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Autore: hipster    15/01/2012    6 recensioni
Kurt cerca solo una persona che lo ami davvero; Blaine cerca anime, tante anime, per soddisfare la sua sete. Ma cosa succede quando nemmeno le regole dell'Inferno riescono a mettere in riga un Angelo dannato? Cosa succede quando un Demone si innamora di un Umano? Sicuramente tanti guai.
[Demon!Blaine]
Genere: Angst, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Angels and Demons'
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«Ehi, Kurt, come stai?» chiese Mercedes dolcemente, mentre si sedeva accanto a lui. Kurt stava letteralmente torturando con la forchetta il purè di patate che aveva nel piatto di fronte a lui.
«Bene» rispose secco senza nemmeno guardarla. «Dovresti mangiare, sai?» continuò la ragazza, poggiandogli una mano sulla spalla.
Kurt la spostò con una scrollata di spalle: «Non ho fame» disse, sempre con lo stesso tono spento.
Mercedes sospirò. «Sono giorni che non mangi nulla, Kurt. Vuoi per caso finire all’ospedale?» continuò con lo stesso tono dolce, ma stavolta era risoluto.
Kurt sospirò e portò alla bocca un po’ di quella poltiglia disgustosa, per accontentarla. Mercedes gli sorrise, incoraggiante.
E Kurt si sentì peggio di prima: sapeva di dover essere grato a Mercedes per come lo aiutava a riprendersi; eppure non ci riusciva. Insomma, provava tanta gratitudine nei suoi confronti, ma si sentiva incapace di assecondarla, non riusciva a dimenticare Blaine e ad andare avanti; non così presto. Ma, fosse solo per Mercedes, doveva riprendere la sua vita come se Blaine non fosse mai esistito; perciò, rispose di buon grado al sorriso di Mercedes con una specie di smorfia, che lei apprezzò molto. Come primo tentativo, dopo molti giorni in cui era parso come una statua di cera, quello pseudo - sorriso non era male.
Finalmente, li raggiunse anche Rachel che, come al solito, cominciò a parlare a raffica: proprio quello di cui Kurt aveva bisogno; per almeno venti minuti sarebbe stato distratto dalle sue chiacchiere e dai suoi pettegolezzi. Per tutta la giornata tentò di distrarsi come meglio poteva, ma una volta a casa, dopo aver finito i compiti e la cena con la sua famiglia, si era ritirato in camera sua, e come sempre aveva cominciato a sperare che entrando avrebbe trovato un’ombra lì dentro. Un’ombra che lo avrebbe avvolto con le sue braccia impalpabili; un’ombra che lo avrebbe afferrato con forza e dolcezza insieme; un’ombra che gli avrebbe fatto desiderare di perdersi completamente in essa.
Ma come ogni sera, restò deluso.
Si lasciò andare sul letto, più stanco che mai. Una lacrima sfuggì alla sua presa e gli percorse il viso.
Blaine…
Un singhiozzo gli sfuggì dalle labbra: prese il cuscino e ci soffocò dentro il viso per impedire che scoppiasse a piangere.
Era tutto perfetto poche settimane prima: lui e Blaine erano insieme, per la prima volta si era sentito davvero amato. E ora era di nuovo solo.
Niente sembrava poterlo consolare: sapeva che probabilmente dopo Blaine avrebbe trovato qualcun altro, ma in quel momento il dolore della perdita superava anche la ragione.
Si riscosse quando il cellulare nella sua tasca si illuminò e cominciò a vibrare. Lo prese e senza nemmeno vedere chi era rispose: «Mercedes ho cenato, non devi chiamarmi continuamente per sapere se mangio» disse, con voce lamentosa.
«Ehm… sei Kurt?» disse una voce di donna, evidentemente confusa dall’altra parte del telefono.
Kurt guardò lo schermo del cellulare: era un numero privato. «Sì, chi è?» rispose, drizzandosi immediatamente a sedere.
«Kurt- sono un’amica. Possiamo vederci? Al parco. Ora.» disse la voce sconosciuta. «Al parco? Ma…».
«Per favore. Si tratta di Blaine.» continuò la donna. «Arrivo subito» esclamò Kurt, quasi senza voce.
Chiuse immediatamente la chiamata e corse fuori, fermandosi solo per prendere al volo le chiavi dell’auto e dire al padre qualcosa che doveva essere un “Papà-scendo-un-secondo-vado-ciao”.
Guidò velocemente fino al parco; parcheggiò in modo orribile l’auto, occupando probabilmente quelli che dovevano essere due posti auto, ma non gli importava.
Corse dentro, cercando una figura femminile. Non sapeva perché era corso così impetuosamente, ma aveva un brutto presentimento; se fosse successo qualcosa a Blaine a causa sua non se lo sarebbe mai perdonato.
«Kurt?» disse una ragazza, dietro di lui. Kurt si voltò, impaziente di vederla: era una ragazzina bassina, dimostrava sì e no tredici anni; aveva gli occhi grigi e i capelli scuri.
«Io sono Jane» continuò la ragazza, porgendogli la mano. Lui gliela strinse, titubante. «E tu sai già chi sono… hai parlato di Blaine prima?» .
Brutta boccaccia. Alla faccia del dimenticarlo.
«È nei guai. Ho bisogno di te, dobbiamo aiutarlo.» rispose la ragazza, stringendo i pugni, visibilmente arrabbiata. «Non so quanto ti abbia spiegato Blaine della nostra gerarchia…» continuò.
«Non molto, per la verità…» intervenne Kurt, capendo che la ragazza si aspettava una risposta.
«Non molto, eh? Beh non importa. Ti basti sapere che io e Blaine siamo relativamente giovani e completamente soggetti all’autorità degli altri demoni. Ora so per certo che dei- bastardi lo hanno catturato. Non ho idea di come vi abbiano scoperto, io non l’ho detto a nessuno e lui si è allontanato giusto in tempo…».
«Conta su di me – la interruppe Kurt – ti aiuterò».
«Sei sicuro, Kurt? Può essere pericoloso…» lo avvertì Jane.
«Non importa, voglio aiutarvi. Dimmi solo cosa devo fare» la interruppe Kurt. Jane annuì.
«Ho motivo di pensare che Blaine sia stato rinchiuso in una specie di cella, al sesto piano… aspetta, Blaine ti ha spiegato come sono gli Inferi, vero?!».
Kurt scosse la testa. «Idiota… - borbottò Jane – beh, diciamo che sono una specie di gallerie che percorrono l’intero mondo, ovviamente sottoterra; ci sono seicentosessantasei piani, fino al centro della Terra, dove viviamo noi demoni e… raccogliamo le nostre anime. Capito? – Kurt annuì – bene, ora ti condurrò al sesto piano, purtroppo per me è proibito, perciò dovrai cavartela da solo. Dovrai trovare Blaine e liberarlo. Ci penserà lui poi a ricondurti a casa…» disse Jane, velocemente.
«Un momento, e dopo?» la fermò Kurt, vedendo che stava cominciando a camminare verso chissà-dove. «Dopo cosa?» chiese Jane. «Dopo… dopo. Cosa faremo dopo?».
«Torneremo alle nostre vite, Kurt».
Ahia.
Aveva ricominciato a sperare, dopotutto.
«Bene, andiamo.»

   
 
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