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Autore: Sai Sama    31/08/2006    6 recensioni
Questa ff,che è la mia prima esperienza con HP, è nata oggi mentre leggevo cenerentola alla mia cuginetta. Che ne dite di potter in versione cenerentola maltrattato dalla matrigna cattiva e le sorellastre?
Genere: Romantico, Commedia, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Lucius Malfoy | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CENERENTOLA POTTER

CENERENTOLA POTTER

 

 

C’era una volta in un paese tanto lontano un ragazzo dagli occhi più verdi degli smeraldi ed i capelli neri come le ali di un corvo, sempre spettinati.

Ora voi direte che un ragazzo tanto carino doveva vivere felice amato dalla sua famiglia e con molti amici... bè mi dispiace dirlo ma non è vero...

Infatti, la madre del povero ragazzo era morta dandolo alla luce ed il padre si era fatto abbindolare da una donna malvagia che aveva già altre due figlie e l’aveva sposata.

Così questa donna era diventata la matrigna del povero Harry (il ragazzo dai capelli neri e gli occhi verdi) che, a dirla tutta era sempre gentile con lei e le sue sorellastre, ma che veniva sempre maltrattato da queste.

Tutto ciò succedeva anche quando il padre del ragazzo era in vita, ma quando lui morì le cose peggiorarono molto.

Infatti la matrigna si impossessò di tutte le ricchezze del padre di Harry facendo fare un falso testamento visto che il padre aveva, originariamente, lasciato tutto al suo bambino.

Inoltre il ragazzo venne mandato a vivere in un sottoscala come il più infimo servo e venne vestito di stracci e le sorellastre, Virginia e Pansy, non perdevano occasione di tormentarlo facendogli fare i lavori più umili come spazzare i pavimenti o svuotare i loro pitali.

Ogni notte questo povero bambino piangeva a dirotto nel suo piccolo sottoscala guardando una foto dei suoi genitori che lo guardavano sorridenti da un prato, una delle poche cose che la matrigna, Bellatrix, gli aveva lasciato tenere.

Così passò la sua infanzia e si arrivò ai suoi 16 anni, in quel periodo nessun abito gli bastava più di qualche mese e non entrava più nel piccolo sottoscala tanto che Bellatrix fu costretta a spostarlo in una stanza più grande nei sotterranei, niente di bello o anche lontanamente confortevole ma, ad Harry sembrava il paradiso.

Harry non aveva amici, come si può immaginare nessuno gli si avvicinava per paura della terribile ira della matrigna, gli unici esseri che lo facevano erano tre topolini che Harry aveva chiamato Ron, Hermione e Neville.

Questi esserini venivano ogni sera nel sotterraneo di Harry e lui conservava sempre qualche briciola per loro; una sera mentre Harry dormiva Ron Hermione e Neville rimasero a vegliare il suo sonno.

N- Amici... dobbiamo fare qualcosa per lui... mi fa tanta pena...

R- Già... povero ragazzo lui è tanto buono e gentile... e quelle due streghe (riferito alle sorellastre) lo maltrattano sempre... grrr... se fossi solo un po’ più grande...

Herm- Ron... non dire sciocchezze.

R- Ma dobbiamo pur aiutarlo in qualche modo...

Herm- Lo faremo... solo al momento giusto.

Dopo un po’ vedendo che il ragazzo dormiva tranquillo se ne andarono nella loro tana.

Il girono dopo il ragazzo venne svegliato all’alba dal grido isterico della sua sorellastra Virginia che si era fiondata a razzo nella sua stanzetta ed avanzava verso di lui con espressione omicida.

Il ragazzo recuperò velocemente gli occhiali e si alzò rabbrividendo perché era quasi arrivato l’inverno e lui vestiva con abiti di cotone.

V- Sguattero!!!!!

Urlò la ragazza continuando ad avanzare

H- Sì sorell... sua signoria...

Harry stava quasi per pronunciare la parola che faceva infuriare le sorelle anche quando erano di ottimo umore figurarsi ora... ma, per fortuna si era fermato in tempo...

V- Dove sono le mie scarpe di taffettà rosa?

Sempre urlando.

H- Non... non lo so sua signoria...

Disse il ragazzo tremando ed inghiottendo a vuoto per paura che Virginia lo punisse, cosa che accadeva spesso, ma evidentemente la ragazza doveva avere fretta perché non lo punì ma si limitò a trascinarlo per l’orecchio fino ai suoi appartamenti e precisamente alla sua “cabina armadio”.

Una stanza grande due volte la stanza del povero Harry contenente solo scarpe.

V- Ora io vado a fare una cavalcata... se al mio ritorno non le ritrovo sarà peggio per te.

Disse solamente tremante di rabbia per poi uscire dalla stanza sbattendo la porta.

Harry sospirò una volta per la mancata colazione poi si mise a carponi per cominciare a cercare le scarpe che voleva Virginia se voleva rimanere ancora intero.

Due ore dopo Harry rinvenne le soprannominate scarpe sotto il letto di Virginia proprio quando questa stava rientrando in camera, vedendole la ragazza si tranquillizzò e si mise a sedere infilandosele ordinando ad Harry, quasi gentilmente, di pettinarle i capelli.

Dopo un po’ che la pettinava molto delicatamente stando attento a non farle male la ragazza cominciò a canticchiare stonata tanto che ad Harry venne la voglia di metterle la spazzola in bocca per farla tacere ma il suo istinto di conservazione non glielo permise.

Visto che era di nuovo contenta la ragazza pensò bene di cimentarsi nel suo divertimento preferito che, coincidenza delle coincidenze, era anche lo sport nazionale di quella famiglia: far rimpiangere ad Harry di essere nato.

V- Sguattero... sai a cosa mi servono le scarpe che mi hai recuperato?

H sussurrando- No... sua signoria.

V gongolando tutta per poter dare la brutta notizia al ragazzo- Andiamo al ricevimento del principe, tutte le ragazze ed i ragazzi del regno vi partecipano... anche i più poveri.

Disse calando disgustata sulla parola poveri, ma poi parve riprendersi e sempre sorridendo si girò verso Harry e sorridendo sadicamente gli disse

V- Tutti... tranne te ovviamente, sguattero... tu resterai a casa a lustrare le cucine... e, sai una cosa, a questa festa il principe sceglierà la sua futura sposa... ma tu non ci sarai nemmeno per vedere scegliere una di noi due... tu rimarrai a casa da solo... perché anche i servi potranno venire... sarà una festa grandiosa... la festa del secolo... solo tu non ci sarai...

H con le lacrime agli occhi- Posso ritirarmi ora mia signora?

V ghignando- Ma certo piccolo sguattero... va a piangere... tanto non servirà a nulla.

Poi cominciò a ridere istericamente.

Intanto Harry era corso via in lacrime fino alla fontana che stava nel giardino sul retro della casa dove si rifugiava sempre quando era triste e si mise a piangere.

I topini che avevano visto tutto avevano avuto reazioni ben diverse fra loro, Neville si era messo a piangere, Ron fumava di rabbia e voleva andare a rosicchiare le famose scarpe rosa della ragazza mentre a Hermione era venuta un’idea quindi fece segno agli altri due topolini e gli disse il piano.

Poco dopo erano al cospetto della fata del reame che li accolse in casa e offrì loro del tè e dei biscotti, quando finirono il rinfresco spiegarono alla fata di buon cuore il perché della loro visita e questa mossa a compassione per il povero ragazzo decise di aiutarlo e allora Hermione disse...

H- Se lei signora fata lo fa andare al ballo sono sicura che il principe sceglierà lui come suo futuro sposo e vivranno per sempre felici e contenti...

R- Si... alla facciaccia di quelle arpie...

Ma non finì la frase perché venne incenerito da un’occhiataccia di Hermione e della fata.

Intanto fuori dalla casa della fata Harry era stato impegnato ad aiutare le due sorellastre a vestirsi ed a truccarsi per poter andare al ballo, quando ebbe finito la matrigna venne a controllare e lo sgridò parecchio nonostante l’ottimo lavoro svolto.

In confidenza nessuna delle due ragazze era molto carina... quindi per renderle presentabili Harry aveva fatto molta fatica saltando anche il pranzo, ma, per fortuna del ragazzo, alla fine Bellatrix sentenziò che potevano andare.

B- Sguattero tu rimarrai qui e pulirai le cucine, noi non torneremo prima di domani mattina e per allora voglio che siano uno specchio... mi sono spiegata?

Harry annuì con lo sguardo basso e sembrò quasi che se ne sarebbero andate senza dire altro ma poi il suo stomaco essendo stato ignorato per tanto tempo decise di farsi sentire con un sonoro brontolio.

Bellatrix si girò disgustata trapassando il ragazzo con uno sguardo che se avesse potuto uccidere avrebbe incenerito all’istante Harry.

H- Mi... mi scusi mia signora... ma è da ieri sera che non mangio...

Bellatrix sembrò intenzionata a punirlo ma poi un orologio suonò e lei sembrò accorgersi che erano in ritardo.

B- Va a mangiare allora sguattero... non mi servi svenuto dalla fame.

La freddezza e l’odio in quelle parole fecero ad Harry più male di qualunque punizione, in fondo che aveva fatto loro? Chiedeva forse troppo?

Io non credo visto che chiedeva solamente un po’ d’amore...

Harry dopo quelle parole corse via ma aspettò di vedere la carrozza con i bei cavalli bai oltrepassare il cancello prima di sospirare di nuovo con le lacrime agli occhi ed andare a farsi un panino.

Dopo la magra cena Harry decise di mettersi un po’ sulla sua fontana prima di mettersi a lavorare, in quel mentre apparve la fata, il ragazzo non se ne accorse subito e quando la vide si spaventò un po’ ma poi la fata gli disse che era lì per aiutarlo e lui che si fidava per natura le credette.

F- Allora figliolo... so che questa sera c’è un ballo a cui vorresti andare...

Disse lei sorridendo calorosamente.

Harry sorrise a sua volta ed annuì, poi si rabbuiò.

H- Si... mi piacerebbe molto... ma non posso... la mia matrigna mi ha ordinato di restare qui e pulire la cucina... se non lo faccio finirò in un mare di guai...

Disse sconsolato.

F- Bazzecole!!!

Disse la fata agitando la bacchetta

F- Ecco adesso la cucina è pulita...

Disse lei sorridendo davanti ad un incredulo Harry che fissava prima lei e poi la cucina che dava proprio sul cortile dov’erano loro.

F- Ed ora pensiamo al ballo, vuoi?

Harry con gli occhi brillanti annuì eccitato per l’avventura prossima.

F- Intanto devi ringraziare i tuoi amici topini che mi hanno detto in che situazione ti trovavi...

Disse la fata indicando i topini sulla fontana.

Harry si chinò per essere al loro livello con un sorriso radioso più del sole e li ringraziò molto.

F- Bene... ed ora i vestiti.

Disse con aria decisa e gli stracci che portava il giovane si trasformarono in abiti degni di un principe, la logora camicia estiva di due taglie più piccola si trasfigurò in una camicia di seta verde con il colletto leggermente aperto a mostrare un invitante triangolo di pelle bronzea, i pantaloni pieni di toppe erano diventati degli aderenti pantaloni di pelle nera che lasciavano poco all’immaginazione e poi la fata fece apparire un lungo mantello nero che lo copriva quasi interamente.

Poi quasi come un ripensamento aggiunse una collana che aveva come ciondolo una spada con un serpente che le si arrotolava attorno.

F con voce soddisfatta- Direi che ci siamo no? Che altro manca?

Fu Harry a rispondere per lei.

H- La carrozza signora...

La fata dandosi una manata sulla fronte...

F- Oh si certo!!

Disse poi qualcosa ai topini, in una lingua che Harry non capì, che si misero uno vicino all’altro a terra e la fata li trasformò in tre bei cavalli bianchi, poi prese una zucca e la trasformò in una carrozza e si trasmutò lei stessa in un maggiordomo che avrebbe guidato la carrozza.

Harry che aveva guardato il tutto con la bocca spalancata finalmente la richiuse e salì sulla carrozza.

F- Un’ultima cosa prima del divertiti, caro ti devi ricordare di tornare prima di mezzanotte perché a quell’ora l’incantesimo finirà... chiaro?

H- Si signora.

F- Bene e allora che altro aspettiamo?

Detto questo fece partire i cavalli verso il castello consapevole di portare Harry verso il suo destino.

 

   
 
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