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Autore: skeight    16/01/2012    2 recensioni
Inuyasha, commesso in una boutique di alta moda, tiranneggiato dal fratellastro e padrone del negozio Sesshomaru, trova in uno strano manichino l'incontro che cambierà la sua vita. Liberamente ispirato al film "Il bacio di Venere" di William A. Seiter (1948).
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kikyo
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno dopo Inuyasha portò con sé Kikyo al negozio. In cuor suo ringraziò il cielo che la ragazza fosse di un’epoca passata, non avrebbe fatto commenti sulla sua auto, una Panda del 1975 capitata in Giappone chissà come.

“Perché vuoi che venga con te?” chiese Kikyo.

“Così mi ha detto Sesshomaru. Pare che abbia una proposta da farti.”

“Nulla di scabroso, spero.”

“Tranquilla, Sesshomaru è già fidanzato, e la ragazza che ha lo tiene impegnato a sufficienza.”

“Ah, bene.”

Restarono in silenzio per alcuni minuti, apparentemente concentrati entrambi sul traffico intorno a loro. Poi Kikyo posò gli occhi sull’autoradio, sintonizzata su IsoRanma 0.5, e chiese “Cos’è questa musica orrenda?”

“È la radio, trasmettono canzoni... non ti piace?”

“Sono così lamentose...”

“Mi dispiace, ma purtroppo la manopola è rotta, non posso cambiare frequenza.”

“Tranquillo, ci penso io.”

La miko poggiò una mano sulla radio, e chiuse gli occhi. Dopo pochi istanti le note si mutarono in quelle de L’uccello di fuoco di Stravinskij. Inuyasha era sbalordito.

“Incredibile! Come hai fatto?”

“Anche se sono morta, conservo ancora un po’ di potere spirituale” disse lei sorridendo.

“Fenomenale” pensò il giovane “ma è ancora più straordinaria quando sorride.”

 

Sesshomaru dopo aver mandato il coglionazzo del fratello a sistemare una vetrina si rivolse con un radioso sorriso a Kikyo:

“Mia cara – posso darti del tu? – nell’attesa che Urasue torni a riprenderti, dovrai pur fare qualcosa, no? E allora mi chiedevo, che ne diresti di aiutarmi qui in negozio? Già ieri avevo notato la tua classe, la tua eleganza, anche con quel vestito difettoso. Figuriamoci come staresti con un abito ben più degno!”

“E allora?”

“E allora ti chiedo di indossare una delle mie ultime creazioni, e di sfoggiarla qui in negozio.”

“Dovrei fare la modella?”

“No, no, non fraintendere. Non dovrai fare altro che indossare quell’abito e poi girare per il negozio facendo quel che vuoi, osservando i vestiti, le vetrine, i mobili, come più ti piace. I clienti ti ammireranno, e il vestito con te, e per la boutique sarà un’ottima pubblicità.”

“In tutta sincerità, non mi entusiasma l’idea di fare da reclame.”

“Ma certo, ti capisco, però considera che si tratterebbe soltanto di farlo per questi giorni che sei costretta a restare qua, e poi avresti un trattamento migliore. Non oso pensare come avrai dormito male a casa di mio fratello, ma se accetti la proposta ti pagherò di tasca mia l’alloggio all’hotel più lussuoso della città.”

L’offerta era buona, ma Kikyo non era persona da cedere così facilmente. Le trattative andarono avanti per un’ora, e Inuyasha, mentre lavorava, di tanto in tanto gettava lo sguardo sui due per capire a che conclusione fossero giunti. Finalmente, una stretta di mano segnalò che l’accordo era stato trovato. Il mezzodemone da una parte era seccato dal fatto che Kikyo non avrebbe più dormito da lui, ma dall’altra l’idea di averla sempre vicina in negozio gli fece un enorme piacere.

 

Nelle due ore successive Inuyasha avrebbe voluto parlare con Kikyo, ma non trovò mai l’occasione. Alla sacerdotessa l’incarico affidatole chiaramente non piaceva, ma poiché aveva accettato cercava di svolgerlo bene, e per tutto il tempo girò per il negozio, ammirando i vestiti o chiacchierando amabilmente con Sesshomaru. I clienti che entravano restavano tutti ammirati dalla sua bellezza, e più di uno cercò di attaccare bottone con lei, ma Kikyo mantenne sempre gentilmente le distanze, e ciò non fece che aumentare il suo fascino. Soprattutto agli occhi di Inuyasha, che ad ogni approccio altrui sussultava preoccupato, per poi esultare interiormente quando il galletto di turno si ritirava con la coda tra le gambe.

Finalmente, all’ora di pranzo, il negozio si vuotò, e anche Sesshomaru andò a pranzare con Kagura, lasciando il campo libero. Inuyasha prese il coraggio a due mani e si avvicinò a Kikyo, ora seduta con gli occhi chiusi e la testa appoggiata sulla mano.

“Sei stanca?” le chiese.

“Un po’ sì.”

“Ti capisco... i ritmi in negozio sono sempre così. Comunque...”

“Comunque cosa?” chiese Kikyo, notando che il mezzodemone si era interrotto.

“Beh, intendevo dire... mi chiedevo se...”

Maledetta timidezza, continuava a incespicarsi. Kikyo lo guardava spazientita.

“Accidenti a me, non è il momento di fare ‘ste figure” pensò Inuyasha, e poi a voce alta riprese il discorso, con più sicurezza: “Insomma, volevo chiederti di...”

Bonjour!” lo interruppe una tonante voce femminile. Inuyasha sentì materialmente un baratro aprirsi sotto i suoi piedi, mentre facevano l’ingresso in negozio i coniugi Kawasaki, scortati dal figlioletto Shippo.

“Non potevo non tornare” cinguettò la donna “Con tutti questi vestitini così jolis!”

“C’è qualcosa in particolare che desidera?” chiese Inuyasha, ficcandosi gli artigli nei palmi per forzarsi a restare calmo.

Mais non, voglio solo dare un’altra occhiata.”

“Mamma, mi annoio!” si lamentò Shippo.

“Un po’ di pazienza, mon petit chou, gioca un po’ con il commesso”

“Cosa?” disse Inuyasha “ma io veramente dovrei sistemare la vetrina...”

Garçon, cosa vuole che siano dieci minuti a prendersi cura del mio frugoletto?”

Nulla da fare, il cliente ha sempre ragione. Con un sospiro simil-bora Inuyasha prese in braccio Shippo e gli chiese “Allora, cosa vuoi fare di bello?”

“Voglio perfezionare le mie tecniche!” esclamò il bimbo. Prima di capire cosa stesse accadendo, Inuyasha fu travolto da una serie di schiaffi, calci e ditate negli occhi. Intanto, mentre la donna si perdeva nella goduria dei vestiti, il marito pensò bene di iniziare a chiacchierare con Kikyo, facendo apprezzamenti più che coloriti. Il mezzodemone sentì salirsi ulteriormente il sangue alla testa, ma non poteva fare niente finché Shippo, che continuava a picchiarlo, non fosse stato ripreso dalla madre. La quale madre continuò a rimirare i vestiti per un’ora abbondante.

In conclusione, quando Sesshomaru tornò dal ristorante a occuparsi dei clienti, intimando al fratellastro di tornare alle vetrine, Inuyasha accolse l’ordine come un dono del cielo, e mai fu più contento di sentirsi dare del coglionazzo.

 

   
 
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