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Autore: Nephilim Hush    16/01/2012    1 recensioni
William è un bambino di soli tre anni e mezzo,quasi quattro.
Vive con la madre e con la migliore amica di essa.
Una vita apparentemente normale,tranne per il fatto che lui vuole sapere chi è davvero suo padre.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Sorpresa, Tom Kaulitz
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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4.
Miriam era stata ammessa alla Charitè,io ero stata ammessa alla Charitè. Non ci potevo credere,ce l’avevo fatta,ce l’avevamo fatta.
I corsi sarebbero incominciati la settimana prossima e avevo promesso a William che sarei sempre stata con lui. Per colpa dello studio lo avevo trascurato molto,e non me lo potevo permettere:noi due eravamo una squadra e non potevamo stare l’uno senza l’altro per troppo tempo.
-Mamma,mamma vado sullo civolo,guaddami!
Annuii con il capo e lui si mise a correre verso lo scivolo,a me invece cadde l’occhio su un papà che giocava con il proprio bambino.
William voleva sapere se anche lui avesse un papà o almeno che fine avesse fatto. Per ora potevo cavarmela con ‘Bill,mi dispiace tanto…’ e fargli comprendere che il padre era,diciamo ‘defunto’ e accontentarsi di una figura paterna che avrei scelto io per lui;ma da grande? Da grande avrebbe voluto vedere la tomba di suo padre. Avrebbe voluto vedere una foto del suo vero padre,avrebbe voluto sapere di più su suo padre! E non avrei più potuto mentire,ma soltanto ammettere i miei sbagli.
Mi osservai in cerca di una risposta. Abbigliavo con dei jeans stretti,una maglia blu con uno scollo a V e delle ballerine intonate alla maglia;poi ripensai a Bill,il vero Bill,e a quando ci siamo conosciuti.
Oh,io non ero così,nulla affatto! Il mio solito abbigliamento erano dei pantaloni XXXL,una maglia aderente e una coda da cavallo che teneva su i miei lunghi capelli.
I miei genitori mi hanno sempre permesso di vestirmi in quel modo,perché? Perché sapevano che prima o poi sarei diventata davvero ‘matura’ e avrei smesso di vestirmi in quel modo,ma quella maturità ahimè arrivò troppo in fretta.
Nevicava,io ero in palestra a prepararmi,dopo qualche minuto avrei avuto la gara di hip.hop,ma una telefonata stroncò la mia euforia oltre che la mia vita.
Erano le 18.15 e i miei erano morti sul colpo,le gomme non avevano tenuto all’asfalto ghiacciato ed ora non erano più con me. Fui mandata in una casa famiglia,fortunatamente,dove conobbi un’altra ragazza:Miriam.
Lei non era orfana perché lo voleva il destino,ma perché lo aveva scelto lei. Sua madre si drogò anche durante la gravidanza e quando nacque fu subito affidata a Julie,lei lì poteva scegliere,e avevo scelto di non vedere chi le avevo donato la vita a forza di anfetamine pur di levargliela.
Tutti gli amici che avevo,dopo l’incidente,si dileguarono,mi rimasero accanto solo i ragazzi della crew,solo grazie alla danza superai quel trauma.
Quando ballavo era come stare di nuovo tutti insieme.
Mia madre lo insegnava,ma non insegnava un’hip.hop che ti poteva insegnare qualsiasi insegnate,lei ti insegnava quello vero,quello che proveniva dai bassi fondi americani,perché mia madre in realtà veniva dall’America,e si trasferì qui in Germania a 15 anni,per colpa del lavoro del nonno. Conobbe papà proprio per le sue famose lezioni di danza.
Con mamma mi allenavo molto,volevo diventare brava come lei,ma se anche sbagliavo,lei mi sorrideva e mi rimostrava il passo con più sicurezza e lo eseguivo perfettamente. Papà invece era divenuto funzionario di banca,sempre in giacca e cravatta,ma ogni tanto si lasciava andare alle nostre persuasioni e ci mostrava ciò che aveva imparato da mia madre.
Trillò la campanella,l’odioso suono per avvisarci che la tortura sarebbe iniziata a momenti. Mi misi seduta al mio solito posto,in fondo all’aula,dove meglio di lì? Potevo dormire,potevo disegnare,potevo ascoltare la musica e inventarmi i passi per le nuove coreografie.
In mezzo a una zolfa di ‘Sfigata!’ lasciai andare il mio zaino e con esso anche il mio corpo sulla sedia,ma proprio in quel momento qualcuno mi venne a disturbare.
-Hey Piccola,che ne dici,se tu ed io,oggi pranzo lo facciamo insieme?
Non c’era bisogno che mi girassi per vedere chi fosse,Tom Kaulitz,il leader di un gruppo di ‘bulli’? Parola troppo forte per cinque mocciosi di provincia,ma per ora chiamiamoli così. Allora,il leader di  un gruppo di bulli formato da Andreas,Bill,suo gemello,Gustav e Georg. A scuola tutti li stimavano e li ammiravano:Tom,Bill,Gustav e Georg perché avevano fondato un gruppo musicale,di cui personalmente,non avevo mai sentito parlare e poi si propagava in giro la voce che il ‘Boss’ fosse anche un donnaiolo,si e io ci credo. Mentre Andreas,bhè Andeas era il loro migliore amico,certo che era ammirato per la proprietà transitiva.
-Allora che ne dici se te in questo momento mi levassi gli occhi dal culo e sparissi?
Gli risposi io con un sorrisino forzato. Ma lui si sfregò le mani e si leccò le labbra,non prese quelle parole come un ‘no!’,come sarebbero dovute essere,ma come una sfida. Lui era il donnaiolo della situazione e un semplice no,avrebbe potuto rovinare la sua reputazione.
-Piccola lo so che mi vuoi,chi non mi vorrebbe?
Mi domandò,o affermò?,mentre mi prese per un polso e mi fece voltare verso di lui.
-Ecco sarò la prima e forse anche l’unica,ma non ti v o g l i o!
Mi tirò a se.
-Siamo sicuri?
Stava per baciarmi,lo spinsi via ed urlai.
-Non ti voglio vedere! Certo che sei proprio un megalomane Tom Kaulitz. Chi ti credi di essere? Ritorna da dove sei venuto e non provare mai più a toccarmi.
Tutti si voltarono,ma mi diedero della pazza,come se tra me e quell’essere ci fosse qualcosa e io facevo di tutto pur di attirare l’attenzione,invece era l’opposto!
-Come vuoi Piccola,ma non venir a piangere da me dopo.
Era la mia parola contro la sua,una sfigata contro un boss,ecco ero rovinata anche per quel briciolo di reputazione che avevo.
Passai tutta le lezione di arte a pensare come vendicarmi,ma non mi venne in mente nulla,il vuoto!
Quando risuonò la campanella si avvicinò a me un altro ragazzo,credo che se fossi stata una barbie mi sarei data della fortunata,invece no.
-Senti Ashley,ti volevo chiedere scusa per il comportamento di mio…
Non gli diedi il tempo di terminare quella frase.
-Bill te non c’entri nulla,vattene. Non voglio le scuse di nessuno.
Risposi fredda,anche se in realtà mi sentivo,sola? Si diciamo sola.
-Invece c’entro. Mio fratello ha fatto una scommessa con Andreas e riguardava te.
Lo fissai negli occhi,provai un brivido d’emozione,ma lo lasciai andare via.
-Di che si tratta.
Scandii quelle quattro parole facendo capire al ragazzo che doveva parlare.
-Siccome non ti hanno mai vista con un ragazzo,credono che tu sia,ecco…
Iniziò a gesticolare e le sue gote si infiammarono,così gli levai un peso.
-Lesbica?
Gli domandai io,mentre i miei neuroni stavano organizzando la terza guerra mondiale contro Tom Kaulitz e Andreas.
-Esatto,credono che tu non cammini fra gli uccellini,sono le loro testuali parole,ma io non lo penso,cioè ecco…
Ora ad essere rossa in viso non era solo Bill,ma anche io! Come si permettevano di darmi della lesbica? O per lo meno di dirmi ‘che non camminavo fra gli uccellini’. Sentivo dentro un fuoco ardere,ma non di passione,di vendetta! Osservavo Bill,era in ricognizione,se soltanto il fratello o Andeas lo avessero visto era morto,e per di più era molto imbarazzato per ciò che mi aveva riferito.
-Ascoltami,hai da fare a pranzo?
Chiesi io prendendo in mano la situazione,i miei neuroni stavano escogitando una vendetta,forse a scapito anche di Bill.
-No perché?
Rispose confuso e chi non lo era!
-Allora ci vediamo alla fine delle lezioni ai cancelli della scuola. Fai in modo che tuo fratello e Andreas ci vedano,così vedranno!
-E perché dovrei farlo?
Mi chiese con la stessa voce del fratello. Avevo dubbi che quei due fossero gemelli ora avevo la prova che fossero identici!
‘Bene Ashley avevi messo in considerazione il fatto che ti rispondesse di no!’
Mi avviai verso l’aula senza dirgli nulla,stavo pensando,una cosa per volta!,ma poi.
-Prendilo come un favore:se tuo fratello ci vedesse assieme per lui sarebbe una sconfitta.
Annuì,per quanto volesse bene a suo fratello,una vittoria era pur sempre una vittoria e così alle 13 davanti ai cancelli mi ritrovai Bill,Tom e Andreas.
-Vogliamo andare?
Chiesi a Bill con tono gentile,ma allo stesso tempo persuasivo. Non credevo a ciò che stavo facendo.
E la faccia di Tom,naaah e chi se la scorda? Ma ciò che più mi colpì fu di trovare per davvero Bill lì ad attendermi.
-Andiamo.
Mi prese a braccetto,si mise gli occhiali da sole e andammo,mentre Tom e il miglior amico osservavano la loro sconfitta a suon di Samy Deluxe.
Arrivammo in centro.
All’inizio non sapevamo che dirci,ma poi iniziammo a parlare,senza nemmeno renderci conto su cosa stavano discutendo.
-Mio fratello ti piace,ammettilo.
Mi disse lui con tono di ‘approvazione’.
-No.
Risposi io ridendo fin ad avere le lacrime agli occhi.
-Allora perché volevi che ci vedesse insieme?
Ridomandò. Era duro di cervello il ragazzo,ma bello,si lo devo ammettere era davvero bello.
-Te l’ho detto. E’ bello vincere e guardar in faccia i perdenti.
Sorseggiai la mia Coca maxi e addentai il mio Big mac.
-Insomma non ci vai leggera.-Mi fece l’occhiolino.-Allora come fai ad essere così magra,voglio sapere il tuo segreto.
Mi confessò lui.
-Parli te! Lungo il tragitto hai mangiato un pacchetto di gummibear,poi ora ti sei preso un Big Mac una Coca maxi e un gelato e guardati,peserai…-Fissavo i suoi leggiadri fianchi,ma l’occhio mi stava per cadere più giù,quando arrossendo.-Intorno ai 45 kg e poi e poi.
Applaudì.
-Complimenti hai indovinato quanto peso,ora ti meriti un premio,proprio come al luna park.
Affermò mostrandomi un sorriso smagliante,un sorriso che non si vede nemmeno nelle copertine per le pubblicità da dentifricio:perfetto! Fissai l’orologio,pur di non fissar lui e la sua bellezza,cazzo Meg riprenditi! Comunque fra meno di 2O minuti avrei avuto i miei allenamenti e se ci andavo a piedi sarei arrivata in ritardo,ma se fossimo tornati a scuola e preso la sua BMW,no.
-Mi dovresti dare un passaggio con la tua BMW fino al palazzetto dello sport.
Stavo tirando fuori il portafogli per pagare il mio pranzo,quando il Signorino mi fermò e fece scivolare la sua lucente carta Gold,anche ad un fast food.
-Pago io ci mancherebbe dopo quello che ha detto mio fratello sul tuo conto,e comunque per  il passaggio ok,andiamo.
Fece lui indicando l’uscita con il pollice.
-Bhè se mi avvertivi che avresti pagato tu avrei ordinato tutto il menù. -Scoppiammo a ridere,ma poi mi avviai.-Dai andiamo.
Per tutto il tragitto non parlammo,ed era strano per entrambi. Io pensavo,tanto per cambiare,a perché se la fosse tanto presa per ciò che avesse detto e fatto suo fratello;tanto ogni giorno mi sentivo dire della sfigata,che problema c’era?
Lo guardavo di sottecchi,ma il suo sguardo era rigido e fiero,anche se emanava tanto calore,ma cosa mi stava prendendo? Mi iniziava a piacere? Cosa,cosa,cosa? Aspetta Ashley resetta tutto e ricomincia fin dal principio.
Entrai in macchina e ancora silenzio,sentivo solo il cuore pulsarmi nelle orecchie. Ma ci si poteva innamorare così in fretta? O già mi ero ‘innamorata’ e non mi ero accorta per lo scudo freddo e duro che mi ero creata intorno? Cosa stavo diventando.
Sospirai.
-C’è qualcosa che non va?
Domandò Bill inarcando il sopracciglio.
-No,no,va tutto fin troppo bene,mi chiedo se quella a essere ‘sbagliata’ sia io.
Perché! Perché glielo avevo confessato! Tre ore fa nemmeno lo consideravo ed ora,ed ora gli confessavo come mi sentivo? Mi sentivo davvero sola al mondo!
-Ma è ancora per quello che ha detto mio fratello? Scusa…
Non lo lasciai finire.
-No,non ti preoccupare e grazie di tutto.
Sbuffai scesi dalla BMW metallizzata ed entrai in palestra.
‘Ma perché deve essere tutto così difficile? Perché?’
Mi pestavo a sangue mentalmente,ma non m’importava ora sarei ritornata dai miei ballando e forse avrei trovato una soluzione.
Partì ‘Crazy in love’ di Beyoncè,e incominciò anche la coreografia. Non perché fossi di parte,ma eravamo davvero bravi!
E dopo due ore stancanti,ma ‘rigeneranti’ almeno per me,li congedai tutti.
-A domani ragazzi,ci sentiamo.
Ma dagli spalti qualcuno applaudì.
-Brava,sei davvero brava Ash,insomma hai capito.
‘Ash? E tutta questa confidenza?’
-Scusa Bill da dove esce tutta questa confidenza?
Chiesi io un po’ inacidita. Dovete capirmi,perdere i genitori a soli quindici anni non ti fa essere più aperta come prima.
-Forse da questa mattina? Da quando ho deciso di aiutarti e…
-E di pedinarmi?
Terminai la frase io per lui. Che ci faceva in palestra? Gli avevo chiesto soltanto di accompagnarmi,no di rimanere a spiarmi così poi da riferire tutto al fratellone.
-Prendi questa mia presenza come un’altra vittoria.
E detto questo,lasciandomi di stucco,mi schioccò un bacio sulla guancia,e poi se ne andò.
Ecco come ci siamo conosciuti io e Bill;tutto per colpa,o meglio,grazie a una stupida scommessa fatta da Tom,che cretino Signore!
Sorrisi,mi accarezzai la guancia dove tre anni e mezzo prima mi diede il nostro primo bacio,mentre William rideva felice nel fare l’altalena.
 
 Hush. scusate il ritardo ma oggi sono stata super impegnata.
A lundì prossimo e grazie per le recensioni (:
   
 
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