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Autore: MooNRiSinG    16/01/2012    6 recensioni
Questa fan fiction è il seguito di "Love Eventually".
L'estate è finita e Kurt e Blaine si preparano ad affrontare un nuovo anno alla McKinley: dovranno fare i conti con il segreto di Blaine e con i consueti drammi delle New Directions...
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Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Carole li stava aspettando sotto al portico insieme a Finn, torcendosi nervosamente le mani.
Quando vide l’auto imboccare il vialetto di casa, si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo e corse verso di loro: “Grazie a Dio, stavo cominciando a preoccuparmi. Cos’è succes…”
Alla vista del volto di Blaine, che stava uscendo dalla macchina proprio un quel momento, le parole le morirono in gola e si lasciò sfuggire un gemito strozzato. Tese la mano per sfiorargli la guancia, ma il ragazzo si ritrasse di scatto, gli occhi dilatati per il terrore.
Carole si fermò immediatamente, interdetta. “Cos’è successo?” chiese di nuovo, spostando continuamente lo sguardo da Burt a Kurt.
Burt scosse la testa e le posò una mano sulla schiena, spingendola delicatamente in casa: “Non lo so nemmeno io. Dovremo aspettare che Blaine sia in grado di darci una spiegazione.”
Kurt posò con gentilezza una mano sulla spalla del ragazzo e lo guidò verso il bagno.
Lo invitò con un cenno a sedersi sul bordo della vasca, mentre lui esaminava il contenuto della cassetta del pronto soccorso in cerca di cotone e di disinfettante.
Si avvicinò con un po’ di nervosismo, temendo che l’altro si sarebbe ritratto di scatto come aveva fatto poco prima con Carole: “Blaine, voglio dare un’occhiata più da vicino a quel taglio. Va… va bene per te? Voglio dire, so che al momento ti da fastidio essere toccato, ma…”
Blaine alzò lo sguardo e lo fissò con un’espressione di totale e incondizionata adorazione: “Non da te. Mai da te.”
Kurt sorrise suo malgrado e allungò una mano per sfiorargli il viso. Istintivamente Blaine strofinò la guancia contro il suo palmo, desideroso di approfondire il contatto, per poi ritrarsi subito dopo con un sibilo di dolore: “Ok, questa non è stata decisamente un’idea brillante.”
Le labbra di Kurt si incurvarono involontariamente in un sorriso, ma la sua attenzione tornò ben presto a concentrarsi sul livido che ricopriva praticamente metà del volto del ragazzo.
“Per favore, raccontami.” mormorò dolcemente, allontanando con dita tremanti alcuni riccioli dalla fronte dell’altro.
Blaine aprì la bocca per parlare, poi la richiuse e scosse la testa: “Ti dispiace se aspetto che ci siano anche i tuoi genitori? Il minimo che possa fare per ringraziarli è spiegargli perché hanno dovuto guidare per ore nel bel mezzo di una dannata tempesta per giocare a nascondino in un parco con me, ma se possibile vorrei evitare di parlarne più volte…”
Kurt si limitò ad annuire senza dire nulla e cominciò a disinfettare il taglio sul suo labbro. Non appena ebbe finito, si sporse verso di lui e lo baciò velocemente.
“Sei pronto?” gli chiese, tendendogli la mano.
Blaine respirò profondamente e la prese fra le sue, alzandosi in piedi: “No, ma per quanto sia decorato con gusto, non posso nascondermi per sempre nel tuo bagno.”
I due ragazzi si spostarono nel soggiorno. Carole e Burt li stavano già aspettando, seduti sulle poltrone davanti al caminetto.
Kurt capì che l’avevano fatto per permettere a loro due di sedere vicini sul divano, nella speranza che la sua presenza potesse contribuire in qualche modo a tranquillizzare Blaine nel corso della difficile conversazione che li attendeva e provò un improvviso moto di gratitudine nei loro confronti.
Blaine si sedette nervosamente sul divano e cominciò quasi immediatamente a muoversi a disagio, come se i cuscini fossero ricoperti di spine.
Quando si rese conto che il ragazzo sembrava non sapere minimamente da che parte cominciare, Burt decise di prendere in mano la situazione. Nel tentativo di metterlo a suo agio, scelse di cominciare con una domanda relativamente inoffensiva: “Come va il taglio? Ha smesso di sanguinare?”
L’altro rispose solo con un cenno di assenso e continuò a tenere gli occhi bassi. Sarà più difficile del previsto, pensò fra sé e sé Burt, togliendosi il cappellino e passandosi la mano sulla fronte con espressione frustrata. Cominciava davvero a credere di non essere in grado di gestire una situazione del genere.
Per fortuna Carole non sembrava avere gli stessi dilemmi, perché si sporse leggermente in avanti, poggiando i gomiti sulle ginocchia, e si rivolse a Blaine con il sorriso più tranquillizzante che riuscì a mettere insieme: “Tesoro… mentre tornavi a casa hai incontrato qualcuno che ti ha aggredito?”
Il ragazzo scosse il capo con forza e lei sospirò, cercando di scegliere con cura le parole successive: “Non… non devi vergognarti di quello che è successo. Non è colpa tua, la colpa è delle persone che…”
“Non intendevo questo.” La interruppe Blaine, alzando improvvisamente lo sguardo. Quando si rese conto che gli sguardi dei presenti erano tutti fissi su di lui si bloccò, incerto. “Non… non è successo mentre tornavo a casa.” Balbettò, prima di tornare a chiudersi in un silenzio imbarazzato.
Kurt cominciò ad accarezzargli gentilmente la base del collo in un gesto di conforto, ma non poté trattenersi dal chiedere: “Come mai sei uscito di nuovo? Non avevi detto che i tuoi ti aspettavano per cena?”
“Non sono uscito di nuovo.” Mormorò l’altro a voce così bassa che lui fece fatica a sentirlo.
“Non capisco… se non è successo mentre tornavi a casa e non sei uscito di nuovo, come..?”
Blaine alzò su di lui uno sguardo di puro panico e il suo labbro inferiore cominciò a tremare leggermente.
Non è possibile, pensò Kurt, non può essere.
“Blaine,” lo chiamò piano Burt, cercando di costringersi a formulare ad alta voce la domanda che gli stava rimbombando in testa, “Non… n-non è stato tuo padre, vero?”
Blaine lo fissò per un attimo con occhi angosciati, sconfitti, poi si lasciò sfuggire un singhiozzo disperato che spezzò il cuore dell’uomo e gli fece venire voglia di prendere il signor Anderson e sbatterlo contro il muro più vicino fino a tramortirlo.
Kurt avrebbe voluto dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma sembrava davvero che le sue connessioni neurali lo avessero abbandonato e si limitò a stringere il suo ragazzo, strofinando la guancia contro i suoi riccioli morbidi in una sorta di carezza muta.
“Ho cercato…” singhiozzò Blaine contro il suo petto, stringendo fra le mani la sua maglietta, “Volevo che sapesse, che capisse. Non potevo… ma non sono riuscito…”
“Cos’è che volevi che sapesse, tesoro?” lo interrogò gentilmente Carole.
“Kurt.”
Inizialmente Kurt pensò che Blaine avesse pronunciato il suo nome solo per chiedere il suo aiuto, ma poi capì cosa aveva inteso dire l’altro. “Tuo padre ti ha picchiato… perché gli hai detto di me?” chiese incredulo.
Blaine riuscì soltanto ad annuire e a stringere ancora più forte il tessuto della sua t-shirt. Se avesse continuato così avrebbe probabilmente finito per rovinarla irrimediabilmente, ma in quel momento a Kurt non importava assolutamente.
Burt si rivolse direttamente a lui, riscuotendolo dai suoi pensieri: “Kurt, porta Blaine in camera tua. Ormai è mezzanotte passata e dopo tutto lo stress che ha subito il ragazzo starà praticamente crollando dal sonno. Domattina discuteremo sul da farsi.”
Il ragazzo annuì e prese con delicatezza le mani di Blaine, aiutandolo ad alzarsi e attirandolo verso le scale. Una volta in camera lo fece sedere sul letto e si mise a cercare un paio di pantaloni e una maglietta che potessero andargli bene.
Blaine sembrava finalmente aver ceduto alla stanchezza e riusciva a malapena a tenere gli occhi aperti.
Kurt gli si avvicinò senza dire una parola e si inginocchiò per sfilargli le scarpe e i calzini, poi lo aiutò a togliersi la felpa e i jeans sporchi di terriccio e a indossare gli indumenti puliti.
 Non appena furono sotto le coperte, Blaine si rannicchiò contro di lui e in pochi minuti scivolò in un sonno profondo.
Kurt non poté fare a meno di augurarsi che fosse un sonno privo di sogni. 

   
 
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