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Autore: DadaOttantotto    17/01/2012    2 recensioni
Scordatevi il sangue sintetico, i licantropi e le cacciatrici. Qui non ci sono vampiri "vegetariani".Le creature della notte esistono, e sono malvagie. Gli umani sono le loro prede. I più "meritevoli" vengono trasformati, gli altri sono unicamente cibo.
Solo un esiguo numero di vampiri, conosciuto col nome di "Gli Eletti", possiede un'anima. Il che conferisce loro il potere sui propri simili.
Imperversano per le strade, seminando morte e distruzione.
A dare loro la caccia c'è "L'Armata", esseri umani potenziati da un medicinale (chiamato "Zelda") creato appositamente dagli scienziati più famosi del mondo.
E poi c'è Judith. Una normale ragazza di 16 anni, che un giorno viene attaccata dai vampiri e convertita in una di loro.
Ma c'è un piccolo problema: lei non si trasforma, rimane umana.
Il suo sangue contiene il cosiddetto "Gene X", una sorta di antidoto contro il veleno di quelle creature.
Identificata come "La Cura", Judith è braccata. Gli Eletti vogliono eliminarla, L'Armata intende studiarla.
Entrambe le fazioni affidano la missione al loro elemento migliore.
Il Vampiro William e il Soldato Gabriel inizieranno così una lotta senza precedenti per la conquista della ragazza.
Riusciranno i due a non farsi coinvolgere, a non perdere di vista il loro obiettivo?
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'It's all about fangs, claws and ectoplasm'
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After the sunset cap 2
- Chapter 2 -
- Light & Darkness -

Luce. C'era ancora troppa luce. Doveva aspettare. E lui odiava aspettare.
Voleva andarsene, uscire da quel posto. Cominciava a soffrire di claustrofobia. Era come se le pareti della villa si avvicinassero ogni minuto di più, pronte a intrappolarlo e stritolarlo.
Si passò una mano tra i capelli, portando contemporaneamente l'altra allo stomaco. Non c'era verso di nasconderlo: aveva fame. Tanta, troppa fame. Sarebbe arrivato persino a mangiarsi uno degli Eletti, se solo avessero avuto del sangue nelle vene.
Aveva sentito parlare di un oggetto, qualcosa che rendeva i Vampiri immuni alla luce del sole. Si era ben guardato dal parlarne a Vlad, soprattutto dopo che Dimitri gli aveva raccomandato caldamente di farsi gli affari suoi. Cosa avessero da nascondere non lo sapeva, né tantomeno gli interessava.
Lui voleva solo mangiare.
- Non credere di poter fare sempre ciò che ti pare e piace, ragazzo.
- Non sono più un ragazzo da molto tempo, Dimitri - replicò, senza nemmeno voltarsi.
- Ma è così che ti comporti.
Lo sentì estrarre un pacchetto dalla tasca della camicia e portarselo alla bocca; il Vampiro prese poi una sigaretta con i denti e l'accese con il suo accendino d'argento. William conosceva bene la storia di quell'oggetto e non gli piaceva. Era stato versato parecchio sangue, in gran parte di bambini. Ogni momento di quel massacro, ogni fotogramma, era ben impresso nella sua memoria. E non gli piaceva. Insomma, era un assassino, ma aveva dei principi: i bambini non andavano toccati. E poi non erano nemmeno utili come combattenti.
- Cos'hai contro Marco? - chiese Dimitri, ignorando il suo silenzio.
- Chi?
- Smettila.
Finalmente William si girò, incrociando lo sguardo severo del suo mentore.
- Intendi quell'idiota che l'ultima volta si è lasciato sfuggire la nostra cena, la prima vittima catturata dopo quasi un mese di fallimenti? - rispose sarcastico - Niente, assolutamente niente.
Avrebbe solo voluto potergli staccare la testa dal collo, dargli fuoco, piantargli un paletto nel cuore... qualsiasi cosa. Invece era costretto a sopportarlo e, per di più, a portarselo dietro. Stupide regole.
- Cercherò di non farlo fuori stanotte, promesso.
Dimitri si strinse nelle spalle, aspirando un'abbondante quantità di fumo.
- Fai come credi - disse - Solo trovati qualcosa da mangiare, il brontolio del tuo stomaco comincia a darmi sui nervi.

Luce. La colpiva in pieno viso, ferendole gli occhi. Alzò un braccio nel tentativo di ripararsi e riuscire a vedere la strada davanti a sé.
La scuola distava quasi un quarto d'ora di cammino da casa sua. Generalmente, quando cioè si svegliava in tempo, Oliver le dava un passaggio in macchina. Il problema era, però, la sua pessima abitudine a spegnere la sveglia e concedersi i famosi "altri cinque minuti" sotto le coperte. Minuti che poi diventavano dieci, anche quindici a volte. Ollie aveva rinunciato a cercare di tirarla già dal letto da molto tempo ormai: non voleva rovinarsi la giornata litigando con una testona come lei.
Accelerò il passo, facendosi largo tra uomini in giacca e cravatta e madri frettolose con figli assonnati per mano. Dunston poteva essere anche peggio delle grandi metropoli, in quanto a caos e disordine. Eppure le piaceva vivere in quella città, amava quel disordine. Vampiri a parte, ovviamente. Ma quelli erano un po' dappertutto.
- Judith!
Sentendosi chiamare, la ragazza voltò la testa fino a posare gli occhi su un ragazzo che le sorrideva da un'automobile nera.
- Sono Gabriel, un amico di tuo fratello. Ti ricordi di me?
No, non si ricordava di lui. Era quasi certa che Oliver non li avesse mai presentati... sempre ammesso che fosse veramente amico di Oliver.
La macchina rallentò ulteriormente per stare al suo passo; il conducente sembrava non curarsi della coda di auto che si era formata.
- Avanti, sali. Ti do un passaggio.
Jude scosse la testa.
- Ti ringrazio, ma preferisco andare a piedi.
- Guarda che non mordo! - esclamò lui divertito.
Cercando di camminare più veloce, la ragazza strinse le mani attorno alle bretelle dello zaino e abbassò lo sguardo.
- Non lo metto in dubbio - borbottò, - ma continuo a preferire le mie scarpe come unico mezzo di trasporto.
Gabriel proruppe in una sonora risata.
- Oliver mi aveva detto che sei una tosta.
Le guance le si imporporarono all'istante. Suo fratello parlava di lei ai suoi amici? Che diavolo gli passava per la testa? Come si permetteva?
Azzardò un'occhiata veloce a quel biondino che, a quanto pareva, non aveva alcuna intenzione di andarsene e lasciarla in pace.
Ok, era carino, doveva ammetterlo. I suoi occhi, di un insolito color grigio fumo, sembravano riflettere la luce del sole. Per qualche istante non riuscì a pensare ad altro. Fino a quando, almeno, non mise un piede in fallo, rischiando di cadere a terra e fare una delle peggiori figure della sua vita.
- Senti, io... io... devo andare.
Iniziò a correre in direzione della scuola.
Che idiota! Si era comportata come un'emerita cretina. Non osava pensare a cosa si sarebbe detto in giro. "Judith Carter? Chi è? Ah sì, è quella che scappa come una scema davanti ai ragazzi!". Fantastico, davvero.
Gabriel la superò con l'auto, volgendosi appena indietro per rivolgerle un sorriso.
Raggiunse il fratello nel cortile dell'istituto e, istintivamente, si nascose dietro le sue spalle.
- C'è uno che mi segue - mormorò.
Sentì i muscoli di Ollie irrigidirsi, il suo tono di voce farsi più grave.
- Chi è?
- Il biondo, laggiù.
Si trattenne a stento dall'allungare il braccio e indicare il ragazzo.
- Come se ce ne fosse uno! - si lamentò Oliver.
- Quello che sta scendendo dalla macchina nera, Ol.
Nemmeno sapeva perché lo stava facendo. In fondo, Gabriel non aveva fatto niente di male. Eppure... chi le assicurava che quello che le aveva detto corrispondeva a verità?
- Intendi Gabe? - le chiese il fratello. - Gabriel Greyhound, uno dei migliori studenti di questa scuola, nonché mio carissimo amico? E' lui che ti segue?
Bene, quindi Gabriel era veramente amico di Oliver. Non le aveva mentito. Un'altra figuraccia da aggiungere alla già lunga lista.
- Sì - ammise mestamente. - Cioè, no. Credo di aver travisato un po' le cose.
- Sì o no, Jude?
L'ombra di nervosismo che passò negli occhi di Oliver la fece sussultare. Sapeva che, per difendere lei, anche se non fosse stato del tutto sicuro, il fratello avrebbe potuto decidere di passare sopra a un'amicizia come un carro armato. Se lei avesse dato una risposta positiva alla sua domanda, tra lui e Gabriel sarebbe potuta nascere un'accesa discussione.
- No. Non mi stava seguendo. Mi ha solo offerto un passaggio.
Oliver parve rilassarsi. Si voltò fino a trovarsi faccia a faccia con la sorella.
- Dì un po', sei diventata matta? Ti sembrano cose da dire?
- Mi dispiace.
- Fai bene a dispiacerti. E ora fila in classe.
Si incamminò verso l'entrata principale dell'edificio, trascinando i piedi come se fossero stati di piombo. Sì, doveva essere davvero diventata matta. Incolpare qualcuno di un reato che non aveva commesso. Era troppo persino per lei.
- Ehi, Jude!
Tornò a girarsi verso il fratello.
- Oggi vai da Lynn per quel progetto scolastico, vero?
Lei annuì, guardandolo confusa. Ne avevano già discusso a lungo, che problema c'era adesso?
Lo sguardo di Oliver si fece serio mentre le si avvicinava.
- Ti voglio a casa prima del tramonto, intesi? E se non ce la fai, rimani a dormire dalla tua amica e domani mattina passo a prenderti io. Non ti azzardare assolutamente ad uscire da sola quando fa buio. Sai cosa potrebbe succedere.
Come ogni volta che il fratello le faceva una raccomandazione di quel tipo, Judith non riuscì a dissimulare il brivido che le attraversò tutto il corpo.

Eh sì, sono tornata. Non vi chiedo neanche se siete contenti. In fondo, era solo un anno e un giorno che non aggiornavo... :)
Quindi... qui abbiamo il primo incontro tra Jude e Gabriel... direi che lei ha fatto subito un'impressione stupenda! XD
E William che aspetta che tramonti il sole per andare a caccia. Eh, la fame è una brutta bestia...
Bon, bando alle ciance, ringrazio di cuore ardiarsun, sayuri_88, e r a t o e Tinella_Periwinkle per le recensioni; chiunque abbia inserito questa schifezzuola in una delle tre liste o la legge soltanto. G-R-A-Z-I-E!!
Al prossimo capitolo, sperando che ci metta meno di questo ad arrivare! :)
Baci8
   
 
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