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Autore: Alyce_Maya    16/01/2012    13 recensioni
- Alice, non Quella Alice, che annoiata decide di dare ascolto ad una inserzione trovata su internet che le propone "un viaggio all'Inferno dantesco".
- Caronte, non brutto e vecchio, ma giovane, bello e cantante in una rock band.
- Gironi infernali che sono più prove per minare la pazienza della protagonista che non veri e propri luoghi di punizione.
→ Ce la farà Alice a raggiungere il Paradiso? O resterà a godersi i piaceri dell'Inferno? ←
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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BUONA SERA ^_^
Come ve la passate?! Ovviamente non ci vediamo da un sacco di tempo e mi dispiace ma sto passando un periodaccio: la scuola non è mai stata così difficile ed impegnativa per cui mi sto concentrando più che altro su quella ed ho finito per abbandonare per un mucchio di tempo questa storia, mi dispiace!!
Dato che è da prima delle vacanze che non ci sentiamo ne appofitto per augurarvi BUON NATALE e, soprattutto, BUON 2012 (sperando che non sia il nostro ultimo anno - corna in basso e toccatine varie - xD)
Sento il dovere di ringraziarvi tutti perchè siete sempre di più a lasciarmi recensioni ed a inserire nei vari posti questa storia e sono davvero contenta!! =)
Per cui mille grazie di cuore a tutti voi e BONA LETTURA!! ^_^

 

CAPITOLO 15 - Ultimo girone: Spiderwoman e Lulù -

 

< Glielo dico oppure no? >, meditai tra me e me mordicchiandomi nervosamente le unghie.
"Sono passati solo due minuti e già hai cambiato idea?", chiese Vocina scioccata e indignata.
< Cosa vuoi che faccia? Insomma non so se te ne rendi conto ma è passato solo un giorno e sto già dicendo ai quattro venti che sono cotta di Caronte. Insomma non è naturale! >, sbottai infastidita dal suo non capire.
"Ma non dire cavolate... Mai sentito parlare del colpo di fulmine?".
< Sai che non credo a queste cavolate per cui non tirarle in ballo >, dissi alzando gli occhi al cielo.
Guardandomi intorno nervosamente non potei evitare di incrociare lo sguardo corrucciato di Caronte: mi fissava con un sopracciglio leggermente arcuato, cosa che gli aveva procurato una piccola ruga sulla fronte.
< Se continui a fare quella faccia, ti verranno le grinze sulla pelle come i vecchi >, lo stuzzicai ghignando.
Potevo evitare tutto, ma non di prenderlo in giro.
Mi divertiva troppo.
Lui si limitò a lanciarmi uno sguardo di superiorità, per poi ribattere: < E tu finirai al manicomio se continui a parlare da sola come una di quelle gattare pazze  >.
< Ho già il domicilio lì >, risposi non accontentandomi di lasciargli l'ultima parola.
Mi fece una linguaccia e si girò dall'altra parte fingendo di essere offeso.
Risi divertita.
Ero cotta.
Passato un giorno o meno, mi ero presa una bella sbandata per quello strano ragazzo apparso sulla mia strada avvolto dalla nebbia e da un mantello nero.
"L'opposto del principe azzurro insomma. Sei proprio un caso clinico", mi sfottè Vocina.
< Stai zitta! In ogni caso ho deciso: non gli dico niente >, asserii decisa.
"Oh andiamo: dopo tutto quel bel discorso filosofico del Gigante, il quasi bacio, il bacio, tutte quelle deliziose allusioni sconce che tanto ti piacciono e, soprattutto, dopo avermi rotto le scatole per tutto questo tempo, mi vieni a dire che non hai intenzione di dire a Caronte che ti piace?!", urlò Vocina perforandomi un metaforico timpano mentale.
< Perspicace come al solito >.
Sentivo che fosse sul punto di urlare di nuovo ma, una musichetta proveniente dalla tasca dei miei pantaloni, la bloccò poco prima che potesse aprir bocca.
Come si suol dire: "salvata dalla campanella". O, in questo caso, dal cellulare.
Mi ero quasi dimenticata della sua esistenza.
"Povero il mio amato cellulare: ti ho ignorato tutto il giorno", pensai tristemente tirandolo fuori dai jeans.
< Pronto? >, risposi al terzo squillo.
< Il mio "sensore di cazzate" sta vibrando >, disse la voce dall'altro capo del telefono.
Rimasi in silenzio per qualche secondo, cercando di capire se mi stessero giocando un brutto scherzo.
< Perchè, chi saresti, Spiderman? >, domandai sarcasticamente.
< Non prendermi per i fondelli, razza di amica degenere che non sei altro >, sbottò l'enigmatica presenza telefonica.
< Ma si può sapere chi cavolo è? >, mi infuriai.
Lanciai a Caronte uno sguardo di fuoco come se fosse lui il responsabile di tutto.
Il mio accompagnatore mi guardò confuso per poi limitarsi a scrollare le spalle, convinto, probabilmente, della mia ormai sicura pazzia.
< Chi vuoi che sia?! Sono Nancy, pampel! >, urlò Spiderwoman.
Okay, a mia difesa va detto che la sua voce al telefono era completamente irriconoscibile, per cui non facciamone un dramma se non avevo riconosciuto la mia migliore amica, che ne dite?!
Si, lo so, ero stata decisamente pessima.
< Oh! Ciao, come stai? >, chiesi cercando di rimediare alla mia figuraccia.
< Bando ai convenevoli: come ho già detto il mio "sensore di cazzate" sta vibrando >, asserì minacciosa.
Ebbene ora vi dirò una cosa su Nancy: mai contraddirla, lei ha sempre ragione! Esatto, anche quando non è così oppure afferma l'esatto opposto di quello che ha detto solo un secondo prima.
Lei-ha-ragione.
Se qualcuno osa contraddirla, si becca degli schiaffi sulla testa davvero dolorosi: nel corso degli anni credo di aver accumulato un bel po di traumi cranici per colpa sua.
Ecco spiegato il motivo della mia stupidità e del mio parlare da sola.
"Effettivamente questo chiarirebbe un bel po di cose", proferì Vocina.
Decisi di restare in silenzio per evitare ulteriori discussioni.
< E quindi...? >, mi azzardai a chiedere.
< Quindi tu stai per fare qualcosa di veramente stupido! >, dise convinta.
Ci riflettei per bene...
Bene...
Molto bene...
Tanto bene...
< Mhm no, direi di no! >, dissi alla fine sicura di me.
< Non dire cavolate, io ho sempre ragione per cui tu stai per fare qualcosa di stupido >, urlò.
Appunto, come già detto, lei ha ragione.
< Allora sentiamo Spidewoman, che starei per fare? >, domandai sarcastica.
In fin dei conti potevo permettermi di fare un po la spavalda: non poteva darmi schiaffi attraverso il telefono.
< Cosa non stai per fare, vorrai dire... >, proferì enigmatica.
"Eh?!".
Okay non ci arrivavo.
< Non stai per dire a Caronte che ti piace >, continuò smontandomi.
Rimasi immobile scioccata per qualche secondo.
< E tu come fai a sapere di... Tutto questo? >, domandai dopo un po.
Adesso mi faceva paura. Già di suo la ragazza non era normale, ancora mi veniva fuori con cose del genere... Sarebbe andata a finire con me in paranoia e lei sul trono del mondo.
"Stai dicendo cose senza senso", mi fece notare Vocina.
Lo sapevo: probabilmente gli ultimi avvenimenti mi avevano "leggermente" scombussolata.
< Ovvio: sto leggendo la tua storia su EFP >, spiegò.
< Eh?! >, urlai scandalizzata.
Che cavolo stava dicendo?!
< Lascia stare... Comunque non parlare: non posso tirarla per le lunghe! Non hai idea di quanto costi chiamare all'Inferno >, disse velocemente.
Sempre più confusa, evitai di fare commenti e mi sistemai meglio sulla barca.
< Tu piaci a lui, lui piace a te. Niente di più semplice: vi dichiarate, uscite, vi sposate e vissero per sempre felici e contenti. Non ti va bene la versione favola?! Allora senti qua: tu non credi nei colpi di fulmine ma nelle reincarnazioni si: magari in una vita passata stavate assieme, ecco perchè ti piace. Per cui vedi di non fare cavolate perchè il mio sensore (e anche EFP) lo saprà per cui... Buttati! Ciau >, e così dicendo chiuse.
Ebbene, posso dire per certo che quella fu la conversazione telefonica più assurda mai avuta in vita mia.
Tuttavia non potevo negare che avesse ragione (almeno le parti che avevo capito, avevano un certo senso).
Per cui, arrendendomi all'evidenza, mi preparai a svuotare il sacco.
< Senti... >, cominciai.
< Arrivati! >, disse nello stesso istante Caronte.
Sfiga cosmica, avete presente?
Ti becca sempre nei momenti meno opportuni.
< E' l'ultimo girone... >, mi informò mente scendevo dall'imbarcazione. < Sono sicuro che lo apprezzerai. Ci vediamo all'uscita >.
Se ne andò silenziosamente lasciandomi li a rodermi il fegato.
< Cavolaccio! >.
Mi voltai e osservai l'imponente portone che mi si parava davanti.
Recava un'insegna: "Chiamatemi Lulù".
Criptica, no?!
Mi bastò fare un passo verso l'entrata che quella si aprì. Il corridoio che percorsi fu più lungo degli altri e decisamente più macabro: era buio e non c'erano le solite musichette stupide in sottofondo.
Quando entrai nello stanzone lo trovai immerso nella quasi totale oscurità.
< Heilà, c'è nessuno? >, trovai il fiato per dire.
Okay, se all'inizio ero stata delusa dall'atmosfera poco macabra di quel complesso, ora mi ritrovavo a desiderare quei dementi del Limbo più che mai. Altro che cose buie e spaventose, preferivo di gran lunga le scemenze di quello strano "parco divertimenti".
< Pardon, pardon... Si sono fulminate le luci: tutta colpa di quei cretini dei miei assistenti. Sono convinti che prendere le lampadine giuste sia un optional. Tanto a loro che importa, non ci devono mica lavorare in questa stanza! >, disse una voce all'improvviso, leggermente più acuta del normale a causa della rabbia probabilmente.
L'uomo che aveva parlato, sembrava di origini francesi (considerato l'accento) e aveva un che di... Come dire... Poco mascolino?!
< Salve >, affermò comparendomi davanti e facendomi sussultare.
Era un uomo sulla trentina con capelli corti e neri. Portava pantaloni di pelle nera aderente abbinati ad una camicia bianca con cui faceva a pugni.
I mille braccialetti colorati che portata al polso lo facevano sembrare uno di quei personaggi gay poco credibili ed esagerati delle sitcom televisive.
< Sono Lucifero ma puoi chiamarmi Lulù >, disse arrotolando tutte le "r".
Okay, non è che "sembrasse uno di quei personaggi gay poco credibili ed esagerati delle sitcom televisive", lo era.
"Che carino", pensò Vocina ridendo. "Mi sono sempre piaciuti i tipi bizzarri", considerò squadrando l'uomo dall'alto in basso.
< Ehm... Alice >, mi presentai a mia volta.
In fin dei conti era pur sempre il Re degli Inferi, non potevo permettermi di fare la maleducata.
< Oh lo so, lo so. Ho seguito con interesse tutto il viaggio, sei una tipetta interessante >, disse squadrandomi.
Non sapendo bene se rispondere o meno, rimasi in silenzio aspettando che continuasse.
< E ho notato anche un'altra cosa: tu vuoi portarti via il mio Caronte >, disse cantilenando e battendo le mani.
"Uh ora è pure inquietante, mi piace sempre di più", mi informò Vocina.
Io, d'altro canto, non potevo essere sicura di riuscir condividere quel suo pensiero.
Non volendo più negare niente, alla fine risposi: < Si è così... E' un problema? >.
< Uh sfacciata, ti farò pagare un extra per questo >, disse ridendo.
"Strunzu...", pensai masticandomi le parole.
< Comunque no, nessun problema. Per ora... Ma passiamo al sodo: per superare questo girone dovrai assecondarmi >, disse guardandomi fisso negli occhi.
Deglutii a vuoto.
< Cosa dovrei fare? >, domandai preoccupata.
< Rispondere alle mie domande... >.
Mi agitai sul posto sentendomi sempre più a disagio ma acconsentii con un cenno del capo.
< Bene >, fece ghignando.
Se un attimo prima ce l'avevo davanti, quello dopo era sparito.
Quando una luce si aprì all'improvviso, riuscii finalmente ad individuarlo.
< Domanda... numero... u-n-o! >, cantilenò.
Sparì per poi riapparire.
< Come mi sta questo vestito? >, domandò eccitato.
Si era cambiato d'abito in un lampo ed ora indossava un paio di pantaloni rosa a quadri e una maglietta bianca sopra.
< Ehm bene, anche se punterei su qualcosa di più scuro >, dissi buttando li la prima cosa che mi passò per la testa.
Gesticolò qualcosa e scomparve per poi riapparire di nuovo con altri vestiti.
La cosa continuò così per un bel po con lui che faceva da modello ed io da critica.
Uno strazio, dico sul serio.
< Aaah perfetto: grazie a te ho rifatto tutto il guardaroba >, disse eccitato saltellando.
Sembrava felice come una Pasqua.
< Ehm, tutto qui? >, chiesi esitante.
< Come tutto qui?! Rifare gli armadi di tanto in tanto è essenziale e, soprattutto, tra le prove più difficili di tutta la vita >, affermò sicuro mentre si ammirava le unghie di un nero acceso.
< Quindi... Posso andare? >, domandai ancora.
< Certo, certo. Prova superata. Ecco a te il lasciapassare per il Paradiso >, disse consegnandomi un biglietto.
Lo presi e me lo rigirai tra le mani per poi andare a leggere quello che c'era scritto sopra.
Rimasi di sasso per qualche secondo fino a quando riuscii a riconnettere il cervello alla bocca.
< Stiamo scherzando, vero?! >.


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Se non vi lasciavo con il fiato sospeso non ero contenta xDD

Ebbene questo capitolo è in parte dedicato anche esclusivamente a te Nancy, mi sembrava giusto tutto considerato xP
Tanto per spifferare cattiverie su di te, vi assicuro che gli schiaffi gli dà davvero (anche se lo faceva di più in passato) e che presto conquisterà sicuramente il mondo ;-)
Non posso assicurare che abbia davvero un "radar per le cazzate" ma di certo ha un mucchio di altri poteri soprannaturali strani, giuro xPP

Mi raccomando, fatemi sapere che ne pensate!!
Grazie ancora, ciau^^

   
 
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