Uno.
 
 
Non ricordo molto di quello che successe quella sera, ricordo solo che era buio, avevo freddo e faceva male.
Faceva davvero molto male.
Il resto non ricordo, ma Carlisle mi ha detto che lo ha fatto perché non avevo più speranze, ma quali speranze?
  Non ricordo niente.
Comunque, dopo essermi svegliata da quel dolore atroce, mi sono ritrovata su un divano e con degli occhi puntati su di me.
Otto splendidi pallidi volti che mi fissavano. Non riesco nemmeno a descrivere la loro bellezza.
Pensavo che fossi in paradiso e che loro fossero tutti angeli.
Il primo viso angelico a pronunciare qualcosa è stato quello di una ragazza minuta con una voce squillante.
-“Benvenuta!”-, disse.
Non capivo. Benvenuta dove? Cosa stava succedendo? Dov’era la mia famiglia?
-“E’ normalissimo che non riesci a capire, non ti preoccupare, adesso sei al sicuro.”-
Qualcun’altro aveva parlato. Era stata la donna vicino a Carlisle, sua moglie, forse.
Poi parlò lui: -“Sophie, benvenuta nella tua nuova famiglia, ovviamente sempre se sei d’accordo. Come ti ho già spiegato, eri in condizioni drastiche e nei tuoi ultimi minuti di vita ho deciso di farlo, Alice lo avevo previsto.”-
Alice lo aveva previsto? Fare cosa? Continuo a ripetermi che sto avendo un incubo.
-“Non capisco, è un incubo? Dove sono i miei genitori? Mia sorella? Dove sono tutti?”-
Dissi molto preoccupata.
Carlisle con aria preoccupata iniziò:
-“Non ricordi davvero niente… La tua casa, beh ha preso fuoco. Io ero in zona e ho visto tutto. Ho provato a vedere se qualcuno di voi era ancora vivo, ma eri rimasta solo tu. E ho voluto salvarti, in un certo senso. Sophie, tu non sai quanto mi dispiace.”-
Carlisle mi parlò con una voce profonda, leggevo la sua frustrazione  negli occhi.
Volevo piangere, volevo piangere davvero tanto. Non avevo più nessuno. Ma non ci riuscii. Qualcosa impediva alle lacrime di scendere. Cosa stava succedendo?
Se non avevo più speranze, come faccio ad essere viva?
Come se non fosse abbastanza, ho sete.
Non una normale sete,  qualcosa di più forte.
Poi uno dei ragazzi, il più bello, disse: -“Ha sete.”-
Perché tutti sanno tutto su di me? Si ho sete, ma lui come fa a saperlo?
Carlisle si alza, va in cucina e torna con un bicchiere, un bicchiere tipo quelli del frullato. Tutto questo in meno di cinque secondi.
-“Bevi.”-
Non so cos’è, ma… profuma? Lo bevo.
Ebbene si, è una delle cose più buone che abbia mai bevuto al mondo, forse la più buona in assoluto e riusciva a dissetarmi.
-“Cos’è?”-, l’unica cosa che riuscii a dire.
Ci fu come un momento di panico. Ho sempre odiato i momenti di panico.
 In quei secondi, però, riuscii a notare che tutti loro portavano uno stemma.
Qualcuno ruppe il silenzio.
-“E’ sangue.”-
-“Rose!”-
-“Cosa? E’ la verità! Cosa le volevate dire? Succo ai mirtilli?”-
Sangue?! Ho bevuto del sangue e mi è schifosamente piaciuto?! Non era un incubo. Era la realtà.
Il mio nervosismo si notava, ne ero sicura. Ma piano piano sparì, quasi magicamente.
Quando mi calmai uno dei ragazzi, il più vicino alla ragazza minuta mi sorrise.
Poi notai che da otto angeli (o demoni) ne rimasero solo sette,  ma non mi importava più di tanto.
-“Sophie, io sono Rosalie. Tu hai bevuto del sangue e ti è piaciuto. Ti è piaciuto davvero tanto.”-  Mentre Rosalie parlava notavo la tensione nei volti altrui.  –“E sai perché ti è piaciuto? Perché sei una vampira. Noi tutti siamo vampiri. Benvenuta, sempre se vuoi rimanere con noi.”-
Desideravo non voler credere a quello che stava dicendo, ma era la verità. Ero stanca, non potevo dormire, qualcosa me lo impediva.
Io sono Sophie, e questa è la mia nuova vita.