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Autore: SweetBunny91    17/01/2012    2 recensioni
"I raggi del sole si facevano spazio tra le chiome folte verdi degli alberi in fiore, il vento soffiava lieve e portava con sé odori mai sentiti prima …
Era arrivata la primavera."
Una storia intrecciata piena di colpi di scena che vede protagonisti Usagi e Mamoru. La vita mette davanti molti ostacoli ma l'amore riuscirà a rompere questi muri del destino?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mamoru/Marzio, Un po' tutti, Usagi/Bunny
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
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Capitolo 3

Rabbia, disprezzo, rancore... paura. 

Arriverà?

Ed eccolo lì.

Il solito cretino che  girava nel suo quartiere. La sua unica ossessione? …… Usagi.

“Seiya, ancora qui sei? Ma tu non lavori mai? Dai, su adesso va via che ho da fare.” Le diceva la ragazza mentre riprendeva la bici e si dirigeva verso casa.

“ Ehi Bocconcino, adesso neanche mi saluti? Dai vieni con me a prendere un gelato, su non fare la timida.” Con aria spavalda si avvicinava alla biondina, mentre tentava un approccio più intimo con lei. La sua faccia da schiaffi, era a pochi centimetri a quella della ragazza.

Usagi girò violentemente il viso verso la sua bici, voleva solo scansare quel rompiscatole.

Lui aveva già tentato varie volte di baciarla ma lei, non si faceva abbindolare.

“ Devo andare sono in ritardo, il gelato non lo voglio e tanto meno da te. Cerca di sparire, non mi va di vederti sempre in giro ai miei piedi!” salì in sella e scomparve tra la folla del paese.

“Sarai mia ragazzina, prima o poi non resisterai a lungo. E presto non potrai più rifiutarmi!” Seiya pensava. Un sorrisetto beffardo comparse sul suo viso mentre abbassava gli occhiali da sole per guardare meglio la ragazza ormai lontana da lui.

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Lo studio del dottor Chiba era ormai vuoto, l’ultima paziente stava per andare via.

“ Non si preoccupi signora, prenda quei medicinali che le ho dato e ci vediamo mercoledì alle 17 qui nel mio studio, arrivederci.”

Chiuse la porta e si sedette alla scrivania, una chiamata della segretaria lo avvisava che era già tardi e stava andando via . Il suo personal computer era pronto per essere aggiornato sulle ultime pazienti che aveva visitato. Il suo lavoro allo studio era appena finito, ma non la sua giornata lavorativa. Bussarono alla porta. Kunzite entrò salutando il suo amico.

“ Ancora pieno di lavoro, Mamoru?”

“No, ho appena finito, adesso ho altri appuntamenti al consultorio del paese. E tu? Come mai da queste parti?”

“Ho appena finito anche io l’ultima visita della giornata e sto andando a casa. Sono un po’ stanco.” Kunzite era un ginecologo molto affermato. Aveva compiuto gli studi a New York con eccellenti voti. Era bravo e molto importante nel suo mestiere. Non era un tipo da “copertina” ne tanto famoso , ma era abbastanza importante anche lui.

“ Sai Kunzite a volte ti invidio, tu hai una vita spensierata quello che invece manca a me …”

Il viso del giovane moro nascondeva un po’ di tristezza;

Non era molto felice nella sua vita? Eppure era sposato con una bellissima moglie e aveva una dolcissima figlia che amava immensamente.

“ Mamoru, mi fai preoccupare quando dici cosi! Setsuna è una bellissima donna e hai una figlia, mi vuoi dire che non sei più innamorato di lei?”

Mamoru guardò il suo amico dritto negli occhi, come se volesse dirgli di più, come se lo volesse mettere al corrente di ciò che provava, ma quella volta non gli fu possibile esprimere ciò che aveva dentro e con un sorriso un po’ sarcastico in viso:

“ Non so, Kunzite, col tempo le cose cambiano e vedo che Setsuna sta diventando sempre più isterica e pretende molto da me. E’ ossessiva pretende molto più di ciò che ha! Ma non posso lasciarla, abbiamo Hotaru. Lei è la mia gioia più grande. Non vorrei mai il suo male!” 

Mamoru era davvero confuso mentre confessava ciò che sentiva in quel momento. Sentiva come un animale in cattività, chiuso in una gabbia di cui non c’è via d’uscita.

 Il lavoro era solo la sua via di fuga da quella casa ormai stretta per un uomo come lui. Cosa poteva fare? Quale soluzione trovare?...

Si era già fatto tardi e il consultorio del paese lo aspettava. Aiutare i poveri anche se non veniva pagato lo faceva sentire bene. Il solo pensiero di tuffarsi a capofitto nel suo lavoro per aiutare il prossimo, soprattutto in un quartiere povero come quello, gli piaceva davvero tanto. Pur essendo un uomo ricco e di buona famiglia, una stimatissima famiglia, non gli importava.

 Andare ad aiutare chi è più bisognoso di lui… era qualcosa che lo faceva sentire vivo e capace di amare.

Una persona con tanto spirito umano? Beh si .. era Mamoru Chiba.

 Salutò il suo amico, aprì la porta dello studio e si diresse verso l’uscita dell’edificio. Il “clip clip” dell’allarme dell’auto gli fece capire che gli sportelli si erano aperti. Salì e mise a moto partendo con la sua auto blu notte.

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“ Sei sicura che un viaggio vi farebbe bene?”

“Sì, anche se lui si rifiuterà dovrà accontentarmi!” Setsuna era in salotto con in mano un catalogo che proveniva direttamente dall’agenzia di viaggi ‘gente viajera .* 

“Voglio andare in Giamaica, voglio divertirmi e soprattutto lui dovrà accompagnarmi. Lo pretendo, sono sua moglie!!! Non può dirmi di no!” La donna dai capelli scuri si alzò dalla poltrona in cui era seduta e guardò fuori dalla finestra mentre con rabbia pronunciava quelle parole.

Pretendeva un marito più presente ma non tanto perché lo amasse alla follia ma bensì per poter viaggiare e soddisfare i suoi capricci. Sì, capricci tipici di una donna che fa tesoro del suo stato sociale. Snob e sofisticata come solo lei poteva apparire, con accanto un uomo importante nell’ alta società.

“ Ne hai parlato con Mamoru? Sai che è una decisione da prendere in due..”  Kaolinite  rimase con lo sguardo puntato sulla rivista mentre il suo viso assumeva un aria superba. Non sapeva se ciò che la figlia pretendeva era giusto o sbagliato. Ma era sempre sua figlia. In molti anni in cui era stata in quella casa sapeva che la figlia ciò che si proponeva riusciva ad ottenere, come quando da piccola desiderava qualcosa a tutti i costi.

Setsuna non diede caso a quelle parole aveva in testa ben altro, qualcosa per cui sapeva che il marito le avrebbe fatto fare quella vacanza insieme a lui.

Lo conosceva davvero bene e sapeva che se voleva andare d’accordo come in una buona famiglia doveva sottostare a ciò che lei voleva, pur di non chiedere il divorzio.

 Il campanello suonò e Hotaru scese di corsa le scale, “ Papinoo papinoo mio adorato” e subito in braccio al suo papà stampandogli un mega bacio sulla guancia .

“ Chi è la bimba più bella del mondo?” Mamoru era appena tornato a casa felice di riabbracciate l’unico amore vero della sua vita.

Setsuna sul divano di alzò andando in contro al marito amorevolmente, sapeva che doveva comportarsi bene per poter ottenere attenzioni dal suo Mamoru.

“ Amore mio, come è andata a lavoro?” La moglie aveva chiesto lasciando un po’ perplesso il giovane dottore.

“ Tutto bene, grazie”

“ Vorrei parlarti, mi amor, possiamo andare nel tuo studio ho bisogno di chiederti una cosa importantissima.” Mamoru annuì , non capiva bene quel comportamento così strano da parte della moglie. Era raro.

Setsuna lo guardava con occhi ammaliatori, come ogni genere di donna che vuole ottenere qualcosa dal proprio uomo. In fin dei conti era suo marito poteva tutto.

Avvicinandosi al giovane cominciava ad accarezzargli il collo, gli sistemava la camicia, e pian piano con le mani gli toccava le braccia accarezzandole accuratamente.

 Il suo viso era sempre più vicino al suo. “ Sai , amore mio”. Cominciò la donna. “Vorrei davvero tanto passare del tempo insieme a te. Solo tu ed io, come quando eravamo fidanzati. Mi manchi davvero tanto.”

 Le mani della donna si intrecciarono con i capelli del giovane Mamoru che ancora non capiva il motivo di quell’atteggiamento. Rimase immobile senza rispondere alle provocazioni. “Setsuna, perché ti comporti cosi? Sono stanco e ti prego dimmi dove vuoi arrivare con quest’atteggiamento!” L’uomo era molto irritato, non sopportava quel contatto con la moglie. Sapeva che lei voleva arrivare a qualcosa ancora ignota per lui, sapeva che , quando aveva questi momenti improvvisi di vera “Donna mangia Uomo” era solo per chiedergli dei favori o costringerlo a fare qualcosa con lei. L’amava o era già finito tutto? Non capiva cosa stesse succedendo al suo corpo. Sentiva disprezzo non voleva che le mani di Setsuna lo stringessero, non sopportava il fiato sul collo di quella ,che infine, era sua moglie. Quel contatto così freddo e vuoto senza d’amore, lo odiava e soprattutto odiava essere “coccolato” solo per ottenere qualcosa.

“ Amore mio voglio solo che tu ed io facessimo un viaggio insieme. Sono sempre triste, sei sempre fuori per lavoro e non hai mai tempo per me, lo faresti un regalino alla tua cara mogliettina?” Continuava il suo giochetto seduttivo, coccolando e baciando il marito che continuava ad essere impassibile.

Mamoru si giro e si staccò dalla donna andando verso la poltrona e si sedette.

“ Va bene va bene ti accontenterò, farò in modo di prendermi una pausa da tutti gli impegni lavorativi e di dedicarti il mio tempo, lasciami pensare però, devo prima disdire alcuni appuntamenti. Per favore lasciami solo Setsuna.”

“Mi dispiace amore mio ho già prenotato! Domenica a quest’ora saremo già in viaggio per la Giamaica.” Un sorriso furbo e maligno nacque sul viso della donna mora mentre continuava a guardare negli occhi Mamoru.

“ Sei matta? Come hai potuto prenotare senza dirmi niente??! Io ho un lavoro ho i miei impegni e persone che contano su di me!!!”

“ Una settimana amore mio ricordalo! Una settimana …” Setsuna lo guardò con aria furbetta, un sorriso si aprì sul suo viso. “Ci sono riuscita” pensò, uscì dallo studio soddisfatta per quello che aveva appena fatto. Sapeva come ottenere qualcosa e c’era riuscita!

Un pugno sul tavolo, una forza carica di rabbia! Mamoru sapeva che non poteva fidarsi di quella donna. Sì, era sua moglie ma l’amore era quasi svanito. Non accettava questi dispetti, quelle ripicche. Come una bambina quando non le comprano il nuovo giocattolo. Era sua moglie la donna con cui aveva avuto una bambina, la donna in cui tutti questi anni aveva condiviso una casa, un letto; La donna per cui non provava niente solo rabbia, tanta rabbia accumulata da tempo. Che scelta c’era?

Nessuna, bisognava solo accettare e cercare di far rinascere la scintilla dell’amore? Amore.. una parola ormai rara nella sua vita. Amore è tornare a casa e trovare la propria moglie gentile e affettuosa anziché trovare una donna perennemente infelice. Per lui amore era solo Hotaru, in questo momento della sua vita in cui bisognava accettare tutto e buttare giù bocconi amari. Sopportare, SOPPORTARE, lo doveva fare, non per lui ma solo per sua figlia, l’unico amore sincero che provava.

La delusione, la rabbia era come avere delle catene al cuore, non poteva più vivere. Si sentiva come in carcere e Setsuna era la sua palla al piede.

 Poggiato con la schiena al muro scivolò e si sedette per terra. Di nuovo i pensieri si facevano vivi. Quella notte  riaffioravano i ricordi.

Perché aveva fatto tutto questo? Perché? Forse la colpa era stata anche di lei, sua moglie.

 Un altro pugno a terra.

Gli occhi gli pizzicavano. Sentiva di esplodere. Doveva sfogarsi, sapeva che era l’unico modo per liberarsi da quell’angoscia.

Le lacrime venivano giù, gli occhi rossi. Con una mano si teneva la testa, non poteva più sopportare il rimorso di quella notte buia d’estate.

 Hotaru aprì lo studio trovando suo padre seduto per terra.

“Papà, sono venuta qui per poter mangiare un dolcino in santa pace. La mattina, nonna Kaolinite, non me li fa mangiare, dice che divento grassa e dovrò fare la dieta da grande. Ma a me piacciono un sacco!!!”

Mamoru fece cenno alla figlia di sedersi accanto a se facendole poggiare la testa sulla sua gamba. La bambina capì, qualcosa non andava bene al padre. Quel uomo forte e grande che vedeva sempre davanti a se, come una roccia adesso stava dando a vedere il lato più fragile davanti a sua figlia. Hotaru si alzò mettendosi in ginocchio vicino al padre seduto per terra:

“ Papà cos’hai, perché sei triste?” Con la mano cercava di asciugargli le lacrime sul viso del suo papà. “Non è niente, tesoro mio, a volte anche gli adulti hanno paura e piangono come dei bambini. Ma non ti devi preoccupare adesso passa. Davvero.” Gli regalò un sorriso, per tranquillizzare la bimba, che con due occhioni lo guardava abbracciandolo forte forte.

 “ Papà, non devi avere paura me l’hai insegnato tu a non avere paura di niente !” Il dottore strinse la figlia in un abbraccio da perdere il fiato.

 Era convinto ormai, lui viveva per sua figlia. Lei era l’unica ragione nella sua vita per andare avanti e proteggerla dai pericoli della vita! Doveva farlo! “ Va bene amore mio, adesso però va a letto tra poco vengo e ti do il bacio della buona notte. E’ già tardi per te domani la scuola ti aspetta.” Un bacio sulla guancia e un sorriso per Hotaru che si alzò da terra camminando verso la porta appassendo la maniglia e chiudendosela alle spalle.

**************************************************************************************

“Kakyuu io esco, stasera Minako, Nephrite e gli altri mi hanno invitata ad una festa non faccio tardi. Promessooo!!! ”  Uscì dalla porta di ingresso.

Scese di corsa le scale e con passo svelto camminò per le strade illuminate dai lampioni del quartiere di Malaga.

Un silenzio mai sentito prima. La gente era in casa, stanca dopo una giornata per strada a lavorare. Era strano sentire quella pace in una strada tanto trafficata al mattino.

Il locale ‘ Puerto de vida ’ era a pochi passa da casa sua.

 La musica ad alto volume, si sentiva ovattata anche fuori sulla strada. Usagi aprì la porta entrando al locale … Gente che ballava, gente che parlava seduta al tavolo e gente che beveva. C’era di tutto in quel luogo.

Salutò il suo amico Nephrite, un ragazzo con i capelli un po’ lunghi ben curati.

 “ Ehi Nephrite come sta andando la festa?”

“ Bene Usa. Dai vieni a ballare!!” Usagi fu trasportata dall’amico al centro della pista mentre tutti si scatenavano ballando le hit del momento.

Tutta musica spagnola, molto ballabile. Bachata, salsa, cha cha cha  e tante altre robe.

La ragazza si lasciò andare, le piaceva davvero tanto ballare. Un sorriso le si aprì naturale in viso mentre salutava gli altri amici del quartiere. Minako era seduta in un tavolino in disparte con altre persone mentre la fissava un po’ tra i suoi pensieri, con il viso preoccupato.

Usagi ballava spensierata. Era l’unico modo che aveva per poter sfogare e svagare.

Due braccia però la bloccarono.

“ Che cavolo vuoi adesso?” 

“ Bambolina, non fare così. Non hai mica visto un fantasma.” Seiya la teneva stretta per i polsi mentre la obbligava a ballare vicini.

“ Lasciami in pace, o grido!!! Non voglio ballare con te!! E poi se non te ne sei reso conto, questo non è un ballo da fare in coppie quindi allontanati da me!!!” La biondina cercava di liberarsi da quella forte presa. Odiava, detestava nel peggiore dei modi quando qualcuno le metteva le mani addosso soprattutto se quel qualcuno era un uomo come lui!.

“ Hai ragione ok, ok non ti tocco più. Però non ti allontanare da me dai rimani qui.

Pasticcino non puoi scapparmi di nuovo”  La bloccò con un abbraccio tanto forte che Usagi non poté liberasi. Si muoveva in modo brusco cercando di svincolarsi da quelle grandi braccia rudi che la stringevano. Tirava calci, gridava. Non lo voleva accanto. Ma per quanto poteva muoversi non riusciva a liberarsi!.

“ Lasciami Seiya. LASCIAMIIII! TI ODIOO VATTENEE, AIUTOOOO!”

Sapphir vedendo la scena corse in aiuto dell’amica…

 “Seiya lasciala stare. Non dare spettacolo non ne vale la pena” Ma Seiya non mosse ciglio, la voleva a tutti costi.

La lite si scatenò. Sapphir lo colpì alla faccia e cosi come in una catena tutti cominciarono a dare il via ad una rissa, mentre i proprietari del locale cercavano di calmare le acque.

Usagi si sedette al tavolo di Minako. Cominciò a bere. Era scioccata.

 Odiava maledettamente le mani addosso. Tremò come una foglia. Non voleva nessuno vicino.

Minako le diede l’acqua ma rimase distaccata, non sopportava qualcosa di Usagi. Ma cosa?

 Il suo sguardo era pieno di gelosia, e di dolore allo stesso tempo. Le voleva bene ma non poteva far a meno di essere fredda in quel modo.

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Ore 23.30.

Il ticchettio dell’orologio da polso poggiato sulla scrivania dello studio.

Il Giudice Tsukino era seduto al suo PC , aveva molto lavoro da fare quella sera.

Il telefonino squillò.

“ Pronto, si vengo subito. A dopo” Riattaccò, era agitato e subito dopo digitò un numero.

Il telefono squillava. Una voce rispose.

“ Scusi per l’orario hanno chiamato dal commissariato è urgente ho bisogno del suo aiuto. Ci vediamo li, a dopo” Riattaccò nuovamente il Giudice.

Prese la sua 24ore, avviso la servitù della sua improvvisa uscita dicendole di avvisare la moglie nel caso avesse chiesto di lui, le chiavi della sua auto erano sul cruscotto mise in moto e partì con la sua auto.

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Le sirene in lontananza annunciavano l’arrivo della polizia.

I ragazzi erano terrorizzati. Qualcuno piangeva altri tremavano per ciò che era successo altri sentivano il corpo leggermente indolenzito.

Delle volanti si fermarono davanti al locale, raggruppando i ragazzi e portandoli con se al distretto di polizia per dichiarare l’accaduto.

In commissariato, Usagi era preoccupatissima. Al solo pensiero di ciò che le stava per accadere , brutti ricordi riaffiorarono alla sua mente. Si trovava in stato di shock . Guardava in giro con aria confusa ma impaurita allo stesso tempo. “Stava riaccadendo, si , dopo tanti anni stava riaccadendo. Le mani rudi su di lei. NO Non voglio. Ho paura.” E poi… Pensava a Kakyuu, pensava a ciò che le stava per succedere. Cosa le avrebbero fatto in quel commissariato? E se l’avessero arrestata? Si spaventava.

 Mille pensieri gli vennero in testa. Una gran confusione in tutto quel luogo. La gente gridava, volevano spiegazioni, volevano uscire da quel posto. La paura l’aveva terrorizzata al solo pensiero di dare una brutta notizia alla sua amata Kakyuu. Le voleva troppo bene per farle un torto così grande. Ad un tratto, si sentì la porta aprirsi, entrarono due persone, Usagi non diede caso a ciò che stesse accadendo avvolta dalle sue preoccupazioni però, alzò lo sguardo, asciugando qualche lacrima di paura. La testa ancora confusa ma pronta a dichiarare ciò che le avessero chiesto… i suoi occhi si alzarono guardando altre le teste di quei tanti ragazzi che si trovavano dentro quel luogo pino di baccano.. Spalancò gli occhi :

uno sguardo di sorpresa inaspettata sul viso della giovane ragazza …“No, non posso crederci … e di nuovo lui…”





*gente viajera = in Spagnolo significa Gente che viaggia.

UNA DEDICA PER VOI: 

Ciao a tutte ragazze , lo so sono stata un pochino ritardataria e non ho potuto mantenere la promessa, però tra feste e robe varie non ho avuto il tempo di scrivere questo capitolo che ho lasciato in sospeso =D però adesso è bello pronto e spero che vi sia piaciuto scoprire chi fosse la persona con cui è incimpata  Usagi =) , ma le sorprese non finiscono qui , infatti adesso chi sarà mai qtesta persona per cui Usagi rimane a bocca aperta? beh a voi la risposta e soprattutto spero continuate a seguirmi se vi incuriosisce questa storia bacioniii =)

SweetBunny91


   
 
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