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Autore: shamrock13    17/01/2012    7 recensioni
Gentile signor Harry Potter,
a seguito degli eventi svoltisi presso la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts fino allo scorso giugno, il corpo docenti, il consiglio scolastico e l’Ufficio per l’Istruzione Magica del Ministero della Magia hanno deciso, di comune accordo, di invalidare il passato anno di istruzione impartita agli studenti frequentanti la suddetta scuola.
Tutti gli studenti sono quindi chiamati a ripetere l’anno (o a frequentarlo per la prima volta se precedentemente impossibilitati), al fine di conseguire una istruzione magica solida, completa e giusta.
Lei è quindi atteso, assieme a tutti i suoi colleghi, al binario 9 e 3/4 della stazione di King’s Cross il giorno 1 Settembre alle ore 11 per l’inizio del nuovo anno scolastico ed è pregato di acquistare il materiale che troverà indicato nella pergamena allegata.
Minerva McGranitt, preside.
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La storia inizia due mesi dopo la caduta di Voldemort. Personaggi, luoghi e i rapporti tra i protagonisti sono quelli descritti dalla Rowling, cerco di ricalcarne, per quanto possibile, psicologie e atmosfere generali mentre immagino il 7° anno ad Hogwarts.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Capitolo 1
Nuovi acquisti e vecchi amici (parte I)

 
 
”Ma…ma…” Le guance di Hermione si erano fatte all’improvviso più rosse e gli occhi le brillavano mentre raccoglieva dal tavolo della cucina, al quale erano ancora seduti tutti e quattro, la spilla rossa e oro da Caposcuola che era caduta tintinnando sul piano in legno quando aveva aperto la busta.
 
“Dacci un taglio, Hermione. E’ la nomina più scontata della storia…” disse Ron, tentando di inghiottire un’enorme forchettata di uova e prosciutto annaffiandola con una generosa dose di succo di zucca. “L’altro candidato ero io!”
 
Ginny, seduta accanto a Harry, ridacchiò da dietro la sua tazza di caffè.
 
“Oh, come diavolo farò adesso?” disse Hermione, cercando Harry con lo sguardo. “Il Torneo è escluso! E non potrò darti una mano con quella cosa dell’ES, Harry. Tra i M.A.G.O. e gli impegni da Caposcuola (che non avevo nemmeno preso in considerazione) non so se riuscirò anche a-”
 
“Per la barba di Merlino!” imprecò Ginny sbattendo la tazza sul tavolo e spaventando Grattastinchi che le sedeva in grembo “Hermione, ha sconfitto Voldemort l’anno scorso; conosci magie e incantesimi che farebbero invidia a metà del corpo docenti di Hogwarts e sai già praticamente a memoria i libri di testo per il prossimo anno dal momento che li avevi già comprati a metà del sesto, per cui vedi di piantarla con queste idiozie!”
 
Ron e Harry, che avevano entrambi aperto la bocca per rifilare una rispostaccia a Hermione, fissarono Ginny con sorpresa e poi scoppiarono a ridere. Hermione invece borbottò qualcosa per poi nascondersi a sua volta dietro una tazza di caffelatte.
 
Era passata circa mezz’ora da quando Harry aveva aperto la sua busta e tutti e quattro si erano già cambiati per uscire; dovevano solo decidere come andare a Diagon Alley.
 
“Tornando alla questione di prima… Hermione, quanta polisucco ci resta?”
 
“Nemmeno una goccia.” Disse Hermione sbrigativa, ancora intenta a rileggere la lettera arrivata da Hogwarts. “Oh no! Mi spettano i turni di guardia serali quest’anno! Ma quando dovrei studiare secondo loro? Non ce la farò mai, devo iniziare subito con un piano di studio che…”
 
“Sai Harry, potremmo andare a piedi per una volta, e senza camuffarci.” Disse Ron ignorando i borbottii isterici provenienti dalla sedia alla sua destra. “Non ci ucciderà di certo.”
 
“Ne abbiamo già parlato Ron; non voglio ritrovarmi i fotografi fuori da ogni maledetto negozio! Per non parlare della gente che ci segue per strada. Invece di un paio d’ore rischiamo di perdere tutta la giornata!” rispose in tono supplichevole.
 
“E il problema quale sarebbe? Ti resta ancora qualche Horcrux da trovare? Nel caso ti fosse sfuggito non abbiamo nulla da fare per un altro mese! Possiamo anche perdere un giorno o due amico, e non mi dispiacerebbe un bel bagno di folla. Mi fa bene alla pelle.” replicò Ron con un gran sorriso. Dopo anni passati nell’ombra degli altri l’improvvisa celebrità di cui ora godeva in quanto salvatore di Hogwarts e del mondo magico (carica che divideva con Hermione e Harry) gli piaceva proprio. “Andiamo! Siamo tappati qui da secoli! E quando usciamo devo fingermi un grasso babbano pelato per non essere riconosciuto. Passi il fatto che devo bermi quella schifezza della polisucco, ma perché quello brutto devo sempre farlo io?”
 
“Perché è meglio trasformarti in qualcuno che già ti somiglia, così ti ci puoi immedesimare più facilmente!” intervenne Ginny con sarcasmo. Senza lasciare al fratello il tempo di replicare si alzò. “Credo che andrò a lavarmi i denti. Comunque…” disse, chinandosi a schioccare un bacio sulla guancia a Harry “non mi dispiacerebbero due passi con la mia faccia addosso, magari salutando la gente che conosco.”
 
“Va bene, va bene, avete vinto.” Si arrese Harry guardandola uscire dalla stanza. “Hermione!” chiamò a voce decisamente più alta, come se lei non si trovasse a un metro da lui.
 
“…dovrei solo riuscire a studiare per tutti i week end, a partire da…” stava delirando. Ron le rifilò una gomitata tra le costole e lei finalmente si riscosse. “Che c’è?” domandò stizzita, guardando i due con aria nervosa.
 
“Piantala di fare la pazza e preparati; usciamo.” Disse Ron asciutto.
 

***

 
Dieci minuti dopo, e dopo aver nascosto il piano di studio che prendeva forma su una delle pergamene di Hermione (con la promessa di restituirglielo una volta tornati), Harry usciva dal 12 di Grimmauld Place tenendo Ginny per mano, accompagnato da Hermione che teneva il broncio a Ron, complice di Harry nell’occultamento della pergamena.
 
“Comunque, amico… Di nuovo capitano della squadra eh? Ci toccherà fare di nuovo le selezioni?” domandò Ron vagamente preoccupato, cercando con gli occhi il sostegno di Ginny. Per tutta risposta lei guardò Harry inarcando le sopracciglia.
 
“Non vi preoccupate, non ce ne sarà bisogno…” “Meno male! D’altra parte sai già come giochiamo e-” Harry aveva alzato una mano per interromperlo. “Non ce ne sarà bisogno perché l’ultima volta che c’è stato il Tremaghi il campionato della scuola è stato sospeso.”
 
“Oh. L’avevo scordato…” disse Ron; Ginny pareva piuttosto delusa, ma poi si riscosse.
 
“Tanto meglio. Vorrà dire che mi divertirò a fare il campione di Hogwarts.” E sorrise a Harry.
 
“Vorresti partecipare?” domandò lui.
 
“Perché no?” rispose la ragazza con un’alzata di spalle. “L’ultima volta le prove non erano niente male, una bella sfida…” i suoi occhi erano determinati e luminosi. A Harry piacevano più che mai, adorava quel cipiglio fiero e combattivo.
 
“Mi farai stare in pensiero…” disse, con un tono a metà tra il divertito e il preoccupato.
 
“Non preoccuparti Harry.” Intervenne Ron. “Ginny se ne starà sugli spalti a guardare; in primo luogo perché mamma la ucciderebbe se si buttasse in qualcosa di così rischioso e in secondo luogo perché sarò io il campione di Hogwarts.” Concluse con un gran sorriso.
 
“Ti piacerebbe.” Lo rimbeccò Ginny.
 
Harry sorrise, poi si rivolse a Hermione, due passi avanti a loro, immersa nei suoi pensieri. “Ci proverai anche tu Hermione?”
 
Lei si voltò visibilmente infastidita dall’ennesima interruzione. “Non credo proprio. Con tutto lo studio che servirà per i M.A.G.O. dove troverei il tempo-” Venne brutalmente interrotta dai versi esasperati che emisero gli altri tre, impedendole di parlare.
 

***

 
“Ok, forse ho esagerato, scusatemi…” li interruppe Hermione poco dopo, mentre chiacchieravano del campionato di Quidditch aggrappati ai sostegni del vagone della metropolitana (le HolyHead Harpies andavano alla grande e Angelina Johnson aveva anche collezionato un paio di presenze come riserva mentre i Cannoni di Chudley, dopo due vittorie di fila nelle prime due partite, avevano perso le nove successive in maniera imbarazzante. Oliver Baston si stava facendo un nome, era il suo primo anno da titolare nel Puddlemere United che stazionava a metà classifica). “Dovrei smetterla di preoccuparmi così tanto.”
 
“Lieto che tu sia tornata fra noi!” rispose allegro Ron afferrandola per la vita, ben felice di sottrarsi alle beffe di Ginny sulla sua squadra del cuore.
 
“In effetti parto già con una vaga idea generale dei programmi delle varie materie che seguirò quest’anno, forse la situazione non è così disperata.”
 
“Sai tutti i libri a memoria…” fece Ginny in tono piatto.
 
“Si beh, non parliamone più ok? Abbiamo una giornata di Shopping a cui pensare!”
 
“Sì, come no. Figurati se non si comprerà una decina di libri per ‘approfondire’ le materie meno chiare.” Sussurrò Ginny all’orecchio di Harry che esplose in una risata. Hermione se ne accorse.
 
“Hai già pensato a qualcosa per l’ES, Harry?”
 
L’allegria di Harry scemò d’un tratto. “In realtà no, ma ho paura che sarà un delirio. Immagine che un sacco di gente vorrà partecipare alle lezione del bambino-che-è-sopravvissuto-e-dopo-17-anni-ha-fatto-il-sedere-a-strisce-a-colui-che-non-deve-essere-nominato.” Ron sorrise riconoscendo uno dei nomignoli che erano stati affibbiati a Harry da il Cavillo  “Non credo di poter svicolare però, la McGranitt non me lo permetterà.”
 
“Su con la vita, Harry!” fece Ron, dandogli una manata tra le scapole. “A me sembra una gran cosa, ti ricordi quanto ci siamo divertiti l’ultima volta? Non c’è insegnante migliore di te…”
 
“E poi sarà tremendamente interessante, pensa solo a tutte le cose che hai imparato nell’anno scorso sulla magia! Quasi quasi parteciperei anche io…” disse Hermione sognante.
 
“Ma se tu eri sempre lì con me!” fece Harry, stralunato. Poi un’idea lo folgorò. “Ehi, un momento. Tutti e due eravate lì con me!” sorrise con aria furba. “Credo di aver appena trovato un ottima soluzione!”
 
Ron inarcò un sopracciglio, insospettito.
 
“Voi mi farete da assistenti! Insegnerete con me! Così potremo dividerci la gente e sarà tutto meno pesante!”
 
“Meno pesante per te vorrai dire!” disse Ron brusco.
 
“Per me, è ovvio!” Ribatté Harry compiaciuto.
 
“Oh, Harry! Ne saremmo felici!” intervenne Hermione allegra.
 
“Lo saremmo?”
 
“Non fare lo scemo, Ron! Sarà un’ottima occasione di approfondimento!”
 
“Mmh… Già, come ho fatto a non pensarci prima?” fece lui, sarcastico.
 
Harry si voltò verso Ginny. “Che ne dici, sei dei nostri? Non ho mai conosciuto qualcuno che facesse incantesimi più potenti dei tuoi…”
 
“Non credo di poterlo insegnare, ma verrò in ogni caso alle tue lezioni...” Disse lei, abbracciandolo con uno sguardo adorante negli occhi.
 
Harry sorrise teneramente.
 
“…Se non altro per controllare che non sbaciucchi qualche tua allieva sotto il vischio alla lezione natalizia.” Concluse acida, ricordando il primo bacio tra Harry e Cho.
 
Ron e Hermione stavano ridendo piegati in due aggrappandosi l’uno all’altra mentre i quattro smontavano alla fermata della metropolitana a pochi passi dal Paiolo Magico, la stessa che Harry aveva usato al suo primo anno per raggiungere il piccolo pub.
 

***

 
“Salvi!” uno scarmigliato e sorridente Ron si appoggiò con la schiena alla piccola porta che portava dalla sala interna del pub al piccolo cortile col muro di mattoni che dava su Diagon Alley, spingendola con tutto il suo peso.
 
I quattro erano stati letteralmente assaliti dagli avventori del locale. C’era chi voleva una foto, chi un autografo, chi semplicemente dare a Harry una pacca su una spalla. Erano stati ben presto circondati dalle due decine di persone che occupavano il Paiolo Magico al momento del loro ingresso e non erano riusciti a svicolare fino a quando tutti non erano stati accontentati.
 
“Forse avremmo dovuto stare più attenti con la polisucco ed evitare di finirla.” Grugni Hermione.
 
“Oh, andiamo… E’ stato divertente!” affermò Ron, convinto.
 
“Sì come no… I primi cinque minuti. Spero solo che non ci tocchi farlo per tutto il giorno.” Concluse Ginny che, tra i quattro, era quella di cui la folla si curava di meno; spesso le venivano anche assestati degli spintoni per separarla dagli altri tre. Sfoderò con aria scocciata la bacchetta e colpì in sequenza i mattoni giusti per aprire il passaggio alla via segreta. Non appena i quattro varcarono l’arco di pietra che si era formato un gradito spettacolo si aprì ai loro occhi.
 
I negozi avevano riaperto i battenti e, nonostante fosse la mattina di un giorno lavorativo, molte persone erano indaffarate a fare acquisti, zigzagando da un negozio all’altro reggendo pacchi e pacchetti. I quattro erano già stati a Diagon Alley dopo la vittoria contro Voldemort ma, qui e là, erano sempre state visibili le cicatrici inferte alla via da quel periodo e alcune botteghe potevano essere trovate ancora con le finestre sprangate o distrutte. Adesso invece ovunque si vedevano colori, vernici fresche, insegne tirate a lucido e si sentivano musica e risate.
 
I quattro stavano decidendo il da farsi quando Harry emise un verso di sorpresa. Tutti si girarono a seguire il suo sguardo e notarono che la gelateria di Florian Fortebraccio aveva riaperto i battenti. Harry ricordava ancora con affetto i gelati che il ragazzone dai lunghi capelli biondi e il sorriso pronto gli aveva servito quando, al terzo anno, dopo aver gonfiato sua zia Marge era scappato di casa e si era rifugiato al Paiolo Magico per il resto dell’estate.
 
“Andiamo a vedere!” disse Harry fiducioso. Sperava di ritrovare il vecchio amico; l’insegna portava sempre lo stesso nome. Andò velocemente all’ingresso facendo lo slalom tra i tavolini assiepati fuori dall’edificio, pieni di gente intenta a consumare enormi coppe di gelato che tratteneva il respiro quando si accorgeva del passaggio di Harry e dei suoi amici. Spingendo la porta si tuffò all’interno.
 
“Harry!” sentì chiamare il suo nome quasi immediatamente dalla voce dietro il bancone. Lì, sorridente come lo ricordava, stava nientemeno che Florian Fortebraccio in persona.
 
“Florian!” replicò Harry, avanzando rapido verso il bancone.
 
“Ragazzo, come stai?” chiese il gelataio, stringendo una delle mani di Harry in una ruvida morsa. Era grosso tanto quanto Harry lo ricordava e i capelli erano ancora lunghi fino alle spalle, ma qualche ruga in più gli solcava il volto. Era da un po’ che non lo vedeva, era stato uno dei primi a levare le tende quando la situazione aveva iniziato a scottare.
 
“Benone! Conosci Ron, Hermione e Ginny?” disse, indicando i suoi amici uno per uno.
 
“E chi non li conosce, scusa?” fece lui, ammiccando ai tre mentre stringeva le loro mani.
 
“Dov’eri finito?” chiese Harry, sinceramente curioso. “Molti ti davano per spacciato.”
 
Florian si guardò intorno. Alcuni degli avventori si stavano avvicinando al quintetto, probabilmente per stringere la mano a Harry e ai suoi amici. “Non qui, andiamo nel mio ufficio, che ne dite? Linda?” chiamò, prima che potessero rispondere. “Fammi quattro coppe di Ungaro Spinato e portamele di là ok? Offro io.” Disse poi ai ragazzi, facendo strada.
 
Li guidò in una stanza finestrata sul retrobottega, arredata con una scrivania, uno schedario, un caminetto spento e da un paio di comodi divani, su cui tutti trovarono posto.
 
“Allora…” disse Florian, stiracchiando la schiena. “Dove sono stato eh?” parve riflettere per un attimo, poi riprese “Le cose si sono messe male quasi subito per me; i Mangiamorte avevano iniziato a farmi la corte già nella guerra scorsa, poco prima che Voi-sapete-chi perdesse il potere. All’epoca non feci in tempo a dargli una risposta. Appena si mostrò nuovamente quindi ero pronto, sapevo che sarebbero venuti; erano in due e riuscii a stenderli, ma dovetti scappare subito.”
 
Ron fischiò, ammirato.
 
“Oh, non erano due dei più svegli.” Minimizzò lui.
 
La porta si aprì in quel momento e Linda, la ragazza che stava dietro il bancone, entrò con quattro enormi coppe di quello che pareva gelato al cioccolato, dal quale spuntavano degli aculei, fatti con le cialde, ed una testa di drago in cioccolato. Erano splendide.
 
“Grazie.” Disse Florian alla ragazza, che uscì nuovamente. Harry assaggiò il gelato; non era cioccolato, era liquirizia, con gocce di cioccolato all’interno.
 
“Mmh! E’ ottimo!” fece Ron con la bocca piena fino a scoppiare.
 
“Vacci piano, c’è una sorpresa lì in mezzo.” Lo avvertì Florian.
 
Ron muggì qualcosa in rimando, troppo impegnato a inghiottire badilate di gelato per prestare davvero attenzione.
 
“Dove andasti quando scappasti?” chiese Ginny curiosa, per riprendere il discorso di prima.
 
“Da mio fratello Sebastian e sua moglie; stanno in un piccolo paese vicino ad Amburgo, in Germania. Credevo di essere abbastanza lontano ma non era così. Quei bastardi mi braccavano come un animale. Per non mettere in pericolo mio fratello e soprattutto i suoi bambini scappai ancora; lui venne con me. E’ uno tosto Sebastian, non si tira mai indietro quando si prospetta una bella rissa.” Sorrise Florian.
 
“Cavoli. Vi hanno seguiti fino a lì?” chiese Hermione; Harry taceva, ascoltando e gustandosi il gelato.
 
“E non solo! Siamo scappati a nord, in Danimarca e da lì in Norvegia, ma quei dieci non ci mollavano.”
 
“Erano in dieci?” Harry era sorpreso e ammirato dalla tempra che dovevano aver avuto i fratelli Fortebraccio. Ricordava com’era essere in fuga in territori sconosciuti. “Devi averli fatti incavolare di brutto!”
 
“Beh, come sai l’Oscuro Signore non ha mai preso molto bene un rifiuto.” Disse semplicemente, facendo spallucce. “E io avevo rifiutato in maniera piuttosto plateale, sai. Quando ho steso quei due li ho poi appesi a chiappe scoperte ad un lampione qui fuori, lasciandoli schiantati e chiamando gli Auror.”
 
I quattro risero di gusto ed Hermione si fece andare del gelato di traverso.
 
“Comunque sia…” riprese Florian quando le risa terminarono. “Eravamo braccati e non riuscivamo a toglierceli di dosso, così decidemmo di affrontarli.”
 
“Due contro Dieci?!” domandò Harry incredulo.
 
“Ragazzo, mi fai andare avanti?” disse l’uomo sorridendo.
 
Harry alzò una mano per dirgli di continuare.
 
“Avevamo trovato questo posto, una specie di canyon tra le rocce; il loro numero non contava molto lì. Li aspettammo e…”
 
In quel momento Ron fu colto da un eccesso di tosse che non accennava a diminuire. Piano piano si faceva sempre più rosso.
 
“Oh no, Ron!” urlò Hermione, iniziando a dargli pacche sulla schiena. “Ron, respira!”
 
Harry e Ginny fecero per alzarsi, ma Florian, sovrastando il chiasso disse “Io starei indietro se fossi in voi, anche tu Hermione!”
 
In quel momento una fiammata lunga circa cinquanta centimetri proruppe dalla bocca spalancata di Ron per almeno tre secondi; il ragazzo poi si accasciò esausto sul divano.
 
Florian rise di gusto. “Te l’avevo detto di andarci piano, giovane! Hai trovato l’Habanero Red Savina!”
 
“Il cosa?” chiese Ron, con voce flebile.
 
“Oh, è solo un peperoncino…” rispose vago il gelataio. “Devi averlo mangiato tutto intero! Di solito ti fumano le narici, o tutt’al più ti scappa qualche fiammella…”
 
“Sei un impossibile ingordo Ron! Mi sono spaventata!” lo redarguì Hermione, assestandogli un pugno su una spalla per buona misura.
 
Harry rivolse la sua attenzione nuovamente all’uomo biondo sul divano di fronte a lui.
 
“Dicevi, dieci contro due in un canyon…” gli ricordò Harry, più interessato alla battaglia.
 
“Proprio così. All’inizio le cose andavano bene, ci scontrammo frontalmente e loro non riuscivano a combattere più di uno alla volta. Ne facemmo fuori due così. Poi iniziarono a materializzarsi anche alle nostre spalle. Abbiamo combattuto schiena contro schiena, è stata davvero una cosa pazzesca! L’adrenalina, il cuore a mille… Non mi ero mai sentito così.” Continuò Florian, con gli occhi luminosi al ricordo della battaglia. “Atri cinque caddero, e io e Sebastian non ci eravamo fatti nemmeno un graffio.”
 
Harry rivalutò il semplice gelataio che conosceva, doveva essere un mago dalle capacità davvero impressionanti.
 
“I tre che rimanevano se la sono data a gambe. A quel punto eravamo noi le manticore e loro le puffole. Li abbiamo cacciati, li abbiamo scovati e li abbiamo abbattuti.” Concluse duro. “Non potevamo permettere che tornassero indietro a riferire, la rappresaglia sarebbe stata spietata.”
 
I quattro ragazzi erano ammutoliti e fissarono Florian per qualche secondo.
 
“Oh, dateci un taglio; mi sembrate quattro elfi domestici con quegli occhi!” rise Florian “Non mi pare che voi abbiate lucidato boccini negli ultimi tempi!”
 
 
 
 

NOTE DELL’AUTORE
 
In primo luogo ringrazio tutti quelli che, sulla fiducia, mi hanno aggiunto tra le preferite e le seguite dopo il breve prologo!
 
Venendo al nuovo capitolo: inizialmente non doveva terminare qui.
 
Il fatto è che mi si è dilatato sempre più tra le mani. Sono partito da una trama di 5-6 righe e poi, come al solito, sono stato sorpreso dai personaggi e dalle loro chiacchiere. Giuro, non sono io a pianificare quello che fanno anzi, a volte faccio fatica a stargli dietro! Per esempio, Hermione: quando quella si agita chi la ferma più? Nell’idea originale doveva prenderla con molta più calma, ma mi è davvero sfuggita di mano. L’incontro con Florian poi si doveva risolvere in una decina di righe, ma quando ha iniziato a raccontare come cavolo facevo a tagliarlo? Oltre ai quattro Grifondoro su quei divani c’ero anche io ad ascoltare rapito… ;)
 
Giunto quindi più o meno a metà dell’episodio di Diagon Alley ho deciso di fermarmi qui e darvi in pasto qualcosa, per sapere cosa ne pensate, se vi piace o se devo correggere il tiro. Se trovate scritta qualche fregnaccia e volete farmelo notare siete i benvenuti e sarò il primo a ringraziarvi.
 
Spero che vi sia piaciuto e che vi abbia fatto passare un piacevole quarto d’ora, ci vediamo alla prossima.
 
Non smettete di leggere! (e non parlo della mia Fanfic.)
 
N.

  
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