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Autore: Cleppy_Ds    16/01/2012    5 recensioni
Roma.
Il sogno di ogni ragazza? Ovviamente quello di incontrare l'amore.
Ad eccezione di Ilaria. Lei l'amore l'ha già trovato ed è Leonardo, il Play Boy della scuola che apparentemente sembra non ricambiarla.
Il sogno di Ilaria è quello di riuscire a non uccidere Lorenzo, migliore amico di suo fratello maggiore. Sia lei, sia lui sono dell'opinione di non poter coesistere e cercano di evitarsi il più possibile.
Ma sì sà, il destino è imprevedibile e può cambiare le carte in tavola quando vuole, complice una festa che arriva al momento giusto. Così ad Ilaria non resta che rimboccarsi le maniche e fare i conti con ciò che prova. Soprattutto perchè il suo peggior "nemico" la attrae come nessun altro.
Perchè, come si dice: Il Signore ascolta le preghiere di coloro che chiedono di dimenticare l’odio. Ma è sordo a chi vuole sfuggire all’amore.
Dal prologo: Gli devo molte cose. Gli devo la conoscenza dell'amore. Del primo amore. Gli devo la felicità di alcuni, seppure brevi, attimi della mia vita. Gli devo l'illusione di qualcosa che non c'è mai stato. Gli devo ogni ora, minuto, secondo passato in sua presenza...Gli devo anche il fatto di avermi aiutata a non aver più paura del buio. Ora grazie a lui...ho paura dell'amore...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

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Capitolo 1

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Gli incontri avvengono

quando arriviamo a un limite,

quando abbiamo bisogno di morire e

 rinascere emotivamente.

  — Undici Minuti, Paulo Coelho

 

 

Odiavo la mattina. Non la mattina in se per se, ma quei dieci minuti che precedevano la campanella della prima ora. Senza contare che stare al freddo e al gelo fuori da un cancello che dava accesso all'inferno non era esattamente la prospettiva più allettante. Tra l'altro andare a letto alle due del mattino, dopo aver speso tutta la serata a chiacchierare su Facebook con la propria migliore amica, non aiutava di certo
-Oh, mi passi il libro di filosofia?- Mi voltai giusto in tempo per veder arrivare un libro enorme nella direzione del mio viso. Quando mi vedevo già svenuta perterra con l'impronta di un gigantesco libro scolastico dipinta sulla faccia, qualcuno mi afferrò per un braccio togliendomi da quella direzione
-Ehi ragazzina, che fai dormi?- A parlare era stato Marco Rocchetti, uno dei miei due migliori amici. Sbuffai infastidita da quel nomignolo che mi aveva affibiato. Il primo giorno del mio primo anno al liceo mi ero presentata a scuola con due trecce alla Pippi Calze Lunghe e da allora Marco mi aveva soprannominato "ragazzina", il che era diventato parecchio imbarazzante visto che ora eravamo al quarto anno
-Ila! Finalmente sei arrivata- Guardai confusa la mia migliore amica, Arianna Valenti. Arianna aveva un'incomprensibilissima allegria la mattina. Non sapevo come faceva ma la invidiavo. Io sembravo un zombie appena uscito dal cast di The Walking Dead, mentre lei sembrava un interprete di uno spot del Mulino Bianco, in cui si vede la famigliola felice intenta a fare colazione prima di dirigersi a scuola o a lavoro con il sorriso sulle labbra
-Che c'è? Come mai sei così allegra?- Le chiesi sbadigliando. La scuola era iniziata solo da due mesi e mezzo ed io stavo già facendo il conto alla rovescia per le vacanze di Natale. Per la precisione mancavano diciassette giorni, quattrocentotto ore, millequattrocentoquaranta minuti e ottantaseimilaquattrocento secondi. Non era poi così tanto, in fondo
-Lui viene, capisci?- Ok, cominciavo a preoccuparmi. Questa non era allegria, questo era essere fuori di testa
-No, non capisco. Ma lui chi?- Lei sbuffò togliendosi la cartella dalle spalle e sedendosi sul muretto accanto alla scuola
-Ma come chi? Il ragazzo che ho conosciuto in vacanza. Mi ha detto che verrà per le vacanze, di conseguenza mi accompagnerà alla festa di Natale- Sorrisi annuendo. La verità è che di quella dannatissima festa ne avevo fin sopra i capelli. Ogni anno la nostra scuola organizzava la festa di Natale la sera della vigilia e puntualmente io mi presentavo sempre da sola e passavo la serata a sbavare come una lumaca dietro a Leonardo Pastucci, mio amore impossibile da ben quattro anni. Dico impossibile perchè lui era il classico belloccio che capita in ogni scuola, mentre io ero la classica ragazzina anonima e idiota. L'unica a sapere della mia assurda e inutile cotta era chiaramente Arianna. A dire la verità Arianna era l'unica a sapere ogni mio piccolo e assurdo segreto, a partire dalla mia voglia color caffè che avevo sotto la tetta destra e a finire dal mio primo bacio dato a suo cugino (cesso) di secondo grado, quando avevo compiuto quattordici anni. Avevo bevuto un bicchiere di spumante che mi aveva dato alla testa, come mi succede con qualsiasi alcolico. Avevo cominciato a ridere e delirare come una povera demente e quando mi sono trovata davanti suo cugino Bruno, l'ho baciato e lui ha ricambiato. Quando sono tornata lucida c'è mancato poco che vomitassi
-Torno subito, vado a salutare Alessio- Ci disse Marco allontanandosi. Alessio era un amico di Marco, sfigato nell'amore ma fortunato nell'ambito scolastico. Per questo capitava che Marco ogni tanto ne approfittasse per copiare. Più che ogni tanto.  Mentre Arianna continuava a parlare di quel tizio, la mia attenzione era concentrata da qualcun altro. Leonardo se ne stava seduto poco più in la e stava scherzando insieme ai suoi amici
-Che palle! Abbiamo le prime due ore di matematica, oggi- Disse Arianna cambiando discorso
-Già...- Risposi continuando a guardare Leonardo
-Che guardi?- Mi chiese lei voltandosi nella mia stessa direzione
-Niente- Mi affrettai a rispondere, lisciandomi una ciocca di capelli
-Niente, eh? Ed è un niente che inizia per Leo e finisce per Nardo?-Arrossìì di colpo
-No, ti ho già detto che non...-
-Che non ti importa più niente, lo so. Ormai sono quattro anni che non fai altro che dire così- Sbuffai
-Parliamo di qualcos'altro? Non mi va che Marco ci senta- Risposi appoggiando la testa sulla sua spalla
-Ok, continuo a raccontarti di ciò che mi ha detto Fabrizio- La guardai confusa
-Chi?- Lei sbuffò, lanciandomi un'occhiataccia
-Ma mi ascolti quando parlo? Fabrizio è il ragazzo che ho conosciuto in vacanza- Disse lagnandosi. C'erano così tanti ragazzi che piacevano ad Arianna che ormai avevo perso il conto e chiaramente non ne ricordavo nemmeno più i nomi
-Ah sì, giusto- Dissi sorridendole mortificata
-Comunque ti stavo dicendo che...-
-Di un po', la tieni mai la bocca chiusa?- Sorrisi, consapevole delle grida che presto si sarebbero propagate per tutto il quartiere. Marco era tornato accanto a noi. Lui e Arianna erano peggio di un gatto e di un topo. Passavano le giornate a punzecchiarsi
-E tu invece ci riesci a non fare lo stronzo per cinque minuti?- Scoppiai a ridere, sistemandomi meglio lo zaino
-Di un po', ti sei svegliato con la luna storta?- Chiesi a Marco. Lui si voltò verso di me e si aprì in un sorriso
-Quando vedo voi, madame, il pessimo umore scompare- Mi rispose avvicinandosi e depositando un bacio sulla mia mano
-Risparmia queste belle parole per la Torri- Dissi. La torri era la professoressa più temuta in tutta la scuola. Insegnava latino, o per meglio dire, urlava e basta. Era una vecchia zitella acida, senza uno straccio di persona che le volesse bene, per questo scaricava la sua frustrazione su di noi, in particolare su Marco. Diceva che lui le ricordava un suo ex. Giancarlo, il bidello, ci aveva raccontato che l'uomo che le ricordava Marco, l'aveva mollata sull'altare per fuggire insieme a sua sorella. Perciò Marco faceva prima a mettere in conto il debito a latino per la fine di ogni anno scolastico
-Ilaria? Pianeta terra chiama Ilaria?- Mi ripresi dai miei pensieri, quando vidi la mano di Marco a tre centimetri dal mio viso
-Che c'è?- Chiesi irritata
-Oh stai calmina, è suonata la campanella- Mi rispose lui iniziando a camminare. Io gli sorrisi, dopodiché lo raggiunsi e lo presi per mano, e insieme ci diriggemmo verso l'inferno.

 

Erano già passati dieci minuti da quando era suonata la campanella. Io mi ero praticamente sdraiata sul banco. Volevo cercare di dormire cinque minuti in più, ma proprio mentre ero a metà tra la veglia e il sonno il professore di matematica entrò, sbattendo il registro e gli enormi volumi di matematica sulla cattedra. Saltai sulla sedia, cercando di sistemarmi i capelli. Dopodiché tirai fuori dalla cartella il quaderno e il libro sulle disequazioni.
Sistemai la penna all'estremità destra del banco, dopodiché tirai fuori anche una matita e una gomma da cancellare, che finirono automaticamente a far compagnia alla mia adorata penna. Tutto questo accadeva sotto lo sguardo perplesso di Arianna
-Che c'è?- Le chiesi vedendo che era più interessata a ciò che facevo io che al suo cellulare che continuava a ricevere messaggi
-Hai finito? Sembri una psicopatica. Tutti i giorni perdi almeno venti minuti a tirare fuori e a sistemare quegli inutili oggetti- Sbuffai alzando gli occhi al cielo
-E tu tutti i giorni perdi almeno un quarto d'ora a farmelo presente. Sono semplicemente una persona ordinata- Risposi sorridendo
-No tesoro, sei una pazza, maniaca dell'ordine- Disse lei iniziando a scarabbocchiare sul suo foglio a righe. Sorrisi scuotendo la testa, dopodiché presi a scarabbocchiare anche io sul foglio che avevo davanti. Proprio in quel momento però, la voce del professore mi fece rialzare lo sguardo
-Forlani- Alzai la mano per confermare che ero presente, dopodiché il professor Rossetti continuò con l'appello. In quel momento bussarono alla porta della nostra classe e dopo che il professore rispose con un annoiato "avanti", la porta si spalancò, mostrando Leonardo in tutta la sua bellezza. Sgranai gli occhi quando puntò il suo sguardo su di me. Così abbassai il mio sul libro
-Che c'è?- Mi sussurrò Arianna per non farsi sentire dal professore. Evidentemente non si era accorta di chi era entrato in classe. Sospirai per darmi una calmata
-Se alzi lo sguardo dal tuo adorato cellulare, capirai la mia reazione- Le sussurrai. Lei sbuffò alzando lo sguardo e quasi le venne un infarto
-Ma che ci fa qui?- Mi chiese. Cercai di abbassarmi il più possibile, in modo da non essere più nella visuale di Leonardo
-E io come faccio a saperlo? Ma perchè tutte a me?- Il professore si alzò in piedi e scrisse una serie di numeri che dovevano rappresentare una disequazione sulla lavagna. Se c'era una materia dove io ero una capra era proprio la matematica
-Ragazzi, devo assentarmi un secondo. La professoressa Torri mi ha mandato a chiamare. Voi intanto risolvete questa semplice disequazione- Semplice un cazzo! Ops, perfortuna che non l'avevo detto ad alta voce. Il professor Rossetti uscì dalla classe e in un attimo si creò il panico. C'era gente che faceva avanti e indietro da un banco all'altro per copiare l'esercizio. Io e Arianna ci voltammo verso Marco e Alessio, seduti dietro di noi
-Ma cazzo! E' possibile che la Torri non si ammala mai? Che ne so, una dissenteria, una colica, un mal di testa perforante? No, lei è sempre quì. Secondo me ci dorme anche in questo cesso di scuola- Sorrisi scuotendo la testa, mentre Arianna copiava dal quaderno di Alessio
-E poi chi ha mandato per chiamare il professore? Il suo alunno preferito, il suo pupillo. Leonardo Pastucci. Se c'è una persona che detesto più di lei è proprio quel coatto- Abbassai lo sguardo sul mio quaderno imbarazzata. Marco detestava Leonardo. Per questo non era a conoscenza di ciò che io provavo
-Dai, ripassa latino. Te la scrivo io la disequazione- Dissi cercando di sdrammatizzare
-Grazie, ti adoro- Mi rispose lui, dopodiché seguì il mio consiglio e aprì il libro di latino cominciando a ripassare.

 

 

Le due ore di matematica passarono lentamente. Sembrava che si fosse fermato il tempo. Senza contare che quell'idiota del professore ci fece risolvere una decina di disequazioni "tanto per tenerci in allenamento". Parole sue.
Perfortuna le due ore successive io e Arianna le passammo a giocare con il cellulare di Marco, mentre lui aveva ripassato tutto il programma di latino dell'anno precedente e quel poco che avevamo svolto durante quell'anno. Era a dir poco terrorizzato da ciò che la Torri avrebbe potuto fargli. Io invece continuavo a guardare l'ora, aspettando con impazienza la ricreazione, durante il quale, finalmente, avrei rivisto...
-Leonardo- Sgranai gli occhi, voltandomi immediatamente verso la parte da cui si era propagato quel nome. Sospirai di sollievo, quando vidi che a pronunciarlo erano state tre mie compagne di classe, che stavano giocando a Nomi, Cosa, Città e Animali.
-Che c'è, ragazzina?- Mi chiese Marco, vedendomi agitata.
-Niente- Mi affrettai a rispondere, estraendo dalla tasca il mio BlackBerry per controllare l'ora. Notai che c'era un messaggio di Alessandro. Quell'idiota di mio fratello. Se c'era un modo per rompermi le scatole, lui doveva coglierlo al volo. Quel giorno c'era lo sciopero degli autobus, quindi sarebbe dovuto passare a prendermi lui a scuola, dopo l'università. Nel messaggio però, mi diceva che era stato trattenuto e quindi sarebbe passato a prendermi il suo amico Lorenzo, soprannominato da me Mr. Ego. Come si capisce dal soprannome era un egocentrico di prima categoria. Era convintissimo di se stesso e credeva che tutte le ragazze le cadessero ai piedi solo perchè era un bel ragazzo. Un gran bel ragazzo. Sbuffai per quella cattiva notizia. Avrei dovuto farmi il viaggio fino a casa insieme a lui. Già non vedevo l'ora che quella giornata fosse finita. Non lo sopportavo proprio.
Quando inviai la risposta al suo messaggio,la campanella suonò annunciando l'inizio della ricreazione. Scattai in piedi e mi diressi nervosamente verso il cortile della scuola, insieme ad Arianna.

-Mi accompagni alle macchinette? Voglio un Twix?- Mi chiese la mia migliore amica, dirigendosi in fretta verso le scale. Sbuffando la seguìì, ma non appena varcai la porta per uscire dal piano in cui ci trovavamo, finìì contro qualcuno
-Merda- Dissi non appena mi resi conto di chi si trattava
-Che te sei fatta male?- Mi chiese Leonardo. Io mi limitai a scuotere la testa nervosamente
-Ilaria! Andiamo!- Gridò Arianna mentre scendeva le scale. Io però non riuscivo a distogliere lo sguardo dall'oggetto dei miei desideri. Se ne stava lì e mi sorrideva
-Credo che stia chiamando te. Non ricordo che il mio nome sia Ilaria- Scherzò lui, continuando a sorridere. Io diventai fuxia. Sembravo un personaggio dei cartoni animati che cambia colore ogni due secondi. Annuìì, interrompendo il contatto visivo con lui. Dopodiché raggiunsi Arianna, che si era già dileguata.

 

 

 Perfortuna il resto della giornata passò abbastanza in fretta, l'unico problema era dover tornare a casa con quell'egocentrico. Ma perchè tutte a me?
-Ila, ci vediamo domani- Mi salutò Arianna dandomi un bacio sulla guancia. Annuìì ricambiando, dopodiché si affrettò a salire in macchina di suo padre
-Se vuoi ti accompagno io, o meglio, mia madre- Mi chiese Marco prima di uscire dal cancello. Le sorrisi intenerita
-Marco ti ringrazio, ma tanto mio fratello ha chiesto ad un suo amico di passare a prendermi. Sempre che si degni di arrivare- Risposi cambiando tono di voce. Il solo nominarlo mi provocava un attacco isterico. Senza contare che ancora non si era fatto vivo
-Un amico di tuo fratello? E chi è? Non è che è il ragazzo che ti passa per la testa per tutto il giorno?- Mi chiese lui stranamente serio. Scoppiai in una risatina nervosa
-Ma figurati! Ha ventiquattro anni - Risposi imbarazzatissima. Ma che diavolo mi succedeva?
-E allora? Tu ne hai diciassette, mica tre- Bhè anche quello era vero e... Ma che cavolo mi mettevo a pensare!
-N-No, ma f-figurati se mi piace è un...- D'un tratto vidi Marco guardare al dì là della mie spalle, così mi voltai anche io e mi ritrovai faccia a faccia con Mr. Ego
-Ho solo poco tempo, dopodiché devo andarmene perchè ho da fare- Mi disse senza nemmeno guardarmi. Ok, dovevo respirare. Respirare e non prenderlo a pugni. Anche se la seconda ipotesi mi allettava di più
-Ila, allora ci sentiamo dopo- Mi disse Marco avvicinandosi per salutarmi con un bacio sulla guancia. Annuìì senza staccare gli occhi da Mr. Ego. Una volta che Marco se ne fu andato, incrociai le braccia al petto iniziando a ticchettare con il piede per terra, mentre Lorenzo continuava a digitare qualcosa sul cellulare
-Vogliamo andare si o no?- Mi chiese nuovamente, ancora senza guardarmi. A quel punto persi le staffe
-Questo è troppo! Guarda che anche io ho da fare. Senza contare che sono rimasta ad aspettarti quì fuori per dieci minuti. E ora fai l'uomo dai mille impegni e sembra anche che mi stai facendo un favore a degnarmi della tua presenza! Bhe, sai una cosa? Puoi anche andartene, prenderò un taxi o qualsiasi altra cosa!- Detto questo mi voltai e mi incamminai dalla parte opposta a lui
-Dove stai andando? Eddai Ilaria, non fare la ragazzina- Disse lui seguendomi. Sbuffai sistemandomi i capelli dietro le orecchie. Gesto che facevo sempre quando ero nervosa o imbarazzata. In quel caso ero super incazzata
-Per tua informazione, io SONO una ragazzina- Dissi
-Ma smettila! Fra due mesi compi diciotto anni- Mi voltai a guardarlo
-Sono sempre più piccola di te- Dissi additandolo
-Capirai, di sei anni- Mi rispose lui riprendendo a scrivere sul suo I-Phone. Lo odiavo. Lo odiavoooooooooo!
-Forlani! Proprio te cercavo!- Il professor Rossetti mi si parò davanti, aggiustandosi gli occhiali
-Cosa vuole?- Gridai, ancora un pochino alterata per poco prima. Quando mi resi conto di aver sbagliato tono, gli sorrisi mortificata
-Mi scusi, volevo dire...Mi dica pure- Mi ripresi. Lui si aprì in un sorriso
-Ho dimenticato di darvi queste fotocopie stamattina. Tieni- Mi disse estraendo una fotocopia dalla sua valigetta
-Oh, quando dobbiamo consegnarli?- Chiesi prendendo il foglio dalle sue mani. Ci mancavano solo i compiti di matematica
-Giovedì. Magari mettiti d'accordo con qualche tuo compagno o compagna per farli. Possibilmente non con Valenti e Rocchetti. Siete tutti e tre in una situazione...non proprio perfetta. Buon lavoro- Disse infine. Dopodiché si incamminò verso la sua macchina. Sbuffai continuando a guardare il foglio, come se il solo fatto bastasse a rendere quei numeri quantomeno comprensibili
-Fa vedere!- Lorenzo, con mio enorme disappunto mi strappò il foglio dalle mani -Disequazioni? Niente di più facile- Disse restituendomi il foglio che mi affrettai a riporre in cartella
-Per te è facile, visto che sei all'università. Per me non lo è per niente- Risposi seguendolo verso la sua Peugeot 206
-Studia- Lo fulminai con lo sguardo, mentre apriva lo sportello della macchina
-Complimenti Sherlock! Non c'ero arrivata. Grazie a te ho capito qual'è la soluzione per avere tutti dieci- Ironizzai salendo in auto -Razza di scemo, secondo te non studio? Studio in continuazione, ma questa inutile materia che inizia per M e finisce per A si rifiuta di entrarmi in testa- Continuai allacciandomi la cintura di sicurezza. Era vero. Avevo problemi con la matematica sin dalle elementari
-Bhè e allora tu...- Lorenzo fu interrotto da Erica Rondelli, mia compagnia (stronza) di scuola. Erica era la persona che più detestavo a questo mondo. Stava sempre appiccicata a Leonardo e credeva di essere la sua "ragazza" solo perchè lui le concedeva qualche bacio ogni tanto. Per la precisione era una cosa che faceva con tutte
-Ilaria!- Mi disse con quella sua vocina irritante, attraverso il finestrino
-Cosa vuoi?- Le chiesi io irritata. Non riuscivo a sopportarla e non era perchè era cotta di Leonardo. Ok, forse un pochino era per quello
-Volevo chiederti se hai un accompagnatore per la festa di Natale. Quest'anno le regole sono un po' cambiate e visto che tu tutti gli anni ti presenti da sola, mi sono sentita in dovere di avvisarti che quest'anno sarà vietato presentarsi senza un accompagnatore- Mi disse soddisfatta. Quanto mi sarebbe piaciuto darle un pugno sul quell'orribile naso da Pinocchio che si ritrovava. Invece mi limitai a sorriderle falsamente. Dopodiché presi la mano di Mr. Ego e feci ciò che mai in vita mia mi sarei sognata di fare
-Bhè...per tua informazione lui è il mio ragazzo. Perciò per la festa sono apposto- Le risposi sorridendo. Lei mi lanciò un'occhiata incredula, tutto questo sotto gli occhi confusi di Lorenzo
-Ok...allora ciao- Mi disse allontanandosi, liberandomi finalmente da quel suo profumo nauseante. Iniziai a sventolare con la mano per fare sparire anche gli ultimi residui di quell'odore disgustoso
-Mi vuoi spiegare perfavore?- Guardai Lorenzo, sorridendo imbarazzata. Merda! E ora che gli dicevo?
-Senti, questa cosa infastidisce me quanto infastidisce te, ma tu me lo devi questo favore- Dissi avvicinandomi a lui implorante
-Ma quale favore?- Possibile che non avesse ancora capito? Ma allora era davvero stupido
-Puoi...puoi fingere di essere il mio ragazzo alla festa di Natale?- Le chiesi sbattendo le ciglia. Lui mi guardò come se fossi impazzita, dopodiché si aprì in una fragorosa e irritante risata
-Ma tu sei pazza! Io dovrei venire ad una festa di liceali? No, non ci contare- Mi rispose mettendo in moto la macchina
-Ma scusa, poco fa hai detto che non sono tanto più piccola di te e che...-
-Quello che ho detto poco fa, l'ho detto semplicemente per convincere una cocciuta RAGAZZINA a salire in macchina- Assottigliai gli occhi, già pronta a rispondergli per le rime, ma poi capìì che così non avrei risolto nulla
-Lorenzo ti prego. Fallo....se non vuoi farlo per me, fallo per mio fratello- Lui mi guardò perplesso
-Ma se tuo fratello ti detesta. Cosa vuoi che gliene importi a lui- Proprio mentre stavo per rispondergli, mi tornò in mente una cosa
-Ok, come vuoi. Allora dirò ad Alessandro che sei stato tu a fregargli Paola Moschetti al liceo- Sorrisi soddisfatta quando vidi la sua espressione preoccupata
-Cos...? No, tu non lo farai- Mi rispose. Io sorrisi di nuovo
-Oh, lo farò eccome. E gli racconterò anche della posizione in cui vi ho trovato quando sono entrata...nella sua camera da letto- Lorenzo sgranò gli occhi
-Sei una...- Scossi la testa sempre sorridendo
-No Lore, non dire cose di cui potresti pentirti- Lui in compenso mi lanciò una delle sue peggiori occhiate
-Ok, hai vinto. Quando c'è questa maledetta festa?- Mi chiese stringendo la presa sul volante. Sorrisi poggiando il braccio sul finestrino
-Il ventiquattro- Risposi
-Cosa? La sera della vigilia? Non se ne parla proprio. Io e tuo fratello siamo già d'accordo per andare a...- Si interruppe quando vide come lo stavo guardando -E va bene, accidenti! Ma sei in debito con me- Sorrisi, dopodiché mi lanciai letteralmente addosso a lui per abbracciarlo
-Grazie grazie grazie grazie- Dissi stringendogli le braccia attorno al collo
-Ok, ok, ora lasciami però, altrimenti alla festa di Natale non ci arriviamo ne tu ne io- Mi rispose sorridendo. Sorrisi a mia volta tornando a sedermi. Dopodiché chiusi gli occhi sollevata, immaginando la faccia che avrebbe fatto Leonardo nel vedermi insieme a Lorenzo. Non vedevo l'ora del ventiquattro.

      

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  Salve a tutti!!!!
Volevo ringraziare chiunque abbia letto il capitolo precedente.
Spero che vi sia piaciuto e che continuiate a leggere.
In questo capitolo ho fatto una rapida presentazione di tutti i personaggi e nel prossimo capitolo
inserirò anche le loro foto.
Ringrazio ancora tutti e in gran parte
 saketta e  FedeKiryu
per aver recensito


                                                   

 

  
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