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Autore: Nikilu    16/01/2012    2 recensioni
"Era stato solo un sogno e mi ero svegliato accanto alla mia famiglia."
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Lo vidi entrare.
Era tra la folla degli studenti del primo anno. Capelli neri e spettinati, occhiali rotondi, occhi verdi e una cicatrice a forma di saetta sulla fronte.
Seduto al tavolo dei professori, lo scrutai da lontano; lo avevo riconosciuto: era il figlio di Lily e di quel Potter. Non fu la cicatrice a farmelo riconoscere ma gli occhi, gli occhi come quelli di sua madre.
Il mio sguardo gelido incontrò il suo innocente, per pochi istanti.
Provavo rabbia.
Assistetti alla Cerimonia dello Smistamento in un solenne silenzio, come mio solito. Il bambino, Harry, era stato assegnato a Grifondoro. Lo sospettavo, non poteva essere altrimenti: era un Grifondoro come sua madre, chissà se era coraggioso, dolce e disponibile come lei. In quel momento provai rabbia mista a curiosità: se fosse davvero stato come Lily?
Purtroppo, l’aspetto ingannò il mio cuore.
Quel bambino non mi piaceva, assomigliava troppo a James e mi faceva riaffiorare brutti ricordi; non mi piaceva perché Lily era morta per proteggerlo e io, Severus Piton, non me ne fregavo un accidenti di lui.
Eppure, ogni volta che il mio sguardo si puntava su di lui, oltre a rancore, provavo un’immensa gioia.
Quegli occhi di un verde brillante, quegli occhi vivi, mi trasmettevano calore, felicità.
Erano gli occhi di Lily, dopotutto.
Avevo la prima lezione con i nuovi Serpeverde e Grifondoro. Entrai platealmente sbattendo la porta, le finestre del sotterraneo ben sigillate, la penombra rotta lievemente dalle candele. Facevo sempre in modo di incutere terrore nei miei allievi, forse perché ero stato un Mangiamorte, o forse perché avevo un ruolo di rilievo in quel castello adesso, come non lo avevo da ragazzo. Mi sedetti alla mia scrivania, presi il registro e cominciai a fare l’appello. Sapevo che una volta arrivata la P…
Dopo Paciock, dopo Parkinson…
“Harry Potter” dissi, alzando lo sguardo inespressivo su quel James in miniatura “la nostra nuova celebrità”. Lui rimase in silenzio ed io continuai l’appello, fino al nome di Zabini.
Il mio discorso di apertura era sempre lo stesso, da anni, rivolto a giovani menti che consideravano Pozioni una materia per lo più “inutile e noiosa”, come qualcuno di mia conoscenza che conferiva alla mia persona gli stessi aggettivi. Neanche a dirlo, la persona di mia conoscenza, era il padre di quel bambino con la cicatrice seduto in fondo all’aula.
D’un tratto, a tale ricordo, volli vendicarmi nell’unico modo che potevo. Feci delle domande a Potter, ben sapendo che non avrebbe saputo rispondere. Ad ogni suo “Non lo so, signore”, provavo un guizzo di piacere che non facevo di certo trasparire. Poi eccolo: uguale a suo padre. Faccia tosta. Rispondermi a tono: avevo un nuovo Potter contro cui combattere.
Il mio sguardo fermo, si fece bislacco nel pronunciare: “E alla casa di Grifondoro verrà tolto un punto per la tua faccia tosta, Potter”. Avevo il coltello dalla parte del manico.
 
Una mano piccola e delicata mi accarezzò il viso. Aprii gli occhi e una bambina con i capelli rossi mi scrutava sorridendo. I suoi occhi erano scuri ma pieni di calore.
“Buongiorno papà” mi disse.
Mi misi a sedere al centro del letto e lei mi raggiunse, mi abbracciò e mi diede un bacio sulla guancia. Rimasi in silenzio, il suo sorriso valeva più di mille parole.
Poi la porta si aprì: una donna bellissima era entrata con un vassoio da colazione tra le mani. Mi sorrise e si sedette accanto a me e alla bambina.
“Buon compleanno amore” mi sussurrò all’orecchio Lily.
Mi voltai verso di lei, la baciai dolcemente e la guardai negli occhi, quegli occhi verdi, di un verde brillante. Quegli occhi caldi, pieni di amore e gioia. Eileen, nostra figlia, aveva ereditato i miei occhi purtroppo ma speravo che il piccolo Rob che cresceva nella pancia di mia moglie, ereditasse i suoi splendidi occhi verdi.
Era stato solo un sogno e mi ero svegliato accanto alla mia famiglia.

  
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