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Autore: JustALittleLie    15/01/2012    14 recensioni
Li avevamo lasciati lì.
Lui era tornato a Los Angeles, lei era su un aereo per Madrid.
Lontani per sempre, divisi da un destino che li ha fatti incontrare, li ha fatti innamorare e poi, li ha separati.
E se ora il destino volesse ripagarli di tutto questo?
Ronnie verrà ricatapultata improvvisamente nella sua vecchia vita a Los Angeles, dove la aspettano le sue amiche e lui, dove potrebbe riavere la sua vita.
Ma, si sa, nella vita nulla è così semplice.
Sequel "Let me under your skin"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'There's a fine line between love and hate'
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Quando si perde il primo amore, sembra che il mondo intero ti crolli addosso. Senti che non potrai mai più donarti a nessuno con completa fiducia, senti che non proverai mai più le stesse emozioni.

Perdere il primo amore è come perdere una parte di te, è terribile, ma quando lo perdi per la seconda volta, ti perdi nel vortice del nulla, alla ricerca di quel che è rimasto di te stessa.

Ronnie piangeva silenziosamente con la testa poggiata sulle gambe di Kate che, a sua volta fissava il vuoto di fronte a se con aria assorta.

Quella mattina Angel era uscito presto di casa, con la scusa di andare a fare una corsa mattutina, ma Ronnie sapeva che il ragazzo aveva capito che lei aveva bisogno di stare da sola.

Kate era arrivata a casa sua da un’ora circa, raccontandole cos’era successo con Joe, sperando di trovare conforto nell’amica che invece, a quanto pareva, era messa peggio di lei.

Ronnie aveva resistito fino alla fine del racconto di Kate, poi era scoppiata a piangere tra le braccia dell’amica, che si chiedeva cosa fosse successo.

Tra i singhiozzi e le lacrime era riuscita a raccontarle del giorno prima con Nick, di quello che le aveva detto e, anche se Kate non aveva capito tutto, l’aveva fatta poggiare sulle sue gambe accarezzandole i capelli in attesa che lei si sfogasse per bene.

Ronnie chiuse gli occhi asciugandosi le ultime lacrime, costringendosi a non piangere più.

Sospirò, mettendosi seduta e voltandosi verso l’amica, che a sua volta la guardava con gli occhi lucidi.

-scusa Kate- sussurrò –non dovrei stare qui a piangere come un’isterica con quello che ti è successo-

-non è che a te non sia successo niente- sorrise rassicurante, poi si rattristò –mi dispiace davvero tanto- sospirò alzando le spalle –Nick è un idiota-

Ronnie sorrise a sua volta, riavviandosi i capelli –era la scelta più logica, Allie è perfetta! Chi avrebbe mai scelto me al suo posto?-

Kate la fissò sconcertata alzando un sopracciglio –tu non hai proprio niente da invidiarle Ron! E poi lui ama te-

Ronnie scosse la testa –se mi amasse, ora sarebbe qui con me, non credi?-

La rossa fece per risponderle, ma Ronnie la fermò con un gesto della mano –non ne voglio più parlare Kate, per favore-

Kate le sorrise triste annuendo, era da Ronnie fingere che non ci fosse nulla che la facesse star male.

-tu piuttosto- cominciò cambiando discorso –quando pensi di perdonare Joe?-

Si morse un labbro –non so se riuscirò a perdonarlo Ronnie, vederlo con Samantha è stato…- si fermò incapace di trovare una parola che descrivesse tutte le emozioni che aveva provato in quell’istante: rabbia, gelosia, dolore.

-lo so- rispose semplicemente Ronnie in un sorriso triste

Sapeva esattamente quello che provava Kate, era quello che lei stessa provava tutte le volte che vedeva Nick ed Allie insieme.

Come poteva essere stata così stupida? Si era illusa come una ragazzina, aveva realmente pensato che Nick potesse scegliere lei, che infondo l’amasse ancora, che tra tutte le sue imperfezioni avesse trovato qualcosa per cui valesse la pena stare con lei e non con la perfezione fatta a persona.

Se solo si fosse soffermata un po’ di più a riflettere, avrebbe capito da sola che era matematicamente impossibile che scegliesse lei. Le era andata bene una volta, quattro anni prima, non poteva andarle bene una seconda volta. Aveva avuto la sua occasione per dare una sbirciatina a quello che molte persone sognano per una vita intere: l’amore vero ed incondizionato. Ora avrebbe dovuto accontentarsi del ricordo, per sempre.

-tu e Joe farete pace- sorrise verso l’amica –vi amate così tanto che è impossibile che restiate separati per tanto, vi serve solo un po’ di tempo-

Kate alzò le spalle –spero davvero che sia come dici tu Ronnie-

Il rumore della porta che si apriva le fece distrarre entrambe.

-dev’essere Angel- sospirò Ronnie cercando di darsi una sistemata inutilmente, era un disastro.

-finalmente lo conoscerò!- esultò Kate

Angel fece il suo ingresso nel soggiorno, dove le due ragazze sedevano sul vecchio divano.

I capelli erano tirati all’indietro con l’aiuto del gel, il fisico asciutto e muscoloso era messo in risalto dai jeans stretti che gli sottolineavano la curva ben definita del fondoschiena ed il giubbino di pelle attillato che gli fasciava perfettamente i muscoli delle spalle e delle braccia.

Ronnie, abituata alla vista dell’amico, non parve minimamente turbata dall’evidente bellezza di Angel, ma al contrario fissò la sua attenzione sulle buste di cartone che cercava malamente di nascondere dietro la schiena.

Kate però, non sembrava della stessa opinione.

-OH MIO DIO- sbottò con la bocca spalancata

Angel si voltò verso di lei, sorridendole ammaliante -in realtà, il mio nome è Angel- rise scoprendo i denti bianchi perfettamente allineati dando il colpo di grazia a Kate

-preferirei chiamarti Dio, se per te non è un problema-

Ronnie rise forte, adorava la spontaneità di Kate, ed anche Angel pareva apprezzarla mentre rideva.

-Kate, lui è Angel, l’amico di cui ti ho parlato. Angel, lei è Kate, una delle mie migliori amiche-

Kate ormai presa da una paralisi alla mascella che non gli permetteva più di richiuderla, strinse la mano a Angel, che la guardava sorridendo.

-Sono contento che tu e Ronnie abbiate chiarito le cose, in Spagna era tormentata dal pensiero di avervi perso!- sorrise lui

La rossa pareva abbagliata e senza dargli retta si voltò verso Ronnie, guardandola con disappunto –non mi avevi detto che era così bello!- sbottò facendo diventare Ronnie rossa dalla vergogna mentre Angel rideva forte.

-beh, non mi sembrava importante dilungarsi sui dettagli-

-dettagli!- sbottò Kate fintamente risentita

Passò il suo sguardo da Angel e Ronnie un paio di volte.

-sei sicura che non sia successo mai nulla tra voi due in Spagna?-

-Kate!- protestò -Potresti smetterla di parlare di lui come se non ci fosse?- sospirò divertita –mi metti in imbarazzo!-

Risero insieme come un gruppo di vecchi amici; Ronnie era stata sicura dal primo momento che Angel sarebbe piaciuto alle sue amiche.

-Al contrario- disse lo spagnolo –Ronnie mi ha tanto parlato di te, anche se appena mi ha detto il tuo nome completo ho scoperto di conoscerti già: sono stato ad una tua sfilata a New York qualche anno fa-

Kate parve sorpresa –davvero?- chiese –eppure la mia linea non si è ancora estesa all’Europa, come facevi a conoscermi?-

Angel diede una breve occhiata a Ronnie, che scosse la testa in segno negativo, poi tornò a guardare Kate –sono un modello, per questo ti conoscevo già- sorrise

-un modello- sbottò Kate –sposami, ti prego- unì le mani a mo di preghiera con tono lamentoso

Ronnie scoppiò a ridere assieme al ragazzo, studiando bene l’amica: sorriso lucente, occhi sereni, nessuna traccia della Kate di qualche istante prima. La invidiò intensamente, Kate sapeva fingere così bene di essere serena, lei non ci era mai riuscita così bene.

Per la seconda volta il suono del campanello la distrasse dai suoi pensieri, questa volta però non aveva la minima idea di chi potesse essere.

Lexus era partita qualche giorno prima per la Florida, per passare le feste natalizie con i suoi, Jamie era impegnata nella corsa col tempo per comprare gli ultimi regali ai numerosi parenti di Tyler, con quest’ultimo. Chi poteva essere?

Per un istante un’idea gli balzò in mente, fu solo un attimo, una speranza, un lampo, ma poi scosse la testa energicamente: non poteva essere lui.

-vuoi che vada ad aprire io?- chiese Angel studiando la sua espressione pensierosa

-no- rispose lei scuotendo la testa –no, tranquillo, ci penso io-

Si avviò con un sorriso tirato verso la porta, sotto lo sguardo apprensivo di Kate che, molto probabilmente aveva intuito le speranze della ragazza, mentre ad ogni passo sentiva il cuore salirgli in gola.

Che avesse cambiato idea? Che avesse capito che il suo ragionamento era del tutto sbagliato e fosse tornato da lei? Che per qualche assurdo motivo avesse scelto lei e non Allie?

Prese un respiro profondo poggiando la mano sulla maniglia. No, con ogni probabilità non era lui, non doveva illudersi. A quell’ora probabilmente lui era chissà dove, abbracciato alla sua bella bionda senza un pensiero per la testa.

Spalancò la porta prima che altre congetture potessero invadergli la mente e rimase del tutto sorpresa dalla figura che si trovò di fronte.

-ciao-

Johnny le sorrideva da pochi centimetri di distanza, mentre si stringeva meglio nel suo cappotto nero.

-ciao- ricambiò lei sorpresa

-scusami della visita senza preavviso- commentò notando lo sguardo interdetto della ragazza –ma mi trovavo di qui, e ho pensato di farti un saluto-

-ma certo, non preoccuparti- sorrise –vuoi entrare?-

Johnny diede un’occhiata alle spalle della ragazza –sei sola?- chiese poi

-no, sono con due miei amici in realtà-

Gli occhi del ragazzo si illuminarono per un istante –amici?-

-si, Kate e Angel- sorrise consapevole che al ragazzo avrebbe fatto piacere sentire ben altro nome

Ricevette conferma dalla sua espressione delusa.

-entra su!- lo spronò lei facendogli spazio

-non voglio disturbare, davvero- commentò entrando

-il capo non disturba mai- rise lei

I due raggiunsero il soggiorno, dove ora ad attenderli c’era solo Kate che giocherellava con aria pensierosa col sottile bracciale d’argento che portava al polso.

-dov’è Angel?- chiese Ronnie

Al suono della voce dell’amica, parve distrarsi, smettendo di torturare la catenella attorno al polso -è andato di sopra, ha detto che aveva bisogno di una doccia- rispose l’altra in un’alzata di spalle

Ronnie annuì, voltandosi poi verso Johnny a qualche passo da lei.

-beh, voi vi conoscete già mi pare, non c’è bisogno di presentazione-

-E’ un piacere rivederti Kate- sorrise

-anche per me- ricambiò –allora, come vanno le cose con Lexus?- chiese sfacciata come sempre

Fu forse la prima volta che Ronnie vide Johnny, sempre dalla risposta pronta, leggermente in imbarazzo.

-come sempre Kate: mi ama alla follia-

Kate ridacchiò mentre Johnny prendeva posto accanto a lei sul divano –va così male?- chiese

Johnny sorrise furbo –non ho mai incontrato una ragazza così…-

-irritante?- chiese Kate, ma Johnny scosse la testa sorridendo

-insensibile?- provò allora Ronnie, divertita

-stavo per dire enigmatica- sorrise lui –non fa mai quello che mi aspetto che faccia, quello che la maggior parte delle donne farebbe ed è l’unica persona che conosco che riesce a tenermi testa con la lingua! Ogni volta che provo a fare un passo verso di lei erige un muro immenso tra me e lei e questo è così…-

-irritante?- lo interruppe divertita Kate

-non sei d’aiuto- borbottò il ragazzo mentre Ronnie li guardava divertita –a proposito, dov’è ora?-

Kate e Ronnie si scambiarono uno sguardo complice, rivolgendosi poi nuovamente al ragazzo –oh- sospirò Kate –dovrò darti una notizia che ti spezzerà il cuore John-

Johnny guardò dubbioso Kate, per poi spostare lo sguardo verso Ronnie, sperando che lei fosse stata più chiara.

-E’ partita per Miami, per festeggiare il Natale con la sua famiglia- spiegò la mora

-oh- fu l’unica cosa che riuscì a dire Johnny accigliandosi.

Questa non ci voleva.

-oddio, sei messo proprio male!- sbottò Kate mentre Ronnie a stento riusciva a trattenere le risate

Johnny negò con forza –è solo che non so proprio come fare con lei!-

 -oh, tesoro, hai presente tutti quei cliché che hai imparato negli anni e che continuano a funzionare per il novantanove per cento delle donne?- sospirò Kate passando una mano attorno alla spalle del ragazzo, con fare apprensivo

-si- rispose lui confuso

-bene, dimenticali. Perché ora non siamo parlando di donne, stiamo parlando di Lexus-

 

 

 

 

 

 

 

*                  *                   *

 

 

 

 

Alcuni dicono che non c’è nulla di più profondo del legame fraterno, quel sentimento che ti lega ad una persona dalla nascita, di cui non potrai più fare a meno col tempo, quel legame unico ed indissolubile che mai nessun tipo di rapporto potrà sostituire.

I fratelli Jonas questo lo sapevano bene, come sapevano a chi riferirsi a seconda delle situazioni: Joe era quello da cui andare nei momenti in cui ci si voleva divertire e non pensare a nulla, Nick era quello con cui discutere delle decisioni importanti, quello che riusciva ad analizzare ogni cosa con la giusta oggettività e Kevin, lui, era quello a cui rivolgersi nei problemi di cuore.

Kevin sembrava l’unico dei tre che capisse il funzionamento di quella complessa macchina chiamata “mente femminile”, non per niente era stato il primo fratello a sposarsi a soli ventidue anni, e dopo tre anni di matrimonio era riuscito a conservare il suo rapporto vivo come se non fosse passato nemmeno un mese.

Il maggiore dei fratelli era sempre pronto ad ascoltare e disponibile verso i suoi fratelli minori, ma quella mattina a Kevin aspettava un compito ancora più arduo del solito: aiutare entrambi i fratelli, contemporaneamente.

Aveva sentito puzza di guai già quando aveva sentito il rumore di pneumatici sulla ghiaia del vialetto di casa sua. Aveva schiacciato la testa nel cuscino sperando che quello fosse solo un brutto incubo: chiunque fosse non poteva essersi realmente presentato a casa sua alle otto del mattino del ventitré dicembre.

Purtroppo il suo incubo era più che reale, anzi, era addirittura doppio. E quello stesso incubo l’aveva quasi trascinato giù in cucina per un piede quando si era rifiutato di alzarsi dal letto.

Fortunatamente quella mattina Danielle era già uscita con Denise, per andare a comperare le ultime cose per il cenone della vigilia e non aveva dovuto partecipare a quella che a Kevin sembrava una tortura cinese.

Alla fine Kevin, più o meno cosciente, sedette ad uno degli sgabelli attorno all’isola e pazientemente ascoltò quello che gli diceva Nick poi Joe.

Una volta che entrambi i fratelli ebbero terminato i loro discorsi, Kevin prese parola, forse per la prima volta.

-Quindi, ricapitolando- cominciò mescolando il cappuccino che aveva preteso gli fosse preparato –tu- indicò Joe con il cucchiaino –dopo non si sa quanti anni, hai avuto il coraggio di dire a Kate quello che provi, lei ricambia- si interruppe –o ricambiava, e tu hai mandato tutto all’aria per uno stupido malinteso e nonostante tu sappia di aver sbagliato, sei ancora qui, con le mani in mano-

Joe aprì la bocca per rispondere, contrariato, dopotutto lui aveva provato a scusarsi, ma Kevin distolse lo sguardo puntando poi il cucchiaino verso Nick –tu, invece, sei consapevole di amare ancora Ronnie, ma sei convinto che con la comparsa di Angel l’universo abbia voluto mandarti un messaggio divino- disse mimando le virgolette –secondo il quale Ronnie debba stare con Angel e non con te, nonostante tu sappia che anche lei prova qualcosa nei tuoi confronti-

Nick aprì la bocca a sua volta, imitando il fratello, ma anche questa volta Kevin l’interruppe con un pesante sbuffo, gettando con fare sconsolato il cucchiaino nel lavello –sono circondato da idioti- concluse.

-aspetta un momento!- controbatté Joe –io ho provato a scusarmi con Kate, ma lei non mi ascolta! Ed io non so cosa fare-

Kevin lo guardò quasi con compassione.

-davvero ti aspettavi che sarebbe bastato andare da lei con quegli occhi da cucciolone smarrito per farti perdonare?- commentò sarcastico –dovrai inventarti qualcosa di meglio mi sa-

-Kevin ha ragione- si intromise Nick –ci vogliono più delle parole, devi riconquistarla!-

Joe rimase in silenzio, abbassando lo sguardo mentre poggiava la testa sul braccio in una posa pensierosa.

Fuori uno.

Kevin si voltò verso Nick –mi fa piacere che tu sia così bravo a dare consigli quando non si tratta di te- alzò un sopracciglio

Nick abbassò lo sguardo imitando il fratello, consapevole.

-si può sapere cosa stai combinando?- sussurrò Kevin, mentre anche Joe si voltava verso di lui

-non lo so Kev, ho fatto quello che mi sentivo- alzò le spalle

-no- obbiettò subito lui –è questo il problema, tu non fai mai quello che ti senti-

-se avessi fatto quello che ti sentivi qualche anno fa- aggiunse Joe appoggiando la teoria di Kevin –saresti andato in Spagna a riprendertela-

Nick fece per aprire la bocca ma Joe lo interruppe –oh e piantala con questa storia che non sapevi dove fosse- sbottò –con gli agganci che abbiamo in tutto il mondo quanto pensi ci avremmo messo a trovarla?-

-non è così semplice Joe, non posso pensare solo a me, ci sono altre persone a questo mondo a cui voglio bene che potrebbero soffrire per le mie scelte!-

-Nick- lo richiamò Kevin –le persona a cui più vuoi bene, proprio ora sta soffrendo a causa tua-

Freddo. Diretto. Sincero.

 

 

 

 

 

 

*            *             *

 

 

 

 

 

 

Lo so, lo so, questo capitolo è inutile uù

Ma suvvia, non possono mica scannarsi/litigare/fare pace/ in ogni secondo, diamo un po’ di tregua a stì poveretti! LOL

No, in realtà questo capitolo non doveva esserci, ma siccome avevo scritto in passato alcuni pezzi e li trovavo carini, mi dispiaceva non utilizzarli.

Tranquille, mi rifarò col prossimo capitolo interamente dedicato a Kate e Joe uù

Deeeeeeetto questo, spero di avervi fatto sorridere leggendo questo e di non avervi annoiato!

Buona domenica a tutte mie dolci pallette di lardo, vi lascio con una foto alquanto vhiughoihjzroigh di “Angel” o meglio, Jon Kortajarena o meglio, il mio futuro amante uù

OH! Quasi dimenticavo! Tanti auguri Gaia! Ogni giorno più vecchia, ogni giorno più stupida uù Buon compleanno tesoro!

Vi amo tutte.

 

 

 

 

 

   
 
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