Capitolo
1
Mi
fai un favore?
Gli incontri avvengono
quando arriviamo a un limite,
quando abbiamo bisogno di morire e
rinascere emotivamente.
— Undici Minuti, Paulo Coelho —
Odiavo la
mattina. Non la mattina in se per se, ma
quei dieci minuti che precedevano la campanella della prima ora. Senza
contare
che stare al freddo e al gelo fuori da un cancello che dava accesso
all'inferno
non era esattamente la prospettiva più allettante. Tra
l'altro andare a letto
alle due del mattino, dopo aver speso tutta la serata a chiacchierare
su
Facebook con la propria migliore amica, non aiutava di certo
-Oh, mi passi il libro di filosofia?- Mi voltai giusto in tempo per
veder
arrivare un libro enorme nella direzione del mio viso. Quando mi vedevo
già
svenuta perterra con l'impronta di un gigantesco libro scolastico
dipinta sulla
faccia, qualcuno mi afferrò per un braccio togliendomi da
quella direzione
-Ehi ragazzina, che fai dormi?- A parlare era stato Marco Rocchetti,
uno dei
miei due migliori amici. Sbuffai infastidita da quel nomignolo che mi
aveva
affibiato. Il primo giorno del mio primo anno al liceo mi ero
presentata a
scuola con due trecce alla Pippi Calze Lunghe e da allora Marco mi
aveva
soprannominato "ragazzina", il che era
diventato parecchio
imbarazzante visto che ora eravamo al quarto anno
-Ila! Finalmente sei arrivata- Guardai confusa la mia migliore amica,
Arianna
Valenti. Arianna aveva un'incomprensibilissima allegria la mattina. Non
sapevo
come faceva ma la invidiavo. Io sembravo un zombie appena uscito dal
cast di
The Walking Dead, mentre lei sembrava un interprete di uno spot del
Mulino Bianco,
in cui si vede la famigliola felice intenta a fare colazione prima di
dirigersi
a scuola o a lavoro con il sorriso sulle labbra
-Che c'è? Come mai sei così allegra?- Le chiesi
sbadigliando. La
scuola era iniziata solo da due mesi e mezzo ed io stavo già
facendo il conto
alla rovescia per le vacanze di Natale. Per la precisione mancavano
diciassette
giorni, quattrocentotto ore, millequattrocentoquaranta minuti e
ottantaseimilaquattrocento secondi. Non era poi così tanto,
in fondo
-Lui viene, capisci?- Ok, cominciavo a preoccuparmi. Questa non era
allegria, questo
era essere fuori di testa
-No, non capisco. Ma lui chi?- Lei sbuffò togliendosi la
cartella dalle spalle
e sedendosi sul muretto accanto alla scuola
-Ma come chi? Il ragazzo che ho conosciuto in vacanza. Mi ha detto che
verrà
per le vacanze, di conseguenza mi accompagnerà alla festa di
Natale- Sorrisi
annuendo. La verità è che di quella dannatissima
festa ne avevo fin sopra i
capelli. Ogni anno la nostra scuola organizzava la festa di Natale la
sera
della vigilia e puntualmente io mi presentavo sempre da sola e passavo
la
serata a sbavare come una lumaca dietro a Leonardo Pastucci, mio amore
impossibile da ben quattro anni. Dico impossibile perchè lui
era il classico
belloccio che capita in ogni scuola, mentre io ero la classica
ragazzina
anonima e idiota. L'unica a sapere della mia assurda e inutile cotta
era
chiaramente Arianna. A dire la verità Arianna era l'unica a
sapere ogni mio
piccolo e assurdo segreto, a partire dalla mia voglia color
caffè che avevo sotto la
tetta destra e a finire dal mio primo bacio dato a suo cugino (cesso)
di
secondo grado, quando avevo compiuto quattordici anni. Avevo bevuto un
bicchiere di spumante che mi aveva dato alla testa, come mi succede con
qualsiasi alcolico. Avevo cominciato a ridere e delirare come una
povera
demente e quando mi sono trovata davanti suo cugino Bruno, l'ho baciato
e lui
ha ricambiato. Quando sono tornata lucida c'è mancato poco
che vomitassi
-Torno subito, vado a salutare Alessio- Ci disse Marco allontanandosi.
Alessio
era un amico di Marco, sfigato nell'amore ma fortunato nell'ambito
scolastico. Per questo
capitava che Marco ogni tanto ne approfittasse per copiare.
Più che ogni tanto.
Mentre Arianna continuava a parlare di quel tizio, la mia
attenzione era
concentrata da qualcun altro. Leonardo se ne stava seduto poco
più in la e stava scherzando insieme ai suoi amici
-Che palle! Abbiamo le prime due ore di matematica, oggi- Disse Arianna
cambiando discorso
-Già...- Risposi continuando a guardare Leonardo
-Che guardi?- Mi chiese lei voltandosi nella mia stessa direzione
-Niente- Mi affrettai a rispondere, lisciandomi una ciocca di capelli
-Niente, eh? Ed è un niente che inizia per Leo e finisce per
Nardo?-Arrossìì di
colpo
-No, ti ho già detto che non...-
-Che non ti importa più niente, lo so. Ormai sono quattro
anni che non fai altro
che dire così- Sbuffai
-Parliamo di qualcos'altro? Non mi va che Marco ci senta- Risposi
appoggiando
la testa sulla sua spalla
-Ok, continuo a raccontarti di ciò che mi ha detto Fabrizio-
La guardai confusa
-Chi?- Lei sbuffò, lanciandomi un'occhiataccia
-Ma mi ascolti quando parlo? Fabrizio è il ragazzo che ho
conosciuto in
vacanza- Disse lagnandosi. C'erano così tanti ragazzi che
piacevano ad Arianna
che ormai avevo perso il conto e chiaramente non ne ricordavo nemmeno
più i
nomi
-Ah sì, giusto- Dissi sorridendole mortificata
-Comunque ti stavo dicendo che...-
-Di un po', la tieni mai la bocca chiusa?- Sorrisi, consapevole delle
grida che
presto si sarebbero propagate per tutto il quartiere. Marco era tornato
accanto
a noi. Lui e Arianna erano peggio di un gatto e di un topo. Passavano
le
giornate a punzecchiarsi
-E tu invece ci riesci a non fare lo stronzo per cinque minuti?-
Scoppiai a
ridere, sistemandomi meglio lo zaino
-Di un po', ti sei svegliato con la luna storta?- Chiesi a Marco. Lui
si voltò
verso di me e si aprì in un sorriso
-Quando vedo voi, madame, il pessimo umore scompare- Mi rispose
avvicinandosi e
depositando un bacio sulla mia mano
-Risparmia queste belle parole per la Torri- Dissi. La torri era la
professoressa più temuta in tutta la scuola.
Insegnava latino, o per meglio
dire, urlava e basta. Era una vecchia zitella acida, senza uno straccio
di
persona che le volesse bene, per questo scaricava la sua frustrazione
su di
noi, in particolare su Marco. Diceva che lui le ricordava un suo ex.
Giancarlo,
il bidello, ci aveva raccontato che l'uomo che le ricordava Marco,
l'aveva
mollata sull'altare per fuggire insieme a sua sorella.
Perciò Marco faceva
prima a mettere in conto il debito a latino per la fine di ogni anno
scolastico
-Ilaria? Pianeta terra chiama Ilaria?- Mi ripresi dai miei pensieri,
quando
vidi la mano di Marco a tre centimetri dal mio viso
-Che c'è?- Chiesi irritata
-Oh stai calmina, è suonata la campanella- Mi rispose lui
iniziando a
camminare. Io gli sorrisi, dopodiché lo raggiunsi e lo presi
per mano, e
insieme ci diriggemmo verso l'inferno.
Erano
già passati dieci minuti da quando era suonata
la campanella. Io mi ero praticamente sdraiata sul banco. Volevo
cercare di
dormire cinque minuti in più, ma proprio mentre ero a
metà tra la veglia e il
sonno il professore di matematica entrò, sbattendo il
registro e gli enormi
volumi di matematica sulla cattedra. Saltai sulla sedia, cercando di
sistemarmi
i capelli. Dopodiché tirai fuori dalla cartella il quaderno
e il libro sulle
disequazioni.
Sistemai la penna all'estremità destra del banco,
dopodiché tirai fuori anche
una matita e una gomma da cancellare, che finirono automaticamente a
far
compagnia alla mia adorata penna. Tutto questo accadeva sotto lo
sguardo
perplesso di Arianna
-Che c'è?- Le chiesi vedendo che era più
interessata a ciò che facevo io che al
suo cellulare che continuava a ricevere messaggi
-Hai finito? Sembri una psicopatica. Tutti i giorni perdi almeno venti
minuti a
tirare fuori e a sistemare quegli inutili oggetti- Sbuffai alzando gli
occhi al
cielo
-E tu tutti i giorni perdi almeno un quarto d'ora a farmelo presente.
Sono
semplicemente una persona ordinata- Risposi sorridendo
-No tesoro, sei una pazza, maniaca dell'ordine- Disse lei iniziando a
scarabbocchiare sul suo foglio a righe. Sorrisi scuotendo la testa,
dopodiché
presi a scarabbocchiare anche io sul foglio che avevo davanti. Proprio
in quel
momento però, la voce del professore mi fece rialzare lo
sguardo
-Forlani- Alzai la mano per confermare che ero presente,
dopodiché il professor
Rossetti continuò con l'appello. In quel momento bussarono
alla porta
della nostra classe e dopo che il professore rispose con un annoiato
"avanti", la porta si spalancò,
mostrando Leonardo
in tutta la sua bellezza. Sgranai gli occhi quando puntò il
suo
sguardo su di
me. Così abbassai il mio sul libro
-Che c'è?- Mi sussurrò Arianna per non farsi
sentire dal professore.
Evidentemente non si era accorta di chi era entrato in classe. Sospirai
per
darmi una calmata
-Se alzi lo sguardo dal tuo adorato cellulare, capirai la mia reazione-
Le
sussurrai. Lei sbuffò alzando lo sguardo e quasi le venne un
infarto
-Ma che ci fa qui?- Mi chiese. Cercai di abbassarmi il più
possibile, in modo
da non essere più nella visuale di Leonardo
-E io come faccio a saperlo? Ma perchè tutte a me?- Il
professore si alzò in
piedi e scrisse una serie di numeri che dovevano rappresentare una
disequazione
sulla lavagna. Se c'era una materia dove io ero una capra era proprio
la
matematica
-Ragazzi, devo assentarmi un secondo. La professoressa Torri mi ha
mandato a
chiamare. Voi intanto risolvete questa semplice disequazione- Semplice
un
cazzo! Ops, perfortuna che non l'avevo detto ad alta voce. Il professor
Rossetti uscì dalla classe e in un attimo si creò
il panico. C'era gente che
faceva avanti e indietro da un banco all'altro per copiare l'esercizio.
Io e
Arianna ci voltammo verso Marco e Alessio, seduti dietro di noi
-Ma cazzo! E' possibile che la Torri non si ammala mai? Che ne so, una
dissenteria, una colica, un mal di testa perforante? No, lei
è sempre quì.
Secondo me ci dorme anche in questo cesso di scuola- Sorrisi scuotendo
la
testa, mentre Arianna copiava dal quaderno di Alessio
-E poi chi ha mandato per chiamare il professore? Il suo alunno
preferito, il
suo pupillo. Leonardo Pastucci. Se c'è una persona che
detesto più di lei è
proprio quel coatto- Abbassai lo sguardo sul mio quaderno imbarazzata.
Marco
detestava Leonardo. Per questo non era a conoscenza di ciò
che io provavo
-Dai, ripassa latino. Te la scrivo io la disequazione- Dissi cercando
di
sdrammatizzare
-Grazie, ti adoro- Mi rispose lui, dopodiché
seguì il mio consiglio e aprì il
libro di latino cominciando a ripassare.
Le due ore di
matematica passarono lentamente.
Sembrava che si fosse fermato il tempo. Senza contare che quell'idiota
del
professore ci fece risolvere una decina di disequazioni "tanto
per tenerci in
allenamento". Parole sue.
Perfortuna le due ore successive io e Arianna le passammo a giocare con
il
cellulare di Marco, mentre lui aveva ripassato tutto il programma di
latino
dell'anno precedente e quel poco che avevamo svolto durante quell'anno.
Era a
dir poco terrorizzato da ciò che la Torri avrebbe potuto
fargli. Io invece
continuavo a guardare l'ora, aspettando con impazienza la ricreazione,
durante il
quale, finalmente, avrei rivisto...
-Leonardo- Sgranai gli occhi, voltandomi immediatamente verso la parte
da cui
si era propagato quel nome. Sospirai di sollievo, quando vidi che a
pronunciarlo erano state tre mie compagne di classe, che stavano
giocando a
Nomi, Cosa, Città e Animali.
-Che c'è, ragazzina?- Mi chiese Marco, vedendomi agitata.
-Niente- Mi affrettai a rispondere, estraendo dalla tasca il mio
BlackBerry per
controllare l'ora. Notai che c'era un messaggio di Alessandro.
Quell'idiota di
mio fratello. Se c'era un modo per rompermi le scatole, lui doveva
coglierlo al
volo. Quel giorno c'era lo sciopero degli autobus, quindi sarebbe
dovuto
passare a prendermi lui a scuola, dopo l'università. Nel
messaggio però, mi
diceva che era stato trattenuto e quindi sarebbe passato a prendermi il
suo
amico Lorenzo, soprannominato da me Mr. Ego. Come si capisce dal
soprannome era
un egocentrico di prima categoria. Era convintissimo di se stesso e
credeva che
tutte le ragazze le cadessero ai piedi solo perchè era un
bel ragazzo. Un gran
bel ragazzo. Sbuffai per quella cattiva notizia. Avrei dovuto farmi il
viaggio
fino a casa insieme a lui. Già non vedevo l'ora che quella
giornata fosse finita.
Non lo sopportavo proprio.
Quando inviai la risposta al suo messaggio,la campanella
suonò annunciando
l'inizio della ricreazione. Scattai in piedi e mi diressi nervosamente
verso il
cortile della scuola, insieme ad Arianna.
-Mi accompagni
alle macchinette? Voglio un Twix?- Mi
chiese la mia migliore amica, dirigendosi in fretta verso le scale.
Sbuffando la seguìì, ma
non appena varcai la porta per uscire dal piano in cui ci trovavamo,
finìì
contro qualcuno
-Merda- Dissi non appena mi resi conto di chi si trattava
-Che te sei fatta male?- Mi chiese
Leonardo. Io mi limitai a
scuotere la testa nervosamente
-Ilaria! Andiamo!- Gridò Arianna mentre scendeva le scale.
Io però non riuscivo
a distogliere lo sguardo dall'oggetto dei miei desideri. Se ne stava
lì e mi
sorrideva
-Credo che stia chiamando te. Non ricordo che il mio nome sia Ilaria-
Scherzò
lui, continuando a sorridere. Io diventai fuxia. Sembravo un
personaggio dei
cartoni animati che cambia colore ogni due secondi.
Annuìì, interrompendo il
contatto visivo con lui. Dopodiché raggiunsi Arianna, che si
era già dileguata.
Perfortuna
il
resto della giornata passò abbastanza in fretta, l'unico
problema era dover
tornare a casa con quell'egocentrico. Ma perchè tutte a me?
-Ila, ci vediamo domani- Mi salutò Arianna dandomi un bacio
sulla guancia.
Annuìì ricambiando, dopodiché si
affrettò a salire in macchina di suo padre
-Se vuoi ti accompagno io, o meglio, mia madre- Mi chiese Marco prima
di uscire
dal cancello. Le sorrisi intenerita
-Marco ti ringrazio, ma tanto mio fratello ha chiesto ad un suo amico
di
passare a prendermi. Sempre che si degni di arrivare- Risposi cambiando
tono di
voce. Il solo nominarlo mi provocava un attacco isterico. Senza contare
che
ancora non si era fatto vivo
-Un amico di tuo fratello? E chi è? Non è che
è il ragazzo che ti passa per la
testa per tutto il giorno?- Mi chiese lui stranamente serio. Scoppiai
in una
risatina nervosa
-Ma figurati! Ha ventiquattro anni - Risposi imbarazzatissima. Ma che
diavolo
mi succedeva?
-E allora? Tu ne hai diciassette, mica tre- Bhè anche quello
era vero e... Ma che
cavolo mi mettevo a pensare!
-N-No, ma f-figurati se mi piace è un...- D'un tratto vidi
Marco guardare al dì
là della mie spalle, così mi voltai anche io e mi
ritrovai faccia a faccia con
Mr. Ego
-Ho solo poco tempo, dopodiché devo andarmene
perchè ho da fare- Mi disse senza
nemmeno guardarmi. Ok, dovevo respirare. Respirare e non prenderlo a
pugni.
Anche se la seconda ipotesi mi allettava di più
-Ila, allora ci sentiamo dopo- Mi disse Marco avvicinandosi per
salutarmi con
un bacio sulla guancia. Annuìì senza staccare gli
occhi da Mr. Ego. Una volta
che Marco se ne fu andato, incrociai le braccia al petto iniziando a
ticchettare con il piede per terra, mentre Lorenzo continuava a
digitare qualcosa
sul cellulare
-Vogliamo andare si o no?- Mi chiese nuovamente, ancora senza
guardarmi. A quel
punto persi le staffe
-Questo è troppo! Guarda che anche io ho da fare. Senza
contare che sono
rimasta ad aspettarti quì fuori per dieci minuti. E ora fai
l'uomo dai mille
impegni e sembra anche che mi stai facendo un favore a degnarmi della
tua
presenza! Bhe, sai una cosa? Puoi anche andartene, prenderò
un taxi o qualsiasi
altra cosa!- Detto questo mi voltai e mi incamminai dalla parte opposta
a lui
-Dove stai andando? Eddai Ilaria, non fare la ragazzina- Disse lui
seguendomi.
Sbuffai sistemandomi i capelli dietro le orecchie. Gesto che facevo
sempre
quando ero nervosa o imbarazzata. In quel caso ero super incazzata
-Per tua informazione, io SONO una ragazzina- Dissi
-Ma smettila! Fra due mesi compi diciotto anni- Mi
voltai a guardarlo
-Sono sempre più piccola di te- Dissi additandolo
-Capirai, di sei anni- Mi rispose lui riprendendo a scrivere sul suo
I-Phone. Lo odiavo. Lo odiavoooooooooo!
-Forlani! Proprio te cercavo!- Il professor Rossetti mi si
parò davanti,
aggiustandosi gli occhiali
-Cosa vuole?- Gridai, ancora un pochino alterata per poco prima. Quando
mi resi
conto di aver sbagliato tono, gli sorrisi mortificata
-Mi scusi, volevo dire...Mi dica pure- Mi ripresi. Lui si
aprì in un sorriso
-Ho dimenticato di darvi queste fotocopie stamattina. Tieni- Mi disse
estraendo
una fotocopia dalla sua valigetta
-Oh, quando dobbiamo consegnarli?- Chiesi prendendo il foglio dalle sue
mani.
Ci mancavano solo i compiti di matematica
-Giovedì. Magari mettiti d'accordo con qualche tuo compagno
o compagna per
farli. Possibilmente non con Valenti e Rocchetti. Siete tutti e tre in
una
situazione...non proprio perfetta. Buon lavoro- Disse infine.
Dopodiché si
incamminò verso la sua macchina. Sbuffai continuando a
guardare il foglio, come
se il solo fatto bastasse a rendere quei numeri quantomeno comprensibili
-Fa vedere!- Lorenzo, con mio enorme disappunto mi strappò
il foglio dalle mani
-Disequazioni? Niente di più facile- Disse restituendomi il
foglio che mi affrettai
a riporre in cartella
-Per te è facile, visto che sei all'università.
Per me non lo è per niente-
Risposi seguendolo verso la sua Peugeot 206
-Studia- Lo fulminai con lo sguardo, mentre apriva lo sportello della
macchina
-Complimenti Sherlock! Non c'ero arrivata. Grazie a te ho capito
qual'è la
soluzione per avere tutti dieci- Ironizzai salendo in auto -Razza di
scemo,
secondo te non studio? Studio in continuazione, ma questa inutile
materia che
inizia per M e finisce per A si rifiuta di entrarmi in testa- Continuai
allacciandomi
la cintura di sicurezza. Era vero. Avevo problemi con la matematica sin
dalle elementari
-Bhè e allora tu...- Lorenzo fu interrotto da Erica
Rondelli, mia compagnia (stronza) di scuola. Erica era la
persona che più detestavo a questo mondo. Stava sempre
appiccicata a Leonardo e
credeva di essere la sua "ragazza" solo
perchè lui le concedeva
qualche bacio ogni tanto. Per la precisione era una cosa che faceva con
tutte
-Ilaria!- Mi disse con quella sua vocina irritante, attraverso il
finestrino
-Cosa vuoi?- Le chiesi io irritata. Non riuscivo a sopportarla e non
era perchè era cotta di Leonardo. Ok, forse un pochino era
per
quello
-Volevo chiederti se hai un accompagnatore per la festa di Natale.
Quest'anno
le regole sono un po' cambiate e visto che tu tutti gli anni ti
presenti da
sola, mi sono sentita in dovere di avvisarti che quest'anno
sarà vietato
presentarsi senza un accompagnatore- Mi disse soddisfatta. Quanto mi
sarebbe
piaciuto darle un pugno sul quell'orribile naso da Pinocchio che si
ritrovava.
Invece mi limitai a sorriderle falsamente. Dopodiché presi
la mano di Mr. Ego e
feci ciò che mai in vita mia mi sarei sognata di fare
-Bhè...per tua informazione lui è il mio ragazzo.
Perciò per la festa sono apposto-
Le risposi sorridendo. Lei mi lanciò un'occhiata incredula,
tutto questo sotto
gli occhi confusi di Lorenzo
-Ok...allora ciao- Mi disse allontanandosi, liberandomi finalmente da
quel suo
profumo nauseante. Iniziai a sventolare con la mano per fare sparire
anche gli
ultimi residui di quell'odore disgustoso
-Mi vuoi spiegare perfavore?- Guardai Lorenzo, sorridendo imbarazzata.
Merda! E
ora che gli dicevo?
-Senti, questa cosa infastidisce me quanto infastidisce te, ma tu me lo
devi
questo favore- Dissi avvicinandomi a lui implorante
-Ma quale favore?- Possibile che non avesse ancora capito? Ma allora
era
davvero stupido
-Puoi...puoi fingere di essere il mio ragazzo alla festa di Natale?- Le
chiesi
sbattendo le ciglia. Lui mi guardò come se fossi impazzita,
dopodiché si aprì
in una fragorosa e irritante risata
-Ma tu sei pazza! Io dovrei venire ad una festa di liceali? No, non ci
contare-
Mi rispose mettendo in moto la macchina
-Ma scusa, poco fa hai detto che non sono tanto più piccola
di te e che...-
-Quello che ho detto poco fa, l'ho detto semplicemente per convincere
una
cocciuta RAGAZZINA a salire in macchina- Assottigliai gli occhi,
già pronta a
rispondergli per le rime, ma poi capìì che
così non avrei risolto nulla
-Lorenzo ti prego. Fallo....se non vuoi farlo per me, fallo per mio
fratello-
Lui mi guardò perplesso
-Ma se tuo fratello ti detesta. Cosa vuoi che gliene importi a lui-
Proprio
mentre stavo per rispondergli, mi tornò in mente una cosa
-Ok, come vuoi. Allora dirò ad Alessandro che sei stato tu a
fregargli Paola Moschetti al liceo- Sorrisi soddisfatta quando vidi la
sua espressione preoccupata
-Cos...? No, tu non lo farai- Mi rispose. Io sorrisi di nuovo
-Oh, lo farò eccome. E gli racconterò anche della
posizione in cui vi ho
trovato quando sono entrata...nella sua camera da letto- Lorenzo
sgranò gli
occhi
-Sei una...- Scossi la testa sempre sorridendo
-No Lore, non dire cose di cui potresti pentirti- Lui in compenso mi
lanciò una
delle sue peggiori occhiate
-Ok, hai vinto. Quando c'è questa maledetta festa?- Mi
chiese stringendo la
presa sul volante. Sorrisi poggiando il braccio sul finestrino
-Il ventiquattro- Risposi
-Cosa? La sera della vigilia? Non se ne parla proprio. Io e tuo
fratello siamo
già d'accordo per andare a...- Si interruppe quando vide
come lo stavo
guardando -E va bene, accidenti! Ma sei in debito con me- Sorrisi,
dopodiché mi
lanciai letteralmente addosso a lui per abbracciarlo
-Grazie grazie grazie grazie- Dissi stringendogli le braccia attorno al
collo
-Ok, ok, ora lasciami però, altrimenti alla festa di Natale
non ci arriviamo ne tu
ne io- Mi rispose sorridendo. Sorrisi a mia volta tornando a sedermi.
Dopodiché
chiusi gli occhi sollevata, immaginando la faccia che avrebbe fatto
Leonardo
nel vedermi insieme a Lorenzo. Non vedevo l'ora del ventiquattro.
________________________________________________________
Salve a tutti!!!!
Volevo ringraziare chiunque abbia letto il capitolo precedente.
Spero che vi sia piaciuto e che continuiate a leggere.
In questo capitolo ho fatto una rapida presentazione di tutti i
personaggi e nel prossimo capitolo
inserirò anche le loro foto.
Ringrazio ancora tutti e in gran parte
saketta
e FedeKiryu
per aver recensito