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Autore: Thiana    16/01/2012    3 recensioni
Scritta e classificata prima per il 'Face to Face' contest indetto da Tefnut.
Quando in un amore tutto verde-argento, la famiglia inizia a metterci il dito, non può che scoppiare una lite con i fiocchi.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daphne Greengrass, Theodore Nott
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Scritta e classificata prima per il 'Face to Face' contest indetto da Tefnut.


Daphne era stata così male solo una volta durante tutta la sua vita. Quando una delle persone di cui si fidava maggiormente aveva scelto una strada senza possibilità di ritorno. Non le ci era voluto molto per accorgersene. Conosceva i Malfoy da tutta una vita e quel comportamento strano da parte di Draco non le era sfuggito. Si era sentita il cuore talmente compresso dai polmoni che aveva avuto paura che schizzasse via fuori. Ed ora, ancora una volta si stringeva le braccia al petto cercando di tenere il cuore al suo posto.
 
La svegliò il fastidioso rumore cadenzato. Aprì gli occhi e alzò una mano per schermarli dalla luce del sole che inondava la stanza. Intravide un grosso gufo vecchio che ancora picchiettava contro il vetro della finestra della stanza.
Allungò una mano fino a sfiorare la spalla nuda di Theodore.
"Hey, Theo. C'è un gufo." Annunciò pigramente con la voce ancora arrochita dal sonno. Raccolse la vestaglia leggera e, posandosela sulle spalle, aprì la finestra facendo entrare il gufo.
"Pennuto," l'appello sorridendo, "chi ti manda?" Prese la lettere che il gufo teneva legata alla zampa e riconobbe immediatamente il simbolo della famiglia stampato sulla carta della lettera. "Theo. Theo!" Si voltò verso l'uomo che si era appena alzato dal letto infilandosi le pantofole e che, sentita la voce allarmata della compagna, l'aveva raggiunta prendendo la lettera tra le mani.
"E'... da parte di mio nonno." Guardò Daphne, poi le sorrise cingendole le spalle. "Tranquilla, piccola. Vorrà solo sapere che fine ho fatto." Continuò poco convinto delle sue parole.
Non sentiva suo nonno dalla morte di entrambi i genitori, quando Theo alla fine dei funerali aveva salutato il nonno dicendo di voler stare da solo. Poi era andato a vivere con Daphne. Sciolto l'abbraccio, andò a sedersi sul letto e lanciò un occhiata alla ragazza che legò i lungh i capelli neri e cercò nell'armadio gli abiti da mettersi. Theo ruppe il sigillo di ceralacca con lo stemma di famiglia e tirò fuori la pergamena con le poche righe vergate in una grafia veloce ma elegante.
 
"Sono passati ormai due anni. Tuo padre non sarebbe fiero di te.
Ti aspetto oggi per le 17, e questo non è un invito.
William Josef Nott."
 
Rilesse più e più volte quelle semplici tre righe. Se suo nonno lo obbligava ad andare a casa sua non era di certo qualcosa di piacevole. Alzò lo sguardo e si accorse che Daphne era andata a fare la doccia. Tese l'orecchio ma non sentì lo scrosciare dell'acqua, aprì la porta del bagno e lo trovò vuoto ma con una leggera nebbiolina. Aveva già fatto?
Scese le scale e, quando arrivò nella piccola cucina, trovò la mora intenta a preparare la colazione. Sorrise impulsivamente. La amava per questo, non era mai troppo apprensiva, ne troppo curiosa. L'abbracciò da dietro baciandole delicatamente una spalla, poi ci posò il mento.
"Sei bellissima mentre prepari la colazione, sai?" Lei sorrise e, sempre con dolcezza, lui le baciò la piccola fossetta che si era creata sulla sua guancia.
Si sedette a tavola ed aspettò che lei le mettesse davanti i pancakes pieni di miele. Ne prese un pezzo e lo masticò con gusto. Fecero colazione senza più pensare a quella lettera e all'imminente appuntamento con il nonno.
 
 
Daphne era uscita presto per aiutare sua sorella con i preparativi del matrimonio. Arrivò nel negozio nel quale avevano appuntamento e la abbracciò felice.
"Merlino, Ast. Non ci vediamo da tantissimo." Avevano trovato un magnifico abito da sposa che le calzava a pennello e poi si erano fermate a bere una Burrobirra.
"Daph, io..." La più piccola tra le due parlava guardandosi le unghie perfettamente laccate. "...volevo chiederti se volessi farmi da damigella."
Alzò lo sguardo sulla sorella. Dopo la morte del padre delle due si erano viste di rado, colpa sopratutto della madre. Aveva quasi eliminato Daphne dalla famiglia perchè era andata a vivere con un uomo -non scelto dai genitori- prima del matrimonio.
"Ma certamente!" Le prese le mani, sorridendole gioiosa. "Ast, ma... chi ti porterà all'altare?"
"Beh, Lucius Malfoy si è offerto volontario. Ha detto che io ormai sono come una figlia e che... gli farebbe piacere." Le rispose con occhi lucidi. "E' davvero carino con me, sai? Lui... non è la persona cattiva che sembra."
 
 
Alle 17 spaccate Theodore si smaterializzò davanti l'entrata della grande dimora di suo nonno. I cancelli si aprirono e lui entrò, sentendosi immediatamente come quando aveva 5 anni e i suoi genitori lo lasciavano con i nonni durante le vacanze.
Spinse in pesante portone e fece qualche passo sul pavimento di marmo.
"Nonno!" Urlò e senti l'eco tuonare. Un uomo sull'ottantina gli si parò davanti.
"Non c'è bisogno d'urlare, nipote degenere." Gli diede il bastone che si portava dietro su una gamba e si fece seguire.
Nonostante gli ottant'anni, William Nott era un uomo che ancora amministrava col pugno di ferro. Era odiato da tutti i figli e i nipoti, ma era rimasto il parente più prossimo di Theo.
Lo fece sedere nel suo studio cupo, poi cercò qualcosa tra le molteplici pile di fogli.
"Theodore, dobbiamo parlare di cose importanti e..." Trovò quel che cercava e lo consegno al nipote. Una lettera chiusa senza nulla scritto fuori. "Quando tornerai a casa la leggerai."
Theodore, non aveva mai odiato tanto suo nonno..
 
 
Due ore dopo, simultaneamente Daphne e Theodore si smaterializzarono nel salotto. La mora si avvicinò, sorridendo per quella coincidenza, ma la freddezza dell'uomo la fece desistere dall'abbracciarlo. 
Sorridendogli si voltò per andare a preparare la cena, lasciando Theodore a farsi la doccia.
Ancora una volta, Daphne non aveva fatto pressione per sapere cose frullava nella sua testa.
Quando scese la cena era già pronta e a tavola, mangiarono sentendosi stranamente lontani.
Appena finì di mangiare Daphne si alzò e, portandosi dietro il compagno, iniziò a massaggiargli i muscoli delle spalle e del collo.
"Amore, vuoi un tè, magari?"
Il ragazzo scosse la testa, guardando nel piatto. Come diavolo avrebbe fatto a dirglielo? continuava a ripetersi. Maledizione a suo nonno.
"Sai..." tentò la Greengrass, "Astoria mi ha chiesto di essere la sua damigella. Non manca poi molto al matrimonio. Tre soli mesi."
Esattamente tre mesi e il suo tempo sarebbe scaduto.
"Daph..."
La ragazza nascose il tremore e, cercando di sorridere, lo spronò a continuare.
"Sono andato da mio nonno." Annunciò freddo, poi si voltò verso la ragazza, la prese delicatamente per mano e la fece sedere sul divano. Le si sedette di fronte e cercò le parole.
"Ho parlato con lui e... Mi ha detto una cosa che non..." Scosse la testa quasi come per dimenticarla. "Mi ha detto che a causa dei debiti contratti dai miei genitori e... entro tre mesi dovrò sposare Amanda Bulstrode!" Finì con una risata amara.
"Beh," Tentò un sorriso Daphne, "può anche avertelo detto ma... Lui sa che sei impegnato. No? Non la sposerai." Tentò ancora di sorridere, ma vedendo lo sguardo del ragazzo non potè non fare una smorfia.
"Theo, mi stai prendendo il giro? Hai deciso di sposarla?" Il moro alzò finalmente lo sguardo su di lei e annuì appena.
"No. Theo, no." Incredula si alzò dal divano scuotendo la testa. "Io.. non posso crederci."
Vide il volto del compagno davanti al suo. "Piccola, aspetta. Capiscimi. Io... amo solo te. Non voglio sposare un altra, ma sono costretto!"
"Costretto? Sei... costretto?" Il tono freddo e tagliente fece tremare le gambe all'uomo. "Non mi sembri sotto maledizione Imperius quindi, mio caro, non sei COSTRETTO a fare nulla!" Strinse i denti e incrociò le braccia. "Hai sempre fatto così. Durante la guerra mentre noi cercavamo di metterci al riparo tu seguivi gli ordini di tuo padre. Credevo che questi due anni con me ti avessero fatto crescere. Credevo che fossi diventato un uomo."
Sorrise amara e sfiorò il bordo di un posacenere di cristallo. "Invece mi sbagliavo. Sei lo stesso ragazzo senza spina dorsale che eri prima. Lo stesso che sottostà agli ordini di un vecchio che non ha più nulla da fare se non rovinare la vita ai suoi discendenti." Finì con voce acuta, prese il posacenere e lo scagliò contro il ragazzo che si abbassò prontamente, evitandolo.
"Daphne, non dire così. Lo sai che se non faccio come vuole ci saranno danni seri."
"E non pensi a me. A NOI! Cosa sono contati questi due anni, allora eh? Ci siamo tolti di dosso le accuse di chi ci chiamava 'i figli dei mangiamorte', abbiamo costruito una nuova vita, una casa." Con le braccia fece un gesto ampio per indicare tutta la casa. "Una vita insieme." Lanciò il bicchiere ancora pieno di vino rosso contro la parete, lasciando una macchia simile a sangue.
Voleva distruggere tutto, come lui stava distruggendo lei, loro.
"Amore," lui le si avvicinò tanto velocemente che la mora non fece in tempo a scansarsi, le prese i polsi portandoli al petto. "non amerò mai nessuna che non sia tu. Questo sarà un matrimonio di copertura. Noi potremo continuare a vederci, a stare insieme, a... ad amarci!"
"E fare di me la tua puttana!" Cercando di liberarsi da quella presa Daphne iniziò a tempestare di pugni il petto ampio del compagno, facendolo gemere ad ogni colpo. "Questo vuoi! Tu con la tua bella mogliettina e magari un figlio... e io, la tua sporca puttanella da portare a spasso quando la moglie non c'è. La stupida che puoi sbatterti quando ti fa piacere."
Come bruciato da quelle parole Theo le lasciò i polsi, lei continuò a prenderlo a pugni sul petto, sulle spalle, sulla pancia. 
"Ti prego, Daph. Per questi tre mesi viviamo quello che non potremo vivere più." Sussurrò senza la forza di urlare.
I pugni si fermarono ma in casa mobili, stoviglie, candelabri e soprammobili iniziarono a tremare.
Daphne strinse i pugni lungo i fianchi, ricacciò indietro le lacrime e guardò l'uomo che amava negli occhi. "Per questi tre mesi..." Ripeté incredula. Intorno a lei i bicchieri si spaccavano, le bottiglie di vino si frantumavano colorando il pavimento di rosso scuro e i cuscini del divano di squarciavano da soli.
"Per questi tre mesi... PER QUESTI TRE MESI! Intendi continuare questa... questa farsa per tre mesi e poi salutarci come niente fosse il giorno del TUO matrimonio? Magari vorrai anche farmi conoscere la fortunata sposa! Cazzo, Theo. Credi davvero che si possa continuare per tre mesi?"
Sconvolta da quell'assurdo tentativo del ragazzo capì che le era rimasta una sola cosa da fare. Si voltò e salì le scale, camminando a passo spedito verso la camera da letto. Tre grandi valigie apparvero sul letto matrimoniale e iniziarono a riempirsi con tutte le sue cose. Al piano di sotto, Theo prese la lettera nella tasca interna della giacca e guardò il sigillo di ceralacca rotto. Non aveva aspettato fino a casa. Appena uscito dal cancello della casa del nonno, l'aveva aperta e letta. Aveva sentito le gambe cedergli ed era restato mezz'ora fermo a fissare quelle parole. La gettò via e la lettera finì a terra, per metà sotto il divano. Salì di corsa le scale ma si bloccò vedendo le valigie rimpicciolirsi e Daphne con la sciarpa e la giacca. Prese le valigie, grandi meno di un palmo e le gettò nella borsa, si guardò intorno e tenne lo sguardo fisso sull'uomo.
"Daphne, aspetta. Non andare." Mormorò lui con voce rotta. Lei scosse la testa e gli si avvicinò, gli asciugò una lacrima che era scesa lungo la guancia e lo baciò sulle labbra. "Ti amo, ma non posso vivere così. Ed è colpa tua." Strinse gli occhi asciutti e si smaterializzò. Ancora con una mano tesa verso di lei, Theo si accasciò a terra. Non riusciva a dire nulla perchè sapeva che la colpa era la sua.
 
Al piano inferiore intanto la lettera ancora giaceva a terra e in essa vergate c'erano poche parole che esprimevano cosa sarebbe accaduto.
"Tu sposerai Amanda Bulstrode. Non m'interessa di quella Greengrass che ti porti al fianco. Entro tre mesi sposerai chi dico io o sai quali sono le conseguenze. Sposa Amanda e lei vivrà. O in tal caso, di addio per sempre alla tua cara Daphne. Non mi sono fatto scrupoli a far sparire dalla circolazione l'amante di tuo padre, tua madre era più degna di lei.
William Josef Nott."
   
 
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