Serie TV > Doctor Who
Segui la storia  |       
Autore: Bluemoon Desire    16/01/2012    6 recensioni
In seguito ad un'interferenza spazio - temporale di natura sconosciuta, il Dottore e Rose si ritrovano catapultati nel 1882 a Portsmouth...morti misteriose e vecchi nemici da affrontare con l'aiuto di un assistente davvero fuori dal comune: Sir Arthur Conan Doyle!
Genere: Commedia, Mistero, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Doctor - 10, Rose Tyler
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



CAPITOLO PRIMO

 

                                        DOTTORE TI PRESENTO SIR DOYLE

 


“Esattamente come devo vestirmi, Dottore?” domandò Rose, facendo capolino con la testa dal ripostiglio appendiabiti del T.A.R.D.I.S.

Il Dottore gettò un’occhiata al monitor di navigazione.

“Siamo nel … 1882!” le disse “La sezione abiti dell’800 dovrebbe trovarsi sulla sinistra…no aspetta…sulla destra…sì, è sulla destra!”

In attesa che Rose finisse di prepararsi, si sdraiò in un angolo della sala comandi, per rileggere ancora una volta la lista di dati che il sistema di navigazione aveva registrato durante il viaggio.

Non c’era alcun errore.

Il segnale anomalo prodotto da quel campo gravitazionale sconosciuto, era presente in ogni singola griglia di rilevazione.

I valori della sua forza attrattiva erano a dir poco sbalorditivi. 

Di una sola cosa era certo.

Chiunque disponesse di tali avanzate conoscenze scientifico – tecnologiche nel 1882, non poteva assolutamente appartenere a quell’epoca storica, era fuori discussione.

Si trattava di nozioni decisamente anacronistiche rispetto alla realtà del tempo.

Ciò significava soltanto una cosa: qualcuno si era ritrovato chissà come relegato nel 1800 e stava tentando disperatamente di trovare una via d’uscita, sfruttando delle innovazioni tecnologiche di propria fabbricazione.

Si lasciò andare ad un lungo sospiro.

Non era esattamente quello il tipo di viaggio che aveva in mente quando aveva proposto a Rose un weekend di puro e semplice relax. In realtà avrebbe voluto portarla a visitare le famose e suggestive Cascate di Diamanti del pianeta Midnight ma, visti i recenti sviluppi, in qualità di ultimo Signore del Tempo era suo dovere vederci chiaro in quella faccenda. Non restava che rintracciare i responsabili, accertarne la natura e la specie, umana o aliena che fosse, e scoprire che cosa avevano in mente.

“Cosa ne pensi? Forse è un po’ troppo eccessivo?”

La voce di Rose lo distolse bruscamente dai suoi pensieri, costringendolo ad alzare lo sguardo dai fogli che stava analizzando. Non appena i suoi occhi si posarono su di lei avvertì una specie di balzo furioso nel petto. Entrambi i suoi cuori iniziarono a palpitare così convulsamente che gli sembrò quasi di poter sentire nella testa il rimbombo di ogni singolo battito.

L’aveva sempre considerata estremamente affascinante ma con il passare del tempo si era abituato così tanto a vederla nelle sue vesti casual o “casalinghe”, che rimase quasi scioccato di fronte a quella sua nuova versione così … così elegante.

Indossava un bellissimo abito di velluto rosso in stile Impero, che le fasciava perfettamente la vita evidenziandone la linea sinuosa, e i suoi capelli erano avvolti sulla testa in un morbido chignon.

“Allora? Cosa ne pensi, Dottore?” incalzò Rose, fissandolo con intensità.

“Oh beh… direi che sei…sei davvero bellissima” commentò lui, scattando di colpo in piedi come se una gigantesca molla invisibile lo avesse spinto via dal pavimento.

Le voltò le spalle con la scusa di dover programmare il sistema di sicurezza del T.A.R.D.I.S, ma in verità non voleva che lei si accorgesse di quanto quella visione lo avesse turbato, anche se probabilmente quel suo comportamento nevrotico le avrebbe dato comunque da pensare. Assicuratosi che il T.A.R.D.I.S. fosse ben nascosto al curioso e invadente occhio umano, si preparò ad uscire in strada. Indossava il solito completo gessato, accompagnato come sempre dal suo lungo cappotto marrone. Il cacciavite sonico era ben sistemato nella tasca interna della giacca. Stavolta però si sarebbe dovuto accontentare di un vecchio modello di scarpe che fosse più adatto all’epoca. Un paio di Converse logore avrebbero dato piuttosto nell’occhio e lui non voleva rischiare di finire sulla bocca di tutti.

“Lady Tyler è pronta per il suo ingresso trionfale nell’Inghilterra del 1800?” fece rivolto a Rose, porgendole il braccio come qualsiasi gentiluomo dell’epoca avrebbe fatto con la propria dama.

“Prontissima, mio Dottore” rispose lei, intrecciando il proprio braccio con il suo.

Il Dottore si lasciò sfuggire un sorriso.

Doveva ammetterlo, la sua Rose aveva uno spirito d’adattamento veramente invidiabile, tra l’altro, quelle vesti da dama dell’800 le donavano particolarmente. 

“Siamo nel periodo storico comunemente noto come Periodo Vittoriano…” spiegò a Rose, mentre fianco a fianco s’incamminavano lungo le vie della città, mischiandosi alla folla di passanti” … comprende tutti gli anni del lungo regno della Regina Vittoria, perciò diciamo orientativamente dal 1837 al 1901… “

Un paio di carri per il trasporto di bestiame li superarono a moderata velocità, sfrecciando rumorosamente lungo la strada acciottolata.

“… in questo periodo le forme di intrattenimento variavano notevolmente in base alla classe sociale di appartenenza, sai? I ricchi e le persone benestanti ad esempio erano particolarmente interessati alle più classiche forme di divertimento, come il teatro, gli spettacoli musicali, le tragedie e anche l’opera mentre i ceti sociali più umili si riunivano in bische clandestine per il gioco d’azzardo, creavano delle bande musicali folkloristiche per esibirsi agli angoli delle strade o nei grandi parchi … sai, nella speranza di guadagnare qualche spicciolo in più …”

“Perciò nonostante la rivoluzione industriale, la povertà era comunque presente?” domandò Rose, osservando con sguardo un po’ triste dei bambini dall’aspetto trasandato, che stavano passeggiando a piedi nudi in mezzo alla strada. 

“In verità è stata proprio la rivoluzione industriale a causare l’incremento della povertà …  “rispose il Dottore” … immagina … la rapida urbanizzazione, l’aumento di migrazioni dalle campagne, le abitazioni scarse e assai costose! Solo alcune categorie sociali potevano permettersele, ciò che restava veniva spartito tra due o più famiglie … è così che si svilupparono i cosiddetti “bassifondi”… senza contare poi l’aumento della richiesta di lavoro minorile nelle miniere e nelle fabbriche dopo il boom economico delle industrie …”

“VUOI DIRE CHE SFRUTTANO I BAMBINI?!” esplose Rose a gran voce.

“Shh  …” la zittì prontamente lui, appoggiandole una mano sulla bocca” … ricordati di non dare nell’occhio, Rose … “ si raccomandò per l’ennesima volta” … noi qui siamo solo di passaggio, cerchiamo di non scatenare subito il panico come al solito! In quest’epoca hanno delle armi da fuoco particolarmente efficienti e vorrei non essere costretto ad assaggiarne il sapore, se non ti dispiace …”

“D’accordo, scusami …”

“Devi stare attenta, ricordati sempre le possibili conseguenze legate ad un singolo, minuscolo cambiamento degli eventi storici … non scordarlo mai: osservare …”

“Ma non agire…” completò lei, sbuffando” ..sì, lo so Dottore, me lo ripeti in continuazione!”

In lontananza, avvistarono una taverna dall’aria piuttosto antica, sul cui ingresso spiccava  un’enorme insegna in legno che riportava il nome “Golden Age” su uno sfondo color verde smeraldo.   

Il Dottore si fermò a pochi passi dalla porta d’ingresso, avvicinandosi alla vetrata principale per gettare un’occhiata all’interno.

“Stai spiando qualcuno per caso?!” lo apostrofò Rose, fissandolo con aria interrogativa.

“No, certo che no” rispose lui, senza però staccare lo sguardo dalla vetrata “Quel nome…Golden Age…devo averlo già sentito da qualche parte, mi suona dannatamente familiare ma non riesco a capire il perché …”

“Entriamo e scopriamolo, allora!” propose Rose con entusiasmo e, prima ancora che lui potesse fermarla, aveva già oltrepassato la soglia del locale e si stava dirigendo con aria spavalda e sicura verso il proprietario.

Senza sprecare ulteriore tempo prezioso, il Dottore la seguì all’interno della vecchia taverna. L’intero locale era immerso in una luce soffusa che contribuiva a rendere l’atmosfera decisamente più intima e meno formale. Nell’aria aleggiava un odore stantio di alcool, sigari e carne alla brace. Rose non aveva di certo perso tempo. Si era appartata in un angolo del bancone e stava parlottando sottovoce con un paio di tizi dall’aria poco raccomandabile. Il Dottore si affrettò a raggiungerla e, come se nulla fosse, le circondò le spalle con un braccio, un gesto che i due omoni dovevano aver interpretato come un segnale di imposizione territoriale, perché se la diedero immediatamente a gambe.

“Bravo, li hai fatti scappare” lo rimproverò Rose, imbronciata “Stavo cercando di ottenere informazioni utili su questa taverna …”

“Credimi, quei due avevano in mente tutto, eccetto fornire delle innocenti informazioni ad una ragazza attraente come te …” replicò fermamente il Dottore, prendendo posto accanto a lei” … devi stare attenta, Rose, qui le persone non sono come quelle che sei abituata a frequentare … la mentalità è diversa, c’è gente davvero pericolosa e spietata là fuori …”

Ma Rose sembrava non aver udito nessuna delle parole che aveva appena pronunciato.

Lo fissava con sguardo vacuo, in silenzio, le labbra curvate in un leggero sorriso.

“Mi trovi davvero attraente?” gli domandò d’un tratto a bruciapelo.

“Co … cosa?!” fece lui, voltandosi con tale velocità da farsi male al collo.

“Hai appena detto che mi trovi attraente” incalzò lei.

“No, ho solo detto che quei due ti trovavano attraente …”

“Perciò … tu non mi trovi attraente?”

“Non ho detto questo …”

“E’ esattamente quello che hai detto, invece!”

“Ma non è così …”

Rose sbuffò, appoggiando il mento sul dorso della mano.

“Se lo dici tu, Dottore” commentò caustica, abbassando lo sguardo.

Seguì un lungo, imbarazzante silenzio.

Rose doveva aver frainteso totalmente le sue parole … o forse era lui che non riusciva mai a combinarne una giusta?

Difficile giudicare.

L’unica cosa certa era che odiava quando lei gli teneva il broncio in quel modo.

“Ti sei offesa?” le domandò sottovoce, cercando di spezzare quell’odiosa tensione.

“Perché mai avrei dovuto?” rispose lei in tono piatto, evitando di guardarlo.

Il Dottore fece per replicare ma qualcuno lo anticipò sul tempo.

Un uomo.

“Nulla è più innaturale dell’ovvio” sentenziò in tono solenne.

Rose e il Dottore si voltarono contemporaneamente nella direzione da cui sembrava provenire la voce maschile. L’uomo era seduto ad un tavolo, accuratamente nascosto nella semi ombra del locale ed evidentemente doveva aver seguito l’intera scenetta fin dalle sue battute iniziali.

“Come, prego?” fece Rose, senza capire.

“Ho solo fatto un’osservazione, milady” replicò lo sconosciuto, il cui tono di voce pareva inspiegabilmente divertito”  Il mondo è pieno di cose ovvie che purtroppo nessuno si prende mai la cura di osservare … “

Videro la sua sagoma scura sollevarsi lentamente e avanzare verso di loro, quel tanto che bastò per poterne scorgere, con maggior dettaglio, le fattezze anatomiche alla fioca luce di una lampada ad olio. Dimostrava all’incirca una ventina d’anni o giù di lì, capelli corti e scuri, lo sguardo acuto e penetrante.

Una luce vivace danzava nei suoi occhi.

La luce della passione giovanile.

“Cosa significano le sue parole?” domandò ancora Rose.

Lo sconosciuto appoggiò qualche moneta sul bancone poi si voltò a guardarla.

“Esattamente ciò che ho detto, milady” fece accennando un vago sorriso “ Chiaramente il suo compagno non si è accorto dell’ovvio, ossia di quanto le sue parole rudi l’abbiano ferita nel profondo … “

Rose ricambiò timidamente il sorriso in segno di gratitudine.

“Mi permetto di dissentire” sbottò bruscamente il Dottore, sentendosi preso in causa “Non ho mai ammesso una cosa del genere e francamente non vedo alcun motivo per il quale dovrei rendere conto a lei di ciò che accade tra me e la mia compagna … ora che ci penso, con rispetto parlando, non so neanche chi lei sia …”

Rose si schiarì leggermente la voce.

“Sei stato di nuovo maleducato” gli soffiò in un orecchio.

“Già ma stavolta l’ho fatto volontariamente” le rimbeccò lui in tono piccato.

Il giovane sconosciuto non sembrava minimamente turbato da quel loro simpatico battibeccare, anzi, dava l’impressione di essere alquanto allietato da quella visione, come se la stesse proprio spassando.                                                Senza cancellare il sorriso dalle sue labbra, porse la mano al Dottore.

“Mi permetta di presentarmi, Sir … “ disse in tono affabile “ … mi chiamo Arthur Conan Doyle e sono il proprietario di un piccolo studio medico nel Southsea … “

Sia Rose che il Dottore sbarrarono gli occhi, stupefatti.

“Lei è … lei è Arthur Conan Doyle?” ripetè il Dottore con un tono di voce alquanto stridulo, falsato dallo shock.

“Così dicono, Sir!” rispose il giovane, stringendogli la mano.

 “Ma è assolutamente fantastico poterla conoscere!” ruggì il Dottore, visibilmente eccitato da quell’incontro totalmente inaspettato.

“Oh beh … deduco che lei già mi conosca … anche se la cosa mi coglie abbastanza alla sprovvista, devo ammetterlo … “ 

Rose e il Dottore si scambiarono un’occhiata d’intesa.

“In realtà potrei essere considerato in qualche modo un suo collega” mentì spudoratamente il Dottore.

“Oh è un medico anche lei?”

“In un certo senso … sì, diciamo pure così…”

Poi rivolgendosi a Rose aggiunse “Madame Tyler mi permetta di presentarle Sir Arthur Conan Doyle… “

Il rumore di una porta che veniva sbattuta con violenza calamitò la loro attenzione, facendoli sobbalzare per lo spavento.

Qualcuno, una donna di mezz’età, fece il suo ingresso teatrale nella taverna urlando e scalpitando come una disperata, in lacrime.

Sembrava profondamente turbata.

“Signora Maynor … signora Maynor che succede? Si calmi … che cosa è successo?” la interpellò il proprietario della taverna, porgendole un bicchiere d’acqua e indirizzandola verso la sedia più vicina.

“E’ morto … “mormorò la povera donna tra i singhiozzi” … povero piccino … povero piccolo piccino innocente …“

Il Dottore avvertì la presa serrata di Rose attorno al suo braccio.

“Chi è? Chi è il morto?” domandò atterrito il giovane Doyle.

“Il … il piccolo orfano Timmy Harper … “balbettò la donna, asciugandosi le lacrime con un fazzoletto di stoffa piuttosto sdrucito e scolorito” … è successo nell’orfanatrofio Saint Claire, dove lavoro come donna delle pulizie … l’ho trovato io, questa mattina … non è rimasto che un mucchio d’ossa, povero tesoro … il diavolo … è stato lui, è stato il diavolo ad ucciderlo in modo tanto barbaro… gli ha strappato via le carni … non ne è rimasto nulla… NULLA!”

Il Dottore inspirò a fondo.

Dubitava fortemente che il diavolo, come tale, potesse avere una qualsiasi responsabilità in quella orribile faccenda, ma quel racconto concitato della signora Maynor, la carne strappata via, il ritrovamento di un mucchio d’ossa … erano indizi che portavano ad una sola conclusione.

Una delle peggiori.  

Sperava solo di sbagliarsi. 





NOTE AUTORE: Ecco qui il primo capitolo. La storia non è ancora entrata nel vivo, questo capitolo è piuttosto un'introduzione ai personaggi, alle loro dinamiche e allo sfondo sociale dell'epoca...nel prossimo capitolo entreremo davvero nella storia e ...beh non anticipo niente per non rovinare la sorpresa! SPERO DI NON AVER DELUSO LE ASPETTATIVE :D

   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Doctor Who / Vai alla pagina dell'autore: Bluemoon Desire