CENERENTOLA POTTER
C’era una volta
in un paese tanto lontano un ragazzo dagli occhi più verdi degli smeraldi ed i
capelli neri come le ali di un corvo, sempre spettinati.
Ora voi direte
che un ragazzo tanto carino doveva vivere felice amato dalla sua famiglia e con
molti amici... bè mi dispiace dirlo ma non è vero...
Infatti, la
madre del povero ragazzo era morta dandolo alla luce ed il padre si era fatto
abbindolare da una donna malvagia che aveva già altre due figlie e l’aveva
sposata.
Così questa
donna era diventata la matrigna del povero Harry (il ragazzo dai capelli neri e
gli occhi verdi) che, a dirla tutta era sempre gentile con lei e le sue
sorellastre, ma che veniva sempre maltrattato da queste.
Tutto ciò
succedeva anche quando il padre del ragazzo era in vita, ma quando lui morì le
cose peggiorarono molto.
Infatti la
matrigna si impossessò di tutte le ricchezze del padre di Harry facendo fare un
falso testamento visto che il padre aveva, originariamente, lasciato tutto al
suo bambino.
Inoltre il ragazzo
venne mandato a vivere in un sottoscala come il più infimo servo e venne
vestito di stracci e le sorellastre, Virginia e Pansy, non perdevano occasione
di tormentarlo facendogli fare i lavori più umili come spazzare i pavimenti o
svuotare i loro pitali.
Ogni notte
questo povero bambino piangeva a dirotto nel suo piccolo sottoscala guardando
una foto dei suoi genitori che lo guardavano sorridenti da un prato, una delle
poche cose che la matrigna, Bellatrix, gli aveva lasciato tenere.
Così passò la
sua infanzia e si arrivò ai suoi 16 anni, in quel periodo nessun abito gli
bastava più di qualche mese e non entrava più nel piccolo sottoscala tanto che
Bellatrix fu costretta a spostarlo in una stanza più grande nei sotterranei,
niente di bello o anche lontanamente confortevole ma, ad Harry sembrava il
paradiso.
Harry non aveva
amici, come si può immaginare nessuno gli si avvicinava per paura della
terribile ira della matrigna, gli unici esseri che lo facevano erano tre
topolini che Harry aveva chiamato Ron, Hermione e Neville.
Questi esserini
venivano ogni sera nel sotterraneo di Harry e lui conservava sempre qualche
briciola per loro; una sera mentre Harry dormiva Ron Hermione e Neville
rimasero a vegliare il suo sonno.
N- Amici...
dobbiamo fare qualcosa per lui... mi fa tanta pena...
R- Già...
povero ragazzo lui è tanto buono e gentile... e quelle due streghe (riferito
alle sorellastre) lo maltrattano sempre... grrr... se fossi solo un po’ più
grande...
Herm- Ron...
non dire sciocchezze.
R- Ma dobbiamo
pur aiutarlo in qualche modo...
Herm- Lo
faremo... solo al momento giusto.
Dopo un po’
vedendo che il ragazzo dormiva tranquillo se ne andarono nella loro tana.
Il girono dopo
il ragazzo venne svegliato all’alba dal grido isterico della sua sorellastra
Virginia che si era fiondata a razzo nella sua stanzetta ed avanzava verso di
lui con espressione omicida.
Il ragazzo
recuperò velocemente gli occhiali e si alzò rabbrividendo perché era quasi
arrivato l’inverno e lui vestiva con abiti di cotone.
V-
Sguattero!!!!!
Urlò la ragazza
continuando ad avanzare
H- Sì sorell...
sua signoria...
Harry stava
quasi per pronunciare la parola che faceva infuriare le sorelle anche quando
erano di ottimo umore figurarsi ora... ma, per fortuna si era fermato in
tempo...
V- Dove sono le
mie scarpe di taffettà rosa?
Sempre urlando.
H- Non... non
lo so sua signoria...
Disse il
ragazzo tremando ed inghiottendo a vuoto per paura che Virginia lo punisse,
cosa che accadeva spesso, ma evidentemente la ragazza doveva avere fretta
perché non lo punì ma si limitò a trascinarlo per l’orecchio fino ai suoi
appartamenti e precisamente alla sua “cabina armadio”.
Una stanza
grande due volte la stanza del povero Harry contenente solo scarpe.
V- Ora io vado
a fare una cavalcata... se al mio ritorno non le ritrovo sarà peggio per te.
Disse solamente
tremante di rabbia per poi uscire dalla stanza sbattendo la porta.
Harry sospirò
una volta per la mancata colazione poi si mise a carponi per cominciare a
cercare le scarpe che voleva Virginia se voleva rimanere ancora intero.
Due ore dopo
Harry rinvenne le soprannominate scarpe sotto il letto di Virginia proprio
quando questa stava rientrando in camera, vedendole la ragazza si tranquillizzò
e si mise a sedere infilandosele ordinando ad Harry, quasi gentilmente, di
pettinarle i capelli.
Dopo un po’ che
la pettinava molto delicatamente stando attento a non farle male la ragazza
cominciò a canticchiare stonata tanto che ad Harry venne la voglia di metterle
la spazzola in bocca per farla tacere ma il suo istinto di conservazione non
glielo permise.
Visto che era
di nuovo contenta la ragazza pensò bene di cimentarsi nel suo divertimento
preferito che, coincidenza delle coincidenze, era anche lo sport nazionale di
quella famiglia: far rimpiangere ad Harry di essere nato.
V- Sguattero...
sai a cosa mi servono le scarpe che mi hai recuperato?
H sussurrando-
No... sua signoria.
V gongolando
tutta per poter dare la brutta notizia al ragazzo- Andiamo al ricevimento del
principe, tutte le ragazze ed i ragazzi del regno vi partecipano... anche i più
poveri.
Disse calando
disgustata sulla parola poveri, ma poi parve riprendersi e sempre sorridendo si
girò verso Harry e sorridendo sadicamente gli disse
V- Tutti...
tranne te ovviamente, sguattero... tu resterai a casa a lustrare le cucine...
e, sai una cosa, a questa festa il principe sceglierà la sua futura sposa... ma
tu non ci sarai nemmeno per vedere scegliere una di noi due... tu rimarrai a
casa da solo... perché anche i servi potranno venire... sarà una festa
grandiosa... la festa del secolo... solo tu non ci sarai...
H con le
lacrime agli occhi- Posso ritirarmi ora mia signora?
V ghignando- Ma
certo piccolo sguattero... va a piangere... tanto non servirà a nulla.
Poi cominciò a
ridere istericamente.
Intanto Harry
era corso via in lacrime fino alla fontana che stava nel giardino sul retro
della casa dove si rifugiava sempre quando era triste e si mise a piangere.
I topini che
avevano visto tutto avevano avuto reazioni ben diverse fra loro, Neville si era
messo a piangere, Ron fumava di rabbia e voleva andare a rosicchiare le famose
scarpe rosa della ragazza mentre a Hermione era venuta un’idea quindi fece
segno agli altri due topolini e gli disse il piano.
Poco dopo erano
al cospetto della fata del reame che li accolse in casa e offrì loro del tè e
dei biscotti, quando finirono il rinfresco spiegarono alla fata di buon cuore
il perché della loro visita e questa mossa a compassione per il povero ragazzo
decise di aiutarlo e allora Hermione disse...
H- Se lei
signora fata lo fa andare al ballo sono sicura che il principe sceglierà lui
come suo futuro sposo e vivranno per sempre felici e contenti...
R- Si... alla
facciaccia di quelle arpie...
Ma non finì la
frase perché venne incenerito da un’occhiataccia di Hermione e della fata.
Intanto fuori
dalla casa della fata Harry era stato impegnato ad aiutare le due sorellastre a
vestirsi ed a truccarsi per poter andare al ballo, quando ebbe finito la
matrigna venne a controllare e lo sgridò parecchio nonostante l’ottimo lavoro
svolto.
In confidenza
nessuna delle due ragazze era molto carina... quindi per renderle presentabili
Harry aveva fatto molta fatica saltando anche il pranzo, ma, per fortuna del
ragazzo, alla fine Bellatrix sentenziò che potevano andare.
B- Sguattero tu
rimarrai qui e pulirai le cucine, noi non torneremo prima di domani mattina e
per allora voglio che siano uno specchio... mi sono spiegata?
Harry annuì con
lo sguardo basso e sembrò quasi che se ne sarebbero andate senza dire altro ma
poi il suo stomaco essendo stato ignorato per tanto tempo decise di farsi
sentire con un sonoro brontolio.
Bellatrix si
girò disgustata trapassando il ragazzo con uno sguardo che se avesse potuto
uccidere avrebbe incenerito all’istante Harry.
H- Mi... mi
scusi mia signora... ma è da ieri sera che non mangio...
Bellatrix
sembrò intenzionata a punirlo ma poi un orologio suonò e lei sembrò accorgersi
che erano in ritardo.
B- Va a
mangiare allora sguattero... non mi servi svenuto dalla fame.
La freddezza e
l’odio in quelle parole fecero ad Harry più male di qualunque punizione, in
fondo che aveva fatto loro? Chiedeva forse troppo?
Io non credo
visto che chiedeva solamente un po’ d’amore...
Harry dopo
quelle parole corse via ma aspettò di vedere la carrozza con i bei cavalli bai
oltrepassare il cancello prima di sospirare di nuovo con le lacrime agli occhi
ed andare a farsi un panino.
Dopo la magra
cena Harry decise di mettersi un po’ sulla sua fontana prima di mettersi a
lavorare, in quel mentre apparve la fata, il ragazzo non se ne accorse subito e
quando la vide si spaventò un po’ ma poi la fata gli disse che era lì per
aiutarlo e lui che si fidava per natura le credette.
F- Allora
figliolo... so che questa sera c’è un ballo a cui vorresti andare...
Disse lei
sorridendo calorosamente.
Harry sorrise a
sua volta ed annuì, poi si rabbuiò.
H- Si... mi
piacerebbe molto... ma non posso... la mia matrigna mi ha ordinato di restare
qui e pulire la cucina... se non lo faccio finirò in un mare di guai...
Disse
sconsolato.
F- Bazzecole!!!
Disse la fata
agitando la bacchetta
F- Ecco adesso
la cucina è pulita...
Disse lei
sorridendo davanti ad un incredulo Harry che fissava prima lei e poi la cucina
che dava proprio sul cortile dov’erano loro.
F- Ed ora
pensiamo al ballo, vuoi?
Harry con gli
occhi brillanti annuì eccitato per l’avventura prossima.
F- Intanto devi
ringraziare i tuoi amici topini che mi hanno detto in che situazione ti
trovavi...
Disse la fata
indicando i topini sulla fontana.
Harry si chinò
per essere al loro livello con un sorriso radioso più del sole e li ringraziò
molto.
F- Bene... ed
ora i vestiti.
Disse con aria
decisa e gli stracci che portava il giovane si trasformarono in abiti degni di
un principe, la logora camicia estiva di due taglie più piccola si trasfigurò
in una camicia di seta verde con il colletto leggermente aperto a mostrare un
invitante triangolo di pelle bronzea, i pantaloni pieni di toppe erano
diventati degli aderenti pantaloni di pelle nera che lasciavano poco
all’immaginazione e poi la fata fece apparire un lungo mantello nero che lo
copriva quasi interamente.
Poi quasi come
un ripensamento aggiunse una collana che aveva come ciondolo una spada con un
serpente che le si arrotolava attorno.
F con voce
soddisfatta- Direi che ci siamo no? Che altro manca?
Fu Harry a
rispondere per lei.
H- La carrozza
signora...
La fata dandosi
una manata sulla fronte...
F- Oh si
certo!!
Disse poi
qualcosa ai topini, in una lingua che Harry non capì, che si misero uno vicino
all’altro a terra e la fata li trasformò in tre bei cavalli bianchi, poi prese
una zucca e la trasformò in una carrozza e si trasmutò lei stessa in un
maggiordomo che avrebbe guidato la carrozza.
Harry che aveva
guardato il tutto con la bocca spalancata finalmente la richiuse e salì sulla
carrozza.
F- Un’ultima
cosa prima del divertiti, caro ti devi ricordare di tornare prima di mezzanotte
perché a quell’ora l’incantesimo finirà... chiaro?
H- Si signora.
F- Bene e
allora che altro aspettiamo?
Detto questo
fece partire i cavalli verso il castello consapevole di portare Harry verso il
suo destino.