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Autore: hipsta please    15/01/2012    5 recensioni
Poteva un ragazzo salvarti la vita?
Sì, poteva.
Uno sguardo catturò la sua attenzione. Degli occhi verdi la scrutavano attentamente, i riccioli castani che gli ricadevano dolcemente sulla fronte, le labbra piegate in un bellissimo sorriso; delle fossette facevano bello sfoggio sulla sua faccia da bambino.
Una stretta al cuore. Perché, perché il cuore aveva perso un battito alla vista di quel sorriso? Perché sentiva la voce incrinarsi, le mani irriggidirsi?
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 You've saved my life 

 

Impugnò saldamente il microfono, che cercava di scivolarle da mano. Il cuore le batteva a mille, come ogni volta che si apprestava a salire su un palco; non era vero che ci aveva fatto l'abitudine. Ogni volta era come la prima; ogni volta le regalava immensi sorrisi, emozioni, lacrime. Ogni volta che faceva ciò che più amava fare era un uragano d'emozioni. Non importa il dove, il quando: su un palco, in camera sua, in mezzo a una strada...

Mancava ormai poco a Natale. Le strade erano piene di gente, che correva per le ultime commissioni; nell'aria si sentiva quell'atmosfera natalizia, e tutto sembrava più allegro e felice. Era per questo che adorava il Natale: per un po' la gente chiudeva in una scatola i propri problemi, i propri rancori, e si godeva al meglio quel momento, in totale armonia con la propria famiglia. Ad avercela, lei, una famiglia...
Mentre questi pensieri le affollavano la mente tirò un pesante sospiro; l'aria le si congelò intorno, raffreddandole la punta del naso. Si strinse più che poté nel suo cappotto largo, quello che aveva ormai da due anni. Non poteva permettersene un altro: non poteva permettersi niente, in realtà, se non l'indispensabile per vivere. I suoi genitori erano morti in un incidente quando lei era davvero troppo piccola per ricordarsi qualcosa, abbandonandola in un orfanotrofio. Ma si sa, che quando ci si avvicina al diventare maggiorenne, si è costretti ad abbandonare quel posto che chiami "casa", per cercartene una tua. Bhe, lei ancora non era riuscita a trovarla, una casa. E con quali soldi? Viveva di ciò che le dava la gente in strada, quando lei cantava.
Si, perché lei amava cantare. Era una passione che le aveva trasmesso la sua tata, all'orfanotrofio; quando cantava si sentiva completa. Non pensava di essere orfana; non pensava al fatto di non aver un posto dove vivere, di aver costantemente paura di non arrivare alla fine del mese. Era l'unica cosa che la rendeva davvero felice; l'unica cosa che le dava la forza di continuare a vivere, a sorridere, a sperare.
Si sistemò meglio su quel piccolo sgabello malandato, che le era stato regalato per pena dalla commessa di un negozio lì vicino; odiava che la gente avesse pena di lei, odiava tutti quegli sguardi che la scrutavano, che la compiangevano. Ma sapeva che era questa la realtà: lei era una ragazza da compiangere, e la gente lo faceva.
Sfiorò delicatamente con le dita intrizzite dal freddo le corde della sua bellissima arpa; quella era l'unica cosa che le era stata lasciata dai suoi genitori. La casa, i loro oggetti, era stato tutto venduto, lei non aveva potuto avere niente; forse pensavano che quello strumento fosse stato troppo malandato per ricavarne qualcosa. Si sbagliavano. Lei ne aveva avuto cura, e adesso era lì davanti a lei, l'unico compagno per alleviare quella sua solitudine che, da quella sera di quattordici anni fa, non faceva altro che perseguitarla.
Prese un bel respiro, attaccò a cantare.


"I heard
That you're settled down,
That you found a girl,
And you're married now"
,

La sua canzone preferita. Non che ne conoscesse molte, in realtà. Ma quella la adorava in modo particolare; non sapeva definire cosa le succedesse quando la ascoltava. Sarà stato per il testo, per la musica, o la voce della sua cantante, ma... Era come se le si squgliassero le ginocchia. Non sapeva definirlo in un modo diverso.
Già dalla prima strofa iniziarono ad arrivare i primi spiccioli; delle signore che accontentavano i figli, e la guardavano disgustata. Delle vecchie nonnine che passeggiavano, incuranti del freddo e dell'artrosi, e provavano pena per lei. Era abituata a tutti quegli sguardi, ma non poteva fare a meno di provare una stretta allo stomaco.

"I heard
That your dreams came true.
I guess she gave you things
I didn't give to you.
Old friend, why are you so shy?
It ain't like you to hold back or hide from the lie"


Continuò per un po'. Intorno a lei si formò un piccolo capannello di signori e bambini che la ascoltavano, le sorridevano, le davano una piccola offerta; era proprio vero che a Natale sono tutti più buoni.
Uno sguardo catturò la sua attenzione.
Degli occhi verdi la scrutavano attentamente, i riccioli castani che gli ricadevano dolcemente sulla fronte, le labbra piegate in un bellissimo sorriso; delle fossette facevano bello sfoggio sulla sua faccia da bambino.
Una stretta al cuore. Perché, perché il cuore aveva perso un battito alla vista di quel sorriso? Perché sentiva la voce incrinarsi, le mani irriggidirsi?
Il ragazzo mise mano al portafogli, cacciò dei soldi, li mise nel cestello.
Tanti soldi. Troppi.
La ragazza spalancò gli occhi, ma continuò a cantare; non poteva permettere di fermarsi, di perdere quei pochi soldi che aveva ottenuto; in fondo, era di quello che viveva. Ma lo sguardo di quel ragazzo continuava a perforarla, e a confonderla...

"Never mind, I'll find someone like you,
I wish nothing but the best for you, too,
Don't forget me, I beg,
I remember you said,
Sometimes it lasts in love,
But sometimes it hurts instead"


Terminò la canzone. Tutte le persone intorno a lei le batterono le mani, lei rispose con un timido sorriso, e qualche grazie. A poco a poco la piccola folla si diradò; la ragazza chiuse gli occhi, si mise le mani in faccia, nel tentativo di rilassarsi un po'. Perché non riusciva a farlo? C'era qualcosa che la mandava in agitazione. Dei brividi le percorsero la schiena; si strinse di più nel suo cappotto.
«Sei stata davvero bravissima. Hai una voce fantastica», le disse qualcuno. Aprì di scatto gli occhi. Il ragazzo dagli occhi verdi era ancora davanti a lei, le sorrideva insistentemente.
Tum. Il cuore perse un altro battito.
«G-grazie», sussurrò lei imbarazzata.
«Io sono Harry. Harry Styles», e le tese la mano. Perché quel ragazzo si stava presentando? Cosa voleva da lei, una ragazza povera che per vivere cantava in mezzo alla strada?
«Sarah Turner», rispose stringendogliela; altri brividi le percorsero la schiena. Ok, non era il freddo. Il ragazzo continuava a scrutarla, la testa leggermente inclinata di lato.
«Cos'hai da guardare?», chiese più scontrosa di quanto volesse. Se ne pentì subito; arrossì.
«Cioé, scusa, il fatto è che mi metti in ansia». Lui rise. Gli occhi verdi chiusi, la testa buttata all'indietro; i suoi denti perfetti si aprivano, lasciando uscire una risata dal suono a dir poco melodioso.
«Non era mia intenzione mandarti in ansia. Ma tu... Tu non sai chi sono?», chiese una volta finito di ridere.
«Ehm, dovrei?», sussurrò imbarazzata.
«Sono un cantante. Ho partecipato a X Factor, sai, quel programma che mandano in TV».
«Oh, non so se ci hai fatto caso, ma io decisamente non sono quel tipo di persona che si può permettere una TV». Non lo disse con cattiveria; il suo era semplicemente un dato di fatto. Il ragazzo però abbassò la testa, mortificato.
«Scusami. Io non volevo... Non era mia intenzione...», balbettò.
«Tranquillo, è tutto ok. Io sono povera, non ci posso fare niente. Non devi scusarti», rispose lei. Chiuse la sua arpa nella custodia, facendo attenzione a non scordarla; prese quei pochissimi soldi che aveva raccimolato, se li mise in tasca, lo fissò.
«Mi spieghi perché mi hai dato tutti questi soldi?».
Lui le fece un sorriso bellissimo. «Perché te li meriti. Sei davvero bravissima, e poi la canzone che hai cantato è una delle mie preferite. Mi fa emozionare in una maniera incredibile, e sentirla cantata con la tua voce ancora di più. Non so, è come... E' come se mi facesse squagliare le ginocchia», concluse aiutandola a reggere quell'enorme strumento. Stavolta fu lei a ridere.
«Questa non mi è nuova», gli sorrise. «Grazie ancora Harry. Addio», disse, e si incamminò per la strada. La sua direzione? Non lo sapeva nemmeno lei.
Una mano la fermò per il braccio.
«Ti va di prendere qualcosa di caldo? Starai congelando», ed eccolo, un altro bellissimo sorriso. Ricambiò il sorriso, spiazzata, e si incamminarono mano nella mano.


Un altro concerto era terminato. Corse dietro le quinte, dove manager, truccatori e troup la stavano aspettando. Sorrise a tutti, prese un sorso d'acqua e si buttò sfinita sul divanetto.
«Sarah!», urlò qualcuno. Si girò, con il sorriso sulle labbra. Aveva riconosciuto quella voce.
«Harry!». Il ragazzo le si buttò tra le braccia e si abbracciarono a lungo.
«Non smetterò mai di ripeterti quanto sei brava. Mi hai fatto emozionare, di nuovo. Come la prima volta che ci siamo visti», le sussurrò accarezzandole i capelli.
Era passato un anno da quella sera. Quel giorno aveva scoperto in Harry un amico, qualcuno su cui poter contare; senza conoscerla minimamente le aveva dato un posto per dormire, dei vestiti. Ma, cosa più importante, le aveva dato una famiglia; si sentiva finalmente amata da qualcuno. Finalmente a qualcuno importava qualcosa di lei.
Da quella sera, aveva ricominciato a vivere.

Erano mesi che Sarah si era stabilita a casa di Harry; lui viveva da solo, le aveva chiesto di stare da lui, non aveva accettato un no come risposta. Il ragazzo era fuori tutto il giorno per questioni di lavoro; i dischi, i tour, era sempre così indaffarato. Sarah era riuscita a trovare un posto da cassiera in un Supermarket; non guadagnava molto, ma aiutava in parte a pagare Harry nelle spese di casa, nonostante a lui questa cosa non piacesse.
Stava davanti ai fornelli, intenta a preparare un buon pranzo; quel giorno era particolarmente felice, canticchiava a bassa voce. Era talmente concentrata sui suoi pensieri che non fece caso alla porta dell'ingresso che si aprì.
Delle braccia le circondarono i fianchi. «Ogni volta che canti, mi rendi felice. Amo incredibilmente la tua voce», le sussurrò, e le lasciò un bacio nei capelli.
«Harry!». Si buttò tra le sue braccia: iniziò a piangere. Non c'era giorno in cui non le scendeva qualche lacrima, al ricordo di quella sera, al ricordo di tutto ciò che un perfetto sconosciuto aveva fatto per lei. Un perfetto sconosciuto, del quale si era innamorata.
«Sarah, te l'ho detto tante volte, non voglio vederti piangere. E' un affronto per i tuoi bellissimi occhi color cioccolato». Lei fece una smorfia; con tanti aggettivi non considerava minimamente i suoi occhi bellissimi. Il ragazzo continuava a scrutarla, così gli fece un sorriso.
«Ecco, così voglio vederti. Ah, senti, oggi a pranzo avremo ospiti. Ti presenterò i miei amici, il mio gruppo; ci tengono tanto a conoscerti, dicono che non faccio altro che parlare di te», rise.
«Certo! Finalmente, ci tengo tanto a conoscere questi "One Direction"!», rispose lei, cercando di non pensare al fatto che Harry parlava costantemente di lei ai suoi amici. Il cuore perse un battito, come la prima volta. Erano passati mesi, ma le faceva sempre lo stesso effetto.
«Bene. Dopo ho una sorpresa per te». Non volle dire altro.
Il pranzo passò allegramente; i ragazzi erano davvero fantastici. Non le fecero nessuna domanda sul suo passato, su qualunque cosa la potesse imbarazzare. Fecero però un sacco di battute, Sarah rise come non mai; si sentiva rinata.
Grazie a Harry, aveva ricominciato a vivere.
«Allora, mi vuoi dire dove mi stai portando?», chiese Sarah arrancando sul marciapiede. Harry le aveva messo una benda davanti agli occhi e, con l'aiuto degli altri quattro, la stavano trascinando da qualche parte.
Lui sbuffò. «Sei cocciuta, eh? Comunque siamo arrivati». Lei non se lo fece ripetere due volte: si strappò con energia la benda dagli occhi, tra le risate dei ragazzi.
Syco Music.
Davanti a lei l'enorme casa discografia troneggiava sulla strada, imponente in tutta la sua grandezza.
«... E questo cosa vuol dire?», chiese, confusa. I ragazzi non le lasciarono il tempo di dire qualcos'altro che la portarono dentro. Nel tempo di un battito di ciglia Sarah si ritrovò con un microfono in mano, davanti a lei degli sguardi di sconosciuti che la scrutavano.
«Allora Turner, cantaci qualcosa. Harry ci ha parlato davvero bene di te», le dissero. Lanciò un'occhiataccia al ragazzo, che se la rideva sotto i baffi. Attaccò a cantare.
Someone Like You, come la prima volta. Dagli occhi di Harry scese qualche lacrima, quelli della ragazza si inumidirono; gli amici, invece, la stavano a sentire a bocca aperta.


«Ti devo tutto. Se non fosse stato per te a quest'ora starei ancora in mezzo alla strada. Oppure, io...», deglutì, non riuscendo a continuare. Oppure sarei morta. Era quello che voleva dire.
«Ehi, ehi. Cosa sono questi discorsi? Sei qui, sei in salute, hai un lavoro fantastico che ami. E' questo l'importante», la consolò dolcemente.
«Si. Ed è tutto merito tuo. Tu sei il mio angelo custode». Lo abbracciò ancora più stretto, appoggiò la testa sulla sua spalla; amava il suo profumo.
«Sai, è una cosa che mi domando da tempo. Cosa... Cosa ti ha spinto, quella sera, ad aiutarmi? Perché non ti sei limitato a darmi qualche soldo e andartene, come fanno tutti?», gli chiese poi, alzando la testa e fissandolo negli occhi. Quelli dei ragazzo erano puntati nei suoi; quel verde, che l'aveva fatta innamorare, si trovava così vicino ai suoi occhi color cioccolato. Un sorriso si fece strada sul volto del ragazzo, immediatamente circondato da due adorabili fossette. Lo stomaco di Sarah si strinse in maniera piacevole, il cuore accellerò i battiti quando lei sentì il respiro di Harry farsi più vicino alla sua pelle.
«Ci credi nel colpo di fulmine?».
Le labbra del ragazzo si poggiarono dolcemente sulle sue; le loro mani si sfiorarono, le loro lingue si cercavano, si desideravano.
Per la seconda volta, quel ragazzo le aveva salvato la vita.




 

Author's note
Salve gente!
Questa è la prima cosa che pubblico su questo sito. Sono parecchio emozionata, sì *-*
Non avete nemmeno idea di quanto tempo ci ho messo per decidere carattere, grandezza e cose varie. Volevo che tutto fosse perfetto la prima volta u.u
Ci tengo innanzitutto a precisare che questa non è una song-fic, anche se è presente una parte della canzone di Adele. Il testo della canzone non ha minimamente a che fare con il significato della one shot, ma mi piace molto la musica, così ho deciso di mettere questa :D
Questa one shot un po' bizzarra (sì, lo ammetto, è abbastanza strana, ma che ci volete fare u.u ) mi è venuta in mente un sabato pomeriggio di inizio dicembre, quando passeggiavo per le strade illuminate dalle decorazioni ed ho assistito a questa scena, di un signore che suonava con l'arpa Someone Like You. Mi sono emozionata davvero tanto, e sono partita coi miei soliti film mentali xD.
Ooookkei, so che non ve ne può fregar di meno, ma ci tenevo a dirlo v.v Ci terrei anche a ricevere qualche vostro commento, per sapere se vi piace, com'è il modo in cui scrivo e suggerimenti vari. Anche perché ho già scritto altre 4 one shot, una per ogni carota (?), e mi piacerebbe pubblicarle, sempre che questa sia di vostro gradimento u.u
Visto che ho scritto una nota più lunga dell'intera one shot decido di fermarmi qui e non assillarvi ulteriormente ù_ù
Fatemi sapere! :D
- S



 

  
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