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Autore: Marzi Jaymes    16/01/2012    3 recensioni
"Io sono Kristen, Kristen Jaymes Stewart.. una ragazza come tante...o una come poche. Una ragazza ferita, che dopo fottuti otto anni e mezzo porta ancora graffi e lividi sul cuore.. Una ragazza che per qualche stupido motivo ha smesso di credere alla forza piu' potente del mondo: L'amore"
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kristen Stewart, Robert Pattinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Cap 2 Buh! Avvertimento: Il pov Robert è corto perchè non c'è molto da dire..e il prossimo capitolo inizierà proprio col nostro bel giovanotto.
Spero vi piaccia :333
Buona lettura.

Capitolo 2



Pov Kristen
 

Chiusi per un attimo gli occhi spazientita.
Lui era avanti a me
, nella mia stessa stanza. Con quegli occhi profondi e malinconici puntati sui miei e il suo naso leggermente colorito a venti centrimetri dal mio.
Ci misi due secondi per capire tutto quello che stava succedendo, e che -probabilmente- quello sarebbe accaduto non molto lontanamente non andava affatto bene.
Non avrebbe fatto bene a me.

Mi guardò per pochi minuti negli occhi, martoriandosi esattamente il centro del labbro inferiore.
Iniziavo a spazientirmi e le lacrime iniziavano a premere forte ai lati degli occhi per uscire.
Le ricacciai dentro, trasferendo il nervosismo alle mani.
"Come facevi a sapere dov'ero?" sbottai urtata.
Iniziò a ridere e si mise a sedere sul bordo del letto..
"Ruth".
Ora ci si metteva anche lei.

Rimasi ancora un po' a rimuginare sul modo di ammazzarla l'indomani.. e non mi accorsi della presenza di Robert al mio fianco..fin quando non si mise a strattonarmi con forza.

Le sue mani, nuovamente sul mio corpo dopo tempo mi provocarono un effetto stupido.
Un effetto che non avrei mai voluto.
Al tocco mi sentì bruciare. Era come se la sua epidermide avesse perforato la mia, e stesse in qualche modo entrando a contatto con gli strati piu' interni, vicino alle ossa.
Subito dopo sentii solo freddo.
E un brivido mi percosse tutto il midollo.
Cosa cazzo mi stava succedendo?
"Allora, hai intenzione di staccare quelle labbra l'una dall'altra.. o no?"
 Ascoltai con indifferenza e distrazione, senza sapere cosa ribattere o rispondere.
"S..si..cioè no"..
Scoppiò in una risata che mi contagiò.
Me. E il mio cuore.
Cominciò a ridere di gusto pure lui.

Bene. Grandioso.
La cosa peggiore era che NON riuscivo a fermarlo.
Iniziai a dimenarmi tra le sue mani ancora sul mio bacino e mi scostai, mentre la sensazione di freddo mi invase di nuovo.
Ma questa volta era diversa.
Stavo correndo, di nuovo. Ed ero gia' inciampata una volta, per colpa di un suo sgambetto.
"Cosa cazzo sei venuto a fare qui, ROBERT?" Alzai la voce verso la fine della frase, senza neanche rendermene conto.
Tutto l'odio che avevo costruito per lui era svanito, e dovevo mascherarlo.
Dovevo recitare.
Infondo un tempo era il mio lavoro.
Girai leggermente il capo verso destra e abbozzai al muro un sorriso, mentre aspettavo che le sue corde vocali si muovessero, per darmi una spiegazione plausibile alla sua presenza fisica all'interno di quella stanza che improvvisamente mi sembrò un buco.
Troppo piccola.
E così immensamente pericolosa.

Erano parecchi minuti -i minuti piu' lunghi e duraturi della mia vita- che ovunque c'era silenzio assoluto.
Ce n'era fuori.
Ce n'era dentro di me, in quanto a parole.
Decisi di spezzare quella paura e quel rumore assordante del mio cuore in agitazione e sbraitai..
"ALLORA?".
Avevo ripreso a urlare, a sputare parole senza sapere esattamente cosa dire.
Mi staccai ulteriormente dal suo corpo, tanto per mettere ordine nel mio cervello..
Rischiavo di bruciare completamente all'inferno.
O forse, semplicemente, lo avrei preferito. Di gran lunga.
"Voglio spiegazioni" mi disse buttandomi le parole addosso, che arrivarono dritte come un sasso in pieno naso.
Il suo tono era tranquillo.
Non sentii piu' niente in quel momento, apparte il nervosismo crescere e impadronirsi di ogni singola cellula del mio fottuto corpo.
Temevo quel momento da otto anni.
Sapevo che sarebbe arrivato prima o poi... ma continuavo a desiderare e a sperare che non arrivasse.
Mai.
Spalancai al massimo gli occhi, mentre il sonno -che fino a quel momento mi aveva completamente scocciata- si accingeva ad andare via e sospirai pesantemente, girando la testa verso la sua.
Le sue pupille erano puntate e concentrare insistentemente su ogni punto del mio corpo e sentii improvissamente il disagio salire ed espandersi fino alle punte dei capelli piu' lunghi.
Non me lo spiegavo.
Con lui ero stata milioni di volte mezza nuda..con lui avevo fatto l'amore....
"Da quanto ti vergogni di me?" sussurrò divertito.. Non risposi. Non l'avrei fatto.
"Avanti, aspetto una spiegazione" disse tornando su quel tasto rotto e doloroso.
Rimasi in silenzio ancora per un po, elaborando quello che avrei fatto uscire dalle mie labbra secche e vergognosamente screpolate.
"Non capisco".
Era tutto cio' che ero realmente capace di dire, tutto ciò che ero capace di fare.
Mentire.
A me...e a lui.
Mentire ancora una volta, senza affrontare quello che doveva essere affrontato.
E chiuso. Per sempre.
Sbuffai, rendendomi conto di quanto ero mediocre e ipocrita, anche verso il mio cuore e mi girai verso la finestra spaventosamente spalancata.
Sentii i suoi passi schioccare e rimbombare sul pavimento e fermarsi.
Non so dove. Nè quando.
Poi silenzio.
Silenzio...
E ancora silenzio.
Iniziai a contare tutte le inspirazioni che facevo col naso, i battiti che riuscivo a percepire...e tutti i secondi che avrebbero preceduto la sua reazione che tardava ad arrivare.
Dieci.
Venti..
Ventisei.
La sua mano mi sfiorò la pelle, facendo rizzare all'aria tutti i pori e velocemente mi girai, mentre l'euforia schizzava nelle vene.
Inarrestabile, come il sangue.
Poi mi girai, mentre sul mio viso avevo finalmente rilasciato le goccioline salate che trattenevo da tempo...
Meglio note come lacrime.
Restò immobile come un cadavere senza staccarmi le mani di disso, se non per asciugare la lacrima che era arrivata pericolosamente vicino le mie labbra, all'incavo del naso..
Non mi staccava un solo secondo gli occhi di dosso.
"Lo sai di cosa parlo" disse avvicinando ulteriormente il suo mento al mio.
La sua risposta arrivò schietta, chiara e forte, sebbene con un bel po' di ritardo..
Sospirai e annuii, lasciando alle lacrime silenziose compiere il proprio corso.

"Scema, non andare via... resta a dormire qui" si poggiò sul letto continuando a sbattervi le mani sopra.
Ero furiosa. Volevo scappare.
"Non andrò via"..dissi calmandomi quando le sue mani velocemente sfiorarono le mie... morbide.


Agitai la testa per scacciare i nostri visi vicini. Nella mia mente.
Se solo fosse stato così facile... se solo....
I miei occhi si appesantivano sempre di piu e la sua immagine, i suoi contorni non sembravano piu' ben definiti come due minuti prima.
Non erano piu' nitide, per colpa delle mie lacrime.
"Mi dispiace, ok?" esclamai portando le mani sulla fronte altrettanto fredda. "Ho...bisogno di andare a riposare.. sai, il fuso orario..".
Gli presi incerta il braccio e lo cacciai fuori, trascinandolo fino alla porta.
La aprì.
"Buonanotte" dissi secca e aggrottai le sopracciglia.
Non disse una parola.
Non emise un sospiro. Nè un soffio.
Solo un grugnito disperato e deluso e uscì. Lentamente.
Avevo ancora paura...Paura del dolore morale, piu' forte e tagliente di ogni dolore fisico io abbia mai provato..
Chiusi la porta e mi diressi verso il letto gia' leggermente scompigliato..
Mi avrebbe odiata per sempre.
Gia. Ma almeno mi sentii libera.. Per un attimo. Libera di odiarlo, di fantasticare...e poi di nuovo odiarlo.
Libera di sputare la sua figura nel mio cervello. Libera di fare cio che volevo.
Scostai le coperte e mi sistemai dentro, mentre studiavo la pittura azzurra filata del soffito e sprofondare nel sonno, mi fu tutt'altro che difficile, nonostante lui continuasse ad angosciarmi.

Mi svegliai solo sei ore dopo.
Avevo dormito poco... e male.
C'era silenzio, pace.. e tutto cio' che occorresse a una ragazza gia' distrutta di suo.
L'unica cosa che mi dava fastidio era il rumoraccio del mio stomaco che ronzava nell'aria, peggio di due mosche fastidiose..

Da una parte avevo fame. Tanta fame.
Non toccavo cibo dalla mattina avanti e se non avessi messo qualcosa nello stomaco sarei svenuta.. Dall'altra parte però sentivo ancora la sua presenza e quindi un tappo all'entrata dello stomaco.
Il telefono mi distrasse. Tornai verso il letto e scostai nuovamente le coperte, per scovarlo.
Lo afferrai tra le mani che ancora tremava, come una foglia e risposi, infilando i jeans piu' stretti e leggeri che avevo.
"Krist..."
"COGLIONA! Ma che cazzo ti salta in quella testa? Hai bevuto ieri sera?" urlai sulla tastiera. Non rispose.. sembrava essere divertita... "EH, RUTH!?"
Alzai la voce, quando le immagini pietose di due sconosciuti il giorno prima, -noi-, si bloccarono avanti agli occhi come una muraglia..decise a non andarsene e a lasciarmi finalmente un po' in pace.
Non ero capace di scacciarle in nessun modo.. ma ero sicura che forse non mi impegnavo abbastanza per farlo.
Presi le chiavi e aprii la porta con nervosismo puro, mentre le infinite scuse assurde di Ruth rimbombavano nel mio timpano destro.
"Si, si...ok".. tagliai corto sconfitta.
Non mi aveva dato tempo per la parlare.
O neanche per respirare un minimo.
Urtai contro qualcosa di relativamente duro, mentre tenevo ancora gli occhi rivolti verso l'alto, incollati al soffito del corridoio.
"Ma che cazz...?!?"
Abbassai il mento, col cellulare ancora all'orecchio e strabuzzai  gli occhi
come una rana.
"Buon......giorno?"
Non lo era. AFFATTO.
Chiusi la chiamata e buttai il cellulare a terra.
"Robert... UNA CASA NON CE L'HAI? O TI SERVE SOLO PER..?" Chiusi la bocca, prima di rovesciare e di svelare il peggio. Infondo non lo avevo fatto per otto anni..
Cercavo di spigliare i miei piedi ancora intrappolati tra le sue gambe, spazientita.
La forza di gravità, -o piu' probabilmente la mia goffaggine- mi fece cadere.
Sentii forte e chiaro l'impatto con la sua coscia, ritrovandomi pericolosamente con la faccia vicino la sua.
Per fortuna il corridoio era/sembrava vuoto.
"Non dirmi che hai..." sussurrai a bassa voce..
"Dormito qui tutta la notte col culo nel corridoio di un albergo? In effetti si, mi mancava" disse spigliato.."Perchè?"
Scoppiai a ridere, anche piu' forte della sera prima e mi alzai.. feci un cenno con la testa e mi diressi verso l'ascensore..
La sua mano mi bloccò, troppo velocemente, costringendomi a girarmi forzatamente e a bloccare i miei occhi sulle sue profonde pupille.
"Ho preso io i cornetti, se ti va"..
Avevo davvero troppa fame per rifiutare, anche se sicuramente quel gesto vicino mi avrebbe provocato un sacco di ricordi e spasmi.
Fare colazione sdraiati sul letto, mano nella mano.
Decisi di lasciar stare e riaprii la porta, con dolcezza.

"Bel soffitto" commentò a voce alta, steso
non troppo vicino a me sul pavimento con le mani sotto la testa..
Mi accoccolai sulle mie stesse gambe, come per fare yoga e mi voltai a osservare l'improvviso acquazzone picchiare violentemente contro il vetro.
Una gocciolina si unì ad un'altra e continuarono insieme un unico corso, ingrandendosi sempre di piu'.
Come una palla di neve.
Chiusi gli occhi. ANCHE quello mi riportava al passato.

"Stephanie...si chiama..Stephanie" dissi con un filo di voce e altrettanto di forza che mi restava dopo il travaglio lunghissimo e il parto, mentre mi consegnavano la creatura piu' bella del mondo tra le braccia.
Rob, con la mascherina verde quasi fosforescente sulla bocca e una lacrima sulla guancia mi sorrise.
Non riuscii a ricambiare... non provai altro che dolore..
E non era per lo sforzo fisico appena compiuto"  


Feci spallucce al ricordo e lasciai le gocce compiere il proprio cammino e scorrere all'esterno della finestra.
E della mia vita, senza influenzarla. Il tempo era grigio, esattamente come me in quel momento..
Anche lunatico.
Poi mi si piazzarono avanti agli occhi e potevo giurare di aver sentito il suo odore.
Quello di mia figlia. Mi sentii un mostro.
Io..sua madre.. tra quarant'anni non sarei stata vicino a lei a raccontarle della sua prima fase di vita, sfogliando un vecchio album ingiallito pieno di polvere.. e invece avrebbe passato le vacanze di natale da me a Boston, e le estati qui, a Londra..o Brighton.
Non avevo fatto la fatina dei denti, babbo natale o la befana.
Non avevi fatto a palle di neve quando fuori c'erano meno 2 gradi e non mi ero sentita orgogliosa e triste allo stesso tempo mentre mia figlia mi salutava e mi lasciava la mano per la prima volta per andare a scuola, con un grembiulino che poco piu' in la le avrebbe fatto piu' da maglia, che da vestitino.
"Dov'è...Steph?" dissi istintivamente con le dita nella bocca
Ammesso che si chiamasse ancora così...
Ammesso che non le avesse cambiato nome senza avere i coglioni per ammettermelo..  

Avevo voglia di stringerla forte al mio petto, per sentire ancora una volta, la seconda della mia vita...cosa si provasse a tenere tutto il mondo tra le braccia.
Avevo voglia di recuperare troppo.. ma...forse era impossibile.
Era troppo tardi.
L'espressione triste di Robert mi distrasse.
"E' con...Vic e Liz"..
"lei non sa che esisto, non lo sa. Lei non sa chi è sua madre... o almeno...".. Mi tappai la bocca.
I miei pensieri erano riusciti a uscire solamente dal cervello e a manifestarsi ad alta voce.. anche troppo.
Non avrebbero dovuto.
"Mi dispiace... non sapevo cosa fare" disse.. Sembrava davvero dispiaciuto per me..
Osservai il suo sguardo perso nel vuoto della stanza.
Distratto, ansioso.
Avevo dimenticto quanto  fastidio
mi desse quell'espressione così nervosa.
Non avevo piu' la piu' pallida idea di chi fosse quel ragazzo di fronte a me..
Di certo non il 'mio' Robert.

Non risposi e mi limitai ad assumere anch'io un comportamento gestuale nervoso, carico di tensione e di una che non sapeva come agire..
Io.
Ora eravamo come due protoni, solamente capaci di respingerci a vicenda.
Incompatibili.
I miei occhi, in tutto quel silenzio si fissarono sulle sfumature dei suoi capelli ribelli, come lo erano sempre stati.
Respirai pesantemente. In quel momento era l'unica cosa che potevo fare. E che volevo fare:
Respirare qualcosa in cui non ci fosse il suo benedetto naso di mezzo. Respirare aria pura.
Incontaminata.
Le sue mani tremavano e sbuffò, mentre si limitava a osservarle.
Mi chiesi a cosa stava pensando...
...A me?
Pensava mai a me? A noi? A tutto quello che eravamo...e a quello che potrebbe essere stato?

Non era giusto.
Troncare un amore così forte era diabolico.
Era peccato..
Il destino aveva deciso di cucire i nostri cuori con l'ago, e poi di strapparli tutto d'un fiato, senza neanche rendersi minimamente conto di quanto potesse fare male.
Di quanto potesse bruciare.
"Mh devo...andare. Sai, Steph sarà preoccupata". La sua voce interruppe violentemente i miei pensieri..
Si strinse nelle spalle e si alzò velocemente, staccando la sua schiena lineare da terra..
"Oh...capisco.. Si..certo, certo"
Rimasi dov'ero, fossilizzata, con il rumore della pioggia rimbombante nelle mie orecchie insieme alla tachicardia improvvisa e osservavo le sue mani aprire la porta..
"ASPETTA!" Urlai con tutta la voce che avevo in corpo e mi schiarii la voce.
Non era facile.
Mi guardava ansioso, di nuovo.
Aspettava.
"Voglio...mia figlia..insomma..passare del tempo con lei" dissi tutto d'un botto.
Strinse i pugni e la sua espressione si fece piu' dura di quanto lo fosse mai stata.
"Scordatelo, Kristen"..
Sentii le lacrime inondarmi il viso impaurito e la pelle bruciare nuovamente, per un dolore. Il cuore pulsava piu' velocemente, e sentivo il sangue scorrere e gelarsi improvvisamente in ogni singola vena.
"Perchè?"
"Non la toccherai. Non distruggerai il suo cuore e i suoi sogni innocenti." disse sbrigativamente e con sentimento.." Non come hai fatto con me".
Era troppo.
Davvero.
Avrei presto sputato ogni singolo pezzettino di rabbia nascosto in qualsiasi parte della mia pelle liscia. Tutta la rabbia nascosta e sparsa nel mio corpo.
Tutta.
Da otto anni..
Quasi 3000 giorni.
"VAFFANCULO! BRUTTO COGLIONE!"
"Come, SCUSA?" Era.. meravigliato. Incazzato.
Ma mai quanto lo ero io.
"Si, hai capito. Coglione non puoi..."
Mi interruppe.
"Lo sto facendo"
"SMETTILA DI GIOCARE A NASCONDINO! SMETTILA DI GIOCARE CON IL MIO FOTTUTO CUORE COME SE FOTTE LA TUA CAZZO DI PLAYSTATION, ROBERT. NON SONO UN PALLONE, IDIOTA"
Singhiozzavo. Gridavo..
Morivo di rabbia.
"SCUSA! SCUSA! Sono andato io via di casa dopo averti dato una figlia a 24 anni, eh?" disse ironico e sogghignò.
"HAI SCOPATO CON LA MIA MIGLIORE AMICA.. MENTRE CERCAVO DI CALMARMI.. MA TU NON ARRIVAVI." Urlai tra le lacrime ancora una volta.
"Non arrivavi." ribadii piu' calma e a voce piu' lieve.
Ricordavo tutto.
Ogni singolo momento, ogni singolo secondo. Ogni singola cosa...
Ogni singolo battito, fitta allo stomaco.
Rimase immobile e ne approfittai, per esaurire tutto quello che avevo dentro..
"Cosa avrei dovuto fare? Restare? Fare finta di niente? Dovevo andare via da te, via da Lindsey, da quella maledetta casa. Da tutti. Tradita dalle due persone della mia vita" dissi. "Cos'avresti fatto, Robert?"
"Cosa?! Tu sei veramente scema. Non dire cazzate".
Era incredulo, malinconico.
Diverso.
Forse sarebbe scoppiato e avrebbe urlato di dolore anche lui.. ma si stava limitando a farlo solamente dentro..
"Ti ho visto... era... avvinghiata a te, a casa tua! I tuoi occhi ardevano di desiderio.. parlavano.." dissi ripensando a quelle immagini schifose. "Tu.. non mi guardavi piu' così"
.
Avrei preferito finire sotto un tram, piuttosto che ammetterlo.
"Cazzo".. disse accigliandosi.
Era 'buttato' a peso morto sulla soglia della porta, come se una pietra l'avesse colpito in piena testa, vinto dallo stupore.
Mi tornò in due secondi il nodo alla gola e lanciai un gemito, mentre lo vedevo dileguarsi e sparire dalla mia visuale.

Dimmi che ti dispiace.
Dimmi che torni e che non mi lasciarmi piu'...
Dimmi che non ci vedevo bene e che non hai scopato con la mia migliore amica mentre stavo per mettere alla luce tua figlia..


Passarono cinque minuti... i cinque minuti piu' lunghi della mia vita. Chiusi gli occhi.

Non sarebbe tornato.



Pov Robert

"This is a crazy world... (Questo è un mondo matto)
 These can be lonely times (questi possono essere periodi di solitudine)
 It's hard to know who's on your side (è difficile sapere chi ti sta vicino..)
 Most of the time" (Il piu' delle volte..)  


Erano passati appena dieci giorni dall'ultima volta che l'avevo vista.. eppure mi erano sembrati mesi.
Cristo, i suoi fottuti occhi verdi... profondi e cristallini come il mare...
Si potevano odiare quegli occhi?
No.
Quella ragazza mi aveva completamente rovinato e sballato la vita..
Mi aveva incenerito il cuore, e poi lo aveva anche calpestato, come semplice carta.
Avrei dovuto odiarla.. ma per qualche strano motivo NON ci riuscivo.

"Robert?"
Aprii gli occhi come una scheggia e guardai mia sorella Vic china su di me, col mento e l'espressione bassi.
"Mh?" Ero ancora rincoglionito..I suoni continuavano a echeggiare nelle orecchie ma non riuscivo a distinguerli.
Avanti gli occhi le immagini e i contorni erano tutt'altro che nitidi..e il mio cuore continuava a rimbombare.
"Buongiorno".. sorrise e se ne andò, inconsapevole.
Nessuno sapeva niente, nessuno poteva aiutarmi.
Forse potevo solo io, ma non ne avevo nè forze nè volontà per tirarmi fuori dai casini e dai guai degli ultimi tempi..
 Insomma...Lei rivoleva mia figlia.. avrebbe fatto di tutto per portarla via da me.
Non l'avrei MAI permesso..
Non anche quello... non anche lei...oltre me.
Lei era l'unica cosa che mi rimaneva di Kristen..
Ogni sera piangevo sul corpicino di Steph rannicchiato tra le lenzuola candide con il viso chino.
Ogni volta che mi sentivo morire di notte, non la trovavo affianco e ripensavo che se n'era andata prendevo Steph tra le braccia e la sentivo fottutamente vicina.
Sentivo il suo profumo.
Quando volevo mollare tutto, farla finita..mi giravo verso i suoi occhietti e capivo che lei aveva bisogno di me per crescere.
Io avevo bisogno di lei.. per vivere.
Non poteva portarmi via la figlia che non aveva voluto veder crescere... dopo piu' di otto anni.
"Robert!". La voce allegra del mio migliore amico, -il migliore amico piu' bravo del mondo- mi rimbombò velocemente e istericamente nella orecchie.
Mi girai verso di lui, per ammirare il suo colorito piuttosto dorato.
"E' normale che sparisci dodici giorni...? Si che eri in vacanza, però..."..
Mi accigliai e sbottai nervoso.
"Ohoh, calmino..." si sedette vicino a me, mi tolse una cuffia dall'orecchio prima che lo facessi io e mi guardò negli occhi, sinceramente.. "Cosa mi sono perso?"
"Lei...ti sei perso lei"..dissi..
"Lidsey? Finalmente l'hai mandata a fare in culo quell'antipa..."
"No" ribattei bloccandolo. "Kristen è tornata".
Sbarrò completamente gli occhi: sembrava...stravolto.
"La tua/nostra..Kristen? Non...è possibile"..
Rimasi con gli occhi persi nel vuoto.. anche quando i gridi quasi isterici di mia figlia riempirono la stanza e fecero da sottofondo ai miei pensieri, sebbene fossero abbastanza rumorosi e estremamente pesanti per me.
Tom non mi lasciò finire di guardare quello che stava accadendo nella mia testa, poggiando la sua mano cocente sulla mia spalla..
"E' un..fantasma. Fai finta che sia invisibile. Continua la tua vita"
Trasalii, cercando di scacciare il brutto nodo in gola duro che si era formato poco prima e che non ero capace di sciogliere.
Lei era stata la mia vita..
La mia vita era in un certo senso finita quando non la trovai al mio fianco, il tre gennaio del 2012.
Non poteva continuare come se niente fosse stato, quando ce l'avevo avanti al naso, timida..goffa e sorridente com'era sempre stata-
"Non posso".
I suoi occhi si riempirono di stupore, come se volesse farmi credere che non si fosse mai aspettato quella risposta..

"Lui non puo' mentire. Questo a volte lo spaventa un po', ma è la cosa che preferisco di lui"

Una frase, una stupida delle tante frasi
 uscite dalla sua bellissima e perfetta bocca.
Una frase che mi rispecchiava, mi metteva a nudo.
Ogni persona, -ma soprattutto lei- sapeva tutto di me..
Ero romantico, semplice..sempre sorridente.. e non sapevo mentire.
Bastava uno sguardo leggermente accurato a svelare ogni velo di quello che pensavo e provavo..
"Capisco" sibilò Tom a denti stretti.
Kristen era diventata la sua migliore amica e avevano curato di giorno in giorno quel rapporto che dopo un pò diventa..indispensabile.
Un po' come la droga.
Scossi la testa, respirai a fondo e sorrisi forzatamente prima che il telefono si 'dimenasse' nella tasche..
Lo afferrai.
Nuovo messaggio di testo: Ruth.
Alzai gli occhi al cielo velocemente e sbuffai fugacemente..
Non sapevo se leggerlo o meno.. e stavo per eliminarlo, quando mi resi conto che forse poteva essere importante.
Doveva essere importante.
Passai velocemente il dito sul mio i-phone 4, mentre ogni singola parte del mio corpo cominciava a tremare e a sudare goccioline fredde.
"Stasera alle 21.00 all'ENGLISH THEATRE ci sarà un'intervista sulla saga di Twilight otto anni dopo..edizione speciale. Quindi alza il culo e non farmi fare brutte figure"
Rivolsi uno sguardo fugace a Tom, nonostante fosse girato di spalle e mi ignorasse e riposi il telefono.. sul divanetto..mentre iniziai a tartassarmi di domande e imprecazioni.

Erano le 20.46 minuti.
Continuavo a fare avanti e dietro per il vialetto di casa di mia madre staccando a morsi ogni pellicina che rovinasse le mie dita dritte e lunghe.
Ero agitato.. ero nel caos piu' totale.
Non potevano fare l'intervista un mese fa? Lei non ci sarebbe stata.
Mi girai e mi chiusi la porta alle spalle con decisione.. mentre mi dirigevo verso la macchina.
Schiacciai il pulsante e dopo aver lampeggiato due o tre volte al solito entrai, e misi in moto.
La strada fu relativamente breve..
Accostai la macchina nel parcheggio di fronte e scesi con i piedi ben saldi a terra.. anche se il mio pensiero era altrove.
Presi diverse abboccate d'aria, lottando contro il desiderio di accendermi e fumarmi un'intera sigaretta -o magari anche due ed entrai-..ritrovandomi subito a contatto visivo con Ruth.
Mi sorrise.. e si portò avanti a me, a passo svelto e con un portamento elegante.
"Ciao, Robert" disse stringendomi la mano "Qui, prego".
Mi aprii la porta e io varcai la soglia, mentre entravo in un camerino abbastanza triste: la luce proveniente dall'angolo era soffusa..e dava impressione di qualcosa di triste e abbastanza tetro, in realtà..
Sentii la porta sbattere dietro di me, e le chiavi infilarsi dall'altra parte della toppa e fare tre giri esatti..
"Ma che cazz..."...
Sentii la risata soffocata e così bassa che riuscii a distinguerla a malapena in tutto quel silenzio di Tom e Ruth.. e mi chiesi cosa ci facevo li.
Dopo capii tutto.
Una figura femminile voltata di spalle risaltò dritta ai miei occhi.. così come il suo pianto leggero.
Il cuore iniziò a battermi all'impazzata, così come il sangue pulsava insistentemente, facendo pressione soprattutto sui polsi e sul collo e iniziai a sentire caldo.
Un caldo soffocante.
Singhiozzava a spezzoni e tremava quasi impercettibilmente...
"Robert...." sussurrò "che...ci fai qui?"...

Mi bloccò completamente il respiro.
*



Chi sarà mai la donna nel camerino? Vabbè, lo immaginiamo tutti...
Ok... fa cagare.
Ma finchè 'sti due non si chiariscono sul passato c'è poco da fare... e comunque ancora tutto da scoprire.
Scusate per errori eventuali di battitura e quant'altro e fatemi sapere al solito cosa ne pensate..in qualsiasi modo..
Alla prossima.
-Mà <3







   
 
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