sacrificale, fu l'angelo a rinunciare alle sue ali.

Arwen aveva iniziato a correre senza sapere perché, con il solo scopo di salvarsi la vita.
Il suo corpo pareva rallentato da qualcosa, una stanchezza innaturale e un gocciolio lieve al collo.
Due persone le stavano alle spalle, ma lei non aveva il permesso di guardare e si disse che in realtà non aveva alcuna voglia di farlo. Rallentò il ritmo mentre le due figure dietro di sè si fondevano in una sola macchia scura, e qualcosa la fece sorridere, un tacito ringraziamento onorevole e rispettoso che le infuse calma e decisione. Inciampò come al suo solito contro qualcosa di caldo ed affusolato, e senza porsi ulteriori domande raccolse l'oggetto: una pistola.
Improvvisamente ricominciò a correre, sempre più veloce e sempre più dolorante, un cerchio alla testa e degli strani fotogrammi a scorrerle nella testa. Una mano tremante che preme un grilletto, un urlo straziante, una mano dolce e assassina,  occhi angelici come il cielo e denti aguzzi come la morte. Un brivido la scosse fin nelle profondità dell'anima mentre si avvicinava alla macchina e perdeva inesorabilmente il senso dello spazio e del tempo.
Una notte di morsi scese su di lei, preda inconsapevole del destino.

La notte porta consiglio, così si dice a questo mondo. A volte, invece, è proprio la notte a confondere, e questo era accaduto a Mystic Falls.
Stella del Vespro* aprì gli occhi in un luogo sconosciuto, circondata dal calore tipico dei piumoni delle nonne o delle zie grasse che strizzano le guance quando vi rivedono dopo tanto tempo. Una luce diffusa e tenue le accarezzò la vista, accogliendola nella stanza di una nipotina amata, con tanto di libri, peluches e odore di candele appena accese.
In effetti, sul comodino accanto al letto, vi erano tre candele bianche che sprigionavano un profumo dolce, probabilmente alla vaniglia.
"Sapevo che ti saresti svegliata", la voce proveniva da un angolino buio cigolante, e solo quando il ritmo della sedia a dondolo si interruppe Arwen si rese conto che a rendere accogliente il luogo era proprio quello scandire l'inconscienza attuato dalla donna che ora si era alzata e che si sedette sul bordo del letto, posandole una mano sulla fronte.
Qualcosa in quel gesto la fece rabbrividire, forse la troppa sicurezza che infondeva, oppure semplicemente per la temperatura anomala e fredda della donna.
"Dove sono?" Domandò Arwen, cercando di leggere il viso rugoso della vecchina dalle mani rugosa che le sedeva accanto: anche l'aria, lì dentro, le apparve rugosa.
La donna sorrise bonariamente, prendendo una candela e mettendola vicino al volto della ragazza.
"Ti trovi a Waterhill, cara, il paese confinante con Mystic Falls. Tornavo a casa dalla passeggiatina serale vicino al bosco con Ellie, la mia cagnolona, e ti ho vista accasciata accanto ad una macchina."
Arwen si chiese come fosse riuscita una signora tanto anziana a trasportarla per un tragitto tale, saranno state almeno otto miglia, ma pensò che forse la aveva caricata in macchina e portata a casa sua in quel modo. "La ringrazio molto. E' un piacere conoscerla, signora..."
"Chiamami pure Gwendolyn, cara. Sono felice che ti sia ripresa, eri così sporca di sangue!"
Arwen si guardò il petto, notando solo ora che indossava una camicia da notte color rosa pallido, decisamente troppo larga per lei e non di sua proprietà.
"Oh...", disse stupita la ragazza, trovando qualcosa di decisamente strano in quella amabile vecchina. Prima di presentarsi, Arwen ebbe paura che Gwendolyn potesse trasformarsi nella strega cattiva e bellissima di una favola, ma non vedendo nulla di simile le porse una mano. "Io sono Arwen, comunque."
La donna bofonchiò qualcosa di simile ad un "lo so, cara", e scomparve per lasciarla cambiare.
La ragazza uscì dal letto, e vagando nella camera piccola e scura si accorse che sui libri nelle librerie  vi erano tanti angeli di verto col corpo conico e decorato.
Avevano tutti la testa tonda, senza faccia, aureola, alucce tripartite e braccia allargate a reggere un'arpa.
Arwen ne prese uno in mano, il più piccolo ed argentato e se lo rigirò fra le dita ammirando come le luci della candela facessero brillare il corpo del piccolo angelo.
Rimase ipnotizzata dal pezzo di vetro dal corpo brillantinato, gioiello prezioso per una gazza ladra.
Ma in alto, nel punto più alto della libreria, vide un angelo ancora più bello di quello argentato: era più grande e la sua veste aveva lo stesso diametro del suo palmo. Il suo corpo conico era ricoperto di perline dorate e stelle, che a loro volta si trovavano su una base di quella che doveva essere certamente polvere di stelle.
Improvvisamente si ricordò di un paio d'occhi, non azzurri ed angelici, ma di un color verde acqua malvagio che divenne tutto ad un tratto rosso, e urlò così forte da far tremare le pareti, mentre perdeva di nuovo i sensi cadendo per terra insieme ai cocci degli angeli di vetro.
Gwendolyn entrò nella stanza trafilata seguita da un uomo.
"Te lo avevo detto che avrebbe ricordato."
E mentre la donna si occupava della giovane, il biondo raccoglieva cocci di paradiso.
Gli angeli erano sempre i primi a perire
.

Angolo "Autrice": Saaaaaaaaaaalve lettrici di TVD!
Se state leggendo questa Shot/capitolo è perché avete letto anche quella che la precede, "Symphony of Destruction".
Però devo ammettere che Simply (guardati, sei Everywhere, cara xD), apprezzando tanto la mia cara Arwen, mi ha fatto venire voglia di scrivere ancora qualcosa di lei.
Non so bene dove tutto ciò mi porterà, e questa storia è uscita così, da sola.
Volevo che Arwen continuasse a far parte delle mie Shot, e...Ta-daaaan! Chissà qual'è il suo passato e cosa succederà nel suo futuro...lo scopriremo insieme, penso (:
"Angels Fall First" è un pezzo dei Nightwish (come ho già detto prima) che dovreste assolutamente ascoltare *_*
Simply, spero che riuscirai a socializzare con Arwen, anche perché in parte lei è un po' tua (:
Grazie di essere arrivate fin qui a leggere e...commentate!
Anche negativamente, le critiche costruttive servono sempre!
Beh, che dire? Alla prossima!
-Alexys-

P.S.:*Stella del Vespro è il soprannome di Arwen del Signore degli Anelli, Undòmiel in elfico *_* Che donna!





  
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