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Autore: NobleSeaFoam    15/01/2012    0 recensioni
"Mentre cadeva una lacrima scese, seguita da altre e poi altre ancora. Era la prima volta che piangeva con la pioggia. Ma finché sei vivo, c’è sempre una prima volta per tutto." Scritta in un momento di pura depressione mentre non sapevo cosa fare. Non sono portata per le storie drammatiche ma mi è venuta di getto.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Guardava quel cerchio di oro bianco che portavo all’anulare. Erano passati anni ormai. Quanti non lo sapeva più. O forse si. Però probabilmente si sbagliava. Da quando aveva ricordi diceva. Ma quanto lontano arrivavano i suoi ricordi? Tentò di sforzarsi un po’ ma nulla. Non sapeva ben dare una data al ricordo più lontano che aveva. Sapeva solo una cosa, che lui era in quel ricordo,, sicuramente. E allora perché, si ritrovò a chiedersi, in quel momento non era lì? In tutti i ricordi che aveva lui era lì affianco. A parlare, giocare, ridere, piangere, consolare. E ora no. Da un mese a quella parte non c’era più nessuno. E lei aveva smesso di ricordare. Tutto. Che cosa aveva mangiato la sera prima a cena? Aveva mangiato la sera prima a cena? Sinceramente non lo sapeva e non le importava. E perché ora si trovava su quel cornicione? Sua madre che le intimava di non muovere un passo, per l’amor del cielo, e con la sorellina che pregava tutti, santi, dei, vivi, morti, cani, gatti, chiunque purché la sorella si fermasse. Oh, perché era lì, quello lo sapeva, e anche fin troppo bene. Saltare. Una cosa normale no? Chi non ha mai saltato in vita sua? Solo che, saltare dal cornicione di una finestra all’ottavo piano quello no, non l’aveva fatto nessuno come lo stava facendo lei. Non che la ragazza sapesse. I lunghi capelli neri fluttuavano nel vento. Osservò le luci che illuminavano la sua città. Era bella quella città, le piaceva molto. Solo quella probabilmente avrebbe avuto il potere di farle cambiare idea. Ma ormai non la vedeva più. Solo luci colorate ed indistinte si riflettevano nei suoi occhi. Spostò lo sguardo sulla strada sotto di lei. Macchine, tante macchine, tutte scure. Da bambina avrebbe tanto voluto che in giro ci fossero tante macchine colorate. Sarebbe tutto più allegro vero mamma?, chiedeva sorridendo. Le sfuggì una risata. Lei per prima aveva poi comprato una macchina nera e lucida una volta avuta la patente. Divertente no? Alzò di nuovo lo sguardo, stavolta verso il cielo. Pioveva. Fu costretta a chiudere gli occhi per non far entrare le gocce nei suoi occhi. Anche quella era una cosa che non sopportava, l’unico lato della pioggia che non le piaceva. Però era contenta che stesse piovendo. Poteva andarsene con il suo tempo preferito. La pioggia le ricordava le lacrime. Aveva visto molte persone piangere nei giorni di pioggia, come se il cielo volesse essere partecipe del loro dolore. Lei no. Lei sorrideva sempre quando pioveva. Lei era viva quando pioveva. E ora era a un passo dalla fine. A pensarci anche il primo ricordo legato a lui aveva come sfondo la pioggia. Era destino in pratica? Forse. Si mise a sedere sul cornicione, incurante del fatto che fosse freddo e bagnato, lasciando penzolare le gambe sotto di lei. Le sfuggì da un piede una delle ballerine argentate alle quali era affezionata. Pazienza, l’avrebbe ripresa poco dopo infondo no? Chiuse gli occhi e si mise ad ascoltare il suono della pioggia e ad annusarne l’odore. Il cervello aveva in automatico annullato tutte le percezioni sensoriali non legate ad essa. Ferma, immobile sotto la pioggia sentiva le gocce leggere disegnare su di lei scie bagnate e rinfrescanti, disegni immaginari privi di senso. Una goccia impertinente le colpì il naso che venne poi arricciato in modo buffo dalla giovane. Quella era una delle cose che a lui piacevano di lei. Diceva che era adorabile quando lo faceva. Tirò fuori la lingua, come fanno i bambini quando piove e quando nevica per sentire l’acqua in bocca. Decise che era anche troppo che stava lì. Si scusò. Con la madre, il padre, la sorella, gli amici. Con tutti. Con lui. Se fosse stato lì l’avrebbe sgridata per il suo comportamento. La tua vita è la cosa più preziosa che esista! Non puoi porvi fine così, per un motivo così stupido!, avrebbe sicuramente detto lui. Ma ormai non c’era più quindi non avrebbe potuto proferir parola in merito alla sua scelta. Guardò un’ultima volta le automobili che sfrecciavano sotto di lei. Esercitò una lieve spinta delle braccia, quel che bastava per scivolare giù dal cornicione. Mentre cadeva una lacrima scese, seguita da altre e poi altre ancora. Era la prima volta che piangeva con la pioggia. Ma finché sei vivo, c’è sempre una prima volta per tutto.
 
 
“Morta giovane ragazza ventenne suicida.”
 

  
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