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Autore: Vesa290    17/01/2012    4 recensioni
Un Uccellino è stato tradito dalle persone di cui si fidava...
L'Ordine è corrotto, i Templari sempre più potenti...
Tre Aquile del passato scenderanno dal cielo per aiutare l'Uccellino a librarsi in volo con loro...
Ma non sarà facile... Dovrà soffrire e combattere per poter divenire un giorno un'aquila lui stesso...!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad , Altro personaggio, Desmond Miles , Ezio Auditore, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo XIX

 

Quando ebbe svuotato l'ultima bomboletta di vernice nera sulla suzuki di Altair, Desmond si alzò dalla sua posizione rannicchiata e, messo qualche passo di distanza dai mezzi, li osservò soddisfatto. Quattro moto nere come corvi stavano davanti a lui a farsi rimirare, l'una identica altra, senza neanche una sbafatura o una chiazza tralasciata, pronte a creare scompiglio in strada non appena ce ne fosse stata l'occasione.
- Desmond. - Si sentì chiamare da in cima alle scale e si voltò.
- Che succede, Ezio? -
- Sali. Dobbiamo parlare. - Il tono serio e in piena modalità missione.
Desmond corrugò la fronte preoccupato, ma, senza fare domande, ubbidì, lasciando a terra la bomboletta vuota a fare compagnia alle altre.
Non erano passate molte ore da quando si erano lasciati nel soggiorno e si chiese come mai fosse richiesta la sua presenza nella sala, ma ciò che più lo cruciava era lo sguardo austero con cui lo aveva guardato Aquila Bianca. Accadeva,infatti, di rado che il fiorentino mostrasse tale espressione in sua presenza; l'ultima volta era stato quando... Qualcosa scattò nella mente di Desmond, che accellerò il passo su per i gradini. L'ultima volta era stato quando si erano organizza per andare a recuperare la Mela che ora Ezio teneva sempre con sè!
"Vuol dire che abbiamo qualcosa di concreto tra le mani!"
Pensò euforico ed agitato allo stesso tempo, mentre entrava nella grande stanza, dove i suoi antenati lo attendevano pazientemente attorno al tavolo, dove avevano già disposto mappe e foto satellitari, insieme ad altre carte piene di numeri e planimetrie.
- Cosa abbiamo? - Domandò mettendosi tra Altair e Ezio, con Falco davanti a sè. Era sempre lui che organizzava i piani e i tempi d'azione, quindi stargli davanti era il miglior modo per porgergli attenzione e guardarlo negli occhi per capire quale fosse la parte più difficile del piano; cosa che lui non diceva mai a voce, ma lasciava intendere con gesti e, appunto, occhiate. Quelle bastavano e avanzano. Valevano, come si suoleva dire, più di mille parole.
- Falco ha decriptato il messaggio che Coloro-che-Vennero-Prima hanno lasciato dentro la mia Mela. - Spiegò atono l'italiano senza staccare gli occhi da alcuni file di cua competenza.
- Davvero? - Desmond sbarrò gli occhi fissando il francese. Era incredibile come riuscisse a districare la sua mente nei contorti labirinti di quegli oggetti ancestrali.
- Sono coordinate. - Annunciò Falco, aprendo la mappa dettagliata di Roma e dintorni. - Indicano la posizione di una cripta. -
- Una cripta come quella che ha trovato Ezio assieme a Leonardo? -
- Sì. - Confermò indicando un punto cerchiato in rosso con l'indelebile - Si trova quì. A poche miglia a Ovest di... -
- Frascati. - Terminò Desmond trattenendo il respiro e l'ansia, che già cresceva a dismisura. Flash del sogno/premonizione che aveva fatto a causa della Mela gli attraversarono inesorabilmente la mente: immagini di Shaun e Rebecca, di attesa sotto la pioggia, di fuga tra i palazzini cittadini, del Colosseo e... di Lucy!
Uccellino scosse la testa e cercò di rifocalizzare la sua attenzione sulla mappa che aveva davanti, ma la bocca asciutta gli impediva di formulare domande, l'adrenalina faceva fremere il suo corpo e allo stesso tempo lo paralizzava, mentre il respiro accellerava inconsciamente.
Altair a quel punto alzò gli occhi sul ragazzo e lo guardò perplesso, quindi con una mano gli prese dolcemente il mento, facendolo voltare verso di sè. I suoi occhi si incrociarono con quelli di Desmond e vi penetrarono lentamente, riportandolo alla realtà e liberandolo da quello stato di shock in cui giaceva da diversi secondi. - Desmond. Te lo ripeto. Quello che hai visto nel sogno poteva essere reale quanto vuoi, ma era comunque un sogno, dettato dal capriccio della Mela e dalla tua immaginazione. Non sapremmo mai cosa fosse vero e cosa no, ma continuare a pensarci non porterà a nulla di buono, anzi non porterà proprio a niente. Sappiamo cosa potrebbe succedere al nostro rientro a Roma, ma è solo una condizione ipotetica, deviando le nostro azioni verso altre possibilità cambieremo certamente il corso degli eventi. Io e Falco ci abbiamo già pensato, quindi rilassati e ascoltaci, va bene? -
Desmond scosse di nuovo la testa per schiarirsi e annuì. Sentirsi fare discorsi tanto lunghi e rassicuranti da Aquila Maestra aveva sempre un effetto positivo su di lui, come si chiunque altro lì dentro.
- Scusate. -
- Tutto a posto, bambino. - Disse Ezio, dandogli una pacca sulla spalla e mostrando di nuovo, solo per lui, il sorriso bonario di sempre.
- Tornando alle coordinate. - Ammonì improvvisamente Falco, a cui la piega che aveva preso la conversazione non piaceva affatto. - Puntano a Villa Aldobrandini, una villa Seicentesca, costruita dal nipote di Clemente VIII. -
- Oh, fantastico...! Un Papa. Una villa con un segreto della Confraternita sotto la custodia dei Templari. Niente di più facile, insomma! -
- Uccellino tieni per te il tuo sarcasmo e ascolta, che non lo ripeterò una seconda volta. - Lo azzittì il francese, prima di passare alle spiegazioni vere. - Il piano è questo. Uccellino, tu ed Aquila Bianca... -

 Desmond sbuffò per l'ennesima volta, cercando di sbirciare oltre le teste delle persone in coda davanti a lui, per capire quanto mancasse per arrivare alla cassa e comprare due stupidissimi biglietti.
- Rilassati, Des. - Gli consigliò Ezio, al suo fianco, sbadigliando, per far intendere quanto fosse calmo lui in quel frangente. Fare la fila come semplici turisti era la parte più semplice e tranquilla del piano, tanto valeva godersi quei minuti di pace!
- Mi annoio. - Borbottò il giovane, infilando le mani nelle tasche dei jeans per l'ennesima volta.
- Ripassa il piano...! -
- Già fatto migliaia di volte. Possibile che ci siano così tante persone a vedere una cavolo di villa dispersa fuori Roma? -
- E' una delle poche ville in ottimo stato e coperte. Dato che sta per venire a piovere mi sembra logico che molti siano venuti qui. -
- La cosa che mi infastidisce di più è la quantità di templari nella zona. Perfino tra i turisti ce ne sono...! - Disse in francese, lingua che parlava anche Ezio fortunatamente.
- Potrebbero essere tanto Templari, quanto Assasini, quindi preparati. -
Dopo una buona decina di minuti, riuscirono finalmente ad entrare nell'enorme casa seicentesca ed iniziarono il giro turistisco con fare svogliato, senza neanche prendere un'audioguida o una mappa del posto, che avevano memorizzata il giorno prima, sotto il severo ordine di Falco.
Una volta dentro dirigetevi verso la la sala delle udienze e da lì svoltate verso le camere signorili.
Ripassò le istruzioni mentalmente Desmond, mentre camminava meccanicamente verso il luogo designato. Giunto lì, finse di leggere il cartello con la descrizione della stanza.
Sulla parete di sinistra, dietro il separè c'è un passaggio, poco visibile. Conduce alle stanze inferiori. Uccellino tu passerai da di lì. Ezio nel frattempo attirerà l'attenzione. Taglia per di lì.
Individuò la porticina "camuffata da muro" quasi immediatamente, seppur seminascosta dalla paratia, e fece scattare gli occhi verso Ezio che fugacemente contraccambiò: il segnale. La fase uno poteva cominciare.
L'italiano sbadigliò vistosamente e rumorosamente, attirando l'attenzione della guardia, poi si stiracchiò le braccia verso l'alto e una biglia di vetro cadde a terra producendo un suono assordante sul parquè, rotolando poi fino al segretèr sulla parete di destra, cosa che fece sogghignare il custode, fino a che non vide il turista scavalcare il cordone del percorso ed entrare effettivamente nella camera da letto, diretto a passo sicuro e incurante verso il pezzo d'arredamento.
- Signore, non può entrare! Esca immediatamente! - Ordinò svogliatamente dalla sua comoda sedia.
Ezio, per tutta risposta iniziò a parlare francese fingendo di non capire e gesticolando con veemenza, inziando anche a spostare le sedie e gli sgabelli per cercare il minuscolo oggetto. Questo assorbì completamente l'attenzione dell'uomo, che si alzò quasi furente e si avvicinò all'assassino, cercando di portarlo via e di evitare che facesse danni; tutto ciò permise a Desmond di oltrepassare lui stesso il cordone e di entrare nel passaggio senza essere visto.
"Ok. E adesso..."
Chiuse gli occhi e si focalizzò sulla seconda parte del piano.
Uccellino, una volta dentro, scendi i gradini e attento a non farli scricchiolare troppo o rischi che ti sentano e vengano a controllare. Alla fine della rampa c'è un bivio. Gira a destra e prosegui dritto per una ventina di metri.
Camminare nel buio più totale non era impresa facile, ma fortunatamente le scale non erano poi in così cattive condizione, e potè scendere al piano inferiore inudito e senza inciampare o scivolare; quindi affrontò il citato bivio e iniziò a contare i passi, cercando di calcolare i metri percorsi.
A quel punto dovresti trovarti sulla destra un altro passaggio attraverso cui entrerai nella cantina della villa, il cui accesso è vietato ai turisti, quindi senza sorveglianza particolare.
"Cazzo...!" Imprecò il giovane assassino tastando infruttuosamente il muro e temendo di aver già superato il punto o di non averlo ancora raggiunto; perciò, frustrato, estrasse la Mela dalla tasca e si preparò ad usarla.
Uccellino. Non usare la Mela fino al momento di andarcene o a meno che tu non sia in pericolo di vita. Anche i templari hanno dei Frutti dell'Eden e potrebbero percepirti attraverso la risonanza che intercorre tra questi cimeli, chiaro?
Le parole di ammonimento di Falco gli risuonarono nelle orecchie, facendolo desistere dall'impresa. Doveva sbrigarsi, poichè Ezio aveva una tabella di marcia precisa con cui lui doveva sincronizzarsi per evitare di attivare gli allarmi dei Templari o degli Assassini, ma doveva anche evitare di mandare tutto a puttane per la fretta!
Sospirò, cercando di calmarsi, e rinfilò la sfera nella tasca, ricominciando a tastare la parete leggermente umida e sconnessa, ritornando indietro un paio di metri e poi proseguendo avanti per un'altrettanta distanza.
"Non posso essermi sbagliato di tanto...!" Si disse.
In fondo era abbastanza bravo a calcolare i metri da saltare per passare da un tetto all'altro, quanto poteva essere diverso contarli camminando in un corridoio buio? E infatti avvertì ben presto sotto i suoi polpastrelli un pannello in mattone, su cui poggiò il peso della mano per incassarlo e la parete con un schiocco secco slittò di lato, aprendogli la strada verso la cantina della villa.
Controlla la stanza, dovrebbe esserci una botola o qualcosa di simile, sul soffitto che da verso l'esterno, aprila e mandaci il segnale.
Desmond sgusciò quindi fuori dallo stretto buco e si osservò attorno, strizzando gli occhi nella semioscurità del posto, fino ad individuare una porticina in legno poco sopra una vecchia stufa. Ci si arrampicò sopra ed estrasse la lama celata, che utilizzò per forzare il lucchetto che teneva chiusa l'entrata. Terminato il lavoro di scasso, aprì di uno spiraglio l'anta in legno, che cigolò eccessivamente, e subito si bloccò, irrigidendosi e ascoltando eventuali passi in avvicinamento. Quando il silenziò si prolungò per più di qualche secondo, fiducioso, tornò alla porta, dalla cui fessura ora vedeva l'esterno della villa: una strada sterrata, con qualche macchina parcheggiata diversi metri più avanti e la foresta laziale attorno.
"Il segnale..."
Si ricordò immediatamente e, inumidendosi le labbra, fischiò a lungo. Un suono acuto, lungo e piatto fino all'ultima nota, alta e breve.
Un falco, molto più vicino di quanto pensasse, rispose al richiamo e due ombre passarono vicino alla botola.
Desmond scattò rapido giù dalla stufa e si fece da parte, mentre con movimenti fluidi e silenziosi, come aquile che perdono quota per agguantare la preda, i due assassini entravano nella stanza e, senza troppi convenevoli o complimenti, gli fecero cenno col capo di passare subito alla seconda fase del piano. Probabilmente erano fuori tempo con Ezio, ma i rimproveri era meglio tenerli per un altro momento.
Si diressero nuovamente verso il passaggio a muro, che percorsero al contrario fino al bivio da cui presero la strada a sinistra, quella che Uccellino aveva scartato venendo, e salirono due rampe di scale che li condusse ad un ulteriore corridoio; questa volta però a contare i passi ci pensarono saggiamente i due antenati, che Desmond si limitò a seguire in un imbarazzante silenzio.
All'improvviso, prima che Falco toccasse il pannello per aprire l'ennesimo passaggio, l'allarme antincendio risuonò nell'intera villa mettendo nel panico i visitatori, che, sotto la guida dei custodi, furono portati all'esterno.
"Ezio è millimetrico anche nei tempi...!"
Osservò Uccellino, oltrepassando la porticina e ritrovandosi in una enorme camera con una vasca in rame e diversi mobili da bagno.
- Uccellino. - Falco lo richiamò sull'attenti, lanciandogli un auricolare, che il giovane si posizionò sull'orecchio destro. - Ricorda: niente Mela. Tutto secondo il piano. - Desmond annuì e fece per andarsene - E... Uccellino? - Si voltò verso il francese, già aspettandosi quelle parole - Vedi di tenere il passo. - Come sbagliarsi? Annuì nuovamente e varcò la soglia che lo avrebbe condotto verso la reception e la zona break del personale del posto.
Scese di corsa le scale, ma a metà si fermò sentendo dei passi venire in direzione opposta e sbirciò oltre il corrimano per contare gli avversari: cinque, quattro uomoni e una donna.
Fece scivolare all'esterno la lama e senza attendere che lo raggiungessero, approfittò dell'effetto sorpresa: balzò oltre ringhiera della rampa e saltò su quella inferiore, poggiandocisi solo alcuni secondi per slanciarsi su quella inferiore ancora, dove venne faccia a faccia con gli assalitori, che, colti alla sprovvista, indietreggiarono verso il muro, inciampando sui loro stessi piedi e su quelli dei loro colleghi in un groviglio di corpi e borbottii, mentre silenzioso e fulmineo Desmond affondava il freddo metallo nel petto del primo malcapitato. La reazione degli altri fu immediata. Un uomo alto e slanciato tirò fuori un coltello a scatto e cercò di affondarlo nella pancia di Uccellino, che saltò di lato schivandolo, per poi abbassarsi sulle ginocchia per evitare il gancio destro di un secondo tipo robusto, che si era portato alle sue spalle; quindi con uno scatto veloce verso l'alto, l'americano si rialzò e piazzò la lama nella mandibola del nemico dietro di sè, affondandola con forza ed estraendola con un gesto secco e deciso, seguito da un pugno alla tempia che schiantò il nemico a terra definitivamente. Nel frattempo l'uomo munito dell'arma da taglio cercò di squarciargli la schiena, ma invano: Desmond si voltò con un movimento fluente e naturale, facendo perno sulla gamba sinistra e tagliò di netto la gola al suo aggressore, che annaspò e indietreggiò di un paio di passi, prima di accasciarsi al suolo. Ma il giovane non ebbe tempo per contemplare la sua bravura, poichè gli altri due del gruppo si fecero avanti, dato che fino a quel momento erano stati trattenuti dal poco spazio della scalinata.
Si fissarono in silenzio per alcuni attimi, poi i loro occhi lampeggiarono furastici. L'uomo rimasto estrasse il bastone firmato Abstergo e cercò di dargli addosso, ma l'assassino saltò indietro, atterrando quattro gradini più in alto e provoncandolo a raggiungerlo con un gesto della mano. Quello non ci vide più e si avventò su di lui senza riflettere, ma trovò presto la morte. L'asta venne bloccata con la lama celata, producendo scintille e leggere scariche, che però non raggiunsero mai il braccio del suo possessore, che assestò un colpo dal basso verso l'alto al mento del templare, che barcollò, slittando sul gradino, e cadde rovinosamente a terra, battendo la testa sul marmo con violenza e rimanendoci secco.
A quel punto Desmond fu costretto ad osservarsi attorno, poichè la donna era sparita.
"Un'assassina...!" Constatò corrugando la fronte. Mai si sarebbe abituato all'idea di dover combattere ambedue le fazioni contemporaneamente.
Una presenza alle sue spalle e subito si voltò, ma qualcosa di veloce e metallico gli passò davanti gli occhi, mancandolo di pochissimo e facendogli perdere l'equilibrio, proprio come al tipo di prima. Subito ritrasse la lama celata e si parò la testa con le mani, mentre rovinava giù per una decina di gradini, fino a che una curva nel percorso della rampa, non lo fermò, facendolo andare a sbattere contro il muro.
"Cazzo..!"  Imprecò scrollando il capo, per schiarirsi le idee e rimettere a fuoco la vista, ma, prima che vi riuscisse, un calcio dritto sul plesso solare, lo lasciò senza fiato.
- Si può sapere chi cazzo siete tu e tuoi amichetti?! - Sbraitò la donna, preparandosi a regalare un altro colpo al ragazzo.
Ma il secondo tentativo andò a vuoto, poichè Uccellino si era ripreso abbastanza da capire come agire in quella situazione: afferrò il piede tra le mani e lo ruotò bruscamente per spezzare la caviglia. L'assassina urlò di dolore e sorpresa e, per evitare danni, cercò di girare la parte inferiore del corpo per assecondare il movimento forzato, purtroppo però questo diede a Desmond l'opportunità di rialzarsi, tenendo l'arto ancora tra le mani e mandando all'indietro la tipa che cozzò la testa contro il corrimano e poi a terra. Uccellino si chinò a sentire se era ancora viva e, vedendo che, anche se malamente, respirava, diede in un sospiro di sollievo. In fondo non l'aveva visto in faccia, quindi poteva anche non ucciderla; decise perciò di lasciarla là e proseguì la sua corsa, sperando di non essere uscito di nuovo fuori della tabella di marcia.

 Ezio di osservò attorno soddisfatto della propria impresa. Aveva permesso a Desmond di sgattaiolare nel passaggio segreto, si era liberato della guardia, riuscendo a non farsi cacciare fuori della villa, ed aveva anche attivato l'allarme antincendio, nascondendosi nella mischia per poter raggiungere la reception e da lì era corso su per la rampa di scale ad accesso limitato che portava alla camera di controllo dove facevano riferimento tutte le telecamere del posto, che per tutto il tragitto evitò senza problemi e senza l'aiuto della Mela, come in fin dei conti aveva sempre fatto nella sua lunghissima vita.
Una volta entrato nella suddetta stanza, fu lieto di constatare che il vigilante se l'era data a gambe o era in giro a cercare il responsabile dell'accaduto, perchè questo gli lasciava ampiamente campo libero. Si sedette sulla comoda poltrona girevole e dopo aver contemplato il pannello dei comandi per diversi minuti, trovò i tasti desiderati e cancellò tutte le riprese una alla volta, fino a che non ne trovò una interessante che si prese il tempo di guardare: il combattimento di Desmond sulla rampa di scale. Fu piacevolmente meravigliato di come il novellino se la fosse cavata, a parte l'imbarazzante rotolamento. "Quello domani, bambino, farà male. Sappilo!" sghignazzò prima di eliminare anche quel filmato. Ovviamente Altair e Falco non erano in alcuna inquadratura: troppo esperti per farsi fregare a quel modo. Non che Uccellino fosse stato da meno, visto che aveva sempre tenuto celato il volto anche in piena battaglia, comunque meglio prevenire che curare, no?
Sistemata anche quella faccenda, passò alla chiusura delle porte di emergenza e di entrata ed uscita dalla villa, sbarrando così la strada ad eventuali rinforzi, quindi cercò nella mappa del menù la porta blindata che dava sul caveau nei basamenti dell'edificio e la sbloccò. Non che volessero rubare i soldi e le antichità lì custodite. Quella roba poco importava a loro, ma uno dei muri della camera di sicurezza dava sulla cripta che stavano cercando, avevano perciò programmato di inscenare tutto come un furto di opere d'arte e di reliquie religiose, così da depistare almeno la polizia locale. E comunque avere del ricavo personale non era mai una brutta cosa, soprattutto dopo l'affare scadente che aveva fatto nel vendere l'Audi.
Terminate le sue speculazioni sulla questione furto e vendita, si alzò dal posto e si diresse alla porta che aprì incautamente venendo a quattr'occhi con uno dei vigilanti.
- Salve...! - Lo salutò con un sorriso sornione mentre gli affondava la lama celata nel petto con nonchalance. L'uomo non emise un suono e precipitò a terra con un tonfo sordo. - Capita...! - Lo canzonò l'Auditore, scavalcandolo e proseguendo per la sua strada.

 Altair e Falco, terminato l'ennesimo scontro con la pattuglia di templari ed assassini, entrarono della grande sala da pranzo di Villa Aldobrandini, adornata di un lunghissimo tavolo con ancora tutta l'argenteria posta sopra alla perfezione. Il loro compito era quello di ripulire l'intera area, così da dare piede libero a Desmond, mentre scendeva al caveau e prelevava le informazioni dalla cripta. Insomma, un compito che non entusiasmava affatto il francese, ma che si era auto-commissionato e solo perchè, di stare in mezzo alla folla a fare la fila per i biglietti, non se ne parlava proprio. Meglio picchiare le mani, a suo dire.
- Falco. - Lo richiamò Aquila Maestra e con un cenno del capo gli mostrò il problema: un altro gruppo di assassini. Questi erano più ardui da combattere poichè erano più agili e più furbi, era difficile farli arrabbiare ed farli così attaccare alla ceca, non cadevano in quegli stupidi tranelli come i templari, loro attuali compagni.
Falco sbuffò. Più che combattere di per sè, odiava essere sporco di sangue. E non gli interessava affatto quante volte Uccellino lo avesse prese in giro per questa cosa, o meglio ci avesse provato (dato che riusciva a malapena ad arrivare a metà frase prima di trovarsi una lama puntata alla gola), perchè tanto le cose non sarebbero cambiate. Odiava combattere e odiava farlo quando ciò comportava lo sporcarsi di sangue. A suo parere era meglio il combattimento a distanza e le imboscate, ma ora come ora non ve ne era proprio la possibilità!
Guardò il compagno siriano per pochi secondi, il tempo di accordarsi su come e chi attaccare, e scattarono all'unisono verso la combriccola di malcapitati.

 Altair ne mise subito fuori un paio a mani nude e attese l'attacco degli altri per ritorcere le armi contro loro stessi. Nell'ultimo periodo aveva cercato di insegnare anche a Desmond l'arte del contrattacco a mani nude, ma sembrava che il ragazzo non concepisse proprio l'utilità di questo stile di combattimento; motivo per cui, erano tornati all'uso della lama e delle arti del corpo a corpo. Era inutile insistere più di tanto. Non c'era predisposizione e senza quella l'effetto osmosi e l'allenamento servivano a poco. Invece a lui, questa modalità confaceva molto. Non solo perchè gli permetteva di uccidere meno persone possibili (di morte ne aveva vista abbastanza sia per sè che per gli altri) ma evitava di dover sempre riaffilare la sua lama, che veniva già abbondantemente usurate nelle sessioni con Desmond, senza contare che conosceva fin troppo bene la sua forza fisica e questo gli permetteva di determinare per quanto tempo i suoi avversari sarebbero rimasti incoscienti. Di solito abbastanza a lungo da permettere loro di ritirarsi dalla scena indisturbati.
Con la coda dell'occhio, mentre continuava a lottare, osservò le movenze di Falco, chiedendosi quanto mancasse al momento in cui si sarebbe lamentato del suo stesso piano, dannandosi per non essere andato con il ragazzo al posto di Ezio, e, a giudicare dal modo in cui sbuffava annoiato mentre infilzava a destra e a sinistra, un paio di minuti sarebbero bastati, giusto il tempo di terminare lo scontro.
E, infatti, con una puntualità che sfiorava il reale, non appena l'ultimo uomo ebbe toccato il pavimento in marmo, lo sentì borbottare.
- Che urto. La prossima volta lascio che sia Aquila Bianca a dimenarsi inutilmente...! -
Non potè trattenere un sorrisetto sghembo, che nascose dietro il cappuccio della felpa.
Ripresa poi la sua solita serietà, poggiò la mano sulla spalla del compagno e lo incitò a proseguire - Andiamo. Uccellino deve essere oramai arrivo alla meta. Incontriamoci con Aquila Bianca. - L'altro annuì e ripresero a correre per i corridoi.

 Desmond scese un piano sotto terra e si ritrovò, alla fine di un breve corridoio, davanti la grande porta circolare blindata della camera a tenuta stagna; come da programma la trovò aperta e passò oltre senza esitazione. Una volta dentro, attivò la Mela e la usò per rendersi intangibile, ma non invisibile, dato che era inutile in quel momento, ed attraversò il muro orientato ad ovest.
La cripta non era molto simile a quella che aveva visitato a Roma, sotto il Colosseo, ma allo stesso tempo era diversa, aveva una firma energetica diversa. Forse un'altra "divinità" vi risiedeva o vi aveva risieduto, non poteva dirlo per certo, ciononostante iniziò a camminare con passo prudente all'interno di quell'insolito luogo.
I pannelli di controllo delle pedane, per quanto posti in alto, non furono difficili da raggiungere ed arrivò alla camera principale nell'arco di una decina di minuti. Una volta dentro sentì la testa iniziare a girargli e un flash di ciò che era successo al Colosseo gli passò letteralmente davanti gli occhi, facendogli correre un brivido lungo la schiena e seccandogli la gola per il nervoso, ma, scacciati via quei pensieri, si avvicinò al piedistallo e , poggiandoci la mano sopra, attivò il messagio.
Numeri.
Altri numeri. Esattamente come nel ricordi di Leonardo Da Vinci.

43 25 11 N 75 44 16 W.

Li memorizzò ed uscì, grattandosi la nuca e massaggiandosi il collo, incapace di arrivare a delle conclusioni per proprio conto. Dipendeva davvero troppo dai suoi antenati, ma d'altroned cosa poteva pretendere? Come spesso loro gli ricordavano era tornato in quella spirale di sangue da soli tre mesi, mica poteva capire e sapere tutto!
"Altre coordinate...! Chissà quando troveremo qualcosa di davvero tangibile!"  Si disse, mentre rientrava nel caveau.
- Bentornato, Desmond. Trovato niente di interessate? - Avrebbe riconosciuto quella voce fra mille. Non si erano parlati mai per molto, eppure gli era rimasta particolarmente impressa.
Si maledisse per quell'errore. Avrebbe dovuto controllare che la strada fosse libera prima di tornare alla villa! Si era distratto. Si era distratto e si era fregato con le sue stesse mani. 
 
°°°
Ehm... Non dico niente. So che molti di voi mi hanno odiato per averli fatto attendere così tanto (un anno credo)... Altri si sono dimenticati e magari non si ricorderanno mai più di me... Altri (molto pochi) tireranno un sospiro di sollievo e leggeranno questo benedetto capitolo!
Che dire? Ho visto revelation e mi è passata la voglia di scrivere. Poi mi sono detta: "magari però qualche riga la butto giù lo stesso..." E qui è entrata in scena la grande Evelyn13 che mi chiesto e incoraggiato a continuare e quindi per amor suo ho deciso di rimetterci mano!
Spero il chappo di ritorno non sia stata per voi una grande delusione... Il sogno di desmond su rebecca e shaun (quella cosa che non si capisce se è un sogno o una premonizione) bè rimarrà una cosa indecifrabile credo tipo per sempre!XD arrendetevi all'evidenza! E non eprchè non so neanch'io che farci (lo so benissimo invece!) ma è come chiedersi se avendo sognato un compito in classe questo potesse divenire realtà. Potrebbe e non potrebbe oppure potrebbe accadere qualcosa di simile e ugualmente orrendo o qualcosa di correlato al sogno... il mondo onirico è un mistero e la Mela non ha certo aiutato la cosa, ma rilassate la mente e leggete semplicemente qualcosa prima o poi vi permetterò di capirla!
See you! ;-)









 

  
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