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Autore: ECJG    31/08/2006    0 recensioni

Aveva appena compiuto il suo ultimo furto... aveva tra le mani ben poca cosa in confronto alle altre cose presenti in casa. Così inseguito dalla ragazza in gonnella, Sam decise che era il momento di cambiare mossa. Decise che era il momento di diventare The Gentleman.

Vi auguro buona lettura!

Genere: Romantico, Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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THE GENTLEMAN

Capitolo III: La vendetta di 'Jolly'.

Una settimana dopo il caso venne archiviato. Catherine non pronunciò parola sul suo incontro con The Gentleman e Vincent credette sempre a ciò che la ragazza gli diceva.
Sam era con Kirsten. Quest'ultima dimostrava apertamente il suo interesse, ma Sam era sempre più preso da Catherine. L'ultima sera era stata speciale, erano stati, anche se per poco, l'una tra le braccia dell'altro e la sensazione che entrambi provarono fu davvero emozionante. E il modo in cui l'aveva lasciata faceva aumentare, in Catherine, la voglia di rincontrarlo.
Kirsten accorgendosi che Sam era, con la testa, da un'altra parte si seccò e disse: “Allora mi vuoi dire a cosa stai pensando?”.
“Io? A niente...” rispose Sam.
“Non ci credo. Stai forse pensando a Catherine? Sai benissimo che voi due non potrete mai stare insieme. Lei si sta per sposare!” disse Kirsten parandosi di fronte al ragazzo.
“E va bene se proprio vuoi spere a cosa stavo pensando te lo dirò!” disse imbarazzato, “...ecco stavo pensando a dove ti potevo portare questa sera” continuò.
“Mi stai forse chiedendo di uscire?” chiese prendendogli la mano, “Se è così allora puoi portarmi ovunque tu voglia, io voglio solo restarti accanto!” continuò con un'espressione di gioia sul volto.
“Allora ti passo a prendere alle 8:30 va bene?” chiese.
“Certo, sarò prontissima a quell'ora!” disse Kirsten, “Ora però devo andarmi a cambiare, mi hanno assegnato nella polizia stradale, ci vediamo dopo Sam!” continuò dirigendosi verso lo spogliatoio.

Mentre Sam andava a conoscere le nuove direttive, Kirsten, giunta nello spogliatoio, incontrò sua cugina. L'attrito presente era molto forte e le due non si parlarono fino a quando Kirsten non disse: “E' meglio che te ne fai una ragione, Sam è mio! E poi tu hai il tuo bel detective!”.
“A me non importa niente!” rispose Catherine.
“Allora non ti interessa sapere che lui mi ha chiesto di uscire questa sera. Credo che presto mi legherò a lui per molto tempo!” disse Kirsten.
“Davvero? Come fai ad esserne così sicura? Vi siete conosciuti da poco, potrebbe essere solo una cotta passeggera!” disse Catherine.
“Invece no! Sento che tra noi due c'è del feeling. Inoltre ci siamo già dati il primo bacio!” rispose la ragazza dagli occhi verdi.
“Ti sbagli, tu gli hai dato il primo bacio, e poi non credo che lui voglia stare con te!” disse la ragazza dagli occhi azzurri.
“Be... questo lo vedremo! Prima di andare voglio dirti una cosa, io credo di essermi innamorata... si io lo amo e non permetterò che nessuna me lo porti via!” disse Kirsten lasciando la stanza.
“E così lei è innamorata...” pensò Catherine mentre una fitta al cuore le fece pensare di perdere per sempre quel ragazzo sincero e sbadato.

In seguito a questo dialogo Catherine passo la giornata senza rivolgere la parola alla cugina. Non credette mai di dover discutere con lei. Da ragazzine erano molto legate e le persone che le vedevano insieme per strada le confondevano per sorelle. Avevano, allora, molte cose in comune e pare che le cose siano rimaste le stesse, avevano a cuore lo stesso ragazzo e Catherine ormai si preparava a perderlo per sempre. Era senz'altro doloroso, ma i fatti che sarebbero accaduti il giorno dopo resero la loro separazione ancor più dolorosa.

Il mattino dopo giunse una pericolosa notizia alla centrale di polizia: il ladro Jolly è scappato! Erano tutti in all'erta, quel giorno, vista la pericolosità del ladro, i negozi restarono chiusi e molte squadre pattugliavano la città. Non si poteva permettere di lasciare quel ladro in libertà. Cinque anni prima, lui e altri suoi subalterni erano il terrore della città, rubavano con molta leggerezza e chiunque metteva loro i bastoni tra le ruote non esitavano ad ucciderlo. Aveva dalla sua parte la peggiore feccia della città e avvolte capitava che radessero al suolo interi palazzi per puro divertimento. Erano anni terribili, ma un giorno seguendo la pista giusta, Vincent e altri poliziotti, riuscirono a stanare Jolly e la sua banda. Fu un grande passo per la giustizia ma ora, purtroppo, quel essere spietato era di nuovo in circolazione. La polizia perlustrò la città da cima a fondo senza trovare alcuna traccia di Jolly, e non si immaginavano che quest'ultimo fosse talmente vicino a loro da potersi quasi nascondere nella loro ombra. Quel ladro aveva in mente un piano ben preciso. Infatti, aveva trascorso gli ultimi cinque anni ad architettare la sua entrata in scena. Il suo obiettivo era Vincent, la persona che lo rese vulnerabile di fronte ai più pericolosi soggetti della città. Per colpa di quel detective perse credibilità, ma ora Jolly era pronto a riscattare la sua fama di terrore cittadino.
“Dannazione! Non doveva accadere” pensò Vincent.
“Ora dove andiamo detective Jones?” chiese il poliziotto che guidava l'auto.
“Torniamo alla centrale” ordinò.
La situazione lo raggelava, anche se non ne era certo, aveva l'impressione che il ladro mirasse al lui. Tornato alla centrale la situazione lo preoccupò ancora di più. La centrale aveva avuto notizia di diversi avvistamenti in tutta la città nello stesso momento. Vincent, naturalmente, credette fosse un equivoco tuttavia nei diversi luoghi della città giunsero le stesse segnalazioni: un uomo dai capelli lunghi e castani, muscoloso, con pantaloni verdi, giacca lunga e nera e occhiali neri.
Erano le caratteristiche che Vincent ricordava perfettamente. Anche il fatto stesso che lui si trovasse in diversi luoghi allo stesso tempo non tradiva la sua astuzia nel confondere. Nessuno avrebbe saputo, con questo sistema, la sua posizione e così avrebbe potuto agire indisturbato.
Inquietudine e angoscia furono le sensazioni che Vincent provò nel ricordare la promessa di Jolly: “Giuro che quando riuscirò a fuggire, ti cercherò e ti ucciderò!”. Quelle parole risuonavano nella sua mente e, nonostante la sua sicurezza e la sua forza, aveva il timore che ciò che allora Jolly giurò presto si sarebbe avverato.
Si diresse, contenendo le sue emozioni, verso l'ufficio del Tenente Rice. Lì avrebbe conosciuto il da farsi e inoltre avrebbe saputo di dover collaborare con Catherine e Sam. I tre, secondo il Tenente, sarebbero dovuti andare al rifugio di montagna, luogo in cui, cinque anni fa, Jolly venne catturato. Tuttavia Vincent si rifiutò categoricamente, non per paura di incontrare Jolly, ma per paura che Catherine, in un eventuale scontro armato, rimanesse ferita.
“Detective Vincent, lei si rifiuta?” chiese il Tenente.
“Con tutto il dovuto rispetto, io credo che lei faccia un grosso errore nell'esporre sua figlia in un simile pericolo!” contestò il detective.
“Secondo la sua tesi allora io sbaglio tutto, dovrei forse tenere i miei subalterni qui in centrale al sicuro, lontani da qualsiasi pericolo? Anche loro sono persone, non solo Catherine!” rispose il Tenente.
“Ma lei è sua figlia!” disse Vincent.
“Qui stiamo parlando di lavoro! Non posso proteggerla, farei un grande torto a gli altri poliziotti, inoltre quando lei ha accettato di entrare nel corpo di polizia sapeva bene a cosa andava incontro. Quindi, io la invito a non discutere con me, altrimenti io la solleverò dall'incarico!” disse il Tenente con la massima autorità.
“Come desidera Tenente. Ora mi scusi, ma devo preparami!” disse allontanandosi indignato.

La tensione si poteva sentire a fior di pelle e le ore trascorsero in fretta nonostante tutti in centrale guardassero in continuazione l'orologio. Il silenzio della città era assordante, solo le auto della polizia, che pattugliavano le zone cittadine, spezzavano quel sottile e impercettibile rumore che spaventava ogni persona chiusa nella propria dimora. Era come se si stessero preparando a qualcosa di terribile. Più volte avevano sentito di delinquenti che fuggivano, ma questa volta era diverso. Il solo pensiero che Jolly, famoso per le sue malefatte, fosse in libertà metteva in stato di estrema insicurezza chiunque, e Vincent era uno di quelli. Il pensiero di avere al fianco Catherine, in quei momenti, lo faceva sentire ancor più terrorizzato. Aveva la sensazione che lei corresse dei pericoli standogli accanto, eppure, in un certo senso, lo rassicurava. Sapeva che in ogni caso l'avrebbe avuta con sé e che l'avrebbe protetta come solo un uomo che ama la sua donna sa fare.
I tre, Sam, Catherine e Vincent, erano vicini al luogo predisposto. In macchina c'era lo stesso silenzio presente in città. La ragazza dagli occhi blu, era seduta sul sedile posteriore e con molto imbarazzo guardava il retrovisore per cercare di incontrare lo sguardo di Sam, ma si destava immediatamente ricordando che innanzi a lei era presente non solo il suo fidanzato ma anche il suo lavoro.
Giunti nel posto, l'atmosfera sembrava cupa. I tre perlustrarono la zona senza trovare alcuna traccia di Jolly, tuttavia sul tavolo, dentro la capanna, c'era un biglietto con su scritto: “Ti aspetto sul tetto del Silver Flower Hotel per un duello alle 22:00, da solo. Il ladro Jolly”.
Il messaggio era chiaro e conciso. Il destinatario altro non poteva essere che Vincent. Aveva già ricevuto da altri ladri lo stesso messaggio, e ogni volta riuscì a cavarsela egregiamente con l'aiuto di una ventina di uomini o più. Questa volta era come se fosse l'unico ad essere stato chiamato in causa, inoltre sapeva che questa era una faccenda che doveva risolvere da solo, nonostante ciò andasse contro la sua professionalità.
“Cosa hai intenzione di fare?” chiese Catherine.
“Io andrò all'appuntamento!” rispose Vincent.
“Cosa? Sai benissimo quanto quel Jolly sia pericoloso!” protestò Catherine.
“Non posso fare altrimenti! Ammetto che l'idea di battermi, rischiando la pelle, mi turba, ma devo comportarmi da uomo. Io andrò!” disse Vincent.
“E' solo per orgoglio maschile che lo fai? Se è cosi allora lascia che esprima il mio stupore nel vederti comportare come uno stupido moccioso!” disse Catherine.
Con un buffo sorriso sulle labbra Vincenti si avvicinò a Catherine e disse: “Sono davvero contento che tu ti stia preoccupando per me... ma non temere me la caverò!”.
“Ne sono sicura visto che vorrò con te!” disse la ragazza.
“No tu resterai alla centrale! Non voglio nessuno con me.... potrei distrarmi!” disse Vincent lasciando la capanna.
Tornati alla centrale, i tre non pronunciarono parola con nessuno su ciò che riuscirono a sapere ed erano consapevoli che stavano compiendo qualcosa di poco ortodosso. L'ora stava per arrivare erano le 20:30 e Catherine stava tenendo d'occhio Vincent affinché quest'ultimo non compiesse sciocchezze. Sam, invece, notando l'estrema e naturale preoccupazione di Catherine, si rese conto che ormai tra i due si era creato un forte legame e che probabilmente non avrebbe avuto più alcuna possibilità di poter stare con la sua amata poliziotta.

Giunsero le dieci di sera e Vincent, non accorgendosi di essere seguito da Sam, si accingeva a prendere l'ascensore. L'edificio con più di 40 piani era uno dei più importanti della città, aveva avuto come ospiti importanti personaggi del mondo dello spettacolo e del mondo della politica. Inoltre aveva come direttore il signor Gabriel De Champ noto imprenditore proprietario di numerosi Hotel. Egli aveva fatto in modo che ogni sua proprietà fosse rinomata grazie alla loro classe ed eleganza. A questo scopo De Champ fece installare ascensori confortevoli e che avessero la vista più bella della città. Il panorama che vedeva Vincent era splendido. Le luci della città rendevano omaggio alle tante stelle presenti nella volta celeste. Bianche, rosse, blu, gialle... ogni colore si mescolava, quella sera, come a formare la tavolozza del pittore più bravo in assoluto, e l'oscurità della notte dava quel tocco di magia al tutto, trasformando i sentimenti di Vincent in una vera e propria opera teatrale. Con estremo coraggio si diresse ad aprire la porta della terrazza. Il vento carezzava i suoi capelli biondi e il suo solito impermeabile si muoveva sinuoso simile ad una bandiera. Camminò verso la ringhiera d'acciaio e poi si voltò cercando il suo avversario. Ad un tratto lo vide, minaccioso, con l'aria invincibile mentre con la mano destra stringeva la sua pistola.
“Ben trovato Detective Vincent! Non so lei, ma io attendevo questo momento da ben cinque anni!” disse Jolly.
“Basta con le chiacchiere sono venuto per battermi!” disse Vincent.
“Hai fretta di morire? D'accordo come desideri!” disse. In quel momento l'attenzione di Jolly si rivolse alle scale d'emergenza da dove sentì un rumore. “Hm...? Sei un codardo. Ti sei portato i rinforzi!” continuò Jolly gridando.
“Cosa?” disse Vincent confuso. In quel momento la porta si apri ed uscì Sam. “Riley ma cosa ci fai qui? Avevo detto che non volevo nessuno!” continuò Vincent.
“Sono stato costretto a venire!” disse Sam mentre dietro di lui spuntò la splendida figura di Catherine.
“Vincent!” gridò la ragazza, “Come hai potuto compiere una mossa così azzardata?” continuò.
“Dannato Sam, come hai potuto permettere che Catherine corresse un simile pericolo!?” gridò Vincent.
“Cosa? Un simile pericolo? Ma di cosa state parlando?” chiese Sam, anche lui urlando.
“Come fai a chiedermi una cosa così stupida? Io sto per battermi contro il terrore cittadino e tu che fai porti qui Catherine?” urlò Vincent.
“E tu chiami quel mentecatto terrore cittadino? Pensavo che con l'entrata in scena di The Gentleman i delinquenti della città sarebbero stati ridimensionati a stupidi monelli, e invece ora vengo a scoprire che questo Jolly era sempre stato temuto? Adesso capisco perché sino ad ora erano tutto così turbati!” disse Sam polemizzando.
“Che cosa? Stai forse insinuando che noi non siamo altri che dei pivelli? Stai attento a come parli!” disse Vincent.
“Adesso basta!” gridò Jolly sparando un colpo in aria, “Vi state forse prendendo gioco di me?” continuò.
“Dannazione!” pensò Vincent, “Sono pronto. Battiamoci!” gridò.
“Preparatevi a morire. Una volta che avrò finito con questo sempliciotto ucciderò anche voi due!” disse Jolly puntando il dito contro Sam e Catherine.
“Coraggio Vincent, togli di mezzo questo sciocco essere!” disse Sam.
“Stolto. Come fa a sottovalutare Jolly?” pensò, “Riley, porta in salvo Catherine!” disse il detective.
“Io non vado da nessuna parte!” disse Catherine. In quel momento Jolly sparo e colpì il pavimento cercando di attirare l'attenzione su di sé. Questa volta Vincent non provava assolutamente niente, era come se Jolly si fosse degradato ai suoi occhi, inoltre quell'aria di invincibilità che aveva, la perse non appena Sam e Catherine arrivarono.
“Sei impaziente, ma adesso cominciamo il duello!” disse Vincent preparandosi.
I due erano divisi da circa trenta venti di distanza. Entrambi avevano le loro armi nella custodia e il primo che avrebbe colpito a morte l'avversario, ovviamente, avrebbe vinto. I patti erano chiari, ma come ogni fuorilegge che si rispetti, Jolly aveva il suo asso nella manica.
Lo scontro iniziò. Entrambi sembravano alla pari, ma Jolly, nonostante le sue tattiche di gioco, aveva il timore che Sam e Catherine facessero mosse azzardate. Tuttavia, aveva la sensazione che egli sarebbe stato il vincitore.
Il rumore dei colpi era assordito dal silenziatore che era stato accordato precedentemente per non attirare l'attenzione. E le pallottole di Vincent stavano per finire. Aveva in tasca solo sette colpi.
“Questa non ci voleva, e desso come faccio?” pensò il detective, “Devo centrarlo!”.
Il colpo da lui sparato centro il ladro in piena gamba. Urla, lamenti si levarono dal tetto del palazzo, Jolly era stramazzato a terra impregnato del suo sangue.
“L'ha preso!” disse Catherine.
Vincent era sollevato, se non l'avesse preso sarebbe sicuramente stato ucciso. Il detective di alzò e dalla tasca del suo impermeabile prese le manette. Il colpo inferto al ladro fu senz'altro determinante, ma non mortale e proprio per questo Vincent non si sarebbe lasciato perso l'occasione di imprigionare, ancora una volta l'uomo che ha portato in poche ore il panico in città.
L'uomo si avvicinava sempre più al malvivente, i suoi capelli e il suo impermeabile erano mossi dal vento, vento che Catherine reputava vittorioso, ma che Sam giudicava infido e sinistro. Proprio mentre questo vento scuoteva loro i capelli, Jolly sparò un colpo diretto al petto del detective.
Catherine rimase impietrita, mentre Sam correva a dare soccorso a Vincent, quest'ultimo era accasciato a terra in una possa di sangue, il suo volto era pallido e dalla bocca iniziò ad uscire del sangue. La fine del detective risultava ormai giunta, ma Sam urlò, tenendo tra le braccia l'amico: “Catherine chiama qualcuno!”.
La ragazza si desto e dal suo volto iniziarono ad uscire le lacrime. Il suo animo era turbato da un misto di rabbia, dolore, terrore, ma tenendo coraggiosamente calmi i suoi nervi scese le scale e corse sino a trovare un telefono dal quale chiamò sia l'ambulanza che le autorità.
Catherine si comportò con molta professionalità, nonostante il dolore che le lacerava il cuore, e con quell'amarezza si avvicinò a Vincent, il quale con uno sforzo estremo disse: “Cre-credevo di avercela fatta.... invece... come ho potuto....”.
Le lacrime per paura di morire uscirono dagli occhi quasi spenti del detective, e proprio mentre Catherine cercava di dargli conforto, Jolly prese di nuovo la pistola e la punto sulla ragazza. Notando il ladro Sam prese la sua pistola e sparò a Jolly in pieno petto uccidendolo all'istante. Quello era per lui il primo omicidio, ma non gli importo, sarebbe stato disposto a tutto pur di proteggere la vita di Catherine, inoltre la rabbia per la situazione in cui Vincent si trovava gli aveva dato il coraggio di premere il grilletto.
I tre restarono accanto a Vincent sino a quando non giunse l'ambulanza. Il suono delle sirene avvertì dell'arrivo delle autorità e mentre Vincent aspettava di essere trasportato, il respiro gli venne a mancare ed i suoi occhi si chiusero mentre il suono della voce di Catherine lo esortava a non lasciarsi andare.
Un bianco splendente prese possesso della sua mente, ed immagini della sua vita volteggiano in un vortice, mentre sullo sfondo il viso di Catherine si affievoliva.
La vendetta di Jolly era stata compiuta.

La morte di Vincent scosse gli animi di tutti nella centrale. Tutti capirono quanto in realtà fossero indifesi, e dopo una settimana dall'avvenimento, Catherine si presentò al lavoro.
Aveva un'espressione nostalgica e triste, anche se non lo ama come lui voleva, Vincent rappresentava un ottimo amico, e non avere più la sua presenza attorno la rattristava ancor di più. Inoltre Sam non si era fatto più vivo da allora. Secondo quanto le avevano riferito, il ragazzo si era dimesso da lavoro, e neanche Kirsten aveva sue notizie.
Le giornate passarono e Sam era come svanito. I giornali non parlavano più del ladro gentiluomo. La scomparsa dei due rattristò ancor più Catherine la quale era sul punto di non uscire più di casa. Kirsten, invece, non si fece abbattere dalla malinconia. “La vita continua!” sosteneva, ma in fondo la mancanza di Sam le attanagliava il cuore sempre più. Un turbinio di emozioni avvolgeva le due cugine sempre più, unite dal medesimo sentimento d'affetto e malinconia.
Jolly aveva portato non solo morte e dolore, ma anche crimini e misfatti. La città infatti era molto più vulnerabile dalla sua fuga, e le forze dell'ordine faticavano a tenere a freno i malviventi sempre più audaci e molesti.
Addison City si spegneva ogni giorno che passava. L'ordine era scomparso e non c'era più nessuno che la potesse difendere, oppure che scoprisse i loschi altarini celati dagli apparenti signori d'alta società, protetti dai loro luridi soldi... Addison City era ritornata quella che era, prima della comparsa di The Gentleman.

  
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