Anime & Manga > Capitan Harlock
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Autore: ElenaNJ    17/01/2012    4 recensioni
[crossover con Cosmowarrior Zero]
Siamo nel 2984 e la rinata Federazione Terrestre è sotto shock: Tadashi Daiba, il suo amatissimo Primo Ministro, è stato assassinato da un individuo identificato come... Harlock!
Warius Zero, di ritorno da una lunga missione ai confini del cosmo, è contattato in gran segreto da Yuki Kei e, messo al corrente degli inquietanti fatti che fanno da contorno e precedono il delitto (tra cui il sospetto di una cospirazione ai livelli alti del Governo e la sparizione di gran parte dell'equipaggio dell'Arcadia), decide di portare a termine la missione che gli era stata affidata quattordici anni prima: catturare Harlock.
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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cap 8 – No...
Tadashi strinse più forte la spalla di Yuki, un po' per confortarla, un po' per trovare lui stesso la forza di fare ciò che andava fatto.
Fissò Harlock nel suo unico occhio e, ancora una volta, la sensazione di trovarsi di fronte a un estraneo si scontrò con la consapevolezza che quell'uomo era la stessa persona che l'aveva salvato dalla morte, dall'odio e dalla disperazione, la persona a cui doveva tutto.
La sua mano tremò, come quella sera nel suo studio, quando non era riuscito a premere il grilletto e il raggio laser della sua Dragoon gli aveva prima ferito la mano e poi trapassato il cuore, in più d'un senso.
Come allora sperò che fosse un incubo, ma dentro di sé sapeva benissimo qual era la realtà: i due Dottori e Yattaran erano stati sin troppo chiari.
Finirà solo con la morte di uno di noi due.
O di entrambi, comunque fosse andata.
Se fosse sopravvissuto Harlock, lo avrebbe atteso un'esistenza che non poteva essere chiamata vita, schiavo della volontà di qualcun altro.
Se fosse sopravvissuto lui, la colpa d'averlo ucciso l'avrebbe accompagnato fino alla fine dei suoi giorni.
– No – il singhiozzo di Yuki era quello di chi non riusciva a destarsi da un incubo.
È un incubo. Ma devo svegliarmi almeno io.
Non poteva lasciare che finisse come l'altra volta: doveva proteggere Yuki e doveva sopravvivere anche lui, e non solo perché così ferita lei non sarebbe mai riuscita a tornare da sola sull'Arcadia.
Devo farlo per il nostro futuro... e perché anche lui lo vorrebbe.
Se fosse stato in sé, sarebbe stato lo stesso Harlock a chiedergli di mirare dritto al cuore e premere il grilletto. Lo sapeva, gli pareva addirittura di sentirlo. Ma non per questo era più facile.
Strinse i denti, cercò di smettere di tremare e armò il cane. Harlock fece lo stesso.
– Ha ragione lei: no – Lia s'avvicinò di qualche passo a loro e incrociò le braccia – Come ho già detto, tu non m'interessi, Daiba. Da' a lei quella pistola e levati di torno.
– Che intenzioni hai?

– Solo far assaggiare ad Harlock e alla tua amichetta un po' della stessa medicina che hanno ficcato in gola a me quando hanno ucciso Feydar.
Yuki si strinse la gamba ferita e la guardò.
– Te lo giuro, Lia, Harlock non...
Lia sparò un colpo che lasciò un buco fumante nel pavimento davanti a loro.
– Ho già detto che non voglio ascoltare le tue menzogne. Ne ho abbastanza di sentirmi dire quanto mio fratello sia stato un verme e Harlock un eroe, ne ho piene le tasche! Ancora una parola e il prossimo buco non lo farò nel pavimento. Quanto alle mie intenzioni, ai miei motivi e ai miei mezzi, ecco: guardatevi intorno!
Fece un ampio gesto a circoscrivere i macchinari dietro di lei.
– La tecnologia è sorprendente – sorrise – Oggi, con un computer, si può fare di tutto... anche leggere i pensieri del tuo peggior nemico, arrivare a comprenderne i sentimenti più nascosti. Un paio di tasti, poche stringhe di codice binario e puoi metterli su un supporto esterno; un piccolo chip nel cranio, qualche sequenza di comandi e puoi cancellarli o impiantarne di nuovi a tuo piacimento. Fa riflettere, vero?
– Dove vuoi andare a parare? – con la coda dell'occhio, Tadashi osservò Yuki sfilarsi la cintura e stringerla sopra la ferita per bloccare l'emorragia.
– Ancora non ci arrivi? – Lia accarezzò la canna della pistola e la usò per indicare Harlock – Guardalo: il grande Capitan Harlock, l'eroe senza paura, l'uomo dalla determinazione incrollabile e dalla ferrea morale. Non è diverso da tutti gli altri, in realtà: non è migliore di voi, di me o di Feydar. Lo so. Ho visto cosa c'era nella sua mente: sentimenti nobilissimi, ma anche meschinità orribili. Prendiamo il suo rapporto con te e la biondina, ad esempio: vi considerava un po' come i suoi fratelli minori, sapete? Avrebbe sacrificato la sua vita per salvare la vostra in qualunque momento e nutriva in voi una fiducia assoluta, ma allo stesso tempo vi odiava: eravate una responsabilità, una zavorra che lo legava a un'esistenza che per lui non contava più niente, un ricordo costante di tutto ciò che era stato e di tutto ciò che aveva perduto. Non vi sta puntando contro una pistola solo perché lo sto obbligando: c'è una parte di lui che desidera uccidervi più di quanto non lo voglia io, mentre quella che vi amava più di se stesso... puf! Sparita. Deludente, vero? Il suo immenso affetto nei vostri confronti, l'incrollabile legame che vi univa non era altro che una serie d'impulsi elettromagnetici nelle sue sinapsi... cancellati in un battito di ciglia.
Tadashi la guardò agghiacciato.
– Oh, non sono andati perduti per sempre, se è questo che vi preoccupa. Lo faremo tornare in sé quando avrà perso tutti quelli che ama, per sua stessa mano e soprattutto perché in fondo lo voleva, perché non è l'eroe senza macchia che tutti credono e che lui stesso vuole apparire. Ma a me tu non interessi, Daiba, e non m'interessa quello che vogliono fare i miei compagni di te e dei tuoi amici – indicò Yuki – Il legame che voglio recidere per sempre è quello che lo unisce a lei, lo stesso che loro hanno distrutto assassinando Feydar... e voglio che sia uno di loro due a farlo. Non m'importa quale.
– Questo va oltre la vendetta, Lia – Yuki la guardò negli occhi con un misto di angoscia, pietà e sdegno – Questo è disumano, e tu lo sai.
Prima che Tadashi potesse fare qualunque cosa, Lia la colpì di nuovo alla gamba, un poco più in basso.
– T'avevo avvertita: preferisco le tue urla alle tue prediche, Yuki Kei – nella sua voce vibravano un odio profondo, sofferenza e follia – Disumano, dici? Sai cos'è disumano? Passare ogni giorno della tua maledetta vita a doverti vergognare del tuo nome e a ingoiare il disprezzo dei tuoi simili quando sai che l'unico scopo della sola persona che hai amato e perduto per sempre era liberare quello schifo di mondo pieno di vigliacchi incapaci, mentre invece il suo assassino è considerato un eroe! Avevo solo lui, al mondo! Sai com'è stata la mia vita da quando non c'è più? Hai idea di cos'ho provato, di cosa provo ancora?
– Lo sa – Tadashi la fissò – Suo padre è stato ucciso dal suo ex fidanzato, sai?
Lia non fece una piega.
– Kazuya Katagiri, certo – s'avvicinò di qualche altro passo – Che strano, mi risulta che sia morto... e non per un incidente o una malattia. Quanto a te, Daiba, sei l'ultimo a potermi fare la predica: ti sei vendicato in lungo e in largo delle Mazoniane, non ti sei certo limitato a quella che aveva ammazzato tuo padre!
Tadashi sentì in bocca il sapore amaro della bile.
Il ricordo del corpo straziato di Tsuyoshi Daiba gli tornò alla mente, nitido come se lo avesse avuto davanti in quello stesso istante: i suoi vestiti disfatti, i suoi occhi sbarrati e ormai privi di luce, la sua espressione terrorizzata e attonita, la sua pelle fredda sotto le sue dita e la luce violenta dei neon, così bianca e intensa da cancellare ogni altro colore.
Da quel momento, aveva conosciuto il vero odio e non era stato più lo stesso.
La lontana eco della solitudine, dell'ossessione, della paura del domani, del senso di colpa e dell'inesauribile sete di sangue che avevano riempito i suoi giorni e le sue notti d'adolescente lo riassalirono di colpo e capì.
È come me. È uguale a com'ero io sette anni fa.
– Una volta ero una ragazzina innocente, sai?i – gli occhi di Lia erano lucidi dietro le lenti scure – Sognavo di costruire navi spaziali insieme a Feydar, di viaggiare per il cosmo e diventare il miglior ingegnere della storia. Harlock m'ha tolto tutto: mio fratello, la possibilità di continuare gli studi, i miei sogni... persino la dignità. È un mio diritto vendicarmi, voglio che quell'assassino provi il dolore straziante di perdere la sua cara sorellina o essere ucciso da lei e non m'importa delle conseguenze, non m'importa della morale, non m'importa di nulla! Adesso levati da lì, Daiba!
Tadashi non si mosse.
Lia lo guardò minacciosa.
– Come vuoi.
Harlock fece fuoco e Tadashi avvertì un forte bruciore al fianco.
La sua fondina cadde a terra, la cintura che gliela assicurava alla vita tranciata di netto.
Sotto lo squarcio che gli si era aperto sulla tuta, la sua pelle s'arrossò e si riempì di bolle. Lia indicò la porta con la canna della pistola.
– La prossima volta non te la caverai con qualche bruciatura superficiale. Dalle quella pistola e vattene coi tuoi uomini. Ritiratevi e giuro che non vi farò sparare addosso né v'inseguirò. Quanto a lei, se ucciderà il suo Capitano non le torcerò più un capello; potrà tornarsene sulla Terra e vivere con te la vostra stupida favoletta romantica, per quel che me ne importa. Avrò ottenuto lo stesso ciò che voglio.
– Fa' come ti dice, Tadashi – Yuki gli afferrò il braccio – Dammi la pistola e va' via.
Lui la guardò: era pallida e sofferente, ma non tremava e la sua voce era calma e risoluta.
La voce del Capitano.
Una parte di lui desiderava metterle fra le mani quell'arma e liberarsi dalla pesante responsabilità che aveva deciso di sobbarcarsi quando aveva capito che le speranze di salvare Harlock erano quasi inesistenti, desiderava vederla premere quel grilletto e scegliere lui una volta per tutte.
L'altra si vergognava di quei desideri: Harlock era stato una guida, un amico fraterno e quasi un padre, mentre Yuki era la sua compagna, il suo sostegno e il suo domani, una delle ragioni per cui aveva deciso di lottare per rendere migliore se stesso e il mondo che gli era stato affidato.
Li amava, tutti e due, e per questo doveva farlo lui.
Anche a costo di calpestare i suoi stessi sentimenti, anche a costo della sua felicità, anche a costo della vita, non poteva permettere che uno di loro morisse e l'altro si condannasse con le sue stesse mani a un inferno senza fine di sofferenza e sensi di colpa.
Sollevò la Cosmo Gun e tornò a puntarla contro Harlock, che lo guardò inespressivo e riarmò il cane.
– Sei davvero la creatura più sciocca dell'universo – Lia fissò la sua mano tremante e gli sorrise senza allegria – Ti do la possibilità non solo di salvare la tua vita e quella dei tuoi uomini ma anche di scoprire una volta per tutte se a lei frega più di te o del suo Capitano e tu...
– Adesso basta! Finiscila con questa follia, Zone!
Questa volta, la canna della pistola di Harlock si sollevò verso l'alto e il dolore, acuto e bruciante, gli dilaniò la spalla sinistra.
Tadashi chiuse gli occhi e si morsicò le labbra per soffocare un urlo. Lia si passò una mano fra i capelli.
– Non mi sembri nelle condizioni di darmi ordini – socchiuse le palpebre – E, lasciatelo dire, non mi sembri neanche molto deciso a farla finita con le cattive, nonostante le tue spacconate. Allora, che facciamo?
– Tadashi, dammi quella pistola – Yuki gli diede una spinta – È un ordine!
– Scordatelo, Capitano – le si rimise accanto e sollevò di nuovo l'arma – C'è un futuro che ci aspetta e non ti permetterò né di morire né tanto meno di spezzarti il cuore con le tue stesse mani!
Yuki lo afferrò per il colletto, lo fece voltare verso di sé e gli mollò un ceffone così violento da sbilanciarlo. Lo fissò, furiosa.
– Vuoi ascoltarmi per una buona volta? – lo scosse – Ha ragione lei: sei uno stupido! Abbiamo dei doveri e delle responsabilità che vengono prima delle nostre questioni private: metà dei nostri uomini è chiusa nell'hangar di questa nave mentre l'altra metà sta combattendo là fuori, i nostri compagni della Karyu potrebbero avere bisogno di noi su Futuria e poi c'è Mayu! Che ne sarebbe di tutti loro se morissimo entrambi?
Aveva ragione, sotto tutti i punti di vista.
Bastava applicare la logica, valutare i pro e i contro per rendersene conto.
Le vite di Yuki e di Harlock contro la sua, quella dei loro uomini e forse quella di molti soldati della Karyu: due persone contro centinaia.
La possibilità di risparmiare ulteriori danni alla nave e ai mezzi, quella di correre in aiuto dei loro alleati...
Non avrebbe dovuto esitare. Lo sapeva, lo sapeva benissimo.
Ma senza di loro, senza di lei, non avrebbe senso.
Si liberò dalla stretta di Yuki, serrò più forte la pistola e si diede dello stupido egoista: nonostante l'esperienza, nonostante la razionalità, nonostante tutto, in fondo era rimasto lo stesso ragazzino impetuoso di un tempo, che decideva sull'onda delle emozioni... e non poteva, non voleva farci nulla.
– Io non mi muovo.
Mirò, di nuovo.
Posò il dito sul grilletto, di nuovo.
La sua mano tremò. Di nuovo.
Stavolta Harlock lo colpì al braccio destro.
Tadashi urlò e fece appello a tutte le sue forze per non lasciar cadere la pistola e impedire che Yuki gliela strappasse di mano. Lia s'avvicinò di qualche altro passo.
– Sei davvero testardo, Daiba. E anche uno sciocco senza speranza. Non stai facendo altro che rimandare l'inevitabile, lo capisci? Non hai il coraggio di sparargli e non potrai reggere per sempre. Vincerò io, in ogni caso.
– Forse hai ragione – Tadashi le rivolse un ghigno truce – Ma anche tu stai rimandando l'inevitabile, Zone. Non me ne andrò finché avrò fiato in corpo, ormai dovresti averlo capito... allora perché non m'ammazzi e la fai finita con questa sceneggiata?
Incertezza e sconcerto si dipinsero per un istante sul volto di Lia e, fra sollievo e amarezza, Tadashi capì un'altra cosa.
Non è come me.
Harlock sollevò di nuovo il braccio, mirò alla sua testa e premette il grilletto.
Tadashi chiuse gli occhi e non si mosse.
Era un azzardo, lo sapeva.
Se si fosse sbagliato, lui, Yuki e Harlock sarebbero stati perduti.
Se avesse avuto ragione, avrebbero avuto una minuscola possibilità, ma sarebbe stata un'amara vittoria.
Il grido di Yuki gli perforò le orecchie, sentì un forte odore di bruciato e un violento dolore alla tempia. Qualcosa di liquido e caldo gli colò sulla guancia.
Ho ragione.
Riaprì gli occhi, sorrise amaro e puntò la pistola contro Lia, che lo guardò turbata.
– Oh, vedo che alla fine ci sei arrivato – s'accarezzò il labbro inferiore e si esibì in un'altra delle sue risate isteriche – Sì, è proprio come pensi: uccidi me e per un po' lui sarà del tutto inoffensivo. Potresti anche riuscire a catturarlo vivo, forse, ma non intendo certo facilitarti il compito.
Tadashi sentì Yuki trasalire accato a lui. Harlock aveva puntato la canna della pistola alla sua tempia.
Un sottile filo di fumo si levò dai suoi lunghi capelli castani, ma lui non cambiò nemmeno espressione.
– Quanto pensi d'essere veloce e preciso, Daiba? – Lia fece roteare la sua pistola e gliela puntò contro – Io e il tuo amato Capitano premeremo il grilletto insieme: per salvare sia te stesso che lui dovresti esser rapido come il pensiero e colpirmi dritto in mezzo agli occhi: solo così potresti fermare l'impulso che il mio cervello trasmetterebbe ai nostri indici. Oppure potresti dare quella pistola alla tua cara Yuki e lasciare che se la sbrighino fra loro. La mia offerta è sempre valida.
– Tadashi – Yuki stese la mano, gli occhi pieni di lacrime – Dammi quella pistola e vattene, ti prego!
Lui la ignorò, s'alzò in piedi e guardò nel mirino. Lia lo imitò.
– Dammi quella pistola, stupido!
Tadashi armò il cane e spostò il dito sul grilletto.
Fece fuoco.
Harlock rimase immobile, Yuki singhiozzò e Lia lo guardò a occhi sbarrati, la pistola stretta fra le mani tremanti sullo sfondo delle scintille elettriche che sprizzavano dal pannello al quale lui aveva mirato.
– Perché non spari, Zone? – Tadashi abbassò l'arma e mosse un passo in avanti – Sono qui davanti a te... forza!
Mosse un passo e poi un altro ancora, il sangue che gocciolava sul pavimento. Lia lo fissava impietrita, le braccia tese, il dito sul grilletto.
– Te lo dico io perché non lo fai – Tadashi si scostò dalla fronte un ciuffo di capelli insanguinati – Perché non sei un'assassina! Quando ho parlato delle vittime di Elpìs e delle guardie di Yuki, sei inorridita...
– Non fare un altro passo! – la voce di Lia salì di un'ottava, il tremito aumentò.
– Hai fatto in modo che i nostri uomini rimanessero isolati per imprigionarli senza combattere e hai spedito i tuoi chissà dove perché volevi solo Yuki e Harlock, solo coloro che giudichi colpevoli per la fine di tuo fratello...
Lia indietreggiò, pallida.
– Non dire un'altra parola!
Tadashi sentì un rumore dietro di sé. Non si voltò.
Un raggio laser gli sfiorò una caviglia e bucò il pavimento poco più avanti. Continuò a camminare.
– Non m'hai ucciso, anche se hai avuto un sacco d'occasioni, anche se avresti potuto farlo subito – le si fermò proprio di fronte, infilò la Cosmo Gun nella cintura e la guardò negli occhi – E non m'hai colpito alle gambe per darmi fino all'ultimo la possibilità d'andarmene da qui, vero?
– T'avverto: ti ammazzo, Daiba!
– E Yuki... È lì a terra, adesso, sola, ferita e disarmata: cosa t'impedisce d'ordinare ad Harlock di spararle e poi ammazzarsii, eh?
Tadashi afferrò la canna della sua pistola e gliela fece appoggiare contro il suo petto.
– Te lo dico io: non vuoi vittime innocenti, non sei capace d'uccidere a sangue freddo nemmeno chi odi e da qualche parte dentro di te sai benissimo quanto sia assurdo e orribile tutto questo! Sparami, se ho torto, avanti!
Tadashi la guardò dritto negli occhi.
Lia contrasse il dito sul grilletto. La sua mano tremò. Si morse il labbro inferiore, distolse lo sguardo e lasciò andare la pistola. Tadashi osservò le sue spalle che tremavano oltre la canna della pistola.
– Ho pensato che tu fossi com'ero io sette anni fa – rigirò l'arma fra le mani – Ma mi sbagliavo: sei piena d'odio, ti senti sola e vuoi qualcuno da incolpare perché altrimenti non avresti più un motivo per andare avanti, perché ormai non vedi più alcun futuro... ma nonostante questo riesci ancora a pensare agli altri e non vuoi che degli innocenti soffrano come hai sofferto tu. Sotto questo aspetto, sei migliore di me. Dico davvero.
Io ci ho dovuto sbattere contro.
Un groppo gli strinse la gola al ricordo della piccola Gurikan che, in lacrime, gli puntava contro la pistola. Aveva ucciso decine, forse centinaia di Mazoniane prima di conoscerla, e sempre senza alcun rimorso: era la guerra e spesso non aveva avuto altra scelta.
Ma vedere sul viso innocente di quella bambina il dolore e l'odio che avevano devastato lui, rendersi conto che per lei era l'assassino senza cuore che si era portato via i suoi cari, gli aveva fatto comprendere davvero per la prima volta quanto la vendetta e la guerra non fossero altro che un crudele, sterile circolo vizioso fatto d'odio, sofferenza e distruzione infiniti.
Si chinò accanto a Lia e sospirò.
– Hai ragione su di me: ho ucciso tantissime Mazoniane per vendetta – passò un dito sulla canna della pistola e la lasciò cadere ai suoi piedi – Le detestavo, oh, sì... sentivo che finché una sola di loro avesse continuato a respirare né io né mio padre avremmo mai avuto pace, ma sai una cosa? Tutte quelle morti, tutto il sangue che ho versato e tutto il male che ho fatto a me stesso e ai miei nemici non me lo hanno restituito nemmeno per un istante, di certo non lo avrebbero reso fiero di me e non mi hanno fatto sentire meglio, anzi.... per poco non ho perso tutto: la mia umanità, i miei sogni, il mio futuro.
Come sempre quando ricordava quel periodo della sua vita, un misto di vergogna, sollievo e rimpianto lo assalì. Era stato davvero sull'orlo del baratro, allora, forse della follia.
Se non avesse incontrato Harlock sulla sua strada, se non fosse salito sull'Arcadia, avrebbe finito per perdere del tutto se stesso nella sua ossessione e morire chissà dove, solo e senza aver realizzato nulla che contasse, senza aver mai vissuto davvero. Forse la morte sarebbe stata il suo solo desiderio, a quel punto.
Tese la mano a Lia.
– Facciamo finire tutto questo. Sei ancora in tempo, Lia... torna sulla Terra, trova qualcuno con cui condividere i tuoi sogni e falli avverare: c'è un futuro che aspetta anche te, basta che tu lo voglia. E se davvero ti voleva bene, lo vorrebbe anche tuo fratello.
Yuki si alzò in piedi.
– Sono sicura che anche Mister Zone, alla fine, si fosse reso conto che costruire era meglio che distruggere – mosse qualche passo zoppicante verso di loro – Posso raccontarti com'è andata, il giorno in cui morì. Vuoi ascoltarmi, adesso?
Lia le fece un lieve cenno affermativo, le spalle ancora scosse dai singhiozzi.
Tadashi si alzò, circondò la vita di Yuki con un braccio, ignorò la fitta di dolore che gli percorse tutto l'arto quando lei gli si appoggiò contro e la sostenne.
– Quando Harlock assaltò la sua nave dopo l'ultima battaglia, lo trovò ferito – Yuki strinse i denti mentre si accovacciava davanti a Lia – Tuo fratello gli chiese di ucciderlo: era un uomo orgoglioso, non sopportava il peso del fallimento e inoltre la sua alleanza col nemico e le azioni che aveva commesso per conquistarne la fiducia l'avrebbero reso per sempre un traditore agli occhi degli altri terrestri. Che tu ci creda o no, Harlock lo stimava: nonostante avesse tentato di ucciderlo centinaia di volte, nonostante il suo modo di combattere fosse troppo contorto e sleale per i suoi gusti e nonostante l'ambizione e la sete di vendetta alla fine lo avessero spinto a comportarsi proprio come i nemici che tanto detestava, Feydar Zone era stato uno dei pochi terrestri che avesse almeno avuto il coraggio di agire... e questo, ai suoi occhi, era già molto. Gli chiese d'unirsi a noi, di usare la sua intelligenza e la sua cultura per il bene della Terra. Non ero lì in quel momento, ma Harlock mi raccontò che tuo fratello reagì proprio come te adesso.
– E allora perché è morto? – Lia sollevò la testa e la guardò negli occhi – Se non è stato Harlock ad ammazzarlo e se davvero lui s'era ricreduto nei suoi confronti...
– Il Vice-Comandante Garron stava per prendere Harlock alle spalle – Yuki chiuse gli occhi – Tuo fratello gli sparò e lo uccise, ma fu colpito a morte. So che non fu questa la storia che girò dopo che tutto finì: persino molti di noi non credettero che proprio Zone avesse sacrificato la sua vita per salvare il nostro Capitano... ma nessuno, amico o nemico, ebbe mai il coraggio d'insinuarlo davanti ad Harlock una seconda volta, se capisci cosa intendo.
– È la verità?
Tadashi la guardò, triste.
– Harlock non mentiva mai, nemmeno...
Stava per dire: “nemmeno per salvarsi la vita”, ma s'interruppe con un sussulto.
Riflesso sulle lenti scure degli occhiali di Lia, vide Harlock muoversi di scatto. Il suo cuore perse un battito.
Un trucco?
Lia spalancò gli occhi e diede a lui e a Yuki un violento spintone che li mandò lunghi distesi sul pavimento. Tadashi cadde sulla schiena. La luce dei neon sul soffitto lo accecò.
Sentì il suono di uno sparo seguito da un gemito, poi qualcosa di pesante lo colpì alla spalla ferita e gli strappò un grido. Anche Yuki urlò.
L'ha colpita?
Tadashi fu preso dal panico, una paura che non aveva provato nemmeno quando aveva rischiato tutto provocando Lia, un'angoscia paragonabile solo a quella provata sulla Terra quando aveva capito che lei e Mayu erano in pericolo e lui troppo debole per correre ad aiutarle.
I suoi occhi ricominciarono a vedere e lui cercò subito Yuki.
Era in ginocchio accanto a lui, pallida e sconvolta ma, a parte le ferite alla gamba, pareva incolume.
Aveva fra le mani la pistola di Lia e la puntava dove doveva trovarsi Harlock.
Tadashi si puntellò per rialzarsi a sua volta ma la sua mano sinistra scivolò su qualcosa di caldo e viscido. Estrasse la pistola e si voltò a guardare.
Sangue.
Era una pozza e continuava ad allargarsi a vista d'occhio.
Nel silenzio, sentì un suono affannoso, sibilante.
E la vide.
Lia era riversa sul pavimento, il petto trapassato da parte a parte all'altezza del cuore.
– Non pensare a me – tossì – Matia... Matia mi ha tolto il controllo!
Il suono di due spari lacerò il silenzio.
Tadashi si voltò col cuore in gola.
Harlock zoppicava verso di loro, la coscia destra insanguinata e lo sguardo inespressivo. Yuki si stringeva il polso. Ai suoi piedi c'erano i resti di quella che era stata la pistola di Lia.
– Capitano, basta – singhiozzò – Ti prego, torna in te!
– È inutile – Lia diede un altro colpo di tosse e del muco schiumoso e sanguinolento le uscì dalle labbra – Hanno modificato il suo tracciato neurale ed è impiantato... la sua personalità originaria non esiste più – guardò Tadashi – Matia non si fermerà... sparagli, o morirete!
Tadashi si buttò su Yuki appena in tempo per evitare che Harlock la colpisse.
Si rialzò di scatto cercando di ignorare il dolore al braccio e alla spalla, sollevò la pistola, mirò... e la sua mano ricominciò a tremare.
Gli occhi gli si riempirono di lacrime, il dito sul grilletto sembrava un blocco di marmo.
Stupido... sono uno stupido!
Harlock, ormai, era su di loro.
Le lacrime caddero dalle sue ciglia, gli bagnarono le guance e il collo.
Un singhiozzo che non riuscì a trattenere gli squassò il petto.
Poi, la mano sinistra di Yuki si intrecciò alla sua attorno all'impugnatura della pistola, il suo braccio destro gli circondò la vita.
Sentì i suoi capelli e la sua pelle contro la guancia quando lei avvicinò la testa alla sua per guardare nel mirino. Tadashi la guardò sconvolto.
– Yuki...
– Facciamolo insieme, Tadashi – la sua voce era appena un sussurro – Per noi stessi, per il nostro Capitano che amava così tanto la libertà e per quel futuro che ci aspetta sulla Terra, alla fine di tutto... Non cercare di proteggermi dal dolore come faceva lui: sii te stesso e il peso di questa colpa, la sofferenza che ne verrà, dividili con me.
Felicità e tristezza senza fine gli colmarono il cuore allo stesso tempo.
Smise di tremare, strinse più forte l'impugnatura della pistola e intonò la prima strofa della canzone di Harlock.
Il dito di Yuki si posò sul suo sopra il grilletto.
Guardò Harlock.
Il suo Capitano, il suo amico, il fratello maggiore che aveva sempre desiderato avere, il suo mito irraggiungibile, il suo rivale e il ricordo intenso, dolce e amaro al tempo stesso, della sua giovinezza.
– Perdonaci, Capitano – sussurrò Yuki – Addio.
Sul volto sfregiato di Harlock, per un attimo, si dipinse un'espressione confusa, commossa e stupita, come se li avesse riconosciuti.
La sua voce calda, baritonale e un po' roca si unì alla sua nel concludere la strofa e Tadashi avrebbe dato tutto per poter fermare il tempo, per poter tornare indietro... ma lui e Yuki avevano già premuto il grilletto.
Per un lungo, orribile istante che sembrò durare anni, sentì il colpo partire e percorrere tutta la lunghezza della canna, sentì il rinculo della Cosmo Gun spingere indietro la sua mano, ancora intrecciata a quella di Yuki.
Vide Harlock sorridere prima che il raggio laser lo colpisse dritto in mezzo alla fronte e facesse scattare la sua testa all'indietro, vide la sua mano lasciare la pistola e le sue gambe proiettarsi in aria.
Nel silenzio del ponte di comando, rotto solo dal respiro affannato e sibilante di Lia, il suono del suo corpo che colpiva il pavimento riecheggiò come una cannonata.
Per un altro tremendo, lunghissimo istante, tutto si fermò attorno a quella figura in nero, immobile sotto le luci bianchissime dei neon.
Poi, Yuki lasciò la sua mano, gli appoggiò la testa contro il petto e cominciò a piangere come se le avessero strappato il cuore.
Tadashi lasciò cadere la Cosmo Gun, il corpo scosso da un violentissimo tremito.
Strinse a sé Yuki come se fosse stato un naufrago in mezzo alla tempesta e lei il solo scoglio in un mare di nulla, immerse il naso nei suoi capelli e scoppiò anche lui in un pianto dirotto.




Chiedo scusa per lo zucchero...


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Disclaimer: fanfic basata sul mondo ed i personaggi di "Capitan Harlock" (Uchū kaizoku Kyaputen Hārokku" e "Cosmo Warrior Zero" (Kosumo Wōriā Zero), creati da e © Leiji Matsumoto.
Tutti i diritti per questi personaggi sono © Leiji Matsumoto, Toei Animation, Enoki Fims e probabilmente un mucchio di altra gente.
Il loro utilizzo in questa storia non implica appoggio, approvazione o permesso da parte loro.
Siccome questa storia è stata pensata e scritta da una fan per altri fan, prego di non plagiarla, di citarmi come autrice in caso di pubblicazione altrove e di non ridistribuirla a pagamento. Grazie!

   
 
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