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Autore: aquariusff    16/01/2012    6 recensioni
Questa Fanfic l'ho scritta nel 2007.
“e queste cosa sono?”
“non hai mai visto un paio di scarpette da danza?”(….ma in quale parte del mondo vive questo tipo?!)
“ah allora sei una ballerina!”
Cecilia era perplessa.
Lo guardò un pò meglio: era molto alto e magro, il viso ovale, il naso dritto e le labbra ben disegnate.
Sotto le labbra aveva un neo piuttosto evidente e durante la breve conversazione, aveva notato un pircing sulla lingua.
Era vestito in maniera un pò eccentrica: jeans attillati, stivali a punta ed un giubotto di pelle aderente; per non parlare delle sue mani…..le dita lunghe ed affusolate erano piene di anelli dalle forme più strane; e le unghie? Ricoperte dallo smalto nero!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccoci all'ultimo capitolo di questa storia.
Voglio sinceramente ringraziare tutti coloro che hanno inserito questa storia nelle preferite, nelle seguite e nelle ricordate. Ringrazio tutti coloro che hanno dedicato del tempo a leggere questa storia e a recensirla, per me è stato molto importante e voglio ringraziare anche coloro che hanno letto senza commentare.
Grazie ancora.



 
                                                                            by aquarius
 
 
         
         

 

 
     CAPITOLO XI
     Ultima puntata
 
Erano passati diversi mesi da quel terribile giorno a Barcellona.
 
Nei giorni successivi all’episodio, Cecilia fu investita e travolta dalla curiosità dei giornali che volevano comprare notizie della sua storia con Bill.
Aveva perfino ricevuto offerte per parlare ad un talk show e qualcuno le aveva anche proposto di fare degli spot pubblicitari; tutte regolarmente rifiutate.
Perfino i vicini di casa, che a malapena la salutavano, adesso si fermavano a chiacchierare, fingendo di interessarsi a lei ma poi, inevitabilmente le chiedevano di Bill.
La  storia con Bill era soltanto sua; l’aveva rinchiusa e sepolta nel suo cuore come un grande tesoro da proteggere e custodire.
Nessuno poteva sapere quante notti insonni aveva passato nel tentativo di dimenticarsi di lui, di dimenticare il suo profumo, i suoi baci,il suo calore….
 
Dopo la loro separazione Cecilia non lo aveva più sentito, in compenso il successo dei Tokio Hotel era mondiale; erano conosciuti ovunque e, in qualunque paese si esibissero, il sold out era garantito.
I giornali erano pieni di foto di Bill e degli altri ragazzi, e le si straziava il cuore, ogni volta che vedeva delle foto di Bill che passava da una festa all’altra, da una sbornia all’altra, da una ragazza all’altra.
Lei invece, dopo il rumore iniziale, era ritornata alla sua vita di sempre.
Verso la metà di luglio, alla fine della tournè, Cecilia era riuscita faticosamente ad ottenere quel posto nella compagnia; dopotutto, non aveva niente altro per cui valesse la pena lottare.
Per un breve periodo era ritornata a Milano per le vacanze estive, ma non era riuscita ad aprirsi con nessuno, nemmeno con la sua famiglia, preoccupata da quanto, quella brutta storia l’avesse segnata.
Solo Giulia riusciva a leggere tra le righe, ma sapeva essere discreta e non faceva domande.
Ogni volta che incontravano un vecchio amico, il discorso cadeva immancabilmente su Bill e il suo sguardo si velava di tristezza e di sofferenza. Giulia, però, riusciva sempre a cambiare discorso e a farle tornare il sorriso.
 
Ma, come sempre accade, tutte le cose belle hanno una fine ed anche le sue vacanze terminarono.
 
Ai primi di Agosto, il semestre stava per ricominciare e Cecilia doveva ritornare a Colonia e fare i conti con il passato.
Da quando si erano lasciati, non aveva avuto più il coraggio di ritornare in quella città che aveva visto nascere la loro storia, ma soprattutto, non era più riuscita a mettere piede nel suo appartamento.
Ricordare i momenti felici, vissuti lì e tornare a dormire in quel letto dove avevano fatto l’amore per la prima volta era  insopportabile ed oltremodo doloroso.
 
Come sarebbe sopravvissuta a tutto ciò?
 
 
Dicembre annunciò il suo arrivo con una nevicata, la prima dell’anno.
La città era completamente bianca, piena di luci colorate ed addobbata con magnifici alberi di Natale.
Era il periodo più bello dell’anno, ma non per lei.
Aveva fatto del suo meglio per abbellire la casa con le decorazioni natalizie e le candele, aveva fatto anche un piccolo albero di Natale, ma il suo cuore non era lì….si era fermato quel giorno a Playa San Sebastian insieme a Bill.
Immediatamente scacciò quel pensiero, andò in cucina e si preparò una cioccolata calda; poi si accovacciò sul divano e accese la tv.
I battiti del suo cuore accellerarono quando vide Bill e suo fratello Tom ospiti al Kerner show.
Il buonsenso le diceva di cambiare canale, ma la mano proprio non voleva saperne di premere il tasto del telecomando.
 
Bill era bellissimo e il suo sguardo sempre così intenso e penetrante anche se, qualcosa in lui era cambiato: il suo sorriso non aveva più quell’ espressione scanzonata ed insolente.
Mentre parlava gesticolava come sempre e faceva le sue solite facce buffe.
 
Dio come le mancava!
 
Ora che lo aveva rivisto, troppi ricordi riaffiorarono da quell’angolino remoto del suo cuore, e le lacrime, che per troppo tempo aveva trattenuto,  cadevano copiose.
Pianse a lungo: un pianto silenzioso e disperato; come avrebbe colmato il vuoto che Bill aveva lasciato nella sua vita?
 
 
Arrivò Natale e Cecilia aveva deciso di tornare a casa, a Milano per trascorrere le feste con la sua famiglia.
Lo spettacolo di quella sera sarebbe stato l’ultimo dell’anno e poi sarebbero ripresi la seconda settimana di Gennaio.
 
Si recò a teatro ed entrò nel suo camerino che, come tutte le sere, era pieno di fiori.
Si stava facendo strada nella sua professione, ed era diventata una ballerina abbastanza nota ricevendo molte critiche positive dalla stampa del settore.
In mezzo a tanti fiori spiccava un fascio  di rose bianche, posto proprio sul tavolino del trucco.
Cecilia, lo spostò da un lato e cominciò a prepararsi per lo spettacolo.
Quella sera fu splendida, danzò con un entusiasmo che da tempo non provava più.
I movimenti erano precisi ed eleganti eseguiti con tecnica e passione; non era solo il suo corpo a danzare, anche il suo cuore aveva ripreso a farlo.
Quando finalmente il sipario si chiuse e sentì gli applausi provò un senso di appagamento e soddisfazione ed un sorriso compiaciuto le si disegnò sulle labbra.
Tutti, si complimentarono con lei per la splendida esibizione.
 
Tornò al suo camerino, si sedette e si tolse le scarpine da punta, massaggiandosi delicatamente i piedi, poi cominciò a struccarsi e si infilò sotto la doccia.
Helga,bussò al camerino di Cecilia, ma, prima di entrare, raccolse un pacchettino che qualcuno aveva lasciato proprio davanti alla porta.
“Cecilia, ho dimenticato il latte detergente, me lo presti?” disse ad alta voce.
“certo, prendilo pure”
“guarda che fuori dalla porta c’era un pacchetto, lo metto nella tua borsa”
“cosa? non  sento” il rumore dell’acqua copriva la voce di Helga
“…………lo metto nella tua borsa”
“ah, ok fai con comodo tanto a me non serve più”.
 
Dopo essersi rivestita, infilò velocemente le sue cose nel borsone, poi salì sul taxi che la stava aspettando per tornare a casa; doveva ancora preparare i bagagli e l’indomani mattina avrebbe preso l’aereo per Milano.
 
Quando tutto fu pronto, sistemò le valige all’ingresso, si sciolse i capelli non più tanto lunghi e si sdraiò sul divano a godersi qualche minuto di relax.
Proprio in quel momento sentì il cellulare squillare nel borsone.
Cominciò a cercarlo, in mezzo alle sue cose infilate alla rinfusa;
“accidenti ma perchè non imparo ad essere più ordinata!”
Mentre rovistava alla ricerca del cellulare, le capitò fra le mani il pacchetto, lo guardò velocemente e lo appoggiò sul tavolino; poi finalmente trovò il cellulare e rispose.
Era sua madre che voleva conferma sull’orario di arrivo e lo scalo all’aereoporto di Malpensa.
Cecilia sorrise quando sentì che la mamma le avrebbe preparato il suo piatto preferito: la polenta al formaggio.
Facevano progetti insieme sull’organizzazione del pranzo di Natale, ma Cecilia, giocherellava con i nostri del pacchetto, e sempre più incuriosita, lo prese in mano e cominciò a guardarlo con più attenzione.
Chissà di chi era e come era finito nel suo borsone.
Non c’era nessun biglietto……….. si sa: “la curiosità uccide il gatto!”, così, senza pensarci troppo, cominciò a scartarlo.
Era una scatolina di velluto blu e quando la aprì, la voce le morì in gola.
Dentro la scatolina c’era la collana con il ciondolo a forma di ballerina che le aveva regalato Bill.
 
“………..Cecilia, Cecilia stai bene? è successo qualcosa?”
 Cecilia era troppo scossa per riuscire a rispondere e sua madre preoccupata continuava a chiamarla.
Si schiarì la voce, fece un colpo di tosse poi disse “Mamma ti dispiace se ti chiamo domani? mi sono ricordata che ho una cosa da fare”
“No, no figurati; sei sicura di stare bene?”
“Sì, non preoccuparti, è tutto ok, tranquilla”
“va bene, allora a domani!”
“sì, ciao mamma a domani” ed attaccò il telefono.
 
Si sedette sul divano e prese il gioiello tra le mani, lo stringeva come se volesse accertarsi che non fosse un sogno, che fosse  proprio quello che le aveva regalato Bill.
Ancora non riusciva a crederci……ma chi lo aveva messo lì?
Non ebbe il tempo di riprendersi dalla sorpresa  che bussarono alla porta.
Chi poteva essere a quell’ora?
Aprì piano, ma il suo cuore conosceva già la risposta.
 
Di fronte a lei c’era Bill.
Indossava un cappotto ed un cappellino nero ed una sciarpa grigia.
I suoi occhi si riflettevano in quelli di Cecilia e il suo cuore per l’emozione mancò qualche battito.
 
 
“Posso entrare?”
“Emmm….s-sì, certo entra” non sapeva che dire era confusa ed emozionata, poi si voltò a chiudere la porta indugiando qualche secondo per riprendere fiato.
 
“I tuoi capelli…….li hai tagliati”
“Sì,……… era diventato troppo faticoso prendermene cura; così sono più pratici”
Bill guardò le valige all’ingresso;
“parti?”
“sì, torno in Italia per le vacanze di Natale……………..che ci fai qui,Bill; che significa questo?” ed indicò il ciondolo
“ricordi? ti ho detto che l’avevo comprato perchè mi faceva pensare a te e voglio che tu lo riabbia!”
“ah!…..è per questo;
beh! potevi risparmiarti la fatica di venire fin qui: non posso accettarlo.
Per me aveva un grande significato, ora non ha più senso che lo abbia io” poi prese la collana e gliela mise tra le mani.
“Ti prego Cecilia lasciami spiegare….”
“cosa? che ho organizzato tutto per trarne dei vantaggi personali?”
“Ora lo so che tu non c’entravi niente con quella storia, solo…..”
“solo cosa? Bill tu non sai quanto ho sofferto, il mio cuore quella sera è andato in frantumi, lo capisci? Hai lasciato che affrontassi da sola tutte le conseguenze, non hai avuto fiducia di me. Cos’ altro vuoi? non ti permetterò di ferirmi ancora!”
“E’ vero non ho avuto fiducia di te, ma cerca di capire negli ultimi anni ho incontrato solo persone che hanno finto di interessarsi a me per avere confidenze o indiscrezioni che puntualmente finivano sui giornali”.
“Ma io ti amavo, ti amavo Bill, non immagini quanto, e tu invece eri sempre vago, sfuggente.
Prova ad immaginare come mi sono sentita dopo che ti ho detto di amarti e tu hai cambiato discorso lasciandomi precipitare in un baratro!!” e scoppiò a piangere.
 
 
Bill corse da lei, l’afferrò rabbiosamente per le spalle e la guardò dritto negli occhi.
“Adesso ascoltami bene, perchè quello che devo dirti non lo ripeterò.
Io non sono un uomo che chiede scusa facilmente e con te questa è la seconda volta.
 
Ho avuto paura, capisci;
tu sei stata l’unica che mi ha trattato come una persona normale e non come il cantante di successo.
Fin dalla prima volta che ci siamo incontrati mi hai colpito per la tua spontaneità, per il tuo sorriso generoso per i tuoi occhi sinceri che mi turbavano per la semplicità con cui esprimevano le tue emozioni ed ho avuto paura che fosse tutto finto.
 Intanto più il tempo passava e più tu mi piacevi; mi piaceva il tuo modo di essere forte, determinata e fragile allo stesso tempo. Mi piaceva il tuo modo di parlare, la tua sensibilità il tuo essere sempre pronta ad ascoltare; assecondavi il mio bisogno di essere al centro dell’attenzione senza renderti conto che cercavo solo di essere alla tua altezza. E poi la tua bellezza, così naturale eppure così esuberante.
Quella sera alla festa, ho visto gli altri come ti guardavano ed ho iniziato ad essere geloso; geloso degli sguardi che attiravi, geloso dei tuoi colleghi che potevano vederti e parlarti tutti i giorni, geloso perfino dell’aria che respiravi.
E quando sei stata mia, regalandomi la tua innocenza, non mi sembrava vero che mi stessi amando per quello che ero senza chiedermi niente altro.
Se ero via per lavoro, il pensiero di non toccarti, di non poter sentire il tuo profumo, di non poterti avere era una tortura, ma al tempo stesso mi chiedevo quando la recita sarebbe finita ed io sarei rimasto ferito per l’ennesima volta.
Quando mi hai detto che mi amavi, volevo crederci, disperatamente, perchè avevo bisogno del tuo amore, ma le esperienze del passato mi facevano dubitare.
Poi, a Bacellona, quando ti ho rivista così bella, così dolce ho capito che mi eri indispensabile e che non potevo più vivere senza di te.
Dopo è successo ciò che è successo ed io mi sono sentito tradito, ingannato e che ero stato uno stupido ad abbassare la guardia e a permetterti di entrarmi nel cuore.
Ho perso il controllo ed ho iniziato a bere.
Non ricordo nulla di ciò che è successo dopo.
Ricordo solo di essermi svegliato nel pomeriggio ed ho trovato il tuo ciondolo sul tavolino accanto al mio letto; ho provato a contattarti al tuo albergo visto che al cellulare non mi rispondevi e lì mi hanno detto che eri andata via.
Così si è rafforzata in me, l’idea che fossi solo uno strumento per ottenere ciò che volevi, perciò,  non ti servivo più.
 
Da quel momento in poi ho commesso sciocchezze su sciocchezze.
Era terribile il senso di vuoto che provavo!  così ho cercato  di colmarlo tra altre braccia, ma ogni volta che ero con un’altra non vedevo che te;
ti ho odiata per questo!
 
Poi agli inizi di questo mese io e Tom siamo stati invitati al Kerner show.
Kerner è da sempre un nostro buon amico e mi ha raccontato delle proposte che ti aveva fatto l’emittente, della pubblicità e di tutto il resto e che tu non hai mai accettato.
Lì ho capito che tu non c’entravi niente e che per colpa della mia diffidenza ti avevo persa.
 
Ora sono qui a chiederti di perdonarmi e a dirti che la mia vita non è più la stessa senza di te e che ti amo, ti ho sempre amata.
Ecco adesso sai tutto e se non vorrai più vedermi, saprò capire”.
Poi la lasciò andare e restarono in silenzio.
 
Lunghissimi attimi di silenzio carichi di tensione.
 
“e……..pensi di cavartela con così poco?” disse Cecilia
 
“Cosa?! come sarebbe a dire?”
 
“Sì, pensi di cavartela con così poco? Dovrai ripetermi che mi ami almeno cento volte perchè possa crederti” e cominciò a ridere;
 
“Piccola strega!” e con le braccia le cinse la vita; poi guardandola negli occhi le disse:
 ”ok, se è questo quello che vuoi …..TI AMO; TI AMO; TI AMO; TI AMO; TI AMO  T.. “
 
“Bill”
 
“si?”
 
“STA ZITTO E BACIAMI!”.
 
 
 
                                                                                  Fine

Vi aspetto mercoledì 25 gennaio  con "A piccoli passi", nuova ff su Tom. Baci a tutti
Se 
  
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