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Autore: Harry Potterish    17/01/2012    4 recensioni
RemusxTonks|One-shot|Introspettiva
Pensieri e sentimenti di Remus Lupin alla vigilia della battaglia che segnò il destino del mondo magico.
“Vi voglio bene” disse. Ricacciò indietro le lacrime, ripensando a suo figlio, quella piccola creatura che amava più di chiunque altro: chissà se un giorno gli avrebbe mai perdonato di essere andato in battaglia. “Non fare stupidaggini, Dora”. Sapeva che erano parole inutili, ma le pronunciò lo stesso, quasi come se fossero un modo per sentirsi meno in colpa.
Palesemente Wolfstar.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Sto arrivando

“Sono ad Hogwarts. La battaglia sta per avere inizio. Smaterializzatevi ad Hogsmeade alla Testa di Porco: Aberforth vi farà passare.” Il Patronus di Arthur Weasley si era appena dissolto sotto gli occhi di Remus, lasciando spazio a un silenzio innaturale. Il licantropo impiegò qualche minuto per capire cosa fosse appena successo: sembrava impossibile che quel giorno fosse finalmente arrivato. Perché era inutile prendersi in giro, perché non serviva a niente mentire a se stessi, perché quella non era una battaglia come tutte le altre, quella era la battaglia. Quella notte si sarebbero finalmente decise le sorti dell’intero mondo magico, e della mia vita, pensò l’uomo. Dei passi felpati di due consunte pantofole da donna lo distolsero dai suoi pensieri e una sbadigliante Tonks, con in braccio il piccolo Teddy, comparve sulla porta della cucina. Non ci fu bisogno di parole, lo sguardo dell’uomo era sufficiente a chiarire la situazione. Merlino Dora, ti prego, non chiedermelo, si disse Remus. Ma lei era un’Auror, una madre, e aveva abbastanza coraggio per entrambi, ma soprattutto lo amava troppo per non capire che c’era solo una cosa giusta da fare.

“Vai” disse. Era a malapena un sussurro, però a lui bastava. “Harry ha bisogno di te.” E tu non puoi più vivere così, aggiunse mentalmente la giovane. Remus le sorrise debolmente, schioccò un bacio sulla fronte del piccolo e uno sulle labbra della moglie: non lo avrebbe mai detto ad alta voce, ma dopo averlo guardato, studiato e soprattutto amato per anni, Tonks sapeva che quello era il suo modo di ringraziarla. Il licantropo prese il mantello e quando fu sul punto di uscire si voltò un attimo indietro: era un vizio che aveva acquisito con la guerra, così, quando tornava a casa, poteva controllare che nulla fosse cambiato. Anche la donna lo notò e un sorriso malinconico le comparve sul volto: la luna piena era passata solamente da due giorni, non ce l’avrebbe mai fatta, questa volta non avrebbe potuto controllare che tutto fosse a posto al suo ritorno.

“Vi voglio bene” disse. Ricacciò indietro le lacrime, ripensando a suo figlio, quella piccola creatura che amava più di chiunque altro: chissà se un giorno gli avrebbe mai perdonato di essere andato in battaglia. “Non fare stupidaggini, Dora”. Sapeva che erano parole inutili, ma le pronunciò lo stesso, quasi come se fossero un modo per sentirsi meno in colpa.

Si chiuse la porta alle spalle e simultaneamente si sentì il rumore di un vecchio portaombrelli cadere. Come se Tonks potesse essere una che se ne sta al chiuso in casa quando c’è da combattere. Guardò il cielo: la luna, sua eterna nemica, splendeva beffarda quasi volesse godersi lo spettacolo dell’imminente morte di uno dei suoi personali schiavetti. Tuttavia c’era qualcosa di diverso. Accanto a lei una stella, la più luminosa e la più bella del cielo, irradiava la notte per lui.

 

“Non ti abbandonerò mai Lunastorta, ricordalo, perché tu non sei un insopportabile secchione, tu sei il mioinsopportabile secchione, chiaro? Non dubitarne mai. Disse un saggio: gli amici sono come le stelle, a volte non li vedi, ma ci sono sempre. Io sono una stella di nome e di fatto, anche se spero vivamente di essere qualcosa di più di un amico per te.”


Quelle parole si ripetevano in continuazione nella sua testa. Come dimenticare il 2 maggio di quel sesto anno, quando finalmente lui si era dichiarato? Dopo più di vent’anni ricordava ancora il calore dell’abbraccio e la dolcezza del bacio che avevano seguito tali parole, la paura di non essere accettati, il desiderio di costruire una vita insieme. La loro relazione era stata un insieme di alti e bassi: lui gli aveva perdonato gli scatti d’ira dovuti alla luna, mentre Remus gli aveva perdonato i vari tradimenti. Tutti, tranne uno. Vendere Lily e James, i loro migliori amici, a Voldemort era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso, ma l’amore non se ne era mai andato e dopo dodici lunghi anni, scoperta la verità, avevano deciso di ricominciare. Tuttavia era bastato un attimo e lui se ne era andato di nuovo. Tonks lo aveva aiutato, aveva colmato quel vuoto, ma non si poteva vivere una vita nella menzogna. Tutto ciò che era rimasto del vero Remus Lupin era qualche sorriso in alcune foto sbiadite dal tempo, nascoste in chissà quale remoto angolo della casa.

Con il naso all’insù, nella notte del 2 maggio del 1998, Remus John Lupin si accingeva a combattere la battaglia finale della Seconda Guerra Magica sorridendo malandrino. Perché per lui quella non era la fine, ma solamente l’inizio di ciò che aveva sempre desiderato. Volse un ultimo sguardo alla sua casa, dove si distinguevano con chiarezza le ombre di una Tonks indaffarata a mettere al riparo il piccolo Teddy prima della partenza.

 

Aspettami Sirius. Sto arrivando.



Angolo di Harry Potterish
Una breve shot nata tempo fa in un momento di disperazione, che pubblico in attesa di tornare con la mia nuova long, tanto per ricordarvi che non sono sparita. Non ne vado particolarmente fiera, ma è la Remus/Sirius più fedele al canon che sia riuscita a scrivere...Se vi piace, fatemelo sapere. Se non vi piace, fatemelo sapere. Se vi ha lasciato inidfferenti, fatemelo sapere. 
Mi auguro di poter tornare presto
Harry Potterish

  
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